venerdì 26 aprile 2019

PERCHE' LA GREEN CHEMISTRY NON TIRA


 
C'erano una volta le piogge acide. La desolforazione dei carburanti per autotrazione, la riduzione del carbone come fonte energetica e il controllo sulle emissioni delle centrali, effettuato di concerto (più o meno) in tutta Europa risolse il problema, e i marmi dei monumenti striati di nero divennero perlopiù un ricordo, da noi.
C'era una volta il buco dell'ozono. Principale colpevole: i clorofluorocarburi utilizzati nei circuiti refrigeranti (e non solo), e quindi anche in ogni frigorifero in ogni casa. Vennero messi sotto controllo gli Ozone Depleters e il buco dell'ozono venne dichiarato praticamente richiuso, o sulla strada della richiusura. Poi però... https://www.bbc.com/news/science-environment-44738952
All'inizio del millennio chi si occupava di chimica di processo a causa delle sacrosante normative introdotte doveva vedersela con una serie di questioni correlate, quando si trovava per le mani una sintesi su piccola scala da trasformare in processo industriale. Selezione del solvente, che deve evitare solventi tossici e clorurati, per via delle emissioni di VOC (Volatile Organic Compounds), a loro volta da controllare. Controllo e/o abbattimento delle emissioni gassose. Evitare tensioattivi e simili negl scarichi acquosi destinati al depuratore (ammazzano i batteri del depuratore stesso, cosa non buona). E via dicendo.
Non solo. Ci fu un breve momento di gloria della Green Chemistry nella chimica farmaceutica: lavorare per ottenere una maggiore atom efficiency (cioè per produrre meno rifiuti) e in generale soluzioni creative per abbassare l'impatto ambientale. C'erano grandi farmaceutiche che istituivano premi, al riguardo.
Quindi, chi dice: "negli ultimi 40 anni per l'ambiente non è stato fatto niente" dice un'idiozia - sempre che marmitte catalitiche e benzina verde vogliano dire qualcosa. Non abbastanza? Senza dubbio. Ma era in corso un processo, forse non abbastanza veloce, che però i risultati li aveva dati.
Ma poi rapidamente questo apparve un inutile lusso. Non solo. Tutta la legislazione di controllo dell'inquinamento apparve un enorme handicap. Perché? The brave new globalized world, l'ingresso della Cina nel WTO e via dicendo.
Perché c'era chi se ne strafregava, e quelli che se ne strafregavano (India e Cina) stavano diventando i big player globali delle produzioni chimiche, quali che fossero, e venivano lasciati con le mani libere (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/07/la-globalizzazione-della-chimica.html). E questo non è sembrato vero, al grande capitale occidentale, che è stato il primo promotore dell'offshoring e dell'outsourcing verso l'Asia. E se tutta la "quota carbonio" dell'occidente fosse semplicemente trasferita altrove il clima ne gioverebbe? Non credo: capirete che qualsiasi politica ambientale giocata soltanto in occidente è perdente in partenza. Perché il danno non verrebbe ridotto, ma semplicemente spostato.
Una nuova normativa ambientale fa diventare una produzione troppo costosa? La produzione viene spostata in Cina o India - o arriva il produttore cinese o indiano a vendere a costo ribassato un prodotto ottenuto da un processo più inquinante di quello occidentale. Nessun problema.

Come esistono i paradisi fiscali, esistono i paradisi sindacali (quelli dove i sindacati non ci sono e la manodopera è ricattabile all'infinito) e i paradisi ambientali (dove i vincoli ambientali di fatto non esistono o non sono rilevanti). E finché ci sono paradisi del genere, inutile stare a discutere di cosa dovremmo o dobbiamo fare noi, qui. Qualsiasi sforzo messo in opera sarà vanificato.

