martedì 28 marzo 2023

NOSTALGIA CANAGLIA

 

Ci si ride sopra, ma due mesi fa i nostalgici rilanciavano, un temerario all in: la variante Kraken (diciamolo, per scommettere su un nome così ci voleva del bel pelo sullo stomaco). 

Come poi è andata a finire lo sanno tutti, quindi non credo che spunterà una variante Yog Sothoth o roba del genere, e chi diceva "una pandemia è per sempre, mica penserete di cavarvela in due anni, eh?", beh... 

il vaiolo delle scimmie è stato velocemente archiviato, ma ci si può consolare con la guerra in Ucraina e la geopolitica e lo si fa, a giudicare da una veloce esplorazione della websfera italiana.

Si ride e si scherza, con sollievo, mentre c'è chi fa tutt'altro per evitare il sollievo (e evitarvelo). Ma mentre va in scena un'inutilissima commissione parlamentare, ci si scorda che il green pass all'italiana non ha avuto niente di corrispondente nei paesi occidentali (non ti vaccini, o non ti fai la seconda o la terza dose e non lavori né prendi stipendio). L'unica misura simile fu quella australiana del "No jab, no pay", ma stiamo parlando di una nazione, nel bene o nel male "built for convicts", come dice qualche inglese.

Me li ricordo bene i probiviri e le bravedonne a dire che le misure italiane non erano niente di che. Quando era evidentissimo che il green pass all'italiana era una misura senza alcuna ragione scientifica, perché nessuna agenzia regolatoria ha mai approvato un vaccino anticovid dicendo che poteva frenare i contagi. Né FDA né EMA hanno mai scritto questo di nessun vaccino, neanche usando il condizionale.

Ed era inutile ricordare ai falsificatori seriali della realtà (ma a fin di bene, eh) come era stato accolto il debutto del green pass tricolore dalla stampa anglosassone, quando ancora nessuno si immaginava che ne sarebbero venute fuori versioni super e rafforzate: 

l'Italia si è spinta in un nuovo territorio per una democrazia occidentale, mettendo in opera una direttiva per l'obbligo di vaccinazione sui posti di lavoro che ha modificato il patto sociale quando il turno del giorno successivo è iniziato. Ovunque dagli uffici alle fabbriche i lavoratori hanno affrontato un nuovo requisito per entrare e guadagnarsi la busta paga: hanno dovuto prima esibire il QR code del pass vaccinale voluto dal governo (https://www.washingtonpost.com/world/europe/italy-vaccination-mandate-workers/2021/10/15/d1b045e2-2d99-11ec-b17d-985c186de338_story.html)

E c'era chi oltremanica , dopo mesi di green pass all'italiana, ribadiva il suo punto di vista su "L'inutile tirannia del covid pass italiano" (https://www.spectator.co.uk/article/the-pointless-tyranny-of-italy-s-covid-pass) Ma andava tutto bene, non c'era da preoccuparsi. Erano cose di nessun conto, la perfida Albione era uscita dall'Unione Europea e, molto peggio, fuori dall'Unione voleva restarci. 

Il green pass tricolore è stato il più malsano e deleterio frutto del duumvirato politica-medicina istituzionale. Sarebbe bene ricordarselo, per ricordarsi a chi si deve andare contro alla prossima occasione, che tanto prima o poi arriverà (il GP tricolore ha creato un precedente incredibilmente pesante e all'occasione sarà fatto pesare).


lunedì 20 marzo 2023

C'E' UN MOTIVO SE...

... Mad Max è diventato un'icona, mentre Waterworld (1995) no. All'epoca fece notizia come manifesto ispirato al cambiamento climatico ma forse per l'allegoria smaccata e gli intenti propedeutici è invecchiato male quanto le profezie di Al Gore.


Con questo non si intende sostenere che non sia in corso un cambiamento climatico etc etc. Però occhio all'advocacy, specie quando si maschera da "scienza", perché la reazione negativa è assicurata e le sue conseguenze non possono essere curate con più advocacy. Specie quando si è iniziato ad "esagerare un po' " da fin troppo tempo. Non condivido l'entusiasmo per i social e youtube di Sabine Hossenfelder, ma ne apprezzo lo spirito critico. E sì, onestamente anche io avevo capito male l'effetto serra. 

