mercoledì 1 luglio 2020

REMDESIVIR - CHI FA SCORTE, CHI FA IDEOLOGIA



Mi sa che mi tocca precisare che non sono un fan di Trump. Ma, poco da fare, quanto a sviluppo di vaccini e terapie anti COVID alla fine l'amministrazione federale USA ha fatto più e meglio di qualsiasi altro governo E organizzazione sovranazionale, pubblica o privata che sia.
Questo perché indipendentemente dal POTUS in carica gli USA hanno da decenni una concezione strategica delle epidemie e degli agenti infettivi.
Mentre da questo lato dell'Atlantico le agenzie europee e nazionali, spiace dirlo, hanno gestito COVID con la burocrazia dell'ordinaria amministrazione, e in alcuni casi anche peggio (vedasi AIFA), negli USA le agenzie federali erano fin da gennaio attivamente coinvolte nell'individuazione di strumenti utili per contrastare la pandemia, con NIAID in testa.
Qua quando Fauci ha dichiarato remdesivir Standard Of Care per COVID, a metà aprile, abbiamo visto il direttore di AIFA esibirsi in quello che è probabilmente il peggior episodio di sempre della comunicazione col pubblico dell'agenzia (la storia del 3% , https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/il-direttore-aifa-remdesivir-il-3-e-la.html).

Il Guardian lamenta che Trump si è comprato la produzione Gilead di remdesivir dei prossimi tre mesi e affida la requisitoria a Andrew Hill, medico, research fellow all'Università di Liverpool (https://www.virology-education.com/andrew-hill-md/) nonché consulente della fondazione Gates. E infatti si dimostra imbevuto dell'ideologia di quell'area (accesso globale alle cure tramite farmaci a costi stracciati - e di qualità dubbia - negando i brevetti "scomodi"). E infatti cosa tira fuori? La licenza compulsoria che permetterebbe al governo britannico di acquistare da genericisti indiani o del Bangladesh, paesi che non hanno concesso il brevetto nazionale a Gilead.
Gilead ha un programma globale di licenze di produzione che ormai riguarda 127 nazioni (https://www.gilead.com/purpose/advancing-global-health/covid-19/voluntary-licensing-agreements-for-remdesivir e sono state trattate anche con aziende indiane, in realtà). Quindi la questione non è la disponibilità: in realtà, come sempre, la questione è il costo. Che già si è dimostrato ampiamente trattabile: 3.200 USD a trattamento negli USA per chi ha assicurazioni private (quindi è l'assicurazione che paga), 2.600 USD per unità per il mezzo milione di trattamenti comprati dall'amministrazione federale (a cui già era stato donato un milione e mezzo di dosi). L'egiziana Eva Pharmaceuticals, licenziataria, commercializza il trattamento a 186 USD.
Quanto a produzione chimico farmaceutica in UK c'è ancora qualcosa (e i resti di quella italiana sono molto più consistenti), quindi un problema di capacità produttiva in cGMP da loro non c'è (figuriamoci da noi).
In breve, volendosi garantire le scorte le opzioni c'erano e continuano ad esserci. Il resto, tanto per cambiare, è ideologia.
E poi UK è l'unico luogo in Europa dove ci si pone il problema. Sul continente nessuno è interessato a fare scorte di nessun genere, pare.

L'Huffington Post riprende il Guardian: ("Usa acquistano tutte le scorte di remdesivir, farmaco contro il Covid-19" https://www.huffingtonpost.it/entry/usa-acquistano-tutte-le-scorte-di-remdesivir-farmaco-contro-il-covid-19_it_5efc52bbc5b6ca97091719a5). Proprio loro, che il 30 aprile titolavano "Il remdesivir funziona contro il Covid? Fauci ottimista, ma Lancet boccia" (https://www.huffingtonpost.it/entry/il-remdesivir-funziona-contro-il-covid-fauci-ottimista-lancet-boccia_it_5eaacebfc5b6671e3e48f804).
In Europa sono tutti talmente ossessionati dal vantaggio geopolitico della nazione che per prima otterrà il vaccino da non preoccuparsi in nessun modo dell'egemonia sulla fornitura di remdesivir (egemonia evitabile, tra l'altro) se non quando si ritrovano all'improvviso davanti al fatto compiuto.
A volte tra intelligenza geopolitica e demenza strategica c'è un soffio.