(Branding e rebranding ambientale arrivano dopo la repressione e l'uscita di scena del movimento che portò alle proteste contro WTO del 1999 a Seattle - https://en.wikipedia.org/wiki/1999_Seattle_WTO_protests - e a quelle del 2001 per il G8 a Genova - macelleria messicana compresa nel prezzo; Al Gore e il capo dell'asset management di Goldman Sachs fondano Generation Investment Management LLP nel 2004 - https://en.wikipedia.org/wiki/Generation_Investment_Management -, nel 2007 Gore ottiene il Nobel per la pace)

giovedì 25 aprile 2019

LA PRODUZIONE MONDIALE DI CO2 - QUESTIONE DI BERSAGLI


Emissioni globali di CO2 per area geografica (miliardi di tonnellate)



(Con un ringraziamento a La durezza del vivere  che qua ha messo insieme una corposa quantità di documentazione)

Se abiti a pochi chilometri dal tuo luogo di studio o lavoro andarci in bici fa bene a te (se l'aria non è molto inquinata) ma molto poco alla qualità dell'aria della tua città. Se tutti i tuoi compagni di studio o colleghi di lavoro abitassero alla stessa distanza dalla loro destinazione e la raggiungessero in bici idem. Una riduzione consistente, dal 10% in più comincerebbe a dare effetti sensibili.
E' un discorso di concentrazione, e guarda caso si va sempre a cascare lì. Non è una faccenda di quote pro-capite, ma di immissione totale nell'atmosfera.
Non ho la benché minima idea di come circoli nell'atmosfera globale la CO2 emessa localmente (con smog e polveri sottili è più facile, essendo solidi non si spostano gran che, di solito). C'è tutta una letteratura su quanto debba essere alto un camino o una ciminiera per non provocare i cosiddetti "smazzi", ovvero le ricadute dell'emesso a poca distanza dal punto di emissione - la condizione ideale è la dispersione a quote tali che non consentano questa ricaduta - con ciò se siete passati vicino ad una raffineria avrete forse notato che le torri delle fiaccole sono decisamente alte, ma la puzza si sente piuttosto bene.
Comunque ammettiamo che in un tempo ragionevolmente breve l'emissione di CO2 di una nazione vada a fare concentrazione media nell'atmosfera,
Nelle immagini vedete dove sta il problema, ovvero non in Europa.
Se dall'oggi al domani tutta la popolazione europea adottasse un stile di vita a impronta di carbonio prossima a zero, la situazione cambierebbe poco - a meno che la cosa non andasse ad incidere in produzione di CO2 dove oggi viene prodotta in quantità e "male". Quali siano questi luoghi è perfettamente visibile dal primo grafico. Il secondo invece ci dice che, nel caso della Cina, c'è una certa associazione tra crescita produzione CO2 e crescita di export a partire dal 2000. Questa cosa non l'avete decisa voi con il vostro stile di consumi. Questa cosa è stata frutto della ristrutturazione delle filiere dell'industria mondiale al fine di aumentare i margini di profitto.E che diavolo, non sto parlando a casaccio. Vorrei ritrovare il "depliant offshoring" che Goldman Sachs aveva fatto circolare una quindicina di anni fa, e McKinsey e simili dicevano esattamente le stesse cose.
Ah, pure qua c'è stata diversa gente che "ha venduto Cina", a chi è andata bene a chi meno.
Ricordate il modello Apple? Invented in USA, manufactured in China. Secondo voi chi ci guadagna di più quando qualcuno compra l'I-Phone? Perché Apple era la cocca di Wall Street?

Comunque, nulla, l'elefante nella stanza è intoccabile, anzi, va difeso, perché come dice Al Gore, sta rispettando gli accordi di Parigi (http://www.meteoweb.eu/2018/12/clima-al-gore-la-cina-e-uno-dei-pochi-paesi-a-rispettare-laccordo-di-parigi/1192689/) - non si può levare a chi è contiguo al settore finanziario uno dei suoi strumenti preferiti, anche perché lo statalismo finanziario del Giappone sta levando troppe gioie al settore, che trovava più soddisfazione nell'indice Nikkei ai tempi della deflazione, e ora è costretto a migrare verso Hong Kong (https://it.businessinsider.com/alttroche-cina-il-vero-capitalismo-di-stato-e-il-giappone-dellabenomics/). Il bersaglio dell'attivismo invece sono stili di vita largamente unrelated con il nocciolo del problema: a NY vanno verso il bando delle carni lavorate in nome della lotta al climate change (http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/prodotti_tipici/2019/04/24/new-york-verso-bando-delle-carni-lavorate-a-rischio-hot-dog_5414fafa-bcdc-4454-9ced-30f8fd4e56e4.html). Bah.

