giovedì 24 novembre 2022
mercoledì 23 novembre 2022
ILRICERCATORE, LIGNORANZA, ILSUFFRAGIOUNIVERSALE
Ilricercatore, probabilmente con ilPhD, finito allo sportello delle Poste.
Alcune considerazioni. Che allo sportello delle Poste Italiane arrivino oves boves et pecora omnia lo so dai racconti di un amico (non PhD, non laureato, alle Poste da un tre decenni, ormai) .
Ma perché ilricercatore è ridotto allo sportello alle Poste?
Proviamo a fare alcune ipotesi.
1) Ilricercatore (ex) non vuole lavorare lavorare lontano da mammà (che quando arrivi ti stira le camice, che se te le stiri da solo vengono fuori un disastro)
2) Ilricercatore lontano da mammà non ci può proprio lavorare: perché il suo CV magari in Italia non ha mercato, ma all'estero lo considerano -10. E quindi è allo sportello alle Poste, ha uno stipendio, e dovrebbe essere contento di aver passato il concorso così il 27 arriva il bonifico e non deve dipendere da mammà.
3) Ilricercatore si sente schifato dallo sportello alle Poste perché gli tocca aver a che fare con quella gentaccia. Bene, molto educativo. Hai scoperto che non tutto il mondo ha un'istruzione secondaria (universitaria sarebbe già troppo). Complimenti! La capacità delle scuole elementari di trasmettere competenze base è crollata a picco negli ultimi 30 anni. La buonanima di mia nonna aveva la quinta elementare, ma non aveva problemi a scrivere in italiano corretto con una buona calligrafia e a far di conto a mano. Riversiamo sugli ignoranti le colpe di chi ha fatto a pezzi la scuola italiana?
4) Un amico mi dice che lui il suo corso per il dottorato dati&modelli lo inizia con un ripassino di analisi I. Perché i dottorandi (oves boves er pecora omnia 2.0, mi dice) nella migliore delle ipotesi hanno un dannato bisogno di un ripasso, nella peggiore ignorano completamente la materia, tanto non serve perché c'è il software. Quindi forse ilricercatore è l'analogo moderno di quello con il diploma dell'Istuto Commerciale di 40 anni fa, in questo caso.
5) Ilricercatore vive a sud di Roma, magari parecchio a sud, forse in uno di quei luoghi dove in Università non diventi neanche un tecnico di laboratorio se il mammasantantissima dell'ateneo o uno dei suoi fedeli non ti si fila. Oppure vive a nord dove succedono esattamente le stesse cose.
Di recente ho ricevuto una mail di Un Ricercatore che mi inviava le sue riflessioni sull'essere espatriati. Uno che si è fatto tutta la trafila europea di PhD e postdoc. E ha finito per restarci, in ambito accademico, fuori dall'Italia. Non senza rimpianti. Al che verrebbe da dire a ilricercatore: ciccio, se non hai i numeri ringrazia di avere lo sportello alle Poste, che in un modo o nell'altro alla fine del mese ci arrivi. E se la tua lettera di sfogo viene ripresa da ilquotidiano e non ti rendi conto di essere perfettamente funzionale a quel sistema che ti ha precluso il posticino di tecnico all'Università o di tecnologo al CNR, beh... forse non ti meriti neanche lo sportello delle Poste. Magari dopo 20 anni di sportello troverai l'illuminazione. Ma più probabilmente dopo 35 anni (se va bene) quel che troverai sarà una magra pensione, scriverai di nuovo una lettera a ilquotidiano e un successore di della Loggia te la pubblicherà commentandola. E allora sarà troppo tardi per capire.
Cosa ci sia dietro "Italia e analfabetismo" e dietro decine di titoli del tutto analoghi si capisce al volo. Ve la ricordate la discussione sull'epistocrazia? Ve li ricordate gli ignoranti che hanno determinato Brexit e eletto Trump? In breve, la critica al suffragio universale. Un tema che da anni va forte sui social, nonché nelle teste di tanti benpensanti.
