domenica 13 agosto 2023

UN MINUTO A MEZZANOTTE?

Negli anni 80 Watchmen inserì al centro del proprio plot l'orologio dell'apocalisse (https://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_dell%27apocalisse). Una soluzione "creativa" di uno degli eroi del gruppo evitava l'apocalisse nucleare. L'orologio è un qualcosa di estremamente suggestivo. Che sia nato nel 47 su iniziativa del Bulletin of the Atomic Scientists è cosa che ha fatto riflettere molti, negli anni, ed è un evento indirettamente protagonista di Oppenheimer , film che merita una visione attenta. Il fatto che nel 2007 l'orologio dell'apocalisse includa i cambiamenti climatici è uno dei segni del nuovo millennio, per il più semplice dei motivi: nessuno ha il dito sul grilletto degli emettitori di gas serra globali, mentre invece il grilletto delle armi nucleari esiste, eccome se esiste.

A dispetto di un mio caro amico che lo odia, citerò di nuovo Tom Clancy, da quell'Uragano Rosso che divenne libro di testo all'Accademia di Annapolis: i Russi consideravano l'arma atomica una scelta politica, non militare, esattamente come la loro controparte (che però nascondeva la cosa sotto tonnellate di tecnicismi). Quando si usa un'ordigno nucleare qualcuno dà l'ordine e sappiamo benissimo chi è. Sempre a proposito di Clancy:

"Dr Ryan, CINC-SAC here, I repeat, sir, I have a nuclear-launch order from the President, and I require confirmation, sir."
Ryan looked at his President, then leaned down to the microphone. He struggled for the breath to speak. "CINC-SAC, this is John Patrick Ryan. I am DDCI." Jack paused, then went on quickly:
"Sir, I do not confirm this order. I repeat, General, this is NOT a valid launch order. Acknowledge at once!"
"Sir, I copy negative approval of the order."

(Tom Clancy, The sum of all fears)

Come rilevano Sara Gandini e Paolo Bartolini è significativo che tanto si strilli sul climate change quanto si taccia su questo (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/10/appello-al-disarmo-nucleare-gli-stati-devono-eliminare-i-loro-arsenali-prima-di-eliminare-noi/7256020/?fbclid=IwAR1UYdmwnCL0418X7GNj52KiVsoBQdgX_yWWjTRirt5Kvl4m4Sciec-bpSs).

Che di armi nucleari si torni a parlare oggi è fatto significativo: non pare che la pubblicizzata e acclamata controffensiva ucraina abbia ottenuto un qualche risultato ed in più è scoppiata la questione del Sahel. Sembra di essere tornati ai tempi della Guerra Fredda: qualcuno si ricorda Corea, Vietnam, Angola, per citarne solo alcune? E la dottrina della sicurezza nazionale a stelle e strisce applicata all'America Latina?

Ebbene, allora non successe niente, l'apocalisse nucleare non si materializzò. Quindi non si materializzerà anche questa volta? Forse. O forse no.

Di recente mi è capitato di passare molto tempo a discutere di rischi. Quando la probabilità che un evento ha di verificarsi è bassa questo non si significa che non si verificherà mai. L'unico modo per essere sicuri che non si verificherà mai è levare di mezzo la causa prima del rischio, che in questo caso sono le armi nucleari. Magari non di botto, ma un trattato che levi di mezzo quelle definite "tattiche" sarebbe una gran cosa. Il piccolo problema è che nel nucleare tattico qualcuno ha investito molto, da decenni (chi ha inventato le testate dial-a-yield?).

"A nuclear war cannot be won and must never be fought," aveva detto un annetto fa Biden all'ONU (l'unico commento possibile a questa uscita era: grazia, graziella etc). Ma mi ricordo anche che era stato detto che le bombe a grappolo erano un crimine contro l'umanità, poi...