PS: Credo che nel medio termine i "+ 12/ 7°C da qui a dieci anni" non faranno bene neanche a quei politici che li hanno sposati, come Ocasio Cortez. Da cui non ho sentito mezza parola riguardo ai grafici qua sotto.
https://twitter.com/ka_tatan/status/1121019051675930624

sabato 13 aprile 2019

NOT THE SAME

By Starbuck (novembre 2018)

Mentre dicembre bussa alle porte, facebook mi ricorda quello che scrivevo 2 anni fa:
“Ed ecco che la gente si ricorda che, prima di sottomettere i risultati (in ordine): 1) mancava un coefficiente moltiplicativo, ma adesso vanno bene, li risottometto; 2) ho cambiato metodo ma mi son dimenticato di dirtelo e di scriverti che metodo ho usato; 3) ho deciso che non partecipo più perché i miei dati fanno troppo schifo; 4) ma ti dovevo mandare il dati di controllo qualità? Il mondo è bello perché è tutto uguale: cambia la geografia, cambia la gerarchia, il pressapochismo invece, sempre presente! Scritto in un buon inglese, devo ammettere. Però a me fa bene questa incapacità diffusa e trasversale, perché in questi frangenti, io rivaluto le mie capacità professionali e mi sento quasi quasi...bravina”
Ma parliamo di oggi. Beh oggi io non credo di essere più geniale dello scorso anno o di quelli passati, e le telefonate dei senior scientists non hanno cambiato tono o contenuto. E mentre mi ritrovo proprio come ieri, nei “soliti” gruppi e workshop di esperti, l’inevitabile domanda è: esperti de che? Se c’è ancora chi si perde dietro ad una formula, ad un curva, ad uno standard…chi sembra non capire neanche quello che ha pubblicato.
Il collega_dem osserva la mia faccia sconsolata al telefono mentre con un gesto annuncio il mio ritardo alla birra del venerdi. “Ma è possibile non riuscire ad applicare neanche una formula già scritta? Cazzo, neanche che te la devi inventare, ci devi buttare dentro i dati e basta!” chiederò retoricamente più tardi, trascinando il boccale sul bancone. “I dati?” sarà la replica “I dati prevedono comprensione ed elaborazione, altrimenti son numeri. Tu hai dei dati, loro probabilmente numeri…”per poi aggiungere “Ogni tanto mi chiedo chi ce lo fa fare, mettersi lì ancora a spiegare, ad investirci tempo…”.
Ma non rispondo “già’”
Non rispondo “già “ perche’ facebook mi ricorda anche un’altra cosa, ovvero che è un anno che frequento la pagina del Chimico Scettico. Una frequentazione partita per caso (“mi puoi verificare questo post qua, è un po’ tecnico e mi sembra roba tua….”), e dai risvolti inaspettati, anche perché all’epoca di roba illeggibile in rete me ne avevano girata in abbondanza e sembrava difficile auspicarsi di leggere qualcosa anche solo di decente. Ed in questo lasso di tempo la frequentazione di questo porto “intellettualmente sicuro” ha prodotto effetti insperati.  Più di una volta è stata la ragione per cui mi sono fermata e ho riflettuto per poi ripartire, cercando di fare le cose meglio. In silenzio mi ha portato a riprendere in mano i libri quelli dell’università, quelli un po’ ostici, un po’ dimenticati, talvolta. A riconsiderare la valenza sociale del mio lavoro. Infine, ma non da ultimo, ho ritrovato i contenuti, ma sopratutto ho riscoperto che per qualcuno hanno ancora un senso ed un valore, al di là dell’apparenza, al di là della polemica, al di là dei 5 minuti di gloria (su un social). Dopo l’ “incapacità diffusa e trasversale” ho trovato un po’ di “capacità “, e la spinta a migliorarsi è stata nettamente forte e positiva.
E’ anche per questo che oggi al “chi ce lo fa fare” del collega_dem non faccio spallucce e non rispondo un laconico “già “
“La risposta alla domanda ce l’hai già a monte. Siamo qua per la gloria? No, siamo qua perché in fondo ci crediamo ancora che se quello che facciamo, lo facciamo tutti un po’ meglio, se lavoriamo ancora un po’ con umiltà e testa bassa, magari un piccolo passo avanti, non tanto io e te, ma come genere umano, lo facciamo. La strada per la gloria è molto piu’ facile, passa da un’altra parte” e, non contempla sconfitte, ma solo successi, non richiede notti insonni, piuttosto un buon inglese ed una “bella presenza” e prontezza di risposta.”
Questo per concludere che la ricerca o la scienza, i ricercatori e gli scienziati e gli esperti, i numeri ed i dati, beh non sono proprio tutti uguali. E ci credo ancora in quello che faccio, ma la ricerca non è un percoso facile, spesso è una scelta di vita, che richiede una discreta dose di umiltà, forte autocritica, la voglia di rimettersi continuamente in gioco, di ripartire da zero se necessario, di accettare il fallimento. Tutto questo è molto difficilmente intravedibile in certi personaggi della rete che si ergono a penose caricature della scienza stessa.
E se là fuori qualcuno di questi “paladini della scienza” ancora non sa scomporre i binomi, beh per lo meno so che qualcun altro ci riesce ancora e magari riesce anche a risolvere un’equazione differenziale.
Ed in questo porto sicuro lascio ancora l’ennesimo grazie.