Riguardo le "leggere imprecisioni" di Al Gore, anche oggi modello che prendi e quantità che trovi (temperature, tempo), quindi figuratevi nei '90. Lo ricordava sempre la Hossenfelder in un articolo sul NYT: è un problema, diciamo così, di risoluzione, e ancora oggi non abbiamo la potenza di calcolo per modelli di risoluzione maggiore (https://www.nytimes.com/2019/06/12/opinion/climate-change-supercomputers.html?fbclid=IwAR1HXE2pR-O4urGw88B44q0VOovparPqD2-BXXhFoC3F9SgnivNrO0Ugo2w). Qundi le previsioni per il 2030, beh... ci possono stare, oppure finire come la profezia di Gore, magari con meno clamore (poi c'è la questione dei dati grezzi, passate un po' di tempo con qualcuno che ci lavora "leggermente a disagio" e vi renderete conto che non sono esattamente oro colato).

Mi chiedo se davvero per spingere verso alternative ai combustibili fossili (o per promuovere le vaccinazioni) ci sia necessariamente bisogno di una collossale montagna di stronzate. I risultati direbbero di no, perché se metti fuorilegge il catorcio euro 2 del poveraccio che non arriva alla fine del mese l'unica risposta che avrai sarà una giustificata e feroce avversione, idem se obblighi all'adeguamento energetico delle case, specie nei paesi ricchi di città con un centro storico. Nel mentre ci sono processi, come il record delle energie rinnovabili (https://www.iconaclima.it/energia/energia-europa-rinnovabili-2022/) in cui l'advocacy non ha contato un tubo, mentre la geopolitica ha pesato immensamente (la nuova guerra per niente fredda, ormai).

Il problema continua ad essere lo stesso di sempre: se in un modo o nell'altro chi pratica l'advocacy (di solito autodefinita divulgazione) ne ha un ritorno, monetario o no che sia, ci ritroviamo nella fattispecie dell'oste che giudica il suo vino, con la differenza che nel caso del cambiamento climatico non c'è misura che sia sufficiente ed è sempre e comunque troppo tardi (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/e-dacci-oggi-la-nostra-apocalisse.html). E tutto questo mai, mai, mai, mai guardando all'elefante nella stanza (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/04/la-produzione-mondiale-di-co2-questione.html). Ogni volta che leggo o sento certa roba sui media mi dico "Per mia fortuna non campo facendo quel lavoro lì".

C'è poco da fare o da dire. Per fare un esempio nessuno si ricorderà del processo Fischer-Trops. Io invece lo studiai ai tempi dell'università: idrocaburi leggeri da syngas (CO e idrogeno), e il syngas ai tempi si produceva dal coke, e quindi dal carbone (oggi le cose sono un po' diverse). Il processo è ancora usato, ma nella storia si ricorse al Fischer-Trops quando l'approvvigionamento di idrocarburi diventava problematico per una nazione e l'esempio più noto è quello della Germania nazista, ma ci fu anche il Sudafrica ai tempi dell'embargo. Considerando questi esempi il deterioramento delle relazioni est-ovest può promuovere in occidente l'impiego di energie rinnovabili, e lo sta facendo. Che effetto questo avrà globalmente non credo che nessuno possa dirlo.