Io sono nato quando la Repubblica Italiana e la sua democrazia erano ancora nei loro anni verdi - e già nei loro anni verdi ci furono faccende di tintinnar di spade. E sono cresciuto tra tentati colpi di stato, terrorismo rosso e nero, strategia della tensione, piani di rinascita democratica. E non mi posso scordare che la critica del suffragio universale e della democrazia era un tema missino, anzi rautiano, quindi proprio fascista-fascista. Per questo mi venne da scrivere un piccolo "Contributo all'alfabetizzazione degli analfabeti politici":
I social sono un mondo fantastico in cui perlopiù regna il pregiudizio decerebrato. Quindi può capitare che uno (chi scrive) passi parte della domenica con un cineforum a tema Costa Gavras (da "Z - l'Orgia del Potere" a "Music Box", passando per l'imprescindibile "Missing"), e che due giorni dopo venga accusato di essere collaterale a Forza Nuova. Perché il green pass è "ordine pubblico". Ecco, quando sento "ordine pubblico" sparato in questo modo a me viene in mente Junio Valerio Borghese che parla "per l'ordine pubblico" (e i critici del suffragio universale ricalcano Pino Rauti, che a loro piaccia o no, se ne facciano una ragione una volta per tutte). Guardate questo video: https://www.youtube.com/watch?v=4-SwIjI7I_A . "Dagli all'untore!", in purezza, e siamo sullo stesso piano di "dagli al nero", "dagli all'ebreo" - l' odio per il diverso, in questo caso coperto e legittimato dal politicamente corretto. Questo è un mio piccolo contributo all'alfabetizzazione degli analfabeti politici che di quando in quando si affacciano qua sopra col ditino alzato, sparando giudizi e sentenze. Se c'è stata un'opera di grande significato nella storia della RAI si tratta de "La notte della Repubblica", di Sergio Zavoli. E chi parla a casaccio farebbe bene a vedersela tutta, non limitandosi a questo singolo video. https://www.youtube.com/watch?v=d_LAQY62ejo
Oggi mi sono stancato sia di contribuire che di polemizzare. Per quanto si dichiarino tolleranti e democratici (in realtà di solito partitodemocratici) quelli che si dilungano sui social su "basta suffragio universale" "a questi va levato il voto" eccetera esibiscono di solito la più becera e gretta imbecillità, da sempre caratteristica dello squadrismo totalitario. Li trovo semplicentemente rivoltanti. Period.
PS. Quanto a ricercatori impiango il Dr Rob. Fu una delle voci più lucide dell'ambiente, Solo Un Altro PostDoc (https://solounaltropostdoc.wordpress.com/) - quelle per niente lucide "divulgano" tuttora. Lui non sarebbe mai stato considerato da ilquotidiano (non funzionale), ma del resto non credo avrebbe mai avuto la pulsione di scrivere una lettera al giornale.
martedì 22 novembre 2022
UNA NOTA SUL CALO DI FIDUCIA NEI CONFRONTI DELLA MEDICINA
Si è
soliti dire che il calo di fiducia nella medicina è colpa di internet.
Ma secondo voi uno di quei politrasfusi che contrassero AIDS o Epatite a
causa della somministrazione di emoderivati infetti dopo la sua
esperienza aveva ancora fiducia nella medicina e nell'industria
farmaceutica? Non credo. E una delle tante vittime di episodi di
malasanità dopo il danno ricevuto avrà maggiore o minore fiducia nella
medicina?
L'utente di un servizio sanitario non è interessato al
perché e al percome. Vuole usufruire di un servizio che migliori la
propria condizione. In media è disposto ad accettare che non ci sia modo
di migliorarla, quella condizione. Ma non tollera che la propria salute
e la qualità della propria vita peggiorino, dopo aver avuto rapporti
con la medicina.
Un sistema sanitario spersonalizzato e globalmente
orientato ai processi e ai protocolli, con il paziente spesso in secondo
piano, non aiuta.
Parlando di farmaci, quelli in assoluto con la
peggior fama sono quelli etichettati come chemioterapia. Notare che ogni
piccola molecola in realtà sarebbe chemioterapia, ma che di solito con
questo termine ci si riferisce ai farmaci oncologici più vecchi:
alchilanti e antimitotitici, in genere. Farmaci con effetti collaterali
estremamente spiacevoli e consistenti. Purtroppo non tutti i tumori
sono trattabili con farmaci più recenti dal miglior profilo
farmacologico. Se così fosse, la chemio non avrebbe questa cattiva fama,
e non ci sarebbero folli disposti pure ad affidarsi ad emeriti
ciarlatani pur di evitarla. E soprattutto non la avrebbe se fosse sempre
e comunque efficace. Ho conosciuto una persona che per due anni ha
assistito alla via crucis di un parente stretto con un brutto e poco
curabile tumore ai polmoni. Quando gli è stato diagnosticato lo stesso
tumore, dopo poco tempo, ha optato per morire in pace, usufruendo della
terapia del dolore. Una scelta degna del massimo rispetto e, per quel
che mi riguarda, condivisibile.
