martedì 14 gennaio 2020

ALZHEIMER NON TRATTABILE? COLPA DELL'IDEOLOGIA AMILOIDE




Chiunque o quasi nel ramo, anche se non ha a che fare con il sistema nervoso centrale (CNS), ha seguito le vicende dei vari anticorpi antibetaamiloidi etc. Riduci le placche ma non hai effetto terapeutico: se colpisci il bersaglio e non serve a niente allora è il bersaglio sbagliato, oppure colpire quel bersaglio non basta.
Questo articolo getta luce sui motivi per cui nonostante i brucianti insuccessi si sia andati avanti. Io pensavo a inerzia, invece è qualcosa di diverso: ideologia.
L'ipotesi amiloide si è trasformata negli anni in una fede, un dogma, assorbendo tutti i fondi disponibili e non lasciando che briciole a ipotesi parallele e alternative. Non si tratta semplicemente di group thinking: le ipotesi alternative sono state attivamente osteggiate e marginalizzate, perché la dottrina amiloide era (ed è) un dogma inscalfibile, impermeabile a fallimenti costati miliardi.



"Il cervello è difficile, spiegano pazientemente i ricercatori che si occupano di Alzheimer - più difficile del cuore, anche più difficile del cancro. Anche se questo può essere vero, è sempre più evidente che c'è un'altro motivo, più inquietante, per questa tragica mancanza di progressi: i ricercatori più influenti sull'Alzheimer hanno creduto così dogmaticamente ad una teoria che hanno sistematicamente ostacolato approcci alternativi. Diversi scienziati hanno descritto coloro che controllano l'agenda dell'Alzheimer come "una congrega". "


domenica 12 gennaio 2020

IL MICROBIOTA E IL CERVELLO


Un tempo si parlava di "flora intestinale", oggi si parla molto (e molto spesso a sproposito) di microbiota.
L'argomento è di una complessità assurda, a causa dell'ampissima variabilità del microbiota nel tempo e da individuo a individuo. Cercare di stabilire correlazioni è un lavoro improbo e ad alto rischio di aleatorietà.
In particolare con più frequenza da alcuni anni appaiono lavori a tema di relazioni tra microbiota e patologie del sistema nervoso centrale.
I pathway proposti per queste interazioni sono i seguenti.

1. Il microbiota interagisce con le le cellule del sistema immunitario nell'intestino, facendo loro produrre citochine che passano dal flusso sanguigno al cervello

2. Il microbiota interagisce nell'intestino con le cellule enteroendocrine che producono piccole molecole e peptidi neuroattivi. Queste molecole interagiscono con il nervo vago che manda segnali al cervello

3. Il microbiota nell'intestino produce neurotrasmettitori e metaboliti come il butirrato. Questi arrivano fino al cervello, alcuni passando la barriera ematoencefalica, altri modificando il comportamento della barriera stessa.

(Front. Integr. Neurosci. 2013, DOI:10.3389/fnint.2013.00070)

Nel febbraio 2019 uno studio su un campione decisamente significativo di soggetti (un migliaio) ha correlato sindromi depressive con la ridotta popolazione di due specie batteriche ( (Nat. Microbiol. 2019, DOI: 10.1038/s41564-018-0337-x))
L'articolo di C&EN merita un'attenta lettura. Siamo ancora agli inizi di un'area di lavoro incredibilmente complessa, ma chissà che proprio da qua non finiscano per uscire alcune risposte a tutte le domande che ormai i più si fanno sulle patologie neurodegenerative...