martedì 30 giugno 2020

CAPIRE UN TUBO (PLATINUM EDITION), PRODURRE BALLE (PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA)



Quanto a idiozie a tema COVID in genere Repubblica non si è mai fatta mancare nulla, ma a questo giro scivola nell'indecenza. Una vergogna, fin dall'inizio del pezzo:
"l primo a ottenere il vaccino è l’esercito cinese. Mentre nei paesi occidentali si discute su come distribuire in maniera equa l’antidoto contro il coronavirus, Pechino dimostra di avere le idee chiare."
L'antidoto? Annamo bene....
Derek Lowe ha pubblicato un lungo update sui lavori in corso quanto a vaccini antiCOVID (https://blogs.sciencemag.org/pipeline/archives/2020/06/29/coronavirus-vaccine-update-june-29) di cui traduco il brano sul vaccino CanSino

"Il loro Ad5-nCov... è stato approvato per l'uso da parte dell'esercito cinese (un'approvazione condizionale della durata di un anno, NdCS) "dopo che i trial clinici hanno provato la sua sicurezza e hanno dimostrato una qualche efficacia" (some efficacy, NdCS). Questo è probabilmente il modo in cui anche io la metterei giù - l'azienda ha pubblicato i dati della fase I poche settimane fa, e una delle cose notevoli è che circa la metà dei pazienti che sono stati dosati, in tutte le coorti, avevano anticorpi preesistenti CONTRO IL VETTORE. Questo sarebbe l'adenovirus-5 .., Comunque, un dirigente dell'azienda ha detto che i dati di Fase II saranno pubblicati presto, lanciando una frecciata a Moderna per non aver fatto lo stesso."

Qual'è il problema della risposta immunitaria contro il vettore? Che se esiste anticorpi e/o leucociti fanno fuori il vettore (l'adenovirus) prima che si possa generare un specifica risposta immune contro l'elemento desiderato (lo spike del coronavirus). E questo è il motivo per cui a Oxford-AZ hanno usato un adenovirus di scimpanzé: improbabile che un soggetto umano abbia anticorpi contro un virus di un'altra specie. Poi c'è la successiva pietra d'inciampo: magari il soggetto dopo l'inoculo sviluppa ANCHE anticorpi contro il vettore, e quindi ciao ciao richiami (al richiamo la risposta immune farebbe fuori il vettore e quindi vanificherebbe il vaccino).
Comunque, riguardo a come è stata riportata la notizia, forse la cosa migliore è inscenare un fittizio dialogo breve tra il sottoscrtitto e un altro CS (che non sta per Chimico Scettico ma per C...e Standard)

CS: I cinesi sono arrivati UNO! Il vaccino c'è, e l'hanno tirato fuori loro. Rosica, rosica, tu che non sai neanche cosa è un batterio!
CS: meicojioni, mica facile trovare uno standard al 99.99%. A casa mia, che sarebbe l'occidente moderno, un vaccino o farmaco si approva dopo trial di fase III che hanno avuto successo e che hanno convinto il regolatore. Dove sono questi trial?"
CS: Hanno pubblicato su Lancet quasi un mese fa! La comunità scientifica lo sa cosa è un articolo pirreviued, tu no! Fai ridere!
CS. Sinceramente impressionato. Sei arrivato a un titolo del 99,999%. L'articolo di Lancet riportava i dati di fase I, quelli di fase II neanche li hanno ancora pubblicati. Dove sono i dati di fase tre?
CS: Su Lancet! Ma lo sai leggere l'inglese? Ma ce l'hai un diploma? Secondo me neanche hai la licenza media.
CS Sorridi, che vieni meglio in foto. Per la galleria, sai...

