Citatissimo negli ultimi tempi BMJ che espone le ultime linee guida OMS (https://www.bmj.com/content/370/bmj.m3379…
) linee guida che ufficialmente sconsigliano remdesivir per pazienti
COVID di qualsiasi gravità (grado della raccomandazione: debole).
Un'altra cosa che balza agli occhi è l'inclusione dell'idrocortisone tra
i corticosteroidi raccomandati per i pazienti medio-gravi. Evidenze
cliniche disponibili (trial)? Nessuna. Dalla letteratura disponibile
sappiamo che l'effetto significativo su IL-6 sembra riservato ai
1-deidro-cortisoni (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/desametasone-e-il-…) e l'idrocortisone non fa parte del club.
In molti fanno passare OMS per regolatore farmaceutico perché
raccomanda, determina e prequalifica. Dimenticandosi di specificare che
la giurisdizione delle sue determinazioni e prequalifiche è molto
lontana dai nostri confini. Qualsiasi atto di OMS da noi non ha alcun
valore legale.
Chi vorrebbe OMS regolatore farmaceutico, da noi?
Facile: chi in nome dei prezzi bassi dei farmaci vuole demolire il gold
standard della regolazione farmaceutica occidentale, idealmente
incarnato dalla mission di FDA: assicurare sicurezza ed efficacia dei
farmaci messi in commercio.
OMS ha più volte ha dichiarato che le
soluzioni a certi problemi devono essere cercate al di fuori del
meccanismo regolatorio occidentale (il che è, senza mezzi termini, una
bestemmia). L'applicazione di questi principi ha causato episodi
allucinanti (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/fatto-coi-piedi-ma…).
L'insofferenza di OMS nei confronti della regolazione farmaceutica
occidentale ha provocato un'escalation di frizioni, specialmente con FDA
(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/who-e-regolazione-…).
E allora EMA che quanto a remdesivir prende ufficialmente atto della
raccomandazione OMS ma "con juicio" già dovrebbe dirla lunga, e dovrebbe
raccontare molto sullo scontro in atto. E chi perde davvero, se perde
la tradizione regolatoria occidentale, è solo un soggetto: voi.
(verrà un combo di antivirali che ripulisce completamente da SARS-CoV-2 -
e probabilmente anche da MERS e dai SARS-n futuri - ma non arriverà per
Natale, né per Pasqua. Però arriverà, e probabilmente remdesivir sarà
uno degli ingredienti)
E' un periodo di doppiopesismo al suo meglio.
Da una parte sento dire "per fortuna in Europa non esiste l'equivalente
dell'Emergency Use Authorization, così non usiamo farmaci di cui si sa
poco quanto ad efficacia e sicurezza". Dall'altra gli stessi
soggetti si lamentano che non venga usato subito il vaccino
Pfizer-Biontech, di cui quanto ad efficacia, intesa nel senso più
completo, sappiamo poco. Ci sono ottimi motivi per cui l'EUA per un farmaco è una buona cosa, quella per un vaccino no.
L'EUA per un farmaco di questi tempi riguarda una popolazione
relativamente limitata senza opzioni terapeutiche risolutive e con un
alto rischio di esito letale (pazienti COVID ospedalizzati, https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/regolazione-farmac…).
L'EUA per un vaccino invece riguarderebbe potenzialmente una
popolazione molto numerosa (potenzialmente tutta la popolazione), nella
media a rischio basso, e ci sono ottimi motivi per considerarla con
cautela estrema o non considerarla affatto (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/07/follie.html).
Detto ciò da FDA arrivano due nuove EUA.
La prima, 19 novembre, riguarda l'uso di baricitinb assieme a
remdesivir nei pazienti COVID ospedalizzati (sulla base dei dati di
ACTT-2). La seconda riguarda il combo di anticorpi Regeneron, che
ottiene un'EUA per il "trattamento di COVID-19 in adulti o pazienti
pediatrici (di almeno 12 anni e 40 kg di peso) con test positivo a
SARS-CoV-2 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 grave.
Questo include soggetti di 65 anni o più o quelli con certe malattie
croniche". Si tratta dell'EUA ad ora rivolta alla popolazione più ampia, cioè quella dei pazienti non ospedalizzati.
E ritorniamo sulla vexata quaestio, cioè remdesivir: FDA ha dato
l'approvazione definitiva strafregandosene di quello che usciva da OMS
(giustamente). EMA invece, dato che ha concesso una Conditional
Marketing Authorization, e date le eccezioni poste dai rappresanti dei
pazienti nel suo consiglio di amministrazione, sta ufficialmente
considerando i risultati di OMS ma *confrontandoli con i dati forniti
dal produttore* (https://www.ema.europa.eu/…/update-remdesivir-ema-will-eval…).