venerdì 10 gennaio 2020

LA MADRE DI TUTTE LE BOLLE




Un'analisi abbastanza interessante che fa della politica italiana degli ultimi anni un case study in tema di "epistemologie pubbliche".
Le epistemologie pubbliche sono alla radice del discorso pubblico, "strategicamente costruite e dispiegate in un contesto conflittuale per influenzare gli altri e condurli verso una certa decisione" (e di decisione politica si parla).
Se si è familiari con certi aspetti del "dibattito" si capirà che si sta parlando di postverità fondative di bolle.
L'autore delinea la polarizzazione del discorso pubblico in due opposte narrative: la "science aversion narrative" e la "science perversion narrative", evitando considerazioni di valore.
La "science aversion narrative" è quella di "vota la scienza, scegli il PD", della denuncia ossessiva del montante peso dell'antiscienza e della pseudoscienza, quella che ritira fuori il caso Stamina ogni tre per due etc etc - avete capito perfettamente di quel che si parla.
Secondo la "science perversion narrative" invece "Il problema non è il fatto che la scienza sia ignorata o che non gli si dia fiducia, ma il fatto che la conoscenza scientifica è stata usata in Italia e altrove per promuovere interessi particolari e ha rimpiazzato la volontà popolare nel determinare le decisioni da prendere".
La definizione è forzata in quanto viene inclusa nel campo scientifico l'economia, ed in particolare l'economia politica - non che sia forzato l'inserimento della disciplina, ma se quallcosa è apparso eminentemente politico negli ultimi anni, è stato il discorso sull'economia. E appare anche alquanto strumentale nei suoi sviluppi. Ma se ci si limita alla "percezione pubblica" può anche andare bene.
L'autore individua come le due figure di riferimento di questi due campi Roberto Burioni per la "science aversion narrative" e Alberto Bagnai per la "science perversion narrative" (scelta nella migliore delle ipotesi molto curiosa).
Secondo questi metri, se da qualche parte mi devo collocare, ovviamente mi colloco nella "science perversion narrative" (è stato Bagnai a coniare il termine "lascienza" e questo già sarebbe motivo sufficiente).
Ma occorrerebbe prendere atto della natura piattamente strumentale delle epistemologie pubbliche, dei limiti delle bolle, e del fatto che la contrapposizione scienza (lascienza)-antiscienza è il problema e non la soluzione (e questo qua sopra è stato scritto fin dall'inizio).
E uno dei maggiori aspetti del problema è che la "science aversion narrative", che è mainstream, colloca forzosamente nel campo opposto ogni voce non omogenea al suo pacchetto ideologico, provando a squalificarla e colpirla, di solito con mezzi proporzionali all'importanza del pericolo percepito. E a questo proposito parafraso:

Il genio che ci ha regalato la grande minaccia no-vax ha anche compiuto un'altra operazione perversa e deleteria: quella di creare un recinto al cui interno vengono ricondotte, per assoggettarle a un biasimo acritico e preconcetto, una quantità di fattispecie che col dibattito sulle politiche sanitarie, e, per altri versi, col dibattito scientifico, nulla hanno a che fare.
L'analisi quindi evitando giudizi di valore nei fatti ne produce uno, per omissione.
Per il resto, per ricordarlo a chi allora non girava da queste parti, io mi spenderei per l'"area razionale", al di fuori delle due bolle, che non ambisce a metterne su una terza (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2327790820773125&id=1971621999723344, tra l'altro uno degli episodi più divertenti del 2019).

giovedì 9 gennaio 2020

AFFINITA'-DIVERGENZE TRA IL COMPAGNO SILVESTRI E NOI


(... che la maggiore età l'abbiamo raggiunta da un pezzo)
Il titolo scherzoso è per bilanciare un post lungo, molto lungo.
Che in realtà parla di cose molto serie.
Voglio riportare in evidenza questo commento di Guido Silvestri:

"Questa pagina rimane sempre interessante (a mio avviso), soprattutto quando si affrontano temi come quelli dei generici o di altri aspetti della farmacologia e chimica farmaceutica che sono tanto importanti quanto sconosciuti. Poi e' chiaro che il 2020 e' molto diverso dal 2017, in cui i vaccini divennero terreno di tre battaglie (non solo una, ahime'). La prima, quella piu' ovvia, tra i dati della letteratura scientifica seria e le puttanate della "nanologi inc.", da cui una fetta della popolazione si era fatta ammaliare. La seconda, anch'essa molto chiara e del tutto politica, tra chi voleva prender voti ergendosi a paladino della scienza (Renzi, PD, +Europa) e chi voleva prenderli flirtando con i deliri complottisti (M5S in primis ma anche lega) -- tutta gente a cui, beninteso, della scienza fregava un tubo. La terza e' tra Roberto Burioni, che ha (vogliamo rendergli questo merito?) gridato che i ciarlatani erano nudi, e Dio sa quanto fosse ora passata di farlo, e tutti quelli a cui l'improvviso successo di Burioni ha dato fastidio... e qui si parla di una schiera eterogenea che comprende wannabe divulgatori semi-falliti, professori di filosofia della scienza che sanno a memoria Popper e Dewey ma non hanno mai fatto un esperimento in vita loro, e colleghi semplicemente gelosi della sua fama mediatica. Credo che io e lei ci siamo capiti perche' ci siamo schierati allo stesso modo non solo nella prima battaglia (ovviamente), ma anche nella seconda (distinguendo tra essere pro-obbligo ed essere pro-vaccini e "smascherando" l'aspetto truffaldino della diatriba). Nella terza battaglia, la piu' inutile, francamente, io sto a fianco di un caro e vecchio amico di cui conosco l'onesta', la sincerita' e le buone intenzioni, mentre lei sembra infastidito (e posso capirlo) da alcune imprecisioni di Roberto e dallo zelo arrembante di alcuni suoi seguaci -- mentre a me infastidiscono l'ipocrisia e l'invidia di quelli che lo attaccano solo per avere piu' spazio mediatico per se' stessi. Ora siamo nel 2020, e la prima battaglia sembra quasi finita ora che la seconda si e' dissolta nella "pace" del governo giallorosso. Quanto alla terza, direi che potrebbe finire con il recente articolo su Science (e la vittoria di Roberto ai punti). Tutto questo per dire che se questa pagina cala di ascolti potrebbe essere semplicemente perche' le cronache del 2020 sono molto diverse da quelle del 2017... e non perche' qualcuno stia provando a ucciderla. Di nuovo tanti auguri, per tutto, sperando un giorno di poter fare due chiacchiere di persona, magari sui due lavori del mio lab che stanno per uscire su Nature... "

Egregio professore, comincio con le affinità: riguardano le considerazioni sull'obbligo vaccinale, l'analisi sulla politicizzazione della questione vaccinale nel periodo 2016-2018, l'inqualificabile cialtroneria di chi ha sventolato in giro cose che mi rifuto di chiamare analisi dicendo che avevano a che vedere con i vaccini.
Detto questo c'è una questione di metodo.
Al 90% per cento è stata fuffa contro fuffa. Non era tempo per la serietà, ma per l'azione efficace sul terreno dei media? Non chiamatela scienza.
Con le nanoconte la vaccine advocacy è stata colpita sotto la cintura, perché non c'erano le competenze per una risposta efficace. Al massimo c'era Orac.Il voler dar forza a risposte goffe dicendo "E' Scienza! E il resto puttanate" se per qualcuno è stato liberatorio, per il resto ha reso un cattivo servizio alla reputazione delle scienze, non ha influito sugli esitanti (lo dicono i dati eurobarometro) non ha scalfito la fede dei tre gatti che perorano la causa dei nanocontatori eroici scienziati patrimonio dell'umanità (che dalla mia esperienza rifiutano anche le evidenze più evidenti).
Stessa cosa per quel che riguarda l'immunità di gregge. C'erano esempi illustri, a cui ispirarsi, e invece niente: pressappochismo sciatto e roba storta spacciata per Scienza e travasata direttamente nei testi elaborati dai decisori politici (e lei ne sa qualcosa, di queste dinamiche, visto che si è speso ottenendo la rimozione dell'antimeningococco B dalla lista dell'obbligo pediatrico).
E qua siamo già nel campo "Burioni fenomeno mediatico". Il fenomeno è innegabile. Capisco che la comunità medica italiana lo abbia considerato un asset. Dichiaratamente è stato considerato un asset da una parte politica, con questo dimostrandosi completamente interno alla politicizzazione del fenomeno. Il consuntivo per quel che riguarda il valore dell'asset politico è stato già stilato, e non ha fruttato gran che. Sarebbe ora che anche la comunità medica tirasse due somme, e non tanto sul suo valore "di bandiera" quanto sul suo reale effetto nei rapporti tra comunità medica e resto della cittadinanza. Poi per quel che mi riguarda è stato uno dei grandi costruttori dello scientismo pop ("La Scienza dice... e poi laqualunque pirreviued capita male e detta peggio per appoggiare posizioni ideologiche).
Dei più attivi seguaci dell'uomo taccio, perché già ho detto al riguardo (tutto il male possibile).
Ecco, sui filosofi e sui divulgatori non sono d'accordo.
Anche se di limitata comprensione della pratica scientifica, l'umanesimo va ascoltato perché le scienze sono fenomeni umani. La terza battaglia è stata una battaglia culturale, e per me le battaglie culturali non sono mai inutili.