Per la cronaca, i dati di fase III ci saranno, tra qualche mese (un anno?). La fase III è quella sull'esercito cinese: nonostante lo si voglia far apparire diversamente, continua ad essere un vaccino sperimentale.
Comunque complimenti vivissimi a Elena Dusi (la firma di divulgazione medico/scientifica di Repubblica): sono sicuro che, raggiunto il fondo, continuerà a scavare imperterrita.

PS: Sui vaccini antiCOVID, per tutto un complesso di cose, continuo a tifare Moderna. La loro riservatezza (anzi, segretezza assoluta) è ormai notoria. Se hanno firmato contratti per produzione (infialamento e inscatolamento) e distribuzione non credo lo abbiano fatto a casaccio, però due dati due a fase II conclusa sarebbe bene vederli.


lunedì 29 giugno 2020

COVID E VACCINO: SE LA POLITICA NON ERA ABBASTANZA...


... eccovi serviti: ci mancava proprio il classico documento firmato da Nobel per la pace, star di Hollywood e politici dem italiani. Notare che riceve attenzione quasi esclusivamente dalla stampa italiana, per ora.

Si parte dal solito leit motiv: "L'unico modo per sradicare definitivamente la pandemia è di avere un vaccino somministrato a tutti gli abitanti del pianeta".
In primo luogo al solito è più probabile che non venga approvato alcun vaccino piuttosto che ne venga approvato uno. E ancora meno probabile è che venga approvato un vaccino di alta efficacia in grado di dare una risposta immune duratura. Non è pessimismo, è statistica: lo sviluppo di vaccini primi della loro classe ha un 10% di probabilità di successo.
In secondo luogo, scordatevi un qualsiasi vaccino entro settembre, e probabilmente è più facile fare un terno al lotto che vederne uno per gennaio: qui si sta mediamente a braccia incrociate e si acquistano opzioni sul vaccino Oxford-AZ ma non si è sentito niente al riguardo di scorte di remdesivir o tocilizumab (o desametasone, per dire). E stiamo parlando di gente (governo e annessi compresi) convinta che la seconda ondata è sicura e si materializzerà da un momento all'altro, anche domani (la gallica paura che il cielo ti cada sulla testa, uguale identica). In Egitto, per dire, hanno già iniziato a produrre remdesivir sul licenza Gilead (https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-egypt-remdesivir/egypts-eva-pharma-begins-producing-covid-19-drug-remdesivir-idUSKBN23W3BG).
In terzo luogo non è detto che il vaccino sia l'unico modo per liberarsi dalla pandemia: la Spagnola del 18 viene citata e ricitata a proposito della seconda ondata, senza che nessuno ricordi che dopo il 1920 sparì (certo, arrivarono altre influenze, ma non con quel tasso di mortalità) - i virus influenzali non sono parenti dei coronavirus, ma anche la SARS si esaurì per conto suo. Al momento una delle analisi più razionali in circolazione è quella di Bucci (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=151929063093956&id=112027770417419): di base non sappiamo, ma c'è una questione di inneschi (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/03/innesco-covid-19.html) che in qualche modo arriva anche sul NYT (https://www.nytimes.com/article/how-coronavirus-spreads.html?referringSource=articleShare).

Questa lettera dei 101 è un tentativo di mettere un cappello dem sul tema vaccini COVID. Peccato che, misurando le risorse, sia l'amministrazione Trump a produrre il maggior sforzo per l'ottenimento di un vaccino (il programma Warp Speed https://www.nytimes.com/2020/06/03/us/politics/coronavirus-vaccine-trump-moderna.html).