NdCS: Ovviamente sono io a dover ringraziare Starbuck, in primis per la cifra dei suoi contributi (che sono largamente sottovalutati, e davvero non posso precisare quanto, le ragioni della sua anonimità sono più stringenti delle mie). La ringrazio anche per il "not the same". Avrei voluto poter dire la stessa cosa della politica del nuovo ministero della salute, e invece più passa il tempo più sembra che no, la musica non è cambiata...


martedì 9 aprile 2019

NDEA NEL VALSARTAN MYLAN - REGOLAZIONE, DEREGOLAZIONE

 (Novembre 2018)

La faccenda N-nitrosoammine nei sartani continua.
Pochi giorni fa AIFA dispone il ritiro di valsartan Teva ( http://www.ordfarsv.it/FOFI/11229.pdf ). E EMA proibisce l'importanzione di valsartan prodotto da Mylan India dopo aver rilevato presenza di N-nitrosodietilammina (NDEA). Questo accade in contemporanea con l'annuncio del ritiro volontario fatto da FDA (https://www.fda.gov/Safety/Recalls/ucm626367.htm). Parrebbe che finalmente sul tema i due regolatori siano all'incirca allineati nell'azione, dopo un lungo sbandamento di EMA durato almeno due mesi (un'enormità). Probabilmente molti continuano a pensare a normali eventi regolatorii, e quindi è il caso che spieghi come si deve l'esatta gravità degli accadimenti estivi.

Nel 2006 (sembrano passati secoli) EMA, che fino a due anni prima si chiamava EMEA, pubblicava le sue linee guida finali sulle impurezze genotossiche nei farmaci : https://www.ema.europa.eu/documents/scientific-guideline/guideline-limits-genotoxic-impurities_en.pdf

Veniva stabilito un limite massimo di 1 microgrammo al giorno per l'assunzione (l'approccio TTC), da cui caso per caso venivano ricavati i limiti per questo o quel principio attivo farmaceutico (sulla base del dosaggio massimo giornaliero). Ricordo abbastanza bene la cosa perché mi arrivò tra capo e collo in mezzo a un lavoro di screening di cristallizzazioni e forme cristalline da cui dovettero essere immediatamente essere levati di mezzo gli acidi solfonici (causa rischio - remoto - di formazione di esteri solfonici, perlappunto genotossici).

Cosa restava fuori dall'approccio TTC, cioè era sottoposto a controlli più stringenti?

"Alcuni gruppi strutturali sono stati inviduati essere di una potenza così alta che l'assunzione anche al di sotto del TTC sarebbe associata con l'alta probabilità di un significativo rischio cancerogeno... Questo gruppo di genotossici cancerogeni di alta potenza comprende aflatossinoidi e composti N-nitroso e azossi."

E veniamo a questa estate: NDMA sta per N-nitroso dimetilammina. Un composto N-nitroso, famiglia che dodici anni prima veniva esplicitamente citata nelle guidilenes tuttora in uso. E cosa dice EMA?
"La revisione di EMA esaminerà i livelli di NDMA in questi medicinali a base di valsartan, il suo possibile impatto sui pazienti che li hanno assunti e quali misure possono essere adottate per ridurre o eliminare l'impurezza dai futuri lotti prodotti dall'azienda."
(http://www.fimmgroma.org/news/news/farmaci/18088-ema-comunicazione-su-medicinali-contenenti-il-principio-attivo-valsartan)
Nel frattempo diffuso esercizio di pompierismo (e la dimostrazione definitiva che non vale la pena leggere un certo blog sanitario su Repubblica , http://bocci.blogautore.repubblica.it/2018/07/09/il-caso-valsartan-e-la-lezione-sui-generici/ , capire tutto e al volo)

Cioè, di fatto annuncia un percorso col produttore, che poi finisce male, perché FDA ad agosto ispeziona e distribuisce import alert, e quindi, pur vigendo il mutuo riconoscimento delle ispezioni, EMA ispeziona a settembre e prende misure analoghe.

