mercoledì 18 gennaio 2023

CORPI INCATENATI: IL DESIDERIO RECONDITO DEL BIGOTTISMO MEDICO

Mi ricordavo bene di un articolo purtroppo non ironico che apparve un annetto fa. Faceva di James Bond il personaggio a rischio sanitario per eccellenza in tempi di COVID. Me lo sono andato a ricercare, perché continua ad essere emblematico. Dopo un veloce traffico con google, eccolo qua: 

il nostro eroe non pratica sesso sicuro, non presta alcuna attenzione al lavaggio delle mani, non usa mascherine a norma, non si protegge dalle zanzare neppure in zone dove la malaria è endemica. Per non parlare della sicurezza alimentare: non si fa problemi a pasteggiare a ostriche crude, o ad addentare frutta non lavata né sbucciata. E per tacere anche del consumo di alcool, assunto a ettolitri con il suo Martini “agitato, non mescolato”. (https://portale.fnomceo.it/dottore-ma-e-vero-che-dobbiamo-prendere-james-bond-come-esempio-per-proteggere-la-nostra-salute/).

Nel loro cineforum in streaming si erano persi per strada il foie gras accompagnato da Borgogna o Bordeaux nonché il caviale Beluga accostato a vodka rigidamente russa (abominio!). Per tacere delle uova di quaglia etc etc.

Estremo riassunto: Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere (sesapeva), con l'aggiunta di gli fanno prendere COVID e LongCOVID (tra le righe ma chiarissmo).

Sunto ancora più stretto: Penitenziagite.

Mi è tornato in mente perché in "Le Mans 66" (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/01/sistemi-e-individui.html) quando il tipo dice "James Bond non guida una Ford" Henry Ford II ribatte: "Perché è un degenerato".

Il bigottismo medico è la regressione agli anni 50 USA, mainstream reazionario: i degenerati, il pericolo rosso, meglio morti che rossi , McCarthy e tutto il resto. Gli anni 60 e 70? Un'inutile divagazione , una ricreazione ventennale (anche con quella stupida storia dei diritti dei lavoratori). Sento dire che l'ultima santa crociata è contro il settore vinicolo.

Lasciatemi ritornare sul tema: felice di vivere sotto una monarchia in cui tutto questo strame non è all'ordine del giorno. Certo, polvere eravamo e polvere ritorneremo. Ma ...

 

Oppure, volendo, citando a braccio: morirai di cancro perché hai fumato due pacchetti di sigarette al giorno da quando avevi 14 anni e andrai all'inferno per i tuoi peccati 

EDIT: Chiedi alla nonna, che è meglio.

lunedì 16 gennaio 2023

GOD SAVE THE KING

Devo dire che vivere in una monarchia democratica del nord Europa ha molti pregi rispetto al vivere nelle democrazie senza re del sud del continente. Per qualche strana ragione le monarchie democratiche del nord del continente non hanno sviluppato quel neofeudalismo caratteristico, per esempio, dello stivale. Non voglio dire che i sistemi di potere non esistano, ma si comportano diversamente  e di solito con quel pudore che ormai non è ritenuto minimamente necessario in Italia, per ritornare sullo stesso esempio. E per qualche ignota ragione (a me)  i partiti socialdemocratici di queste monarchie sono un pezzo a sinistra di quello che ad oggi sarebbe l'estrema sinistra parlamentare in Italia (parlare di estrema sinistra parlamenare italiana riconosco che sia estemamente ridicolo: l'Italia morirà democristiana - e pure male).