L'aspetto meno visibile, ma ancora più ideologico rispetto a "extra vaccino nulla salus" è il discorso "universalità", cioè il discorso costi. E la richiesta che al G20 si discuta quale "premio" vada attribuito all'eventuale successo dello sviluppo del vaccino (ovvero: "il prezzo del vaccino lo vogliamo fare noi").
Repubblica dice che gli USA sono poco sensibili a questo tema, popolare invece in Europa.
Riassumendo, gli USA finanziano con più di dieci miliardi i 5 candidati vaccini ritenuti migliori da NIAID, e di prezzi ancora non si parla.
In Europa, dove le risorse investite sono state una manciatina di milioni, si vorrebbe fare il prezzo (il che notoriamente è in assoluto il modo migliore per promuovere lo sviluppo di nuovi farmaci o vaccini, giusto?).
Non fa una grinza.

PS "prevenire è meglio che curare" è un' ovvietà che sento sempre più spesso in una situazione in cui non c'è vaccino né ci sarà a breve: il proliferare degli argomenti idioti in questa stagione pandemica non ha conosciuto freni.

COVID-19 - REMDESIVIR SPRAY NASALE? E EMA ARRIVA DOPO I TITOLI DI CODA.

https://www.fiercepharma.com/pharma/gilead-to-start-testing-inhaled-remdesivir-eyeing-earlier-covid-19-use


FDA ha dato l'ok all'inizio di una fase I per una formulazione nebulizzata di remdesivir, pensata per pazienti non ospedalizzati.
Già, perché, quanto a sviluppo farmaceutico, non è che un'azienda o altri possano prendere e iniziare ad arruolare per un trial a piacer loro. Devono presentare un dossier al regolatore (INDA, Investigational New Drug Application), e se il regolatore lo respinge niente da fare (anche se francamente non ricordo episodi eclatanti di respingimento della pratica esiste un sottobosco di spin off e startup che ogni tanto ci prova e riceve picche come risposta).

Farmacocinetica e farmacodinamica sono da sempre state la croce degli antivirali contro le infezioni respiratorie.
Ricordo che nel caso di peravimivir (antiinfluenzale) la sperimentazione era iniziata con somministrazione via iniezione intramuscolo, e con la costernazione di tutti i coinvolti non venne osservato alcun effetto. Solo quando qualcuno pensò di passare all'endovena le cose cambiarono radicalmente.
Per questo non mi sono stupito del fatto che remdesivir sia stato sviluppato come endovena: il modo più semplice per levare di mezzo i problemi correlati a vie di somministrazione più semplici. Ma la somministrazione endovena ne confina l'uso al contesto ospedaliero.

Questo inizio di sviluppo clinico (fase I) di remdesivir nebulizzato potrebbe cambiare il panorama, e consentire quel trattamento dei pazienti sintomatici non gravi a casa loro. E' lo stesso scopo che si prefigge EIDD-2801, al momento l'unico antivirale anticovid in sviluppo come formulazione orale (pillola).
Immagino che remdesivir nebulizzato non sia un'idea peregrina, e che FDA abbia accettato l'INDA sulla base di un solido modello animale (rhesus).
Ma l'unica è aspettare e stare a vedere: gli sviluppi clinici sono strade lunghe, piene di ostacoli ed arrivare alla meta non è per niente facile.

Sempre a proposito di remdesivir  la stampa nostrana (e non solo) con la solita competenza  perlopiù titola "EMA approva il primo farmaco per il COVID".
E non è proprio così.
Ai primi di Aprile EMA aveva approvato nel silenzio generale l'uso compassionevole di remdesivir. A metà aprile NIAID in USA aveva dichiarato remdesivir lo Standard Of Care per COVID. Il primo maggio FDA aveva concesso l'Emergency Use Authorization alll'antivirale Gilead.
EMA con la massima calma (tanto ormai non c'è più fretta, in Europa) il 25 giugno concede a remdesivir una conditional marketing authorisation , che è lo strumento europeo (inefficiente a questo fine) più vicino all'Emergency Use americano.
Non si tratta dell'autorizzazione all'immissione in commercio vera e propria, ma di un'autorizzazione che ha la durata di un anno e può essere rinnovata (https://www.ema.europa.eu/en/news/first-covid-19-treatment-recommended-eu-authorisation). Da EMA sappiamo che Gilead ha presentato la New Drug Application (continuo a non ricordarmi le nuove sigle europee) il 5 giugno. Il comunicato EMA magnifica l'operato dell'agenzia, che aveva avviato il lavoro dell'autorizzazione condizionale ben prima che Gilead presentasse l'NDA. Finendo per arrivare quasi due mesi dopo FDA.
Applausi scroscianti.

