lunedì 24 agosto 2020

CHI SCOPRE L'ACQUA CALDA, CHI HA LA VISIONE STRATEGICA


 
 
 
Su La Stampa scoprono l'acqua calda- "La Ue dipende per il 90% da molecole e principi attivi per le medicine fabbricati da Pechino. Il lockdown ha bloccato l’export. L’allarme: «Pericoloso lasciare in mano di altri la salute» (https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/08/24/news/la-cina-e-padrona-dei-nostri-farmaci-ora-l-europa-ha-paura-1.39226264)

Ops! Ma che strano, che caso sfortunato.
In realtà è la conseguenza di precise scelte politiche europee che perseguivano la santa missione di abbattere la spesa farmaceutica (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/10/report-principi-cattivi-leuropa.html).
Al di là di tutti i problemi connessi (regolatorii, in primis), con gli scandali che emergono a cadenze regolari (lo scando delle bioequivalenze tarocche di GVK Bio, i composti N-nitroso nei sartani...) questo discorso sui problemi di approvvigionamento di farmaci in tempi di pandemia era venuto fuori fin da marzo, in Occidente.
Allora il lockdown cinese bloccava molte produzioni, e il problema spuntò timidamente  anche in un dibattito televisivo, da noi. Comparso e sparito. In Germania ancora se ne parla, invece, e in Austria hanno iniziato a passare ai fatti. L'unità generici di Novartis, Sandoz e il governo austriaco investiranno circa 150 milioni in cinque anni per potenziare la produzione di antibiotici nel sito di Kundl, in Austria (https://www.fiercepharma.com/manufacturing/novartis-bolsters-antibiotics-manufacturing-tie-europe-eu150m-austrian-deal).
Il governo austriaco ha investito nell'operazione 50 milioni, che andranno principalmente nello sviluppo di nuove tecnologie per la produzione di principi attivi. La produzione dell'impianto andrà a rifornire tutti i paesi europei. E tutto questo nonostante i costi di produzione e i prezzi stracciati delle penicilline prodotte in Cina, che continua a fornire il 90% della produzione mondiale dei principi attivi antibiotici. .
Ora indovinate chi c'era tra i maggiori produttori di principi attivi antibiotici in Europa, fino a una decina di anni fa?
Ma figuriamoci se lo stato italiano può pensare di prendere iniziative, che ne so, per rilanciare la produzione di carbapenemici nell'ex stabilimento BMS di Sermoneta, ceduto alla holding tedesca Corden Pharma nel 2010 (e che in tempi recenti si dimena tra problemi di gestione dei rifiuti e minacce di ulteriori tagli occupazionali) . Sarebbe pura idiozia. Oppure no?

A questo proposito guardiamo che succede oltreoceano. Trump è un cialtrone, un negazionista, un razzista, un populista, ha provocato una strage da COVID etc...
Mi tocca specificare che non ho alcuna simpatia per Trump (perché altrimenti nei commenti si arriverebbe pure a darmi del suprematista bianco) ma... nessuno degli antiTrump duri e puri ha notato che se l'occidente avrà un vaccino antiCOVID sarà grazie all'amministrazione USA? Perché Warp Speed ha messo sul piatto miliardi, non decine o centinaia di milioni. Parlando dell'opzionatissimo vaccino Oxford-AZ l'amministrazione USA ha contribuito con un finanziamento di circa un miliardo e duecento milioni. Il governo italiano tra aprile e maggio ha nicchiato per una ventina di milioni, poi mai assegnati (li mise invece l'esecrabilissimo Boris Johnson in UK, poco dopo).
La Commissione Europea ha messo 80 milioni nel vaccino mRNA Curevac, il governo della Merkel ha finanziato lo stesso vaccino con 300 milioni (giusto per stabilire le priorità degli stakeholder).
In breve c'è chi ha visione strategica e la persegue attivamente, e l'amministrazione USA è il soggetto più presente, al riguardo, e chi chiacchera a vuoto, con il proprio esercito di commentatori pieni di vento ed altri materiali assai poco nobili.
Il POTUS negazionista e cialtrone con questo ordine esecutivo di un paio di settimane (https://www.whitehouse.gov/presidential-actions/executive-order-ensuring-essential-medicines-medical-countermeasures-critical-inputs-made-united-states/) fa mira al reshoring (cioè alla ricollocazione su suolo americano) della produzione di medicinali e segnatamente di attivi farmaceutici ritenuti strategici.
Da noi le anime belle dei bei discorsi continuano a fare quello che sanno far meglio: ciarlare a vuoto e restare a guardare.