Per quel che riguarda le
vaccinazioni vale esattamente lo stesso ragionamento. Se si smettesse di
minimizzarne gli effetti avversi, se si lavorasse per abbatterli
ulteriormente con migliori prodotti e migliori protocolli di
somministrazione sarebbe assai facile diminuire drasticamente il tasso
di sfiducia nei loro confronti. Rispondere a queste istanze dicendo: "La
nostra è l'unica vera medicina e la migliore possibile" non risolve
niente. In primo luogo perché non è vero che è la migliore possibile,
perché esercitata in contesto di massicci e ripetuti tagli di risorse
pure fosse la migliore per dottrina non riuscirebbe ad essere la
migliore per prassi.
Un paziente che rimane per quanto possibile
soggetto, quando usa del sistema sanitario, invece che diventarne
oggetto, farmaci migliori e meglio prescritti e somministrati sarebbero
la miglior ricetta per ristabilire la fiducia nella sanità. E di
conseguenza nella medicina.
Questo scrivevo nel 2017 su fb. Sono passati gli anni, è arrivato COVID, i medici e i sanitari che su isocial esprimevano tutta la loro premura e attenzione per ogni tipo di paziente indipendentemente dalle sue scelte e la fiducia è esplosa (dopo le deflagrazioni è difficile rintracciare frammenti).
PS: Mi ricordo di un pediatra che venne a scanagliare sulla pagina gridando "Vergognati!". Ipediatri su isocial, stesso livello del 99% degli agronomi e derivati (professoridiqualcosaadagraria, nota di merito speciale per chi scriveva prefazioni agli amici che scrivevano libri sui campimorficioquasi, per poi darsi al debinking - di residui insolubili ce n'è di più tipi).
sabato 19 novembre 2022
ENTROPIA IN UK E IMPARARE AD ESSERE INVISIBILI
Quindi macchine cicliche reversibili devone produrre il massimo del lavoro. Un corollario di queste conclusioni è che tutte le macchine cicliche reversibili devono produrre la stessa quantità di lavoro indipendentemente dalla loro costruzione. Inoltre, la cosa più importante, poiché tutte le macchine reversibili producono la stessa quantià di lavoro da una certa quantità di calore, la quantità di lavoro generata da una macchina termica è indipendente dalle priopretà del materiale della macchina termica; può dipendere solo dalle temperature del serbatoio freddo e da quella del serbatoio caldo.
Questo ci porta alla conclusione più importante del libro di Sadi Carnot:
"La capacità di svolgere lavoro del calore è indipendente dagli agenti utilizzati per produrlo; la sua quantità è fissata unicamente dalla temperatura dei corpi tra cui si effettua il trasferimento di calore"
Carnot non derivò un'espressione matematica per la massima efficienza raggiungibile da una macchina rermica reversibile nei termini delle temperature di fonte calda e fredda. Questo fu fatto in seguito da altri che capirono l'importanza delle sue conclusioni. Carnot trovè comunque un modo di calcolare la quantità massima di calore generabile. (Per esempio concluse che "1000 unità di calore che passano da un corpo mantenuto alla temperatura di 1 grado a un altro corpo mantenuto a 0 gradi producono, agendo sull'aria, 1.395 unità di forza motrice")
Sebbene Sadi Carnot usasse la teoria calorica (https://en.wikipedia.org/wiki/Caloric_theory , NdCS) per giungere alle sue conclusioni, le sue successive note scientifiche rilevavano che la teoria calorica non era supportata da esperimenti. Di fatto Carnot comprese l'equivalenza meccanica del calore e stimò anche il corrispondente fattore di conversione come circa 3,7 joule per caloria (il dato più accurato è 4,18 joule per caloria). Sfortunatemente il fratello di Sadi Carnot, Hyppolite Carnot, in possesso delle note scientifiche di Sadi dopo la sua morte nel 1832, non le rese note alla comunità scientifica fino al 1878. Fu l'anno in cui Joule pubblicò il suo primo articolo. Nel frattempo l'equivalenza tra lavoro e calore e la legge di conservazione dell'energia erano ben note grazie al lavoro di Joule, Helmoltz, Mayer e altri (il 1978 è anche l'anno in cui Gibbs pubblicò il suo famoso lavoro Sull'Equilibrio delle Sostanze Eterogenee - https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/07/su-uova-e-maionese-avremmo-dovuto.html , NdCS). Il brillante lavoro di Sadi Carnot rimase trascurato finché Emile Clapeyron non incappò nel libro di Carnot nel 1833
(Il resto è storia, e quel calore che non si trasforma in lavoro è entropia https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/entropy-in-uk.html)
Forse in quattro anni e spicci qualcuno dei follower più vecchi del blog (nonché della defunta pagina fb) se ne sarà
accorto, forse no: alcuni temi assolutamente classici delle scienze sono
diventati conflittuali (divisivi, per usare un termine più attuale).