giovedì 25 giugno 2020

E QUI SI CONCLUDE LA SETTIMANA DELLO SCIOLISTA


Premessa: al solito la faccenda ha a che fare con l'informazione funzionale, i drogati della medesima e le bolle o echo chambers (https://theconversation.com/the-problem-of-living-inside-echo-chambers-110486). E' politica travestita da scienza o da sua promozione . Ricordate che qualcuno ebbe a dire che ogni totalitarismo ha bisogno di una base di idioti militanti, perché è di questo che parlo, a questo giro.

Avete voglia di dire "metodo scientifico", si è fatta divulgazione, si è promossa la scienza.
E' stata gettata un'esca, qualche anno fa, i boccaloni l'hanno fiutata e se la sono ingoiata: gente che non non sa né capisce un beep di questo e di quello ha preso come sacre scritture le parole di chi troppo spesso non sapeva né capiva un beep di questo e di quello.
Il risultato è stato anche un mettere il booster a gente proveniente dalle retrovie delle discipline più soft (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/08/hard-science-hard-life.html) che si è sentita in dovere di pontificare sulla natura della scienza.
Ma chi è lo sciolista? Un praticante dello sciolismo, parola che non esiste nel vocabolario italiano, ma ha cittadinanza in quello inglese: "sciolism (countable and uncountable, plural sciolisms) The practice, or an instance, of expressing opinions on something which one knows only superficially or has little real understanding of." (https://en.wiktionary.org/wiki/sciolism).
Sembrerebbe che la latinità abbia coniato il sostantivo sciolus, diminutivo dispregiativo di sciens, nella sua età più tarda, nella sua decadenza. Significativo.
Il frontista proscienza medio di solito non interviene sui post tecnici, ma piglia il via sotto quelli ordinari. Non se la sente neanche di intervenire quando si parla di attività in vitro (e un EC50 è roba semplice, mica si parla di esponenti di Lyapunov).
Poi arrivano gli sciolisti, o se volete i piccoli theologi in munere alieno: l'ingegnere aeronautico che pretende di discettare di regolazione dello sviluppo farmaceutico, il nutrizionista e l'informatico che si sentono in dovere di parlare di Dispositivi di Protezione Individuale (del resto li usano e ne prescrivono l'uso ogni tre per due) o di nuovo l'informatico, che parlando di modelli produce questa assoluta perla : "limitarsi ai dati è uno stop alle capacità di analisi" (giusto, perché mettere freni alla fantasia?). Tutta bella gente convinta di parlare di scienza, anzi, in nome della Scienza.

Perché questa spinta al commento a casaccio o capzioso (o tutti e due), tra l'altro spesso su post commentati e/o condivisi da professionisti che lavorano o hanno lavorato sul tema di cui si parla?
Perché si toccano argomenti ideologizzati, e un loro esame laico urta certe sensibilità .
E gli argomenti sono stati ideologizzati dalla narrazione prevalente.
Esiste in tante questioni inerenti la sanità, COVID compreso, un blocco di opinione che è o vorrebbe restare unico, egemonizzare la narrazione, e reagisce male alle critiche pur se circostanziate. Se non credete all'anonimo scrivente leggete nelle parole di Sara Gandini cosa può succedere a chi esprime valutazioni critiche (https://www.facebook.com/sara.gandini/posts/10223283583220602)
Nel mio piccolo posso solo dire che "a bocce ferme", cioè nell'autunno dell'anno scorso, il blog collegato a questa pagina è stato oscurato su fb e tutti i post che lo linkavano sono stati cancellati dalla piattaforma: e non fu un effetto di una violazione dei termini o di nuovi algoritmi (gli autori dell'operazione si sentirono in dovere di metterci la firma, di fatto). La cosa durò circa tre mesi.
Per scambiarmi (o volermi scambiare) per nanocontatori e simili occorre essere idioti. Idioti militanti, appunto.