domenica 23 agosto 2020

IL DELIRIO (S)MASCHERATO


Non siamo in uno stato di reale e presente emergenza da un po': da nessuna parte in Italia ci sono terapie intensive piene e ospedali al collasso.
Eppure alcune delle deroghe emergenziali di marzo sono ancora in vigore, in primis quella sulle cosiddette "mascherine di comunità" e la loro certificazione, che a distanza di 5 mesi continua a non essere necessaria.
La "mascherina di comunità" è stata un'invenzione italiana, introdotta a marzo. I vari studi citati e ricitati inerinti l'uso di mascherine in contesto epidemico parlano invariabilmente di mascherine chirurgiche, cioè dispositivi medici. E la mascherina di comunità non è un dispositivo medico, non ne ha le qualifiche (ma il qualcosa che qualcosa fa per molti ormai "è scienza").
Questa cosa che continua a non essere né carne né pesce più di qualsiasi altra è diventata il giocattolo del primo che passa, da usarsi nella prima polemica partitica utile, e il fatto che medici, biologi etc che hanno avuto grande esposizione mediatica durante questi mesi si candidino con questo o con quello non rende più limpido il quadro, anzi (la regola è che entrando in politica la ragion partitica diventi il primo imprescindibile punto di riferimento per ogni azione o discorso pubblico).
Se casi evidenti di demenza senile che provano invano a bruciare questo oggetto sono stati usati ai soliti fini dai soliti noti, altri pare che passino il loro tempo a cercare immagini del politico di turno con la mascherina mal messa, mal usata o assente, invariabilmente parlando di negazionismo.
E, dato che questa attività ha precisissime connotazioni partitiche, si tratta invariabilmente di soggetti che tra gennaio e febbraio parlavano del coronavirus cinese come di una banale influenza. Poi ad aprile erano quelli che rovesciavano il proprio sdegno sul runner solitario senza mascherina, e oggi sono impegnatissimi a deprecare chi è andato a fare il mare in Sardegna o i giovani discotecari.
La mascherina è diventata il successore de "ivaccini", usata esattamente dalla stessa gente allo stesso modo con gli stessi fini.
E ridurre un tema tecnico e sanitario a un attrezzo per la polemica partitica fa francamente schifo.

Poi ci sono norme che sembrano costruite a bella posta per favorire questo clima. L'ordinanza del Minsan del 16 agosto sul "coprifuoco mascherina" fin da una prima lettura appariva lasciare ampia arbitrarietà al sanzionatore, perché apparentemente non aggiungeva nulla alla normativa vigente, che prevede mascherina obbligatoria all'aperto solo ove non sia possibile evitare assembramenti.
Che qualcuno la interpretasse tout court come "obbligo di mascherina all'aperto tra le 18 e le 6" era abbastanza scontato. E si vedono i primi risultati: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_agosto_23/mai-le-mascherineponte-milvio-botte-vigili-fc959da0-e4bd-11ea-b1e4-bb7479c087c9.shtml?cmpid=tbd_86948220OQ

Riguardo l'articolo, si tratta di una coppia di fratelli, cioè congiunti, che possono viaggiare assieme in macchina senza mascherina. Ma evidentemente all'aperto, tra le 18 e le 6, le cose sono differenti (poi prima di conoscere esattamente quale sia stata la dinamica dell'evento, campa cavallo...)
Alla festa dell'Unità di Persiceto, però la foto è stata scattata di sicuro prima delle 18 (era notte) e i mille che sedevano ai tavoli erano tutti sicuramente congiunti e l'assembramento è un'illusione ottica.
E allora? E allora sarebbe il caso di finirla...

sabato 22 agosto 2020

C'E' UN TEMPO PER NASCERE E UN TEMPO PER MORIRE




καιρὸς τοῦ περιλαβεῖν καὶ καιρὸς τοῦ μακρυνθῆναι ἀπὸ περιλήμψεως (Ecclesiaste 3,5, nella versione dei Settanta)

Un tempo per abbracciarsi, un tempo per astenersi dall'abbracciare.