giovedì 16 marzo 2023

QUANDO INIZIAI

Quando iniziai ero un ragazzino, ancora negli "enti". Mi ricordo benissimo il culture clash, dall'università all'industria, e un collega più anziano di una decina d'anni quando mi disse: "Devi guardare il gradiente". "Il gradiente di che? Quale gradiente?", pensai. Lo avessi detto ad alta voce la risposta sarebbe stata "Il gradiente tra temperatura di camicia e temperatura del batch, bischero!". E comunque sarei stato fortunato, perché in altri contesti c'erano periti di lungo corso che avevano tra le loro missioni principali dimostrare che una laurea non serviva a niente, e quindi non servivano a niente neanche i laureati. Triste ma vero, spesso ci riuscivano pure. Mettetelo pure sul piatto della bilancia a favore di chi ha lungamente parlato dell'arretratezza tecnologica della piccola-media impresa dei tempi. In alcuni casi i responsabili di produzione erano veri serpenti, con la mitologia del caporeparto eroico che aveva chiuso la perdita dalla valvola di fondo di un reattore a mani nude, e il reattore era pieno di fosforo ossicloruro. Gente che se gli avessi letto le moderne linee guida HSE (Health, Safety, Environment) ti avrebbe preso per scemo. In breve la "cultura" industriale che aveva prodotto l'incidente di Seveso e quello della Farmoplant era ancora ben presente. E spesso remava contro, cioè contro le nuove generazioni, mentre di solito erano prostrati per terra davanti al nuovo direttore ex questo e quello (e c'erano stabilimenti in cui il turn over dei direttori era piuttosto frequente). Però...

Però devo dire che al tempo uscire da un corso di laurea "pesante" le basi te le dava tutte, e in qualche misura anche la capacità di usarle. E la differenza tra un chimico organico e un chimico industriale stava nel fatto che il secondo di chimica fisica (e matematica) applicata qualcosa aveva fatto.

Com'è che dal lavoro per un processo di estrazione di un prodotto naturale (un caso strano e non banale) si fosse arrivati allo studio di un equilibrio liquido vapore non me lo ricordo.
Ma ad un certo punto il responsabile del laboratorio mi chiese: "Tu che sei industriale, si può ricavare la curva di equilibrio di vapore per questa miscela di solventi?"
"Sperimentale o calcolata?" Chiesi a mia volta. Il responsabile fece una telefonata e lo sentii girare la mia domanda.
"Quanto tempo per la curva calcolate?"
"Due giorni".
Il responsabile salutò il suo interlocutore e mise giù il telefono. Al che ci fu una veloce riunione con lui e il senior chemist. Il boss mi disse: 

"Serve per un multiplo effetto, sai di che si tratta?"
"Come no."
"Come pensi di tirarla fuori? Che ti serve"
"Mi servono temperatura e pressione operativa degli effetti. E la curva per ogni effetto la tiro fuori con l'equazione di Antoine." Risposi.
"Ah, Antoine! Se sei buono ti tirano le pietre..." Commentò il senior chemist.

L'uscita era giustificata dal fatto che l'equazione di Antoine è roba da chimici industriali e ingegneri chimici, per l'appunto. E' un'equazione empirica derivata dalla equazione di Clausius Clapeyron



dove R è la costante dei gas , P la pressione, T la temperatura, L il calore latente di evaporazione per la sostanza pura in esame (so sorry, non è colpa mia se le equazioni differenziali sono così pervasive nelle scienze).. Integrando si ottiene la sua forma più usata:



(dove c è una costante) A questo punto qualcuno si starà chiedendo di cosa diavolo sto parlando. Beh, sto parlando di evaporazione (e condensazione), fenomeni appena rilevanti nel mondo che ci circonda (pensate al ciclo dell'acqua tra superficie terrestre ed atmosfera). E piuttosto rilevanti in chimica, visto che hanno a che fare con la distillazione. E quindi con il recupero di un solvente costoso in un processo chimico, per esempio. Forse qualcuno non avrà fatto caso a quella R. Costante dei gas : Clausius Clapeyron tratta il vapore di un equilibrio liquido-vapore come un gas perfetto. Piccolo problema: i vapori della maggior parte dei liquidi nelle condizioni più tipiche non è affatto detto che si comportino da gas perfetti. E quindi nel 1888 Louis Charles Antoine, che era un ingegnere chimico (e dunque abbastanza poco interessato a teorizzare su gas ideali, di base) propose la sua equazione:



dove P è la tensione di vapore (la pressione dei vapori in equilibrio con la relativa fase liquida), T la temperatura, A,B,C costanti da determinare sperimentalmente. In pratica si trattava di un'equazione con cui fittare dati sperimentali. Come ci si poteva aspettare venne fuori che l'equazione fittava bene con gli stessi coefficienti ricavati solo in determinati intervalli di T e P per una sostanza pura. Ma comunque da allora si cominciarono a tirar fuori i coefficienti di Antoine per svariati intervalli di T e P per la maggior parte dei composti chimici. Ai tempi dell'episodio che ho citato la fonte primaria per questi dati era International Critical Data Tables, rigidamente cartaceo, accessibile come una vasta collezione di volumi nella biblioteca di ingegneria. Ormai da anni i dati dell'equazione di Antoine si trovano su NIST Chemistry WebBook 