Alcuni esempi?
Mi ricordo delle reazioni isteriche nei confronti delle citazioni dei lavori di Robert May.
Mi ricordo di "le teorie del caos sono il nuovo distintivo
dell'antivaccinismo" (a carico di uno che si dice scienza ed è,
vivaddio, rimasto fuori https://bari.repubblica.it/cronaca/2022/09/26/news/lopalco_puglia_elezioni-367368047/). E quanto a entropia, di cazzate se sono sentite a migliaia.
Erano temi conflittuali perché non si incastravano nella favola bella.
Quale favola bella? Quella della "narrativa della scienza" che continua
nonostante tutto continua ad andare per la maggiore in Italia.
Quanto questa favola avesse velleità monopolistiche, lo si è ben visto
negli ultimi due anni, quando in tanti (troppi) hanno provato a gettare
il marchio dell'infamia su chiunque mettesse in dubbio una qualsiasi
parte del "dogma gestione pandemia". E si è anche visto che con chi lo
promuove, questo dogma, non ci sono mediazioni possibili, solo
conflitto.
Questa narrativa dogmatica, che è il pane del fan
proscienza, aveva e ha tutti i tratti del mito fondativo, un mito che
questo blog fin dall'inizio non ha mai voluto sottoscrivere. Ma era
una narrativa con cui alcuni elementi del sistema di potere italiano si
giustificavano (nel senso: si rendevano giusti).
Non mancava e manca
di sfumature, questa narrazione. Ma avrete ormai capito la differenza
tra le critiche trascurabili e quelle che vengono percepite come un
grave insulto
Ne deriva che imparare ad essere invisibili può essere una tattica più che valida.
Sorridete!
PS. Il corsivo iniziale è la mia traduzione di un testo mai tradotto in italiano. I più attenti lettori del blog non faticheranno a capire di cosa si tratti, gli altri... Nel fantastico mondo de isocial non sono mancati ricercatori e professori che commentavano mie citazioni che non dichiaravano l'autore come scemenze e idiozie, dando così dello scemo e dell'idiota a Schroedinger, Penrose, Prigogine etc...
lunedì 14 novembre 2022
UNA NAZIONE TRISTEMENTE BARZELLETTIFICATA
C'era qualcosa che non tornava già anni e anni fa. Mi ricordo un'associazione di settore che a un certo momento, nei 90, dichiarò che il problema dei corsi di laurea in chimica italiani era che sfornavano laureati troppo qualificati, quando la maggior parte del settore in Italia richiedeva profili molto più bassi (la maggior parte era costituita da quelli che ho sempre chiamato "i mescolatori"). E se esistevano ordini professionali e pure una società scientifica non ebbero niente da dire su questa uscita grottesca. Ma ancora non eravamo alla barzelletta terra terra. (Poi veniva da dire per quale motivo si ponevano il problema dei laureati sovraqualificati quando c'erano a disposizione i periti, forse stavano chiedendo prezzi più bassi per i timbri col sigillo professionale, chissà).