Perché? Sotto una frase apparentemente innocua EMA fa un'osservazione
forte: Il parere OMS è basato sui dati di SOLIDARITY e ACTT-1. Tradotto:
non conteggia RECOVERY, con i suoi risultati a favore del farmaco. A
dare un'occhiata ai numeri della raccomandazione OMS sembrerebbe che sia
proprio così, per quanto si dichiari il contrario. EMA ribadisce
anche : "in termini di sicurezza, remdesivir è ben tollerato con un
tasso di eventi avversi simile tra remdesivir e placebo". Ora
confrontate tutto ciò con quanto si dice in giro, dove c'è una quantità
di gente che dichiara di fidarsi più di OMS che di FDA (il mondo
sottosopra).
Pare ci siano cose di interesse pubblico che è meglio non dire, non diffondere. Si tratti di articoli scientifici, di atti pubblici, di dati, qualcuno ritiene sia meglio non pubblicizzarli. Un esempio? Questo: https://www.fiercepharma.com/…/deaths-rattle-south-korea-s-…
Meglio tacere al riguardo, perché potrebbe essere strumentalizzato da
"quelli". A quanto pare osservare che in tempo di confusione pandemica
distribuzione e somministrazione di vaccini sono più soggette a
criticità rischiose (stoccaggio, catena del freddo etc) non va bene.
Ebbene qua non si è mai fatto niente del genere. Non si costruisce niente ignorando problemi o criticità. E' scorretto? E' sbagliato? Non so ma...
it really doesn't matter if I'm wrong I'm right Where I belong I'm right
Questo post ha causato un dialogo con Sara Gandini (Direttrice dell’unità "Molecular and
Pharmaco-Epidemiology" presso il dipartimento di Oncologia Sperimentale
dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano)
Sara Gandini: Felice di ritrovarti vicino alle mie posizioni! Qualcuno mi diceva "non bisogna prestare il fianco" ;-)
ma anch'io insisto: onestà intellettuale, radicarsi a ciò che si sente
vero e giusto, e andare avanti a testa alta. Per questo mi hai stupito
quando hai criticato PDO per avere
pubblicato un pezzo che spiegava le ragioni della GBD. Cosa mi importa
se è sostenuta anche dai negazionisti dei cambiamenti climatici? Perché
devo avere paura a condividere il pensiero di una grande epidemiologa
come Sunetra Gupta, che è pure di sinistra e ora subisce attacchi
pesantissimi, perché vuole farsi domande radicali che riguardano il
futuro del proprio paese? È assurdo che ci siano argomenti tabù in
ambito scientifico. A marzo non si poteva discutere dell'efficacia della
strategia del lockdown completo. Io ho ricevuto un livello di
aggressività terribile. E ora per fortuna si sta andando in quella
direzione e stiamo attuando chiusure locali e si spera limitate nel
tempo. Quando lo dicevamo a marzo eravamo pericolosi negazionisti. Ma se
più persone parlassero al momento giusto forse faremmo meno danni. Solo
se prendiamo coraggio e ci strappiamo da strumentalizzazioni e
schieramenti ideologici e banalizzazioni del pensiero, riusciamo a
portare verità. È ridicolo che ogni volta che si esprime senso critico,
applicando per altro il metodo scientifico, si debba recitare il credo:
non sono novax, negazionista, no mask... Dobbiamo rivendicare la
necessità di poter esercitare senso critico su tutto, partendo dalle
evidenze scientifiche e da domande di senso radicali. Ora capita con i
vaccini e si rischia di dare forza ai novax. Quando mettevamo in
discussione l'efficacia delle mascherine di popolazione all'aperto
eravamo accusati di essere trumpiani no mask. Quando facciamo i
confronti con i trend in Svezia e le scelte di salute pubblica che si
basano sul senso di responsabilità come in Svezia prestiamo il fianco
alle critiche di favorire i rossobruni. Quando parliamo dell'importanza
della scuola e del rischio basso di infezione da parte dei bambini siamo
negazionisti... Enno! È tutto insensato. Le femministe mi hanno
insegnato l'indipendenza simbolica ed io da lì non mi muovo. Il mondo si
deve orientare di conseguenza perché se agiamo con onestà intellettuale
la verità prima o poi emerge. Forse sono troppo idealista e ottimista?