 

Nell'immagine (da NIST) il plot dell'equazione di Antoine per n-esano sulla base di due set di valori dei coefficienti determinati per due diversi intervalli di temperatura. (Nell'episodio che ho citato non avevo a che fare con una sostanza pura, ma con una miscela binaria di solventi, utilizzai l'approccio "miscela ideale di componenti non ideali" e funzionò benissimo).

Erano altri tempi... in due anni il mio stipendio sarebbe più che raddoppiato. Oggi, a prezzi costanti, il mio salario è circa quattro volte il mio salario in ingresso quando iniziai. Ma è così perché non lavoro né vivo in Italia, la patria della stagnazione salariale.

martedì 14 marzo 2023

VACCHE MAGRE IN ARRIVO

La voce è che sia colpa della guerra in Ucraina: oggi il denaro costa di più, e quindi è di più difficile accesso. In breve il discorso sarebbe questo: la crescente inflazione del 2022 ha portato a un rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, che ha determinato un calo negli investimenti a più alto rischio (il rialzo dei tassi sarebbe la causa ultima del fallimento di Silicon Valley Bank, che ha fatto notizia un po' ovunque https://www.theguardian.com/business/2023/mar/13/silicon-valley-bank-why-did-it-collapse-and-is-this-the-start-of-a-banking-crisis). Queste sono le chiacchere dell'higher management, che rivede al ribasso le sue aspettative per il 2023, e molto al ribasso quelle per il primo trimestre. Ovviamente parla per il grande grande gruppo, in cui ogni struttura, compreso il suo management, è solo un altro lavoratore nella grande vigna della proprietà. E la proprietà sono fondi di investimento. Tra l'altro significa che se un singolo lavoratore nella grande vigna è ritenuto improduttivo, le perdite di posti di lavoro sono almeno a 3 cifre.

Chi è fuori dal giro, o almeno i più svegli, se ne è accorto senza vedere i conti. Alla macchinetta del caffè l'ingegnere chimico spagnolo, una trentenne ultima arrivata del gruppo process tech, mi dice che la gente è preoccupata perché vede il rallentamento delle attività. "Quando una cosa del genere è successa dove lavoravo, a casa, dopo sei mesi eravamo quasi tutti a spasso" dice. "Sono due settori molto diversi", le rispondo, perché lei viene dai bulk chemicals, grandi volumi, basso valore aggiunto. Tutti si sono congratulati con il giovane della Quality Assurance che ha lasciato l'azienda per una posizione in una start up che sviluppa terapie cellulari, molto più vicina a casa sua. Quando io gli ho augurato buona fortuna gli auguri erano particolarmente sentiti: con questi chiari di luna si è spostato in una tipologia di azienda ad altissimo rischio.

I grandi media, che si sono abituati a campare di allarmi, si chiedono se il crack Silicon Valley Bank possa essere l'inizio di un'altra crisi globale. Sugli effetti globali mi astengo dal commentare per incompetenza, ma gli effetti sul mio settore sono scrittti nero su bianco. Sette anni di abbondanza, sette anni di carestia, sentenzia il detto. In questo caso dopo tre anni di mercato del lavoro al rialzo è arrivata la doccia fredda e per esperienza so che potrebbe durare molto più di tre anni.