Il vero crimine contro l'umanità è la prosecuzione dei conflitti armati e specialmente di quelli tra potenze nucleari, diretti o indiretti che siano. E sarebbe il caso di prenderne atto, prima di ricorrere all'opzione nucleare "per salvare vite" per la seconda volta nella storia dell'umanità.

venerdì 11 agosto 2023

THANKS FOR NOTHING, 700.000 TIMES AND MORE


Il gruppetto della macchina del caffè di questi tempi si guarda attorno rapidamente e poi parla senza peli sulla lingua. L'ingegnere chimico spagnolo mi dice che lei me l'aveva detto, mesi fa. Vero (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/03/vacche-magre-in-arrivo.html). Oggi è tra quelli con una croce sulla schiena, per così dire: i candidati al pacchetto tagli mensili. Ovviamente lei sta mandando curriculum in giro sin da prima dell'annuncio ufficiale. L'indonesiano della Quality Assurance è nella stessa condizione e non si vede da due settimane, ufficialmente in ferie, ma in realtà a sgombrare il proprio appartamento, vendere l'auto e tutte queste cose qui. Gli altri mi chiedono che si dice ai vertici del sito. Io gli rispondo che i vertici del sito sono in attesa come tutti gli altri- e anche in quel caso si mandano curriculum in giro, con estrema discrezione, ma questo non lo dico. Quando arrivano email del Managing Director globale vengono aperte con ansia. Ovviamente tra quelli che sentono, sondano, mettono in giro la voce "disponibile" tra gli headhunter ci sono io (avere un giro di contatti tra gli headhunter può essere utile).

C'è gente che nel sito ci ha letteralmente passato la vita (lavorativa). E si interroga sul proprio futuro, perché non conosce niente altro. E poi ci sono gli altri, come me, come la gente alla macchinetta del caffè. E gli altri hanno in comune una cosa: sono dei sopravvissuti, che di crisi ne hanno vissuta almeno una, prima della presente. Quindi sanno annusare i segni in anticipo, sanno quando mettersi di nuovo a cercare.

Di sopravvissuti alle crisi della chimica farmaceutica, italiana e non, ce ne sono parecchi, Altri hanno finito per diventare assassini e/o suicidi (https://www.cbsnews.com/news/updated-suicide-follows-stabbing-linked-to-pfizer-layoffs/). Il fatto che mi è rimasto più impresso è stato quello del licenziato che sgombra la scrivania portandosi via le cose nel classico cartone, arriva nel parcheggio e si uccide (https://hudsonvalley.news12.com/police-pfizer-worker-kills-self-in-pearl-river-34721086). Altri si sono ricollocati più o meno facilmente, ma per quelli a cui è capitato sui 50 anni il discorso è molto diverso. A me è capitato e sono sopravvissuto, per tanti altri non si può dire lo stesso. Si tratta di un contesto in cui quali siano i tuoi risultati, beh, possono fare la loro figura su un Curriculum Vitae (ottima cosa), ma nelle condizioni del momento dove sei (azienda ma anche nazione) questo conta 0. Ciò non vuol dire che i cinici sopravvivono (le crisi aziendali sono come le inondazioni, diceva un mio collega, chi galleggia è perlopiù legno secco o altra materia assai meno nobile). Vuol dire che se sopravvivi nel settore un tasso minimo di cinismo assoluto lo hai sviluppato, sempre che tu non sia un galleggiatore (il che implica aver sviluppato qualcosa di molto peggio).

Questa è la storia da cui vengo e la realtà in cui vivo: "They need you until they don't". Detto ciò...

Detto ciò questo mi ricorda qualcosa e si può immaginare cosa non sia stata l'operazione CS.

Non è stato qualcosa per incassare il classico caffè dal web. Thanks for nothing a chi parlava di clickbaiting.

Non è stato qualcosa per "essere funzionale a...". Qua sopra non si è mai voluti essere funzionali a qualcuno, anche se qualcuno ha usato funzionalmente quello che si scriveva, una volta da una parte, una volta dall'altra. Thanks for nothing, guys, non abbiamo mai fatto un pezzo di strada assieme in realtà, avete usato quando vi andava bene e via.