lunedì 22 giugno 2020

DARE SPAGO AI NO MASK PERCHE' LAGGENTE E' STUPIDA?




E invece i sostenitori dell'obbligo di mascherina indistinto sono molto intelligenti, vero?

"Tra le migliaia di commenti che riceviamo (ed a quali non è umanamente possibile rispondere) ce n’è uno al quale voglio dare risposta “pubblica”. Il commento è che sarebbe “pericoloso mettere in discussione la necessità delle “chiusure” in quanto, se queste fossero di nuovo necessarie, la gente non le accetterebbe”. Per quanto mi riguarda questo modo di ragionare è al contempo illogico, pseudo-scientifico ed anti-democratico.
Illogico, in quanto parlare di “necessità dei lockdowns” presuppone una valutazione di tipo scientifico che non può esistere se tale necessità non può essere esaminata e criticata scientificamente. Pseudo-scientifico, in quanto conferisce un alone di validità ed autorità “scientifica” ad affermazioni che scientifiche non sono, in quanto sottratte alla valutazione critica che la scienza fa di sé stessa. Anti-democratico, in quanto presume che i cittadini non abbiano il diritto né siano in grado di decidere cosa è meglio per loro."
Così Guido Silvestri in una sua precedente pillola. Condivido pienamente - e tra l'altro questo è sempre stato l'orientamento di questa pagina da tre anni a questa parte.

Sotto questo post invece tra i commenti brillano quelli in tono "Non si osi mettere in dubbio la mascherina, così si dà ragione ai no-mask".
Argomento di fulgida idiozia in quanto completamente privo di significato.
Perché?
Perché la vulgata ha casualmente fatto dimenticare che, quanto a COVID, esistono tipi diversi di mascherine DIVERSE PER CARATTERISTICHE ED EFFETTI:
1) FFP2/FFP3 con valvola: Dispositivo di Protezione Individuale (DPI), protegge chi lo indossa ma non gli altri dall'eventuale contagio (per via della valvola).
2) FFP2/FFP3 senza valvola: Dispositivo di Protezione Individuale (DPI), protegge chi lo indossa E gli altri dall'eventuale contagio .
3) Mascherine Chirurgiche: presidio medico-chirurgico, proteggono gli altri dall'eventuale contagio di chi le indossa.
4) Mascherina di Comunità: non proteggono chi le indossa e in linea di massima poco o niente gli altri: Non sono certificate in alcun modo e si tratta di un nonsenso creato ad arte dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020.Sono state rese obbligatorie negli spazi pubblici chiusi e all'aperto qualora non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza tra individui.dal DPCM del 26 Aprile 2020. Poi nella vulgata è stata ampiamente stigmatizzata l'assenza di mascherina quando le distanze di sicurezza c'erano o in mezzo al deserto o giù di lì.