Allora la comunicazione della scienza non andava di moda come oggi. Invece a metà dello scorso decennio la "scienza comunicata" era esplosa sui social network, e si portava dietro come corollario l'opposizione all' "antiscienza" in rete. Un caravanserraglio di "giornalisti" freelance, wannabe giornalisti (che tali sono rimasti), veterinari, professori con cattedre evanescenti, PhD con le prospettive di lavoro evaporate, gioiellieri, ragioniere, medici operativi nel sistema sanitario (ahimé) e la categoria più ridicola in assoluto, gli agronomi che si piccavano di parlare di scienza. Più una quantità di fanteria appiedata.
E c'erano politici saliti ai vertici delle istituzioni che si ponevano il problema della "verità scientifica" sui media (nonché delle forme al femminile nella lingua italiana).
E quindi si provvide a una commissione contro le fake news presso la Presidenza della Camera (https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2016/12/15/news/boldrini_lancero_un_appello_ai_cittadini_per_per_smascherare_le_bufale_web_-154161688/), non nascondendo la velleità di portare il tutto nelle scuole dell'obbligo (https://www.miur.gov.it/-/fake-news-il-31-ottobre-boldrini-e-fedeli-presentano-il-progetto-nazionale-per-le-scuole-bastabufale). E il livello era proprio quello lì: rasoterra, con un'unica eccezione (Walter Quattrociocchi), ma con una connotazione politica molto chiara. Ammetto che ai tempi mi venne da mettere in mutande qualche sbufalatore professionista - a quando un corso di laurea in debunking? (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/le-scienze-le-fonti.html). In breve le vicende di 5 anni di social "CS" e ancora più quelle di due anni di pandemia mi hanno fatto pensare che non molto è cambiato dai tempi in cui Lussu descriveva manovre politiche, agitazioni di piazza, figure camaleontiche e macchiette popolari a cominciare da questori, giornalisti, deputati, professori e sindacalisti voltagabbana ai tempi di Marcia su Roma e dintorni. Parafrasandolo potrei dire che la pessima barzelletta che io ho descritto è quella che ho visto sorgere, progredire, affermarsi.
CS è stato un "brand" che la vera natura dell'italica lotta alle fake news l'ha conosciuta per esperienza diretta: oscuramenti, inserimenti in blacklist (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/12/la-lotta-alle-fake-news-e-allhate.html), e questo ben prima che lo stesso trattamento fosse riservato al BMJ (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/02/loffensiva-invernale.html). E anche minacce, tentativi di querela a vuoto e quant'altro, ovviamente in nome della "verità" (e della dignità dei suoi cialtroneschi alfieri). La "verità" del mondo alla rovescia dei media italiani e dei social. Proprio un gran bel mondo, in cui ricordo che ci furono tempi in cui lascienza parlò di molecole di cloruro di sodio e il diagramma di stato dell'acqua era diventato eversivo, perché la temperatura dell'acqua "è una costante". E in tutto questo in cinque anni e qualcosa CS ha sempre raccolto molta meno solidarietà di quanta ne abbia data. .
Fingi che quattro mi bastonin qui,
E lì ci sien dugento a dire: ohibò!
Senza scrollarsi o muoversi di lì;
E poi sappimi dir come starò
Con quattro indiavolati a far di sì,
Con dugento citrulli a dir di no.
(Giuseppe Giusti)
ALBE E AURORE
Albe e aurore viste da un treno o da una stazione.
Quando arrivavo a una stazione a sud di Livorno, e nel bar della stazione c'era un televisore sintonizzato sul primo canale all news italiano (e non mi ricordo quale fosse) .
C'era, e forse c'è ancora un regionale che andava da Arezzo a Pistoia. A quelle ore treno di pendolari, studenti niente, almeno nel tratto che facevo io.
C'era una maestra elementare che scendeva a Prato, per poi prendere un treno e poi un bus o due per arrivare in uno sperduto paese appenninico.
C'era un gruppetto di giovani ingegneri che credo lavorassero alla Breda a Pistoia. Una volta li sentii parlare di un vecchio motore a nafta che avevano dove lavoravano. Uno di loro disse "Dopo l'avvio puoi anche alimentarlo a ghiaino fine, tanto va a entropia".