Non è stato qualcosa per "parlar male della scienza" se per "scienza" si intendono, in astratto, discipline scientifiche: del mio mestiere, che è basato su una discliplina scientifica, non ho mai parlato male e soprattutto sono perfettamente in grado di svolgerlo nella fascia più alta del settore (se qualcuno non ci crede affar suo, ma quando per pura ipotesi un suo parente sarà salvato dal nuovo miracoloso antitumorale, beh, sorry, da parte mia la sua produzione non era intesa per renderti felice) . Quanto a parlar male di quello che sui social media passa per scienza, beh, era un atto dovuto nella maggior parte dei casi. Perché in un contesto come quello della mia vita professionale certi pezzi di scienza attivi sui social forse potrebbero galleggiare nelle crisi come il legno secco o la materia meno nobile di cui sopra, ma quanto ad avere le credenziali per saltare altrove... sui foot soldiers dell'ascienza social, laureatiinqualcosadiscientifico etc sorvolo, nel senso letterale del termine. Thanks for nothing, "scienza" sui social.

E anche a quelli che mi condividevano con nel profilo il simbolo di iniziative politiche fallimentari nate aberranti (tipo Italia Sovrana e Popolare, voti comunista e eleggi Pennetta o un fascio)... Thanks for nothing, guys.

Nonostante tutti costoro, senza controparte social etc etc dopo quasi un anno i numeri sono andati avanti e sono numeri che costituirebbero il sogno più bagnato di questo mondo. Ma anche solo la differenza: 30.000 visualizzazioni polluzione immediata, per qualcuno. A me i numeri servono solo per dire: thanks for nothing, 722.924 times.

La cosa che invece continua a stupirmi in una certa misura sono i risultati conseguiti nel tempo dall'operazione, che alla fine una sua collocazione definitiva l'ha trovata (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/perche-sono-contento-che-sinistrainrete.html). Se non definitiva, almeno di medio termine.


martedì 8 agosto 2023

SIDERURGIA, STORIA, RICORDI, ANIDRIDE CARBONICA E CINA

La siderurgia è roba antichissima che iniziò nell'Età del Ferro. Per qualche motivo gli Ittiti (indoeuropei) la avevano, assieme ai carri trainati da cavalli, quando l'Egitto non aveva sviluppato la siderurgia principalmente per mancanza di materie prime (https://archeologiavocidalpassato.com/2016/05/28/antico-egitto-il-pugnale-di-ferro-di-tutankhamon-e-di-origine-extraterrestre-le-analisi-prodotte-da-un-team-italo-egiziano-il-ferro-del-cielo-come-ricordano-i-papiri-contiene-ni/). La tecnologia e i cavalli non costituirono un vantaggio strategico definitivo, per gli Ittiti e le lunghe guerre tra loro e l'Egitto dinastico si risolsero in un trattato di pace: il trattato di Qadeš fu stipulato tra il grande Ramsete II e il re ittita Hattušili III, dopo la battaglia di Qadeš, ed è considerato il primo trattato di pace della storia (e di trattati del genere in quasi 4000 anni ne sono stati stipulati molto pochi). L'Egitto dinastico conosceva solo il ferro nativo, raro perché proveninete da meteoriti. Nella crosta terestre, a quanto pare a causa del Grande Evento Ossidativo, il ferro è principalmente Fe(III), sotto forma di ossidi, idrossidi e solfuri. Mi ricordo, da ragazzino, quando arrivavo di scoglio in scoglio a Punta Calamita, all'Elba. C'era materiale rotolato giù dalle discariche della miniera, allora ancora attiva, e conservo ancora un pezzo con magnetite e ematite. Era roba comune, comunissima, di poco pregio, non come le splendide tormaline elbane (la collezione di tormaline che fu del museo universitario della Facoltà di Geologia dell'Università di Pisa credo sia stata trasferita al museo di Storia Naturale di Calci).