Mi ricordo di alcuni giovani colleghi, con cui ho avuto a che fare sul lavoro e virtualmente. Mi ricordo ai tempi della pagina fb il neolaureto che mi chiedeva un consiglio sulla posizione che gli avevano offerto in Cumbria come operatore di kilolab, per esempio (il mio consiglio fu "vai"). Mi ricordo del più giovane e brillante membro del mio team, più di anno fa, che se ne andò con una mia lettera di refernze. Li credo più al sicuro di altri per un banalissimo motivo: la sterlina che perde terreno nei confronti dell'euro, e da un mese nei confronti del dollaro. Questo è un aiuto niente male al settore nel Regno Unito, la cui clientela, come sempre e come per tutti, in ultima analisi è largamente americana. Quanto a me non vedo rischi concreti, ma ho preso qualche contromisura tre mesi fa. Just in case. Posso dirmi soddisfatto, ho raccolto il massimo quando si poteva raccoglierlo. Quanto a limitare i danni in fasi regressive ho una lunga esperienza dovuta al banale fattore anagrafico. Alcuni dei miei colleghi pari livello lavorano in questo sito da una vita o quasi, e di crisi ne hanno viste più di una, in trent'anni. Il più imperscrutabile di loro si è lasciato sfuggire: "It's temporary, biotechs are struggling, big companies need quality, GMP and a pipeline going forward, it's a balance". Un cauto ottimismo da uno che è arrivato qua dopo la prima ondata di dismissioni e ristrutturazioni dei colossi del pharma, ormai vecchia di più di 20 anni. Abbiamo vissuto entrambi le stesse crisi e tra noi c'è un rispetto costruito su poche parole.

Mi chiedo oziosamente che effetto avrà questo cambio di tendenza sulla mini ripresina di cui aveva goduto il settore in Italia. Ma in fondo mi importa fino a un certo punto, visto che non lavoro lì né mai tornerò a lavorarci.

lunedì 13 marzo 2023

QUELLA GENIA

 

(genia, sostantivo femminile: Accolta o stirpe di persone spregevoli, gentaglia.)

"Io sono scienza" è uno sport molto diffuso tra certi millennial e Gen X, compresi certi ircocervi usciti dalla bestemmia del 3x2 (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/07/32-e-conseguenze-inattese.html), tipo un triennio a scienze della nutrizione e un biennio in astrofisica - giusto per fare un caso limite, ma non crediate che sia un caso impossibile.

Leggendo in giro per la websfera italiana fa sorridere che spesso a lamentare la decadenza del mondo accademico e la crisi della letteratura scientifica siano i prodotti e i protagonisti minori delle medesime crisi e decadenza. E vogliamo considerare quanto sia stato grottesco che i loro fratelli maggiori, padri e anziani zii, che quella decadenza la mangiano (e ci mangiano da anni) abbiano voluto fare iggiovani, fraternizzando con i virgulti della crisi su isocial?

Guardo indietro, a cinque anni di esperienza social network CS - cioè tre di troppo, secondo alcuni, e inizio a pensarla allo stesso modo. Se l'esperienza è finita è anche, tra le ultime ragioni, perché provare a portare la mentalità della pratica delle scienze su isocial opponendola a "io sono scienza" era una missione impossibile. Semplicemente perché "io sono scienza" è conforme all'attuale forma de isocial, la pratica delle scienze no, se non come rappresentazione illusoria. E l'illusione quale è? Che un paper (sfornato spesso troppo male da quel mondo in crisi) possa essere piazzato su un social senza perdita di significato. Mea maxima culpa, anche CS ha in qualche misura coltivato una simile illusione. O meglio ha coltivato l'illusione che si potessero battere gli avversari al loro gioco e con le stesse loro armi. In realtà c'è chi ha tentato a farlo con risultati molto migliori di quelli di CS, però sottoscrivendo il modulo "io sono scienza", anche con il pieno titolo di chi la carriera scientifica l'ha fatta con un un certo successo, più o meno grande.

In capo ad alcuni anni, cioè troppo tardi, sono giunto alla conclusione che, come in tante altre occasioni, l'unica mossa vincente sia non giocare. Per il semplice motivo che nella realtà puoi essere un grande chirurgo, ma nella finzione social qualcuno con zero tituli dirà ai suoi pochi o tanti follower che sei un callista senza qualifiche, e i pochi o tanti follower prenderanno la tua dichiarazione come tavole della legge (che ci siano poi chirurghi con uno spessore intellettuale inferiore a quello di alcuni callisti è altro discorso). Però avendo un'età ed essendo quel che sono posso anche arrivare a giustificare "io sono scienza" se e solo se il significato politico dell'operazione esiste. E l'ho fatto, pubblicamente, almeno un paio di volte, forse più.