C'era un tavolo di tresette a assetto variabile. Operai della Neutro Roberts, della Nuovo Pignone, della Breda, e di tante altre aziende più piccole e sconosciute. Man mano che il treno procedeva giocatori uscivano, perché dovevano scendere, e altri subentravano, già sul treno o appena saliti. Sapevano chi saliva e chi scendeva a quale fermata. Sentii da loro per la prima volta la leggenda metropolitana di quello che, vestito da Batman, si era tuffato da un armadio.
Era il mondo del lavoro italiano, pubblico e privato, che andava appunto al lavoro. Pendolari settimanali, pendolari giornalieri.
E oggi continuo a vedere spesso l'alba da un treno. Sul treno ci sono alcune ragazze col velo, studentesse forse, a giudicare dal trucco e dai vestiti. Gli ingegneri ancora presenti, ma questi sono perlopiù informatici. Parlano di librerie, di middleware e di applicazioni distribuite. Sono quelli che programmano tra l'altro le decine di software aziendali con cui migliaia di individui hanno a che fare tutti i giorni.
Ci sono studenti. Una studentessa di colore parlava della sua attuale collocazione universitaria, dicendo "L'ambiente non è male, ma io ho idee precise e non voglio rimanere lì". C'è tutta un'altra popolazione con i laptop aperti: project manager, account manager e tutto il resto. Ma quando arrivo vicino alla destinazione appaiono altri ingegneri, gente che lavora alla produzione di materiali speciali, gente che lavora in metallurgia, ingegneri chimici. Il mondo del lavoro odierno, qua, lontano dall'Italia. Non ci sono tavoli di tresette ad assetto variabile, ma il contesto mi è molto familiare. Da sempre.
Le marieantoniette senz'arte né parte di turno questo non lo capiranno mai. Il loro disgusto per il lavoro è profondo e inattaccabile, e specialmente per il lavoro che produce. Nelle loro teste la produzione di beni è roba da poveracci asiatici, loro sono nel quaternario, che è sopra il terziario. Sporcarsi le mani o dover usare occhiali di protezione e guanti? Che schifo.
sabato 12 novembre 2022
TAKE THIS "DUTY" AND SHOVE IT
![]() |
https://www.youtube.com/watch?v=2X_2IdybTV0 |
Sempre più sento parlare di "dovere nei confronti del sistema sanitario"'.
Vorrei chiarire che, nell'attuale ordinamento italiano, NESSUN
cittadino ha NESSUN DOVERE nei confronti del sistema sanitario, dei
medici, degli infermieri o degli OSS.
NESSUNO e NESSUNO.
Abbastanza chiaro?
Sono enti e categorie citate che invece i doveri li hanno, mentre
diritti sui pazienti no, non ne hanno. Bel gioco di prestigio, il
provare a trasformare diritti in doveri, roba da maghi della truffa.
E se un sistema sanitario pubblico pretende qualcosa da me, scusate
tanto, preferisco una sanità privata che pago per avere quello che
voglio.
(Carry on, you wayward sons)
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Era il gennaio 2022 e mi ero lasciato alle spalle l'Italia con immensa soddisfazione già da un po'. Dopo svariati mesi è facile constatare che le cose non sono cambiate affatto, nella penisola. Ma dove vivo ora roba del genere non l'ho mai sentita dire - e posso sostenere che ormai l'intervallo di tempo della mia rilevazione è statisticamente significativo. Dove vivo attualmente le mezze figure e i personaggini d'avanspettacolo che ritpetono questi concetti non avrebbero mezzo minuto della pubblica attenzione (per intenderci il fatto che nello stivale personaggini d'avanspettacolo e mezze figure abbiano titoli, comparsate televisive e incarichi pubblici o istituzionali è una delle premesse del discorso). Poi per me, in quanto iscritto AIRI, il sistema sanitario italiano non è gratis. Ok, diciamo che non è gratis neanche per i residenti in Italia, ma per me è più oneroso. Perché le tasse le pago in un altro paese. Ma da una decina d'anni ci si è adoperati perché il vecchio adagio "paghi le tasse lì, quindi non le paghi dove sei nato" passasse in secondo piano. Quindi continuo mio malgrado a finanziare lo stato italiano e il suo sistema sanitario e a questo punto mi auguro che ogni singolo euro che finisce dalle mie tasche nelle casse erariali tricolori vada sprecato nel peggiore dei modi.
CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)
Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...