Pazienza. Sempre meglio che farsi zittire e soccombere sotto il senso di
impotenza e di ingiustizia. Da qui il mio invito da marzo a rendere
politica la rabbia, perché le conseguenze sulle prossime generazioni
saranno devastanti
Il chimico scettico: PDO gioca una
partita diversa, di fatto, e mi auguro che la giochi per vincere. Questo
non è doppiopesismo. Le posizioni che ho citato nel post si basano su
un postulato di valore: qualcuno sa a priori ciò che è giusto. Sul fatto
che il postulato sia irricevibile concordiamo. Ma
c'è un terreno di scontro delle "narrazioni", quello nazionale, e
questa pagina è troppo piccola per giocare su quel campo (e neanche ha
intenzione di arrivarci), voi no. E' dimostrato che su quel terreno
l'evidenza scientifica ha peso nullo, e non prestare il fianco è
importante, secondo me, se l'obiettivo è vincere. Mia modesta opinione. Del
negazionismo buttato addosso a chiunque sollevi un'eccezione ne so
qualcosa. Non ci devono essere tabù nel dibattito scientifico, ok, ma
quando il dibattito diventa politico secondo me c'è da scegliere perché
qualsiasi cosa tu dica sarà usata contro di te, e giudicata con metri
che scientifici non sono.
Sara Gandini: mmmm... che la scienza non sia
separabile dalla politica l'hai ribadito tu stesso su questa pagina e
il covid-19 l'ha insegnato al mondo
Il chimico scettico: ok, ma esistono livelli di
dibattito ben diversi tra loro, con contesti ben diversi tra loro. Il
punto è che capire in che livello del dibattito vuoi stare e con che
scopo, perché contesti differenti, "regole" differenti.
Sara Gandini: Più se ne discute e meglio è.
Pure io sono combattuta. Mi rendo conto che si debba fare delle scelte a
seconda dei contesti e dei momenti...
Mi raccontarono di un professore di chimica analitica attivo negli anni
50 che alla prova pratica del suo esame scodellava davanti ai candidati
un gatto morto avvelenato. I candidati dovevano determinare con cosa
era stato avvelenato il gatto. Era un soggetto che parlava con
disprezzo della chimica organica, che definiva "la chimica delle casine"
(con il riferimento alle formule strutturali contenenti anelli
aromatici). Questo per dire che accademici arretrati ce ne sono
sempre stati. Anche in campo medico le cose non sono così diverse: una
decina di anni fa sentii un notissimo oncologo parlare di "nuovi farmaci
molecolari" quando Glivec era stato approvato dieci anni prima e ormai
erano state sintetizzate decine di migliaia di inibitori di chinasi. Ma
per lui la rivoluzione degli antitumorali targeted era una cosa
dell'altroieri.
Il campo antivirali negli ultimi dieci anni ha riservato molte sorprese, tre cui un game changer storico (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/gli-antivirali-non… NB: questo post è rilevante anche per vicende recenti, di cui girano ricostruzioni campate per aria che la metà basta).
In realtà, a ben vedere, una netta sterzata c'era stata nel 1996, con
l'approvazione di cidofovir, antivirale fondamentalmente oscuro di cui
ben pochi hanno sentito parlare, successivamente usato off label contro
HPV con risultati rilevanti (regressione delle lesioni https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/hpv-opzioni-terape…) Nel 2014, all'improvviso, l'epatite C è diventata curabile (approvazione di sofosbuvir https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/ci-aspettavamo-le-…).
In Italia, dove alla fine venne contrattato un prezzo di 40.000 eur per
ciclo di trattamento (e ne bastava uno) l'avvenimento ebbe conseguenze
rilevanti. Dal 2011 (governo Monti) c'era stata una netta accelerazione
nel ritmo di definanziamento della spesa sanitaria e quindi della spesa
farmaceutica (leggasi: tagli). La comparsa di Sovaldi, che non poteva
esser tenuta nascosta, causò la nascita del Fondo Farmaci Innovativi, un
unicum al mondo, guardato con grande interesse dal Regno Unito (cioè
dai braccini corti per eccellenza quanto a spesa sanitaria). Non roba da
poco. Di quella che garantisce una feroce ostilità contro il
produttore.
Tornando ai farmaci, poi sono arrivati anche gli inibitori ciclici della proteasi di HCV (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/epatite-c-lo-svilu…). Per tacere degli avanzamenti in campo HIV (nuovi inibitori di integrasi https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/small-molecules-le…)
all'incirca nello stesso periodo veniva approvato il primo (e unico)
inibitore di neuroaminidasi di nuova generazione, peramivir IV, che si è
guadagnato sul campo il titolo di antiinfluenzale salvavita (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/lo-stato-e-lo-svil…).