Ematite elbana

Ma torniamo all'acciaio. La chimica di altoforno e convertitore non è semplice come si potrebbe pensare. Molte diverse reazioni sono all'opera, contemporaneamente. Di base, in teoria, resta il fatto che per convertire in ferro ossidi di ferro negli altiforni si usi il carbonio come riducente. La reazione complessiva, semplificata, è 

C+1/2 O2 → CO

Fe2O3+3CO 2Fe+3CO2

Ma in primo luogo nel minerale di ferro non c'è solo ematite (Fe2O3), ma anche magnetite (Fe2O4, e mi viene da pensare alla dismessa miniera di Punta Calamita all'Isola d'Elba) e limonite. Poi il processo avviene per stadi successivi etc etc.  Quindi come capita spesso dalla teoria alla pratica, i conti non sono precisi, anche perché dopo le reazioni nell'altoforno ci sono quelle nel convertitore, che trasforma la ghisa in acciaio: "Il processo di produzione via altoforno e convertitore produce fino a 2.000 grammi di CO2 per ogni kg di acciaio prodotto" (https://dirigentindustria.it/industria/la-siderurgia-ed-il-cambiamento-climatico-responsabilita-e-prospettive.html). 2 kg di CO2 per kg di acciaio grezzo significano 2 tonnellate di CO2 per tonnellata di prodotto.

Ora diamo uno sguardo alla peoduzione cinese di acciaio grezzo. Ovviamente in crescita (https://www.reuters.com/markets/asia/china-june-crude-steel-output-up-04-yy-stats-bureau-2023-07-17/). Con una produzione di più di un milione di tonnellate (https://www.ceicdata.com/en/china/steel-production/cn-steel-production-ytd-crude-steel),  Ma i dati sono un po' confusi. Perché la Cina esporta una sessantina di milioni di tonnellate all'anno (https://legacy.trade.gov/steel/countries/pdfs/exports-china.pdf), che corrisponderebbero a circa 120 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Quindi la finestra va dai 2 ai 120 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Ma non è una cosa precisamente nuova, con Cina e dati. Comunqe tutto questo, con i numeri sottostimati o meno, solo per un misero 2% delle esportazioni annuali della Cina. BTW bene ricordare per l'ennesima volta che le esportazioni della Cina sono importazioni altrove e di solito nessuno obbliga nessun altro a importare...

Mi ricordo il sinofilo standard che arrivò a protestare: "Falso! Disinformazione!". Purtroppissimo la stechiometria e i bilanci di massa non dipendono dalle opinioni storte del tifoso medio.

Ovviamente a occidente principalmente si produce acciaio riciclato: "Nel mondo circa il 20% della produzione d’acciaio è ottenuta attraverso il riciclo del rottame; nell’Unione Europea tale percentuale sale a circa il 40%; in Italia, grazie alla preponderante diffusione del forno elettrico, tale contributo ha raggiunto nel 2020 l’85% nel settore delle costruzioni." (https://www.promozioneacciaio.it/progettare-e-costruire-green/).  Intendiamoci, il riciclo dell'acciaio, che avviene con forni elettrici, è un processo estremamente energivoro. Però non produce direttamente anidride carbonica.

Ora si dovrebbero prendere a... (censura e ricensura) tutti quelli che "Non facciamo abbastanza!!! La mia terra brucia, ho l'ecoansia!!!". Ma ancora una volta, tutto quello che si fa e si farebbe qua è vanificato da quello che si fa altrove. Però i bigotti che si pensavano estinti anni e anni fa ci sono e comunicano, dilangando. Non più "Nell'urna Dio ti vede, Stalin no!" ma la sostanza non cambia.


 





lunedì 7 agosto 2023

I DUE UBRIACHI


C'erano due ubriachi che uscirono dall'osteria e nessuno dei due si reggeva in piedi. Ma si resero conto che se uno si appoggiava all'altro riuscivano a stare ritti e a camminare. Allora il primo ubriaco disse al secondo: dai, così ce la facciamo, ti accompagno a casa. Quando furono davanti alla casa del secondo ubriaco quello disse al primo: tu mi hai accompagnato a casa, ora ti devo accompagnare io. E lo accompagnò a casa, ma davanti alla propria casa il primo ubriaco disee: ora ti devo riaccompagnare io. E andarono avanti e indietro così, per tutta la notte.