mercoledì 8 gennaio 2020

L'OVVIO, L'IDEOLOGIA



E' talmente ovvio e risaputo che non esiste una "etnia italiana" che mi stupisce che ci sia qualcuno che si metta a lavorare su questa cosa.
Ma "etnia" ha a che vedere con DNA, "popolo" ha che vedere con una cultura ( cultura intesa in senso antropologico alla Levi Strauss, per intenderci).
Per cui questa è non-cultura e ideologia:

"Gli Italiani? Non esistono. «Si tratta solo di un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle» spiega Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna"

Meno biologia e più umanesimo avrebbero forse evitato il gioco sfacciatamente ideologico con i piani di significato: basta aggiungere "genetica" a "identità" ed ecco che ci troviamo nell'aberrazione.
Non l'ho mai amato particolarmente, ma me lo ricordo, dai tempi del liceo:

Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sì spesse veggio,
piacemi almen che’ miei sospir’ sian quali
spera ’l Tevero et l’Arno,
e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio.

L'autore forse aveva in mente "Le genti del bel paese là dove 'l sì suona", che predata il testo citato. Ora Petrarca nulla sapeva di genetica, ma sarebbe bizzarro leggere questi versi pensando che in questo testo l'autore si riferisca ad una "aggregazione di tipo geografico" , e anche le parole dantesche implicano più di un' "aggregazione geografica". C'è il fattore linguistico, che è cruciale.
Quindi esiste una cultura italiana ed esiste una letteratura italiana scritta in italiano da italiani per un pubblico che parla e legge italiano (cioè, prevalentemente, italiani).
E' chiaro che queste inqualificabili forzature vengono fuori guarda caso in un periodo di eventi elettorali e turbolenza politica. Due anni fa il nemico erano i grillini ignoranti terrapiattisti antivaccinisti che credevano alle scie chimiche. Ora il nemico è il "fascioleghismo sovranista". Se la cosa si protrae nel tempo finiremo per leggere titoli come "Il Risorgimento: un inutile spreco" e "L'unità italiana: un'invenzione fascista" (magari dagli stessi che 20 anni fa deprecavano giustamente le pulsioni secessioniste della Lega).


lunedì 6 gennaio 2020

GIVING BOYLE A BAD NAME SINCE 2017?


Ovviamente non credo (mentre invece ritengo che altri abbiano fatto molto per la cattiva reputazione delle scienze negli ultimi tempi).
La cosa degna di nota è che a tre anni dall'inizio di questa pagina ci sia gente che mal digerisce l'accostamento di parole "chimico scettico". Eppure è lì, all'inizio della chimica moderna, nel titolo dell'opera più nota di Robert Boyle.
Boyle era membro della Royal Society, il cui motto "Nullius in verba" era preso da Orazio: "nullius addictus iurare in verba magistri", "Nessuno è tenuto a giurare sulle parole del (proprio) maestro". Cioè la preminenza del dato sperimentale sugli ipse dixit.
Perché "chimico scettico" dopo due anni continua a non andare giù?
Perché chi lamenta l'altrui ignoranza il più delle volte è capra come quelli a cui va addosso. As simple as this.
Il 2017 è stato un anno ammorbato dal principio di autorità arbitrariamente attribuito (o meno), e a chi aveva occhi per vedere chi più ci giocava, sul principio di autorità, con i dati ci si nettava *asserendo allo stesso tempo che quello era metodo scientifico*. Una cosa rivoltante,
"E' fatto a fin di bene", dicevano, "Perché laggente è ignorante e stupida, e altrimenti non capisce" pensavano, molto probabilmente.