Di peramivir non si è parlato per niente, mentre sofosbuvir e Harvoni
hanno fatto parlare di sé solo per il loro costo, e la cosa ha oscurato
il fatto che l'epatite C era diventata curabile. Addirittura a 6 anni di
distanza continua ad esserci qualcuno che sostiene che sofusbuvir,
ledipasvir e gli altri non funzionano, per dire (ma se ci sono
cattedratici che ritengono che HIV non sia un virus RNA, e altri
"scienziati" che credono che siccome SARS-CoV-2 è un virus RNA allora è
un retrovirus si capirà che dal mazzo si può pescare qualsiasi titolato
per appoggiare una tesi o quell'altra).
Ecco, queste cose forse
sono presenti in alcune ultime edizioni di manuali universitari di
chimica farmaceutica. Forse. Ma nei testi più diffusi non li troverete,
come non troverete gli inibitori PARP contro il carcinoma ovarico BRCA+,
e neanche gli inibitori covalenti VEGFR-EGFR o gli inibitori ALK. Cose
che capitano, quando ci sono movimenti veloci nella disciplina. Ci sono alcuni che ignorano o fanno finta di ignorare tutto questo, e dicono pure di fare informazione scientifica, eh...
Negli ultimi giorni mi è capitato di dialogare a lungo con qualcuno che
sui modelli ci lavora, nel senso che lo fa di mestiere, e con altri
interessati al topic. Parliamo di curva degli infetti in Italia. In
generale pongo il problema "quale curva". Gompertz sarà anche
maneggevole (il fit non richiede elaborazione numerica), ma è matematica
che non include il feedback che governa il fenomeno: n infetti+n'
suscettibili=n+n' infetti . Cioè l'infetto è sia causa che effetto del
processo (chimicamente è sia reagente che prodotto di reazione). E' la faccenda del feedback (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/05/feedback-caos.h…).
La cosa ha un'immensa importanza concettuale. Ricordo Robert May nel
1989:
Il messaggio che mi parve urgente più di dieci anni fa è ancor
più vero oggi: non solo nella ricerca biologica ma anche nel quotidiano
di politica ed economia le cose sarebbero molto migliori se si
comprendesse che semplici sistemi nonlineari non possiedono
necessariamente proprietà dinamiche semplici.
Ok, detto ciò,
perché ad aprile come oggi chi fitta i dati con una curva a campana ha
problemi, diciamo così, di errore vicino alla sommità della curva?
Perché mentre nella prima fase di salita dei contagi i punti stanno
precisi sulla curva e poi tendono a disperdersi velocemente? Semplice, perché il sistema di tracciamento raggiunge la saturazione e salta.
Ok, benissimo. Allora perché succede la stessa cosa con altri dati ,
che sono chiaramente funzione degli infetti, ma che richiedono
semplicemente registrazione e trasmissione ? Pare che anche la capacità
di acquisizione di dati relativamente semplici abbia lo stesso problema
di saturazione. Quindi... quindi firmate la petizione #datiBeneComune , ma non credo che basterà...
La famosa curva pare arrivata a un plateau, se non al massimo. E un po'
prima delle delle due settimane attese per vedere gli effetti delle
ultime misure (in realtà si continuava a parlare di esponenziali quando
ormai la curva aveva già piegato). Ma confido che il laqualunquismo
correlativo continuerà a darci grandi soddisfazioni, comunque
(correlation is causation, quando pare e piace).
Fin dall'inizio di questa faccenda pandemica era chiaro che nessuno stava facendo le cose "by the book" (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/il-foyes-e-i-case-…)
Oggi ne sento di tutte le razze. Medici di base che trattano pazienti
COVID con antiasmatici (montelukast - antileucotrieni, per la
precisione) da quando gli hanno impedito di usare idrossiclorochina.
Altri che insorgono a favore dell'uso indiscriminato di antibiotici nel
trattamento domiciliare dei pazienti COVID. E via dicendo. E'
arrivato il protocollo per il trattamento domiciliare, o meglio una sua
bozza, ed è arrivato dall'alto, dall'apposito comitato governativo
presieduto da Bassetti (davvero serviva? ISS e il minisan incapaci di
produrre una linea guida, una direttiva?). E la montagna ha partorito un
topolino, e pure un po' rachitico. Ci vuole un Nobel per la medicina per prescrivere tachipirina o aspirina in caso di febbre? Non credo. Il punto è quale delle due e per quanto.
Da maggio sappiamo che il desametasone funziona abbastanza in caso di
ARDS (e per estensione i "cicloesadienoni", ma non il cortisone), quindi
il punto non è prescriverlo, il punto è se e quando farlo assumere. La
bozza di protocollo specifica il come e il quando, ma c'è un problema...