Questa non è una storia del Monaco Gui Gou, ma una vecchia storiella della mia città natale. E mi è venuto da pensare che complottisti-no-questo-e-quello e anticomplottisti-antino-questo-e-quello, bufalari e debunker, sono esattamente come i due ubriachi della storia, pari pari: nessuno dei due si regge in piedi senza l'altro. Ma nel loro caso la notte non finisce mai.

E comunque non accetterei mai un passaggio da nessuno dei due.

PS: Mi accorgo di aver usato la stessa similitudine tempo fa (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/08/i-due-ubriachi.html), quindi sto diventando ripetitivo. Però la ripetizione mi dicono sia l'essenza dei media digitali, quindi... però continua a non piacermi.

sabato 5 agosto 2023

UNA NUOVA NORMALITA'

Come passa il tempo. Quando sono espatriato in Italia si lavorava al green pass, che sarebbe velocemente diventato green pass rafforzato, mentre dal'altra parte della Manica il Freedom Day era una cosa fresca fresca e chi sperava in decine di migliaia di morti per quella decisione aspettava, aspettava, aspettava (invano).

Tutto questo intorno a me è alle spalle, completamente dimenticato.

Ormai alle volte non mi ricordo se un film l'ho visto in versione originale o doppiato in italiano. A un certo punto mi sono accorto di aver cominciato a sognare in inglese. Uno dei miei principali sforzi è, la sera, è pensare al pranzo del giorno dopo. Non riesco a rassegnarmi al panino e non è una cosa solo da italiani: all'ora del prazo dal microonde della caffeteria escono odori inglesi, polacchi, cinesi, russi, indiani. Sono gli odori che gli scientist (qui siamo definiti così), sia che lavorino in laboratorio sia che gestiscano quelli che ci lavorano, si portano da casa loro, vicina o lontana che sia.  

Dopo lunghe ricerche alla fine mesi fa mi sono piazzato in un appartamentino in un centro storico. Esco di casa e a destra vedo l'alta guglia di una chiesa, a sinistra la via tra due file di case, perlopiù di fondazione medievale, che si allunga verso sud. Già solo questo vale l'oretta e qualcosa passata dal lunedì al venerdì sui mezzi del trasporto pubblico.  Faccio la vita del lavoratore pendolare, indipendentemente dai numeri sulla mia busta paga. Una o due volte al mese mi ritrovo davanti a una pinta nel pub dell'aeroporto prima di un volo verso l'Italia. Ebbene, se per me esiste una nuova normalità è questa, in cui quello che all'inizio era nuovo e inesplorato è diventato noto e familiare. E in cui io sono diventato noto e familiare a molti che incrocio ogni giorno fuori dal lavoro, altri pendolari che prendono gli stessi mezzi, il commesso del minimarket che mi saluta con un "Buongiorno!".

L'Italia mi pare sempre più una causa persa (Fallitaly, come ho sentito da qualcuno, e non si riferiva a virtù amatorie). Arriveranno le pioggie d'autunno, qualche inondazione, e sarà ancora solo e soltanto climate change (e non anche ultradecennale mancata cura del territorio https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/07/lemilia-romagna-hotspot-caos-climatico/). Ma questa estate mi sono fatto qualche giorno di vacanza dove niente bruciava né cadevano chicchi di grandine gigante. E devo dire che "la gente" non mi pareva particolarmente impressionata da telegiornali e titoloni. Invece quando sono tornato a quella che ormai è "casa" me lo hanno chiesto: "Ma c'erano quasi 50 gradi?" "Ma eri nelle zone devastate dal fuoco?" "Ma eri nelle zone devastate dalle tempeste?". Beh, si sa, all'estero tra chi non viaggis regolarmente nel Belpaese la cognizione della geografia italiana è piuttosto labile. Ma... la stampa italiana pare che se ne strafreghi dell'effetto che provoca fuori dai confini. Anni e anni a dire "il turismo è il nostro petrolio" e poi note di agenzia che al di là delle alpi fanno decidere di scegliere un'altra destinazione per le proprie vacanze. Un capolavoro della demenza cronica nei gangli critici dello stivale che non dovrebbe sorprendere, perché da quanti anni questo è l'andazzo? E chi se ne ricorda.