Ecco, c'è una tendenza diffusa: quella di predicare l'astinenza dall'abbraccio perché non arrivi il tempo dell'astinenza dall'abbraccio. Che è come dire evitare di nascere perché non arrivi il tempo del morire.

Dato che le scienze non aggiungeranno niente al significato del vivere (non l'hanno mai fatto), piccola digressione archetipica (e comunque attinente ai nostri tempi).
Lanciate le monete o trafficate con gli steli, ci sono buone probabilità che interrogandosi sui tempi presenti esca Kuei Mei.

Kuei Mei: La ragazza che va sposa
Imprese portano sciagura
Nulla che sia proprizio.
Al di sopra del lago vi è il tuono: l'immagine della ragazza che va sposa. Così il nobile attraverso la perpetuità della fine riconosce il caduco.

(e dite che non ricorda l'inizio di Qoelet, Ματαιότης ματαιοτήτων, και τά πάντα ματαιότης, più noto nella forma "vanitas, vanitas vanitatum et omnia vanitas").

venerdì 21 agosto 2020

SALVARE VITE NON CONVIENE


I tempi che stiamo vivendo sono la più recente e imponente dimostrazione di come la disponibilità a pagare dello stato (di uno stato, in particolare, cioè gli USA) funzioni da moltiplicatore degli sforzi (e ci si augura dei risultati) della ricerca farmaceutica (che è privata).
Lo ripeto per l'ennesima volta per chi affronta il tema con parole d'ordine ormai prive di significato (la privatizzazione degli utili dopo il finanziamento pubblico e via dicendo): se esistesse in occidente industria farmaceutica pubblica il problema sarebbe risolto, ma nessuno stato vuole spendere alcuni miliardi all'anno per ricerca e sviluppo farmaceutica. Tranne gli USA, in questa occasione, per motivi strategici, politici e geopolitici, e preferisce reclutare i privati e darli a loro.

Abbiamo avuto 35.000 morti da COVID-19, quest'anno. Ma ogni anno siamo leader in Europa con 11.000 morti da infezioni ospedaliere (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/laltro-lato-della-prevenzione-infezioni.html). E non c'è verso che questa cifra cali nel tempo: è il famoso problema dell'antibioticoresistenza, e l'unico modo per risolverlo è investire. In programmi di stewardship (ottimizzazione dell'uso degli antibiotici nelle strutture ospedaliere) e in nuovi farmaci: e non si fa, o se si fa si fa pochissimo.
Willingness to pay: disponibilità a pagare. Se per i vaccini antiCOVID in sviluppo vediamo disponibilità a pagare in anticipo, i nuovi antibiotici sono la classe di farmaci per cui la disponibilità a pagare è la più bassa in assoluto.
E' una conseguenza della peggiore interpretazione della stewardship, che si riduce tout court in taglio di spesa e indisponibilità ai prezzi dei nuovi farmaci.
Sembrava che la soluzione "di mercato" al problema potesse funzionare: aziende piccole, requisiti ridotti per i trial clinici con i conseguenti costi ribassatissimi, etc. (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/05/antibiotici-6-lo-stato-delle-cose.html).
E invece il panorama, nell'estate 2020, è desolante.

"In un amaro paraddosso, nel XX secolo gli antibiotici hanno alimentato la crescita delle aziende pharmaceutiche con i rendimenti più alti, e sono una delle classi di farmaci di cui la società ha un bisogno disperato.
Eppure il mercato degli antibiotici è sfasciato.
Per quasi due decenni le grandi multinazionali che un tempo avevano dominato la ricerca sui nuovi antibiotici sono fuggite dal business, dicendo che i prezzi ritenuti accettabili per questi farmaci salvavita erano troppo bassi per supportarne il costo di sviluppo. La maggior parte delle aziende che oggi lavorano sui nuovi antibiotici sono piccole firme biotech, che perlopiù vanno avanti a credito (cioè a debito bancario, NdCS)., e perlopiù stanno fallendo.
Solo negli ultimi due anni 4 di queste aziende hanno dichiarato bancarotta o si sono messe in vendita, pur essendo sopravvissute al periglioso decennio che è servito a sviluppare i loro prodotti. Quando Achagen, Aradigm, Melinta Therapeutics e Tetraphase Pharmaceuticals sono collassate, 5 dei 15 nuovi antibiotici approvati da FDA a partire dal 2010 sono spariti dal mercato - o la loro disponibilità si è drammaticamente ridotta"