Ovvero in prima battuta, mentre si ritirano i farmaci (qui in modo meno efficiente che altrove) EMA dichiara che "avvierà un percorso" quando la natura del contaminante, appartentente proprio a quella famiglia di "genotossici cancerogeni di alta potenza" avrebbe imposto ben altre misure immediate.

Nel 2006 non mi ricordo di particolari dissonanze tra lo stile regolatorio FDA e quello EMA, anche se il problema delle ispezioni presso i produttori asiatici di generici FDA lo dichiarava in audizione al senato, mentre qua non se ne è mai parlato.
Poi qualcosa è cambiato, progressivamente e lentamente. E l'episodio di questa estate dice che rispetto a 12 anni fa siamo in una certa misura de-regolati (o malregolati).

giovedì 4 aprile 2019

INFEZIONI DI SERIE B - ANZI NO




In generale i grandi media italiani sulla TBC sono paranoici (perché il tema in un modo o nell'altro viene legato all'immigrazione). Se per una volta un caso di TBC pediatrica viene coperto da ANSA (http://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2019/04/01/bimba-con-tubercolosi-in-scuola-friuli-profilassi-compagni_1da452cf-f6c9-4b25-9ae7-4b801bdb85fa.html), capita anche che si arrivi alla paranoia istituzionale, con la prevedibile reazione (http://www.ilgiornale.it/news/cronache/pistoia-tubercolosi-scuola-elementare-e-nessuno-informa-1670608.html?mobile_detect=false )
Qua siamo oltre il focolaio politicamente scorretto. Ad Agliana (PT) si è arrivati a silenziare istituzionalmente un caso di TBC alle elementari. E giustamente i coinvolti si sono infuriati.
L'atteggiamento nei confronti delle sempre più frequenti notizie di TBC in ambiente scolastico comincia ad essere francamente sospetto, nel suo insieme. Fa pensare a un problema deliberatamente tacitato, ed è facile rilevare che un pugno di casi di varicella, senza andare a vedere i singoli casi eccellenti, avrebbe conosciuto le pagine di cronaca nazionale dei grandi quotidiani.

Ma è facile notare che questo atteggiamento dei media è comune a tutte le malattie non prevenibili con vaccino.
Le infezioni ospedaliere, con le morti associate, restano notizie locali. Una ragazza che muore di polmonite dopo una tripla mancata diagnosi pure (https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/decesso-giovane-polmonite-1.4464652 e se le cose continuano su questa china, un'antipneumococcica diventa una scelta da prendere seriamente in considerazione).

Ennesima riprova che il tema vaccinale non è un tema sanitario, ma un tema politico che travalica il semplice ambito delle health policies. E che la gestione del problema malattie infettive ha pesantemente risentito della cosa.

Invece a livello europeo la TBC è ufficialmente entrata nell'agenda preelettorale, si direbbe, se non altro con una dichiarazione di circostanza. Eliminare la TBC dall'Europa entro il 2030. Bella storia. Come? Non si sa. E' semplicemente far proprio su scala continentale un pio proposito dell'OMS su scala mondiale, come dice ECDC nella sua presentazione del World TBC Day 2019, che è stato il 24 marzo (https://ecdc.europa.eu/en/news-events/world-tuberculosis-day-2019) . La dichiarazione di Andriukaitis è stata ovviamente confezionata per l'occasione, e come per altre dichiarazioni (ma non come per tutte, attenzione) dietro c'è il vuoto spinto. I dati di mortalità per la TBC multiresistente sono sconfortanti, quelli per la TBC estremamente resistente sono atroci. Pilastro necessario nella strategia contro la malattia sono investimenti adeguati su nuovi farmaci. Investimenti di cui non si vede traccia.