A tutte le domande allarmate io ho sempre risposto che mi sono congedato dalle mie vacanze italiane  al tavolino di un bar su una spiaggia, in costume, sorseggiando un prosecco, con 28 gradi e un cielo limpidissimo.

Tornando a qua si va tra 12 e 18 gradi, nel momento in cui scrivo. Queste temperature record (delle minime) saranno anche attribuibili dalla scienza al climate change ma di fatto il tutto si risolve in un classicone: "non so cosa mettermi oggi"- perché, come diceva quello, l'abito fa il monaco. Dopo aver sentito fin troppe idiozie sul "nuovo normale" questo vecchio normale per me non è più nuovo, ormai. Pensando all'ultimo post di Starbuck, anche questa sarebbe una chiusura, ma... switchblades keep stinging in one tenth of a moment. Corporate life, you know...

https://www.youtube.com/watch?v=eLlmbCkb3As

giovedì 3 agosto 2023

SE TUTTO SI CHIUDE - By Starbuck

 


La notte in alta montagna nel silenzo riporta suoni antichi. Li ascolto di nuovo.

Erano lì anche lo scorso anno. Rumori di torrenti impetuosi, ripide discese di folate tra le rocce.  E anche l’anno prima. I fischi di marmotte mattutine. Ma non riuscivo a sentirli.

Seduta su una sedia mentre il Sole non c’è già più mi rendo conto che dopo 6 anni la pace è tornata. Non ho bisogno di spegnere il telefono per staccare forzatamente mentre qualcosa dentro di me si chiede cosa starà accadendo. Il telefono giace acceso e anch’esso silente. Niente notifiche dai social su cui non sono più. Pochi messaggi. Sporadici. Dagli esigui amici, gli stessi di una vita.

Un ciclo si chiude, si chiude almeno per me. Il ciclo iniziato nel giugno 2017 con la legge Lorenzin e con tante, troppe domande. Ora, dopo anni di caccia alle streghe, di scienza e, dulcis in fundo, di covid, tutte quelle domande hanno trovato un posto se non una risposta.

Non so cosa sta succedendo in Italia (“aaaaapolitica”) ,se ne parla distrattamente a pranzo. Il giornale locale è tornato a parlare di incidenti stradali e dell’allarme del momento in fondo ai titoli: se da bravi salvatori-del-mondo vi interessa il claimatceing o la battaglia dei giusti del momento, di sicuro non comprate questo giornale da bar qui e prendete una variante di caffè in un caffè molto più adeguato.

Io invece il caffè ho cominciato a berlo nero. Ne bevo 2 o 3 al giorno: con la pace ritrovata anche la tachicardia da ansia del domani mi ha abbandonato. E aggiungere dello zucchero alla bevanda scura non mi interessa da un po’.

E non scrivo quasi più. O meglio, scrivo. Peggio, pubblico. Sulle riviste peer reviewed.

Gioco al giochetto dello scienziato. Ne sfrutto tutte le storture. Le fosse. Fregandomene.

Credo di averci creduto per un po’, ad una certa missione della “scienza”. Adesso che non credo più a nulla, pubblicare la solita sbobba lascientifica mi resta lieve. Basta che l’inglese sia decente e non mettersi di traverso a nessuna “consolidata teoria” e poi passa tutto.