Ora non crediate che qua quando si postano formule o equazioni differenziali lo si faccia pensando che tutti capiranno. Si sa che quelli che capiranno bene sono una minoranza. Ma almeno gli altri avranno orecchiato cosa c'è dietro, alle scienze. Quella roba lì, difficile, quasi incomprensibile.
Questo serve, perché altrimenti può capitare di leggere un libro di Hawking e andare in giro dicendo "so la meccanica quantistica", per fare un esempio.
E' all'incirca quel che è successo nel 2017, quando in molti si sono buttati a discettare di immunità di gregge senza sapersi rigirare tra quella roba lì, quella difficile, da cui l'immunità di gregge viene fuori, diffondendone versioni sgangherate e grottesche.
Mettete assieme cose del genere, fatte piovere dal cielo dicendo "E' Scienza!" e il più totale disprezzo per i dati e otterrete un buon quadro di molto di quello che per un paio di anni è stato spacciato per "divulgazione scientifica" (e poi nei sondaggi la fiducia in questo o quello cala e neanche ci si chiede perché).

In ragione di tutto ciò la pagina continuerà ad andare avanti nel 2020 (finché lo consentono, almeno). Perché dell'ispirazione di Boyle c'è ancora bisogno, e forse ce n'è più bisogno che mai.

(dal 12 dicembre 2019 facebook impedisce qualsiasi post, commento o condivisione contenente link diretti al blog collegato a questa pagina, e i commenti post e condivisioni contenenti quei link sono stati cancellati da tutta fb. Alla richiesta di chiarimenti ad oggi nessuna risposta.)

L' "ANTIALZHEIMER" DELLA FONDAZIONE MONTALCINI - L'ARTICOLO





Ecco l'articolo in questione. Un bel lavoro, interessante. Alla base cosa c'è? scFvA13-KDEL. Cos'è? Un anticorpo intracellulare anti oligomeri beta-amiloidi , che nello specifico topo transgenico riattiva la neurogenesi bloccata.
Primo: gli anticorpi intracellulari hanno un problema, cioè non sappiamo come farli arrivare dentro le cellule (se non farli esprimere alle cellule, cosa che nell'uomo è alquanto chimerica, in più sensi del termine)
Secondo: un oggetto con effetti proliferativi va manovrato con cautela; sai com'è, hai visto mai che qualcosa che stimola la neurogenesi finisca per provocare tumori - e quanto a tumori del cervello siamo abbastanza in braghe di tela.
Poi c'è il discorso Alzheimer, e qui le cose sono molto incerte (sarebbe strano se fosse altrimenti). Nell'uomo la diminuita neurogenesi adulta è solo parzialmente collegata all'Alzheimer. E non si capisce ancora quando è collegata se è una causa o un effetto della patologia, e quanto sia collegabile alla presenza di beta amiloidi.
Indipendentemente da quel che succede nell'uomo, si dimostra che in un topo transgenico il collegamento c'è, etc etc.
La fondazione con un comunicato del 26 novembre ha aggiustato il tiro, precisando che si tratta di risultati preclinici e quindi molto lontani da una cura per l'Alzheimer o altro.

Che oligomeri Aβ intracellulari siano un target per l'alzheimer è possibile. Che l'anticorpo intracellulare A13 sia una possibile cura è assolutamente improbabile. E in ogni caso il curriculum dell'ipotesi amiloide è sempre lì, con una imponente serie di fallimenti clinici.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...