mercoledì 19 agosto 2020

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI) (RELOADED) - By Starbuck




“Chi... essere... tu?” Chiese il Brucaliffo ad Alice.
Se ne sono visti di Brucaliffi spuntare insieme al relativo fungo, spuntare insieme al cambio di stagione. Sotto un post, in una condivisione, spesso con la risposta già’ pronta in pieno stile “Chi siete? Dove andate? Due fiorini...”. O anche in un messaggio privato, talvolta a metà tra l’ammiccante e la minaccia. Ma quello che si cerca non è il sapere chi si è, quello è stato già ampiamente detto (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/chi-sono-uno-come-tanti-o-pochi.html).
Si cerca piuttosto un nome-e-cognome. Non si cercano contenuti su cui discutere in merito, di quelli ce ne sarebbero a volontà: ma i contenuti si sa, talora, sono ostici.
Per i più “scientifici” a tal proposito, consiglio la sezione “caos” del blog: troverete otto punte nere ad attendervi solo se le vostre basi “scientifiche” saranno solide come mura di marzapane.
Allora, meglio buttarla sul personale, sul nome e cognome. Su “che corrente partitica segui”, su “da che parte stai?”.
Ma a me in genere quando leggo articoli pubblicati da 2/3 ricercatori a spasso per il mondo in cerca di “contenuti” non è mai fregato troppo del loro “personale”, raramente vado a decifrare le iniziali del nome. Ricordo ancora quando scoprii nel corso di una conferenza che una delle mie letture scientifiche preferite era una attempata signora sui 70. Signora piacevole tra l’altro, a conoscerla, ma fosse stato un trentenne sudamericano l’avrei stimato uguale.
Non so. Sono nella ricerca da 20 anni. Me ne è sempre importato poco del “nome e cognome”. Certo sapevi che certi nomi (o istituti) in genere lavoravano bene, ma poi alla fine guardavi i numeri: i nomi possono sbagliare, i numeri molto meno. Me ne è’ sempre fregato anche di metterci il mio di nome (ad esempio alla fine di un paper in cui avevo dato un contributo marginale o a lato di un progetto poco convincente). Mi importava di più capire se stavo tirando fuori dati corretti: un onesto lavorare bene, lavorare seriamente insomma.
Non so. Non ho mai confuso il mio lavoro con la politica o con l’eventuale decisione politica che poteva derivarne. La “scienza” non è’ politica. E mi demoralizzano gli inviti agli scienziati ad entrare in politica, personalmente non credo si possano mischiare facilmente le due cose: si rischia di perdere di credibilità in un senso o nell’altro. Non so come si faccia ad appoggiare uno slogan come “vota la scienza”. Non so come ci si possa prestare a fare gli “scienziati (adesso va di moda “virologi”) di partito”.
Non so. Quando approdai su questa pagina, c’erano circa 400 follower. Ci approdai per caso. Quando ad inizio 2018 vedevate i miei post pubblicati qua, beh, io non sapevo chi amministrava questa pagina, né viceversa. La frase “ci interessano i contenuti e non i nomi” non era solo proclamata, era applicata, era agita. Nessuno dei due aveva chiesto il nome all’altro, non era servito.
Per cui mi chiedo, retoricamente, se veramente ci riteniamo così “scientifici” da essere in grado di guardare e giudicare nel merito solo i contenuti, a cosa dovrebbero servire i nomi-e-cognomi?
A sceglierli a fianco di una casella elettorale?