Pur essendo affezionato per storia e origini a quella che fu la parte ghibelllina italiana mi viene da pensare che l'orizzonte nazionale sia aoncora costretto in quello schema, dopo secoli: la Germania, la Francia (o alle volte tutte e due). E mi viene da pensare che uno dei fatti storici rilevanti (e dei miti in decandenza nella coscienza italiana), quello della Resistenza, alla fine finisca per cozzare con gli indirizzi presenti di una nazione mediterranea in cui, anni fa, il segretario di un partito sedicente Democratico ebbe a parlare di asse Roma-Berlino (http://web.rifondazione.it/home/index.php/comunicati-stampa/6752-ferrero-prc-fds-qasse-roma-berlino-come-70-anni-fa-contro-democrazia-e-lavoratoriq). In breve, o Berlino o Parigi. Quando da Berlino l'Italia le prese secche (cfr Caporetto), e i cambi di fronte di Napoleone III sono ancora nei libri di storia delle scuole. Chissà se i docenti riescono ad arrivare a quel punto del programma, mi verrebbe da dire di no. Londra? Londra era quella che impazziva per Mazzini, al tempo, nonché quella che esitava sulla riva sud dell'Arno, nel 45, per mandare poi avanti i Sikh su carrier armati di mitragliatice e fucilone anticarro. E ancora ricordo i racconti di chi li vide arrivare, gli inglesi, sui monti dove stavano gli sfollati di quelle città che non furono definite "aperte": "O che gli inglesi sono così scuri di pelle?". Ma almeno la RAF inorridì davanti ai piani a stelle e strisce di bombardamento a tappeto di Dresda.

Credo che lo stivale abbia un serio problema di memoria storica e che a chi comanda la cosa vada benissimo così. Del resto quanti se ne stanno spaparanzati nel proprio stato "io mi sento PD", godendo in varia misura delle relazioni e delle prebende che ne conseguono?

Le conosco bene le radici del partito "democratico" (se gli pare). Erò lì, nei '90. 

Mi ricordo di quando mi ritrovai imbucato ad una "festa in villa", dove un'amica aveva insediato la propria festa di compleanno a lato di quella di fine campagna elettorale del padre, notabile locale dei "partito". Ottimo buffet, vino buono e abbondante. Capitava, come spesso capita, che quella fosse una tornata elettorale che prevedeva anche delle amministrative. Il "partito" appoggiava la candidatura a sindaco di X. X era un ex DC che aveva attraversato indenne (ma non troppo) la stagione di mani pulite, storicamente culo e camicia con i socialisti craxiani che avevano usato il comune un po' a loro piacimento. Per il gruppo della mia amica che festeggiava, che aveva più o meno radici "alternative", X era un impresentabile. Il candidato alle Europee alla fine della sua celebrazione (la nostra sarebbe andata avanti fino alle ore piccole) fece un discorso di circostanza, tutto sommato equilibrato, pacato e cortese, che fu ascoltato in silenzio anche dal gruppo a cui appartenevo. Alla fine del discorso, applausi, ma ovviamente non da mio gruppo, da cui invece qualcuno levò alta una domanda al candidato "Perché X???". Il candidato sorrise senza rispondere, mentre dal mio gruppo la risposta corale fu un "Boooooh!". Verso le due di notte mi ritrovai seduto ad un tavolino con un gruppetto di vecchie conoscenze, tutte molto attive nella politica locale fino a qualche anno prima, tutte silurate all'inizio del "nuovo corso" dalemiano del partito. Furono chiacchere amare per cui il vino era un ottimo carburante. "Ti ricordi Tizio, no?" Mi fece uno di loro. Me ne ricordavo bene, di Tizio. Scarse doti, ma un talento innato nel seguire la corrente e nel farsi piacere da chi di dovere. "L'hanno messo a dirigere un'agenzia regionale". Uno di loro continuava ad essere il presidente di un circolo ARCI. "All'ultimo congresso per l'elezione del Comitato di Zona il primo intervento è stato di un socio di una cooperativa. Ha chiesto un giro di vite contro l'obbligo di associazione alle cooperative finalizzato agli straordinari non pagati ai soci lavoratori. Sai che risposta ha avuto? Silenzio di tomba".

E mi ricordo pure qualcuno molto vicino a me che volle per forza andare a votare alle primarie, pensando che significassero qualcosa. Mi ricordo congressi provinciali vinti e poi venduti al miglior offerente (debiti sanati per voti). Mi ricordo di chi arrivava a assemblee provinciali quando erano quasi concluse per far approvare mozioni dribblando la discussione, e mi ricordo di avergli messo i bastoni tra le ruote, cosa che continuai a fare per qualche anno. Lo incrociai casualmente dopo anni e anni, nel nuovo millennio "Ti ricordi quanto ci siamo scontrati?" mi disse "Perché allora c'era un senso, un significato forte. Oggi..."