domenica 24 marzo 2019

WHO E REGOLAZIONE FARMACEUTICA, UN LUNGO FASTIDIO

L'idea di coinvolgere WHO nella valutazione dei costi di sviluppo e dei prezzi dei nuovi farmaci mi mette i brividi. Questa idea è stata avanzata da Luca Li Bassi, nuovo direttore generale di AIFA, nominato lo scorso agosto (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2366214286930778&id=1971621999723344&__xts__%5B0%5D=68.ARDzFY24WYN3Az2rl9h3e890qzHiwS3mlOUt-pLhtT93LSijP70G_lfUMXdXDNFpIiBdYoH-WQSw3OUCylZywSgS1oA1djpmvZ5U4AMsU8RzjjHy6Esp4CBcoFLCJFeHopw-_PhIv1vreojd0qwwMpYCFGn_zyqehHuux1FvdalM6Fvsu9Kv4YRREZEhqyhW3dWroSDq4yjkiKEdXqRjJuJ9MK12YlAuqQXiugoLwZvuV0wknVLJmsW-haBbVqVd-HD5BN2BCB5DNjiIbO8Nc4dyxFAO-twQR2S7E7N3ctM25nYCgszDmqoAtGV6HPum2UHQfwKO0tjUnGcN0AKQx1s931YW&__tn__=K-R)

Perché trovo la cosa agghiacciante? Perché WHO ha sempre privilegiato i prezzi bassi SOPRA OGNI COSA, dimostrando non solo scarsa considerazione, ma vero e proprio fastidio per il meccanismo occidentale di regolazione farmaceutica. Meccanismo faticosamente messo assieme nei decenni per garantire sicurezza ed efficacia dei farmaci, meccanismo senz'altro migliorabile ma al momento l'unico in grado di perseguire nel migliore dei modi l'obiettivo.  Vediamo un po' di storia recente.

Rulli di tamburi, squilli di trombe, a marzo 2017 WHO prequalificava Mylan India per, udite udite, il sofosbuvir. Proprio l'antivirale antiepatite C che secondo molti, con in testa Médecins Sans Frontières, deve costare un millemilamillesimo di quel che attualmente costa in occidente (vedi https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2022209374664606&id=1971621999723344 ).
Mylan India è ovviamente la filiale indiana della multinazionale dei generici guidata da noti gentiluomini (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1978554129030131&id=1971621999723344).
Quindi, a marzo WHO prequalificava e la cosa faceva notizia perché il sofosbuvir low cost era diventato una priorità mondiale. Ecco qua il loro annuncio: http://www.who.int/medicines/news/2017/1st_generic-hepCprequalified_active_ingredient/en/

Bad, bad timing boys... loro prequalificavano a marzo e in aprile che succedeva? Quei cattivoni di FDA arrivavano, ispezionavano, e certificavano che la qualità del lavoro del loro prequalificato faceva schifo al pesce, con una bella warning letter, a stretto giro: https://www.fda.gov/ICECI/EnforcementActions/WarningLetters/2017/ucm550326.htm.

Molteplici violazioni delle Norme di Buona Fabbricazione (GMP) richieste a chiunque produca farmaci, mancanza di registrazioni o indagini su lotti non conformi di prodotto, voragini nel controllo della qualità, data integrity (sistema di registrazione dei dati) stile groviera , ovvero business as usual, il pacchetto standard di violazioni che trovano praticamente ogni volta che ispezionano un produttore asiatico.
Qua in occidente una warning letter di FDA è (era) un po' come il marchio dell'appestato, ma pare che in Asia siano trattate come un latitante ricercato per omicidio potrebbe trattare multe stradali. Meraviglie della farmaceutica globalizzata.
E c'erano stati pure precedenti: nel 2012 WHO prequalificava Guilin Pharmaceuticals per l'artesunato iniettabile. L'artesunato (disponibile anche in supposte pediatriche) è un antimalarico efficace anche nei casi gravi, quelli da falciparum (un farmaco di cui certi mediciscienziatisuisocial ignoravano del tutto l'esistenza, se si sta ai commenti di un noto caso di cronaca sanitaria del 2017). Ma anche nel 2012 con Guilin WHO prequalificando si dimostrava di bocca buona (tanto i farmaci erano destinati ad un programma africano). Infatti Guilin si era beccata una warning letter da FDA nel 2011, e se ne è presa un'altra nel 2015, tutte e due inerenti il sistema di controllo qualità.