Quanto alla genia se ne resti pure su isocial, negando l'evidenza, a lamentarsi sempre più sommessamente di essere orfana di COVID19. Sono tali e quali i "grandi scienziati che hanno bisogno di un microscopio elettronico", nella fenomenologia, hanno il loro pubblico, piccolo o grande che sia, i meccanismi sono i medesimi, quelli del mondo dello spettacolo. E buon pro gli faccia.


sabato 11 marzo 2023

NEANCHE SE MI PAGATE

 


Non so come mai questa mail non sia finita automaticamente nello spam, ma del resto ormai chi vende spam pubblicitario ha una clientela molto varia, che include anche anche i grandi editori.  Periodicamente mi arrivano inviti a abbonarmi al Corriere, a Repubblica, a Il Manifesto, a National Geographics, e non c'è filtro antispam che regga.

Comunque le ragioni del "neanche se mi pagate" sono già state esposti (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/scrivere-di-scienza.html) Poi per quale motivo uno dovrebbe comprare qualcosa dove scrivono scarti del sistema aristocratico-politico-accademico, roba varia più un ginecologo che parladiscienza? Ofelè fa el to mesté, si diceva...

Una volta mi uscì riguardo a certuni: chissà come verrebbero valutati (o per dirla nel modo più crudo, prezzati) i Curriculum Vitae di questa genia che gode a sragionare di scienza sui social. La risposta era scontata. Ma possono sempre pensare di scrivere per Le Scienze, 

(Ah, ciccini, la pandemia pare proprio finita alla strafaccia di quelli tipo voi a cui avrebbe fatto comodo che andasse avanti per anni e anni)

venerdì 10 marzo 2023

DALL' UNIVERSITA' ALL'INNOVAZIONE, VIA "LEGGERE IMPRECISIONI"


Le riforme universitarie italiane dai primi 90 all'inizio del nuovo secolo sono riuscite a aumentarne la capacità di generare gente che non vorresti non solo nel tuo team, ma in tutta l'azienda. Ma forse no, e perché no? Perché ci sono aziende che pensano che se anche il progetto stia nella melma più alta la cosa più importante sia stordire il committente di parole facendo credere che no, il livello della fogna è bassissmo e abbiamo un quadro chiaro di come trovare la strada per il sole del successo della tua idea (idea che morirà nel fango). Ci sono aziende che campano (quando ci riescono) anche o sopratutto su questi progetti, spesso improbabili:  è l'ecosistema delle startup e delle biotech. Da una parte c'è quella che può essere definita l'offerta di innovazione. Dall'altra c'è la gestione di capitali che cerca rendimenti più alti. Il trait d'union tra offerta di innovazione e capitale sono Venture Capitalist e Business Angels, soggetti che di solito sanno benissimo che il tasso di successo nella ricerca farmaceutica è sempre lo stesso: un 10% scarso. Ma... VC e BA non sono lì per far arrivare un farmaco all'approvazione. Sono lì per far crescere di valore i propri assett per poi venderli al momento opportuno, o quotarli in borsa.

Eh già, i dati del mondo reale sono quelli che sono: multi vocati sunt, pauci electi. Di spinoff universitarie e startup con l'idea geniale ce ne sono a bizzeffe. Ma di idee che funzionano ce ne sono molto poche.

E' un processo, ed un processo che genera utili in più di un modo. Perché l'idea, buona o apparentemente buona, ha bisogno di essere testata. E visto che di solito chi ha generato l'idea buona o apparentemente tale non ha le strutture per produrre quel che deve essere testato, con i soldi degli investitori pagherai service provider per la biologia, la sperimentazione animale, la chimica e tutto il resto (e i service provider ringraziano, quando il committente è in grado di pagare alla fine - e non sempre è il caso).