martedì 18 agosto 2020

I CASI INFINITAMENTE CRESCENTI, IL POLITICALLY CORRECT


1 - COME LE PIGNE VERDI
 
 
Dure da morire.
Le epidemie a casi infinitamente crescenti non esistono, e questa immagine, nota come "The hammer", questo suggerisce: casi infinitamente crescenti.
NB: è chiaro che la curva "business as usual" a un certo punto sparisce e non si sa se ci sarà un flesso un massimo o cosa (e ci sarebbero di sicuro).
E' il messaggio che lancia che è terroristico, paternalistico, assolutamente irricevibile.
Ripetiamo: non è dato fenomeno epidemico a infetti infinitamente crescenti, non è così che funziona, non succede (e non semplicemente perché il serbatoio di esseri umani da infettare è finito https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/09/il-calo-della-morbilita-per-il-morbillo.html).
E' stata la questione dietro tutti i modelli esponenziali e logistici visti tra marzo e aprile: pure se fittavano anche decentemente i dati per un limitato periodo di tempo (poi sballavano, perché si era raggiunto il flesso della campana epidemica o si era superato il suo massimo), la dinamica descritta da quella matematica non aveva senso, non era quella di un fenomeno epidemico reale.
Kermack e McKendrick (1927), talmente vecchi e superati che si continua a rielaborare il loro modello pure oggi, produssero un modello che non prevedeva, ma descriveva: descriveva le dinamiche fondamentali del fenomeno.
Ho perso il conto di quanti , in tre anni, mi hanno detto che loro e Robert May erano roba superata: e tutta questa bella gente (testacce di legno irredimibili) poi magari stava a condividere in aprile modelli basati sull'equazione logistica, introdotta da Pierre François Verhulst con una serie di tre articoli tra 1838 e 1847.
E che dire della curva di Gompertz, che è stata usata (a sproposito) per fittare i casi COVID cumulati (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0236860)? Presentata per la prima volta da Benjamin Gompertz (1779–1865) in un articolo pubblicato il 16 giugno 1825.
Troppa gente ciancia di scienza (e pseudoscienza) a casaccio, senza averne idea e senza preoccuparsi di conoscerne la storia, anche quando per la posizione che occupa sarebbe tenuta a conoscerle bene, queste cose, e ci si aspetterebbe che una mezza idea di cosa siano le scienze e come funzionano dovrebbe averla.
 
2-IL SENSO DEL POLITICALLY CORRECT PER IL COVID

... non esiste. Specialmente per la sua variante figa, che faceva sfoggio di analogie storiche che analoghe non erano e per cui ai primi di febbraio 2020 il vero problema erano nell'ordine il razzismo e l'opposizione italiana (quando arrivi a credere che il problema di un paese non sia il suo governo ma la sua opposizione, beh, sei bello che andato: so long, hasta luego, mandaci una cartolina dai fantastici luoghi verso cui stai veleggiando). Lo stigma sociale lo abbiamo visto, sì. Ma non dei confronti dell'asiatico, bensì verso i runners senza mascherina anche quando correvano su spiagge deserte.

Se campi abbastanza ne vedi di tutte... da chi tifava Vesuvio a chi, in tempi recenti e recentissimi, tifava virus.
Nell'estate 2017 c'era chi tifava morbillo. Forte dei suoi modelli art attack ( https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/modelli-art-attack-numeri-al-lotto-e.html) o di output di programmi usati in modo poco più evoluto diceva "vedrete, vedrete alla riapertura delle scuole". E alla riapertura delle scuole non successe niente.
E nell'estate del 2018? Visto che quella di turno nella sequenza in corso di pessimi ministri della salute pareva volesse metter mano all'obbligo vaccinale, il virologo più famoso della rete tuonò che eventuali morti di morbillo sarebbero stati una sua diretta responsabilità (e di morbillo non si è più parlato).
Due anni dopo anche diversi di quelli che fieramente osteggiavano il virologus maximus si ritrovano a tifare COVID, a tifare lockdown e a distribuire patenti di responsabilità morale (indovinate a chi).
Solo gli stupidi non cambiano idea, giusto?
E quindi... e quindi è toccato vedere per alcuni giorni #lockdown in tendenza su twitter. Roba da chiodi.
 