https://www.pharmacompass.com/fda-inspection-483-warning-letter/guilin-pharmaceutical-co-ltd

https://www.mmv.org/newsroom/interviews/world-s-first-producer-who-prequalified-artesunate-injection-severe-malaria

Il tutto è culminato in pubblico attrito tra WHOe FDA nel 2017, ovviamente rimasto ben lontano dai grandi media europei (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/03/who-e-fda-conflitto-di-interesse.html).
Tutto ciò è quel che può succedere se programmaticamente si prende in considerazione l'idea di collocarsi al di fuori del modello regolatorio occidentale (FDA, EMA) evidentemente vissuto come "ostacolo" , per esempio) da SAGE, vedere pag 11 di questo pdf http://www.who.int/immunization/sage/SAGE_November_2011_Brennan.pdf .
Chiaro il programma? Chiedere a FDA e EMA un parere, ma poi cercare l'approvazione del prodotto nei paesi in via di sviluppo, per abbattere i costi. E se questa è la filosofia, non c'è da stupirsi se poi accade che in questi programmi venga sperimentato nell'uomo qualcosa che doveva rimanere ancora anni in laboratorio, e che probabilmente con criteri "normali" mai sarebbe arrivato ad un primo trial clinico (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/05/fatto-coi-piedi-mandato-nelluomo-calci.html ).

Considerata la storia recente delle prequalifiche WHO forse questo fastidio non è limitato all'area vaccini.

giovedì 21 marzo 2019

IL DECLINO DELL'INNOVAZIONE FARMACEUTICA




"22 anni di chimica nel farmaceutico, e c'era più soddisfazione prima del 2005. " Questo ho scritto nella mia bio su twitter. Qualche tesserato del club del disagio intellettivo ha avuto da ridire anche su queste due righe. "Che sarà mai successo nel 2005?".
Lo racconta un tipo di McKinsey su Nature (https://www.nature.com/articles/d41573-019-00046-3):
"Guardando alla produttività e ai risultati di R&D (Ricerca e Sviluppo) degli ultimi venti anni, le dieci aziende più grandi erano la forza trainante fino ai primi anni 2000. Allora una nuova tecnologia - i mAb (anticorpi monoclonali) - si stava muovendo dalla periferia al centro dell'innovazione farmaceutica, e mAb blockbuster furono lanciati da una nuova stirpe di biotech. Anche Big Pharma addottò i mAb, con una serie di contratti (di acquisizione, NdCS), alla fine dei 90 e nei primi anni 2000, con successi variabili. Quindi, tra il 2005 e il 2011 l'industria visse un rallentamento (esacerbato dalla stretta sulla disponibilità di capitale), con una autentica crisi dell'R&D e ristrutturazioni multiple (licenziamenti di massa, chiusura di centri ricerche e siti produttivi, NdCS)."
Ristrutturazioni: all'epoca si leggeva su base regolare di nuove ondate di buste rosa oltreoceano (in USA è molto più facile che da noi). Dei tanti un'episodio mi è rimasto impresso. Un chimico licenziato da Pfizer (Pfired) aveva sgombrato la scrivania, era sceso nel parcheggio, era entrato nella sua auto e si era sparato in bocca. Per dire di qualcosa che sta dietro all'asettico termine "ristrutturazione":
Comunque fa un po' sorridere (un sorriso amarissimo) uno di McKinsey che nei fatti depreca il famoso decennio perduto di molte grandi. Fa sorridere, perché le politiche industriali che lo provocarono furono caldeggiate dai suoi colleghi dell'epoca: era gente di McKinsey, Ernest &Young, PWC che tra la fine dei 90 e i primi 2000 veniva pagata dai vertici aziendali per sentirsi dire più outsourcing, più offshoring, tagliate le spese di R&D. Ma sono soggetti così. Gemellini dei loro colleghi advisor nella finanza. Ai tempi della fusione Pfizer Wyeth (una fottuta apocalisse, in Italia) Pfizer aveva emesso bond per finanziare l'acquisto. Gli analisti finanziari erano tutti a dire che ne aveva emessi troppo pochi. Gli stessi però cinque anni dopo esprimevano dubbi sulla sostenibilità del debito Pfizer.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...