Mi ricordo  un dirigente giovane ma con residui principi che, dopo la quarta bottiglia che girava per la tavola, diceva "Sì, abbamo vinto, ma siamo diventati un cartello elettorale e niente altro". 

Mi ricordo un vecchio consigliere comunale di lungo corso che discutendo la nuova sigla commentò "Poveri Dementi".

A scanso di equivoci, dell'altra parte ci sarebbe da dire anche di più, ma non ne ho conoscenza diretta. Da chi si candida con successo per salvarsi il culo ai vari mestatori fino alle miserie ideologiche più squallide e triviali no, dall'altra parte non c'è da stare allegri.

Mi verrebbe da rammentare, in conclusione, com'è che sono finiti i migliori spiriti tricolori, che è come hanno continuato a finire, in un modo o nell'altro: ce ne erano tanti che sarebbero dovuti andare via e invece il più delle volte rimanevano dove erano, magari cambiando casacca, alla faccia di chi aveva versato sangue o dato la vita.

https://www.youtube.com/watch?v=bY2Ijo-aVDU

Eh già, le autocrazie tricolori erano di altra pasta, rispetto a quelle più settentrionali, molto peggiore, esattamente lo stesso trend delle "democrazie". Magari, prima o poi, si rompesse il canapo che lega il pié dei cittadini dello stivale. Ma guardando la storia pregressa verrebbe da dire: unlikely. Citazione eccellente: il servo che non si ribella è peggio del padrone che comanda.



sabato 14 gennaio 2023

DIVULGATORE? MAI!

 

 

L'equivoco è stato persistente ed evidentemente lo resta. Sono stati trattati questi argomenti, nel tempo? Sì. Lo si è fatto con lo spirito del "divulgatore"? Ma figuriamoci...

Ricordo, forse confusamente, Quattrocciocchi che parlava della "divulgazione" in Italia come una grande occasione persa.

Senza scriverlo ai tempi dissentivo su un punto o due: non era stata un'occasione e non era stata grande.

"Divulgazione" in Italia è stata la cosa per chi non aveva un mestiere (o voglia o qualifiche per trovare un lavoro coerente con la propria formazione). Il tutto unito ad attitudine da attention junkie o attention whore. E questo spiegava l'essere sovente pappa e ciccia con il debunking, magari criticato, poi giù a fianco di sbutacchiatori e simili, perché i ruoli nella comunicazione "scientifica" sono come il maiale, non si butta via niente.

Se c'è qualcosa che il biennio 2020-2021 ha dimostrato è che in Italia la "divulgazione" non aveva la minima intenzione di informare, perché non era importante. L'unica cosa importante era "comunicare la cosa giusta" cioè educare il pubblico. Educarlo a tutto meno che a informarsi, a vagliare le informazioni, ad esercitare senso critico, tutte cose che invece erano in continuazione citate nei loro post e nei loro video e nei loro podcast etc etc etc. Una forma di ipocrisia tutta nuova, o forse antichissima: 

væ vobis scribæ et Pharisæi hypocritæ quia similes estis sepulchris dealbatis quæ a foris parent hominibus speciosa

Ma la realtà è che quando tiravano fuori l'usuratissima locuzione "comunità scientifica", da cui hanno sempre escluso gli accademici e simili sgraditi per le loro posizioni, forse si riferivano in realtà alla propria realtà sociale, quella della "comunità divulgativa", che come associazioni professionali, o di reduci e simili, ha i propri convegni, i propri happening, le proprie relazioni istituzionali e le proprie connessioni mediatiche.

E a questo punto si capirà perché a me il verbo "divulgare" provochi una certa allergia: no, mai fatta quella roba, mai voluto imbucarmi in quel clubbino e se qualcuno pensava diversamente pensava molto, molto male. Poi, va bene essere ingenui e incompetenti, ma come caspita ti poteva venire in mente di chiedere ad uno che all'epoca lavorava nel settore farmaceutico in Italia e diceva peste e corna di AIFA: salve, perché non esce allo scoperto e partecipa al nostro gruppo sulla scienza? 

Tra profonda ingenuità e profonda stupidità alle volte il confine è estremamente labile e io degli stupidi non mi sono mai fidato.