Il problema è che il protocollo dovrebbe essere applicato da un medico
che visita il paziente. Al telefono o simili ci ritroviamo al limite
dell'automedicazione. Servirebbero le famose USCA, che però sono quasi
un fantasma, a seconda della regione e della provincia in cui si vive.
I medici di base alla pubblicazione insorgono: in primis perché non
sono stati interpellati, poi in quanto "sconvolti" dal protocollo.
Chissà perché.
Caro Chimico Scettico, che ogni tanto bisogna pure iniziarle così le missive...
Dicevo, carissimmo Chimico Scettico, lunedì mattina mentre distribuivo
la sveglia per casa, addocchiavo la pagina per vedere come era la
ripartenza. Il “Ricominciamo” ...e sotto una fila di commenti, che te li
aspetti tutti in stile “hold on, hold the line”, che non deludono. E
seppure era avvolto dal silenzio il caffè delle 6:45, quello che stavo
bevendo, in testa avevo l'eco di un tumultuoso chiacchiericcio.
Febbraio 2019, buio fuori, neanche troppo freddo. Si era chiacchierato
un pò, avevo buttato quattro o cinque sentenze su personaggi e
personaggetti da social, da rete. “Tu dici?”, non mi sembravi convito,
ma a me non interessava aver ragione. Normalmente non mi interessa che
mi si dia ragione, mi piace al massimo fare una disanima, il gusto della
dialettica, vedere se le mie logiche reggono o meno. “E quindi che ne
facciamo della pagina?” mi avevi chiesto quando eravamo già ai teorici
saluti. Avevo nicchiato dietro un - la pagina è tua, ed io che centro - .
“Seriamente”, avevi insistito.
“Seriamente...”. Ogni tanto
rispondo anche seriamente, o per lo meno sinceramente. E lo avevo fatto
anche quella volta lì: secondo me la pagina non avrebbe cambiato le
sorti del mondo, e neanche le politiche sanitarie del paese Italia. Se
c’era un treno da prendere per cambiare qualcosa, a mio avviso qualcuno
aveva preferito farlo deragliare col tritolo qualche mese prima,
piuttosto che provare a salirci su. Per cui...per cui qualcuno avrebbe
domani magari esaltato la pagina perchè gli tornava comoda, e l’avrebbe
biasimata 3 giorni dopo perchè rimaneve invisa in quel momento.
Conclusione “se vuoi andare avanti, vai avanti, ma fallo così come si
scrive un diario, se ti va lo fai, se non ti va, lo lasci lì e poi
magari lo riprendi: tutto qua. Nella vita c’è sempre altro da fare”.
...e personalmente mi ero data un limite: un picco di contributi da lì
alle elezioni europee e poi, quello che veniva veniva, se veniva, ma con
ancor meno pretese di prima.
Lo so, sono una pessima fan, una
pessima groupie, ma ho sempre avuto il difetto di dire quello che penso e
fare quello che dico. E là fuori il “dibattito intellettuale” giace
sotto talmente tante spanne di terra e concime che la vanga e l’olio di
gomito di quattro sfigati che provano a spalare per risollevarlo fuori
dalla tomba non serve a molto, mentre gli altri intorno si affannano a
guardare e commentare coi vestiti candidi e le mani sotto le ascelle, e
alla fine non credo ne valga la pena. Però io sono io: estremamente
cruda e realistica, pragmatica al midollo....anche se qualcuno dice
“malinconica”.
Dopo il capitolo vaccini, c’è stato il capitolo
COVID, che è ora arrivato allo stesso punto del precedente, solo su più
vasta scala perchè qua il gioco tocca la vita di tutti: come vuoi che lo
commenti? Con le parole del mio collega P., che mi informa che se li è
guardati anche lui due numeri (“sai, il lock down ha lasciato tanto
tempo per studiare”) e che mi informa che i medici non sanno la
matematica? O con quelle di S., che qualcosa l’abbiamo pubblicata
insieme ai tempi andati, che “due cose di modelli previsionali le so
pure io” e che ha preso questo evento come occasione per ripulire la
lista dei contatti? Che vuoi che ti dica, quando sai perfettamente come
esco dagli “uorcsciop” con quelli del mio settore? Cosa potrei
aspettarmi che succeda negli altri, di settori?
Per cui caro
Chimico Scettico, come dicesti una volta, siamo uomini e donne di mondo e
se vuoi possiamo anche stare qui a contarcela, in assenza di
coprifuoco, anche dietro un caffè più o meno silenzioso. Ma con lo
spirito che comunque rimarranno chiacchiere tra di noi, seppur dietro ad
un ottimo caffè.