 
 
E molti si sono impegnati all'inverosimile per dimostrare che "E' vero, ci siamo, arriva!" (la seconda ondata). La masturbazione estrema del dato, come tutte le pratiche sessuali, a parer mio dovrebbe rimanere una cosa privata, da non ostentare in pubblico.

In breve, il senso di costoro per dati e tendenze... beh, non c'è, come non c'è mai stato. Infatti...
Infatti dopo ferragosto che è successo?
Molto poco.
La curva rispetto a giugno, e a luglio, esibisce una leggera tendenza alla risalita, in linea con quel che succede in Germania e Austria, e questo in un momento di massimo degli spostamenti rispetto a marzo. Poi c'è la situazione clinica, che è un altro discorso (e che non desta preoccupazioni). Quindi l'apocalisse e lo stracitato lockdown 2 sono rimandati.

Magari la seconda ondata arriverà, coi primi freddi oppure prima. Ma non ora, né fra una settimana, e probabilmente neanche tra due o tre. E un incremento di numeri nelle terapie intensive probabilmente niente avrà a che fare con la riapertura delle scuole, che dovrebbe essere un ritorno a una vigile normalità, e non la pagliacciata che si va profilando. Vigile normalità: quel che non si fece tra gennaio e febbraio e che invece viene fatto oggi, quanto bene è difficile da dire: controlli in ingresso, test, trace (sul treat si apre un capitolo a parte: come vengono trattati oggi i pazienti ricoverati in intensiva?).

C'è quindi chi parla in modo pretestuoso di responsabilità morali. Io invece ricordo responsabilità politiche pesanti come macigni.
Quella di chi disse "Siamo pronti!", e pronti non eravamo.
Quella di chi si produsse in una sequela di circolari ministeriali inadeguate e contradditorie.
Quella di quanti ritardarono la zona rossa nella bergamasca, tra governo e regione.
Quella di chi non forniva ai sanitari DPI, o li forniva non certificati (e i risultati si sono visti).
Quella di chi ritardava l'uso delle migliori opzioni terapeutiche (in nome del risparmio sanitario, anche se non lo dicevano).
Quella che per molti è roba da dimenticare, nel nome dell'eroico sforzo del personale medico e della stabilità del governo dell'emergenza permanente.

Ah, cosa c'è di più evidente per stabilire un "ritorno alla normalità" del rispuntare de "Il problema è il razzismo"? Stakeholders del settore accoglienza si sbracciano sulla stampa (https://www.internazionale.it/notizie/2020/07/29/migranti-covid-19-lampedusa-sicilia) e dall'altra parte risponde uno squillo (https://www.scienzainrete.it/articolo/covid-19-pericolo-migranti/giuseppe-costa-guido-giustetto-paolo-vineis/2020-08-05?fbclid=IwAR3BdZQfcGGlEZElxI_jjB4imEMkRgU4VcgDqtj2TotUgZgCk5kNnhfnGtQ).
Impeccabile il commento di Gianni Rezza, nell'immagine.
 
 

lunedì 17 agosto 2020

TEORIA, GRANDEZZE, MODELLI CONTINUI


(questo è uno di quei post che molti troveranno difficile, ma che costituisce le fondamenta di molto di quel che è stato scritto su questa pagina. E' una di quelle cose che un periodo di calma e riflessione permette di provare a buttar giù. Sarebbero scemenze scontate, ma in tre anni mi sono accorto che per i più sono roba astrusa e incomprensibile, e non parlo solo di "non addetti")