PS: Sulla pagina fb e qua sopra ha scritto gente che la pratica delle scienze ce l'ha per lavoro. Se le dichiariazioni d'intenti iniziali erano pretenziose e irrealistiche (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/05/honor-is-like-hawk-sometimes-it-must-go.html) e non abbastanza sitù (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/01/debord-attualissimo.html), beh, questa è un'altra storia. CS molti l'avranno preso per un personaggio del circo isocial, ma le intenzioni reali sono state declinate fin troppe volte e non saranno ripetute per l'ennesima.

venerdì 13 gennaio 2023

LA SECONDA CHE HAI DETTO

Conversazione telefonica con un vecchio amico, uno dei pochissimi che conoscono l'uomo dietro l'iniziativa CS. "L'area divulgazione ti avrebbe voluro cooptare, ma poi..."

Conversazione con il greco sul lavoro, che lamenta che di questa stagione qua l'alba arrivi più o meno un'ora dopo (forse di più) rispetto a casa sua "E' il periodo più brutto dell'anno, qua". Il greco ha un PhD preso somewhere north. Non ha mai lavorato a casa sua, la sua intera vita lavorativa l'ha spesa qua. Abbastanza lunga, anche se è meno della metà della mia.

Conversazione telefonica, altro vecchio amico "Il chierico del sistema in vigore in Italia deve immedesimarsi nel ruolo, l'onestà intellettuale se la deve dimenticare, la deve seppellire nel profondo".

Conversazione con un middle manager tecnico scientifico "l'anno scorso le cose non erano così diverse" dice lui "Sai qual'è la differenza?" dico io "Che poi c'è stato qualcuno che ha venduto. E indovina chi comanda, chi è stato comprato o chi ha comprato? E non ci sarebbero problemi, se non che chi ha comprato has no clue."

Conversazione telefonica con il vecchio amico #1 "Si sente la mancanza perché c'era quel rigore..."

Conversazione con una collega. Lei: "Tu l'avevi detto che quel progetto sarebbe franato" Io: "A bassa voce, che è ancora sconveniente dirlo."

Conversazione con qualcuno che a questo blog ha contribuito ."Letti gli ultimi post del blog. Troppo passato e troppo astio" "Se guardo qualcosa di quel si dice in Italia mi pare che sia ancora del tutto attuale: sempre le stesse cose, che meritano la stessa reazione. Comunque in ultima analisi hai perfettamente ragione."

Conversazione con il magazziniere (in realtà è lui che ha attaccato un bottone infinito) "Glielo ho detto: applicherò la metà delle SOP in vigore. Le altre che mi riguardano ma coprono situazioni che non si sono verificate in 20 anni le ho buttate nella carta da riciclare" ("Non lo devi dire a me, caro, e non voglio averci niente a che fare" penso, mentre la mia risposta è un sorriso di circostanza.)

C'è uno che mi manda una mail che dice che tizio ha detto questo e quell'altro di CS. Neanche rispondo e la cancello.

C'è l'uomo del compratore che mi ferma, si complimenta e mi vuole stringere la mano. La mia risposta è il sorriso canonico, mentre stringo la mano che mi viene porta.

C'è pinco che mi manda una mail chiedendomi di questo e quello.

E c'è un Full Factorial Design con un fit perfetto, senza confounding factors di mezzo, che dice da che parte andare.

Se qualcuno mi chiedesse "Cosa conta davvero ora, la prima o la seconda?" Per me l'unica risposta possibile sarebbe "La seconda che hai detto".



mercoledì 11 gennaio 2023

DEBORD? ATTUALISSIMO

 

Il circo social è una superfetazione del circo mediatico? Che al tempo stesso si presenta illusoriamente  come "non separata"?

Forse Debord avrebbe risposto che non c'è da porsi queste domande, che è la stessa roba, solo con il trucco, perché il tipo di inganno visivo e falsa coscienza è lo stesso.