Essendo stato nello specifico ramo ricordo bene. Ricordo bene la differenza tra i dilettanti finanziati dagli ignari e i professionisti, quelli seri. Questa è la conseguenza di un mutamento sistemico verificatosi una ventina di anni fa, quando le grandi farmaceutiche, che di know how ne avevano a pacchi, hanno cominciato a dilapidarlo con le ristrutturazioni e i conseguenti licenziamenti. Per poi iniziare a vagliare quel che veniva fuori dal settore start up e biotech, vedendo se c'era qualcosa che meritasse di essere sviluppato. e magari alla fine della fase II, o all'inizio della fase III. E' in quell'epoca "magica" che si sono verificati episodi emblematici (tra tutti https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/fior-di-giglio-intascare-700-milioni.html). L'hype driven stuff è un bel giocattolino da soldi, per i mercati finanziari (storia vecchia ormai https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/scienze-innovazione-e-hype.html ).

Valutando tutto il meccanismo nel modo più freddo di questo mondo: 

1) Il meccanismo produce, alla fine, innovazione? Sì.

2) Questo meccanismo è efficiente? No. Ma...

3)... Ero ancora un ragazzino quando leggevo dell'inefficienza della ricerca delle grandi farmaceutiche, e da professionista più avanti negli anni continuavo a leggere le stesse cose. Poi...

4) ... c'è una quantità di soggetti che ci guadagnano in ogni caso. E non sto parlando solo di capitale finanziario. Ehi, è roba che paga stipendi, comunque, alla fine, oggi ai tempi delle CRO come ieri ai tempi delle farmaceutiche grandi per davvero (come headcount, non solo come fatturato).

Qualche anima bella ha pensato che la soluzione al problema sia il delinking (vedasi queste "leggere imprecisioni" https://lavoce.info/archives/49192/piu-premi-meno-brevetti-sui-farmaci-innovativi/ ). Ma tutti i discorsi sul delinking che ho sentito nel tempo glissano con eleganza sui due elefanti nella stanza. Elefante numero uno: che l'accademia e la ricerca pubblica da sole possano essere più efficienti nel processo rispetto all'attuale sistema è tutto da dimostrare. Diciamo che ad ora le prove di efficienza di sistemi alternativi non hanno fatto gridare al miracolo, anzi. Si guardi a TB Alliance (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/09/il-primo-anti-tbc-sviluppato-da-ong.html ): un miliardo di dollari in 20 anni per avere un farmaco approvato, e con un profilo peggiore di quanto uscito dal privato - il farmaco no profit costa meno, ma è stato usato in primo luogo per far abbassare al privato il prezzo del suo farmaco (migliore). No, a naso non direi che sia una gran prova di efficienza.

Elefante numero due: i budget. Chi parla di decine di milioni come budget adeguato per lo sviluppo di un farmaco o è del tutto incompetente o è in perfetta malafede. Si parla in realtà di centinaia di milioni, ed il grosso del costo è costituito dai trial clinici. Ma si ritiene comunemente di ovviare comunque al prezzo dei farmaci con il produttore asiatico e questo è un mantra ideologico, perché al di là dei costi di produzione ci sono sempre quelle centinaia di milioni per i trial clinici. Qualcuno dei soliti genii ha pensato che la soluzione al problema possa essere il porsi al di fuori della regolazione farmaceutica occidentale. Che in prospettiva sarebbe più o meno: 80 anni per liberarsi dall'incubo Elixir Sulfanilamide ( https://en.wikipedia.org/wiki/Elixir_sulfanilamide ), 20 per tornare al punto di partenza. Scordandosi talidomide e bambini focomelici, tra l'altro.

C'è infine da considerare un altro fattore: al momento il presente meccanismo inefficiente paga stipendi a un platea un po' più larga (e spesso più competente)  di quella accademia-ricerca pubblica. Ma guarda caso questo è un aspetto che per i più è assai poco interessante.

Un riassuntino spiegato facile? Uno stato che taglia la sanità ma aumenta la spesa militare non solo non vuole  pagarvi il farmaco innovativo ma, se pure avesse il know how che non ha, neanche sarebbe disposto a spendere quei miliardi che servono ad avere una pipeline che va avanti e farmaci approvati. As simple as this. Quanto alla farmacologia medica italiana meglio lasciar perdere (ricordatevi il lopinavir in funzione anti COVID grave: è una pietra tombale fin troppo pesante per la bisogna - chi ha sostenuto che sia stato un errore giustificabile ha una malafede pari alla sua ignoranza).


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...