Gioco al gioco. Dei titoli, dei progetti, dei chair, dei posters, delle invited talk, dell’invitation letter, della support letter. Grafici che vanno di moda fatti col linguaggio che va di moda.

Bevo vino rosso mentre aspetto che la cena finisca la cottura su un mucchietto di legna. Leggo un libro. Di filosofia.

A fine Agosto riparte la scuola e il problema maggore sarà trovare il diario desiderato. 

Ammiro la stellate della notte.

E tanti saluti, cara Italia, che sei di là da quelle montagne.

mercoledì 2 agosto 2023

NARRAZIONI PATOGENE (CLIMA)

Ho googlato "narrazione tossica" negazionismo clima. Si può facilmente immaginare quello che si trova.

E se quanto a narrazioni dannose le cose fossero del tutto diverse?

"No, impossibile!" direbbero in coro i più.

Sorpresona: se i più sbagliassero se per tossico si intende "dannoso per gli esseri umani"?

"Assolutamente impossibile!" direbbero i più.

E tanto per cambiare sbaglierebbero di grosso.

"Ecoansia" non è una "brillante" trovata per un siparietto teatrale al Giffoni Film Festival (https://www.youtube.com/watch?v=hWbiu1mVv3g). Preesisteva: 


https://www.auxologico.it/ecoansia-ansia-climatica-cose-cause-sintomi#:~:text=C%27%C3%A8%20una%20parte%20di,l%27esplosione%20della%20crisi%20climatica.

 

E' roba del marzo scorso: 

L'eco-ansia può manifestarsi in diversi modi, tra cui ansia e stress, tristezza, senso di impotenza, disperazione e senso di colpa. Può anche influire sulla salute mentale delle persone ed essere fra i fattori che possono portare a depressione, disturbi del sonno, disturbi alimentari e dipendenza da sostanze. Sembra sia maggiormente concentrata soprattutto fra i più giovani, preoccupati per il loro futuro e per quello del pianeta. La giovane età, infatti, rientra tra i principali fattori di rischio, insieme a una forte esposizione mediatica e all'impegno attivo nei confronti dalla crisi ambientale in atto.

Anvedi... e non finisce qua:

Può essere sperimentata anche dalle persone che sono consapevoli e preoccupate per le questioni ambientali globali e l'impatto che stanno avendo sul pianeta nel suo complesso.... strategie utili possono includere la meditazione ,l'esercizio fisico, la riduzione dell’accesso a notizie negative e la partecipazione ad azioni di attivismo climatico.

Notevole che si consigli la partecipazione ad azioni di attivismo climatico, quando gli attivisti sono i primi quanto a produrre notizie negative e apocalittiche.

Ma mica finisce qua... il bersaglio fisso di tutti i negazionisti, IPCC, tramite il suo nuovo direttore ha parlato:

https://www.dw.com/en/climate-change-do-not-overstate-15-degrees-threat/a-66386523

E questo non significa "Niente di grave". Significa: voi calvalcatori dell'apocalisse climatica per un pugno di like, o qualche ospitata televisiva, o perché semplicemente non avete trovato altre "cose giuste" da perseguire nella vostra vita, beh, con tutto il vostro liso moralismo e tutta la vostra buona volontà state facendo più danno che altro.

Voi, che accusate gli altri di narrazione tossica, riuscite a fare peggio di loro propalando una narrazione veramente patogena: e la patologia è una conclamata psicosi climatica, emersa e riconosciuta da psicologi e psichiatri. Lastricano la via dell'Inferno, si diceva delle buone intenzioni. E guarda caso...

Ma sicuramente c'è chi pensa che la psicosi climatica sia benvenuta, sia bella, sia GIUSTA. Non chiamiamola ansia o psicosi, chiamamola estasi dei santi. E infatti che si diceva anche? Nazione di santi etc etc.

E intanto i cavalcatori dell'apocalisse cavalcano, non per il bene vostro, come si è visto, ma per il bene proprio: esposizione, articoletti, vanità, like e tutto il resto. Che belle persone, che si credono bellissime e giustissime.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...