Di sicuro quello che è lo stesso è l'illusione della sostituzione della realtà con lo spettacolo. Illusione alimentata in primo luogo dai media tradizionali e perlopiù accettata dalla società o perlomeno dalla una sua parte significativa (che i social media li usa o ne è dipendente). Ma l'analisi di Debord resta perfettamente attuale:

Non si possono opporre astrattamente lo spettacolo e l'attività sociale effettiva; questo
sdoppiamento è esso stesso sdoppiato. Lo spettacolo che inverte il reale è effettivamente prodotto. E
nello stesso tempo la realtà vissuta è materialmente invasa dalla contemplazione dello spettacolo, e
riprende in se stessa l'ordine spettacolare, offrendogli un'adesione positiva. La realtà oggettiva è
presente su entrambi i lati. Ogni nozione così fissata non ha per fondo che il suo passaggio
all'opposto: la realtà sorge nello spettacolo e lo spettacolo è reale. Questa reciproca alienazione è
l'essenza e il sostegno della società esistente.

Sosituite spettacolo con "social media" e il discorso continua a reggere perfettamente. Volendo si potrebbe pensare che da 1967, anno di pubblicazione de La Società dello Spettacolo, sia cambiato tutto ma in realtà non sia cambiato niente di significativo, sotto questi aspetti. Ma che oggi come allora di questo non esiste alcuna coscienza diffusa, né nei comuni cittadini né tra gli interessati alla prassi politica.

martedì 10 gennaio 2023

SISTEMI E INDIVIDUI

Mi laureai al tempo in cui infuriava la Qualità Totale e iniziai a lavorare ai tempi di "ISO 9000 o morte". Ero lì ai tempi della Six Sigma frenziness - e mi hanno raccontato che alcune Six Sigma Black Belts (https://en.wikipedia.org/wiki/Six_Sigma) del farma italiaco, dopo che il loro settore si è "leggermente" ristretto  e l'azienda dove avevano conseguito il titolo morta, hanno iniziato a fare gli insegnanti a corsi di formazione Six Sigma destinati ad altri settori.

Il sistema, sotto l'insieme di procedure, tende a far sì che l'individuo, i suoi errori, la sua inadeguatezza, cronica o momentanea, non abbiano effetto sul prodotto finale del processo.

Intendiamoci, riconobbi da subito, appena entrato al lavoro l'importanza di un sistema di gestione della qualità (e il cGMP - current Good Manufaturing Practice, nato per garantire la qualità dei farmaci, altro non è che uno di questi sistemi). 

Lasciando perdere le disfunzioni e le esagerazioni o la proliferazione caratteristica di questi sistemi (spesso un set di procedure tende a espandersi o a generare altri set di procedure con un processo alle volte poco controllabile), vorrei proporre una riflessione di carattere diverso: quando si tratta di produzioni consolidate e solide veramente l'importanza dell'individuo ai fini del processo è limitata all'attenersi alle procedure. Ma quando si tratta di ricerca e sviluppo...

Eh, già, perché da decenni procedure destinate alle produzioni seriali sono state adattate anche per garantire la qualità della progettazione, ovvero della ricerca e sviluppo. Non solo sono state create, ma sono state applicate o si è tentato di applicarle (di solito con tassi di successo molto bassi). E in genere protocolli e procedure governano anche la ricerca. L'illusione generale è che se ci si affida alla potenza della procedura un qualche risultato verrà ottenuto, anche se chi lavora e governa il processo possiede capacità o competenze mediocri o men che tali. L'idea che ci sta dietro è il "Tutti sono utili, nessuno indispensabile" un mantra corporate praticamente immarcescibile. E' uno dei temi portanti di uno dei più bei film che ho visto negli ultimissimi tempi.

Per me l'aspetto saliente del film non è la sfida agonistica, ma l'incapacità del sistema (Ford) e degli uomini del sistema di ottenere i grandi risultati. Che non saranno ottenuti senza quelli che possono fare la differenza.

Ma l'arroganza dei manager Ford è fondata su un fatto notevole: spesso il processo funziona e l'insieme delle procedure e dell'organizzazione media fino a farla scomparire l'incapacità individuale... il più delle volte.

Non come allora, ma esistono ancora aziende che cercano di tesaurizzare esperienze, competenze, know how (altre cercano in primis la capacità dell'individuo "to fin in"). E magari più in piccolo e in silenzio esistono ancora individui che, come a Le Mans nel '66, possono fare almeno un po' di differenza.