Si è creato il quasi inutile per dire "abbiamo fatto!", e poi lo si è reso obbligatorio (sembra uno sport molto praticato, questo). Dati sulla capacità delle mascherine di comunità di frenare il diffondersi del contagio non esistono.
E allora chi è contrario all'obbligo della mascherina di comunità ha anche ragione. Se l'obbligo fosse per mascherine chirurgiche se ne potrebbe discutere (e discutere delle latitanti prove di un effettivo ruolo nel rallentamento del contagio ), ma l'obbigo per "una qualsiasi mascherina" è un obbligo per laqualunque, da archiviare alla voce: prescrizioni demenziali (i primi a lanciarlo furono la premiata ditta Fontana&Gallera, quando lo prescrissero in Lombardia dicendo che anche una sciarpa davanti alla bocca andava bene, e allora piovvero le critiche pubbliche, ma sui laqualunque di Comitato Tecnico Scientifico e governo non è educato eccepire, pare).


venerdì 19 giugno 2020

REMDESIVIR E GLI ALTRI, LA QUESTIONE DELLA DISPONIBILITA'




Ai primi di aprile, mi pare, un portavoce di Gilead disse che l'azienda non si aspettava un uso di remdesivir in chiave antipandemica, per cui il farmaco disponibile era destinato in primo luogo ai trial.
Questo è un problema di cui si è parlato, ma solo negli USA ed è un problema tecnico.
All'incirca nello stesso periodo un medico mi aveva chiesto quanto tempo ci sarebbe voluto a mettere su in Italia una produzione capace di coprire il nostro fabbisogno massimo.Avevo risposto: tre mesi, con fulmini di guerra sull'impianto pilota e alla manifattura iniettabili e porte spalancate al ministero e ad AIFA. Era rimasto stupito: così tanto?
E col conto della serva a coprire il fabbisogno italiano sarebbe servita una decina di chili o due di principio attivo.
Pensate a metter su una produzione per quintali, destinata al fabbisogno mondiale. Un film completamente differente.
E questa è una faccenda di chimica di processo e produzione, con la sua logistica: due cose a cui di solito, parlando di farmaci, non pensa nessuno. E spesso non ci pensano neanche coloro che le sintesi chimiche le hanno fatte solo e soltanto in laboratorio.
Ad aprile si parlava del problema su CEN (https://cen.acs.org/biological-chemistry/infectious-disease/Scaling-remdesivir-amid-coronavirus-crisis/98/web/2020/04). Una nota: se ci fate caso gli intervistati da CEN sono chimici di processo attualmente collocati in università USA, ma provenienti da grandi farmaceutiche. Le ristrutturazioni degli ultimi 15 anni hanno pesantemente colpito la chimica di processo, anche perché la filosofia che ha preso piede è "allo scale up ci penserà la produzione conto terzi", ed essendo ormai il nocciolo della produzione conto terzi in Asia...
Comunque, in breve, Gilead con remdesivir non era pronta all'uso antipandemico, e il processo produttivo era stato ottimizzato "quanto basta" per le precedenti necessità (ovvero a naso non era andato oltre l'impianto pilota).
Né era stato messo a punto il network dei terzisti, che non è cosa che si risolve banalmente inviando i master batch record dicendo "fate così". Il trasferimento di tecnologia deve essere seguito e assistito in loco, per essere sicuri che la produzione dell'intermedio sia in grado di dare un prodotto costantemente conforme alla qualità richiesta.

Insomma, prepararsi a forniture antipandemiche è complicato, ed è più complicato oggi che venti anni fa, con le piccole molecole. Con i biologici è anche peggio, perché stando alla regolazione vigente di fatto non è possibile affidarsi a terzisti per parte della produzione. In questa ottica va esaminata la faccenda degli anticorpi monoclonali anti SARS-CoV-2. Che ce ne siano diversi in sviluppo è una buona cosa, ma i tempi dello sviluppo clinico dicono che è improbabile che un singolo anticorpo venga approvato entro il prossimo inverno (considerate che remdesivir, che già era in sviluppo clinico avanzato, ha collezionato due approvazioni in emergenza ma nessuna approvazione definitiva, e siamo a giugno). Al momento le migliori chance per una eventuale prossima ondata di COVID in inverno restano due: la combinazione remdesivir-baricitinib, e i risultati del trial NIAID dovrebbero essere annunciati a breve, e remdesivir-tocilizumab (trial Gliead-Roche, e se va bene ne sapremo qualcosa a settembre).

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...