PS: "Quello che dico è che non potete comprarvi la vittoria, Lee, ma magari potreste comprare l'uomo che ve ne dia la possibilità" è probabilmente una delle frasi chiave del film. Ed esiste un mercato noto solo agli addettti ai lavori, che non è quello dei piloti o dei calciatori, che è interamente centrato su questo. Addirittura, come nella trilogia del cyberspazio di Gibson, ci sono agenzie specializzate nel trasferire personale highly skilled da un'azienda all'altra. Ma senza estrazioni in stile militare. Anche "Il mio compito è guidarla in tutto questo" a qualcuno (pochissimi) sarà suonato molto familiare. E pure  "Quindi voi avete già montato quello sulla GT40?" "Temo proprio di sì" non è male, e fortunato chi ha vissuto situazioni simili da qualsiasi delle due parti egli fosse. Ah, tra l'altro i film è una dichiarazione se non di amore di grande rispetto per l'Italia che fu e per quello che sapeva produrre. E pensare che una decina di anni fa principali voci dell'esportazione tricolore erano distillati del petrolio, meccanica di precisione e farmaci, mentre tutti parlavano di Made in Italy intendendo altro, che non era in pole position nelle esportazioni. Vabbè oggi le cose sono diverse, ma io trovo pasta di un pastificio campano, olio extravergine umbro e un caffè ai tempi pubblicizzato da Nino Manfredi al supermercato. Può anche andar bene così. O no?

lunedì 9 gennaio 2023

DISRUPTIVE SCIENCE?

 

https://www.nature.com/articles/d41586-022-04577-5?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225

Un interessante articolo su Nature, ma un po' deludente. Perché forse nell'analisi dovrebbero comparire altri fattori. Per esempio, il proliferare di pubblicazioni citato da cosa è prodotto? E' prodotto dal "publish or die", mi verrebbe da dire. In un'inflazione di pubblicazioni senza precedenti nella storia un articolo che davvero aprirebbe nuove frontiere ha buone probabilità di non essere notato o considerato a sufficienza. Che si dice dei beni inflazionati? Che perdono valore, senza distinzione tra l'uno e l'altro.

Un'altra faccenda sarebbe quella del "conformismo accademico", che è sempre esistito (vedere le vicende di Boltzmann). Ma che oggi sembra essere assurto al ruolo di dogma. Ci sono cose che non possono essere messere in dubbio (o non possono essere messe in dubbio quanto basta). Pensate a alzheimer e ipotesi amiloide: ci sono ormai tonnellate di dati che dovrebbero far riconsiderare tutto, ma l'ipotesi amiloide è sempre lì, e oggi, ancora una volta, si approva un farmaco basato su questa ipotesi (https://www.nature.com/articles/d41586-023-00030-3?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225 ).

Pensate al linciaggio subito da Johannidis: evidentemente sei rilevante finché non contraddici il paradigma dominante. Quindi di che "disruptive" science vogliamo stare a parlare? E' evidentemente disincentivata, e in modo piuttosto pesante.

L'articolo fa notare un trend simile anche per quello che riguarda i brevetti. E ok,va bene: il brevetto del CD-ROM fu disruptive, quelli di DVD e Blue Ray no. Però qualche considerazione riguardo il mio miserando setore la farei: ancora negli anni 80 di tumori trattabili sul serio ce ne erano abbastanza pochi. Nei 90 i tassani furono una rivoluzione e gli inibitori di proteasi di HIV fornirono il primo vero strumento contro il virus. Seguirono gli inibitori di kinasi da glivec in poi. Nel nuovo millennio arrivò il primo inibitore di integrasi di HIV e l'epatite C finalmente divenne curabile. E ho parlato solo delle prime cose che mi sono venute in mente.

Non so come sia negli altri settori, ma io ho cominciato a lavorare quando già si parlava di low hangng fruits: i frutti che stavano sui rami più bassi erano già stati colti tutti. Gli altri frutti stavano su rami più alti e più difficilmente accesssibili. Era chiaro che non si sarebbe trovata né la nuova aspirina né la nuova penicillina. Ma c'era spazio per altro, e direi che i fatti lo hanno confermato.

Dopodiché se la ricerca di base viene dall'accademia e l'accademia è ingolfata di group thinking c'è un po' poco da fare.


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...