Nel primo decennio del XIX secolo John Dalton (a cui tra l'altro dobbiamo la definizione di daltonismo) introdusse la teoria atomica nella chimica. La chimica quindi iniziò non tanto a concepire la materia come formata da enti discreti, ma a integrare questa concezione nelle leggi che venivano individuate. Questa concezione permetteva di trovare regolarità precise in fenomeni macroscopici misurabili (o era in grado di spiegarle) e dopo la legge delle proporzioni multiple (https://www.chimica-online.it/download/legge-dalton-proporzioni-multiple.htm) si arrivò nel 1808 ad una prima definizione di peso atomico (peso atomico relativo, la cui unità di riferimento è il peso atomico dell'idrogeno, preso con valore 1 - poi si arrivò a 1/16 del peso dell'ossigeno, attualmente l'unità di massa atomica è 1/12 della massa di un atomo di carbonio 12).
Il trait d'union definitivo tra leggi ponderali (cioè inerenti i pesi di reagenti e prodotti di reazione) e teoria atomica fu stabilito da un famoso conte con il suo numero (per la prima volta presentato come ipotesi nel 1811). Conseguenza : se un atomo di A reagisce con un atomo di B per dare C, una quantità in grammi uguale al peso atomico di A (mole) reagirà con una mole di B per dare una mole di C.
Notare bene: da diversi anni viene ritenuto più esatto il termine "massa atomica" rispetto a "peso atomico"; la questione fu parte di un'accesa disputa tra chimici e fisici a partire dagli anni 60 dello scorso secolo, nel contesto di un faticoso processo di unificazione delle unità di misura (https://www.universetoday.com/73476/what-is-atomic-mass/). Inutile dire che nel 99,5% dei casi i chimici continuano parlare di pesi atomici o molecolari (medi), quelli nati dalle leggi ponderali (se la metrologia è patrimonio prevalente della fisica, la gravimetria fa parte della cultura chimica da più di due secoli).

Quindi la prima concezione "funzionante" di granularità della materia data al primo decennio del 1800, e non a un secolo dopo, come molti sembrano credere. Ed è legata a doppio filo con una grandezza approssimata come continua, il peso. Approssimazione del tutto ragionevole perché è impossibile pesare una quantità macroscopica di materia con errore di più/meno un atomo o una molecola: la misura del peso di quantità di materia macroscopiche appare come la misura di una grandezza continua. 
Curioso? No. Se vi guardate allo specchio non vedete un set di fermioni e bosoni (un fisico di fresca laurea su twitter mi ha detto che lui lo vede, bah). Vedete forme piene, linee continue.
La costruzione della chimica moderna come sistema concettualmente coerente si basa su questa corrispondenza tra teoria atomica e grandezze continue, quindi numeri reali 
Al riguardo vorrei citare un passo estremamente significativo

"I numeri reali sono chiamati così perché sembrano fornire la grandezza necessaria per la misura di distanza, angolo, tempo, energia, temperatura o di innumerevoli altre quantità geometriche e fisiche, Comunque la correlazione tra l' astratta realtà dei numeri detti reali e le grandezze fisiche non è nitida come può sembrare. i numeri reali sono un'astrazione matematica e non una qualsiasi quantità fisica oggettiva. Il sistema dei numeri reali per esempio ha questa proprietà: tra due di loro, indipendentemente da quanto siano vicini, ce n'è un terzo. Non è chiaro se distanza fisica o tempo abbiano questa proprietà. Se continuiamo a dividere una distanza fisica raggiungeremo scale così piccole che lo stesso concetto di distanza come lo concepiamo perde di significato." ( Penrose, "La realtà dei numeri reali" in "La mente nuova dell'imperatore" - mi pare il caso di ribadire che una grandezza è una cosa e una misura è un'altra)

Notare bene: corrispondenza tra teoria atomica e grandezze continue nel loro intervallo di definizione (che per quel che riguarda la chimica nel caso del peso - e quindi della concentrazione - copre il 99,5% dei casi, anche al giorno d'oggi).
Tutto questo fece sì che a metà del XIX secolo la disciplina conoscesse un boom della sua evoluzione, portando nel 1864 alla legge dell'azione di massa (nell'immagine, dove x è la massa attiva dissociata, correlabile alla concentrazione, quindi una grandezza continua nel suo intevallo di definizione), importantissimo collegamento tra termodinamica (equilibrio chimico) e cinetica (velocità di reazione, https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_azione_di_massa).


La cosa sorprendente fu la capacità di questi modelli di generare tramite l'elaborazione matematica delle leggi già dimostrate nuove conclusioni verificabili sperimentalmente (e di trovare "buchi" nel sistema, vedasi la differenza di comportamento tra gas reali e gas perfetti), e questa è una proprietà di due uniche scienze, fisica e chimica, e ha finito per rendere possibile quello che per me è uno dei maggiori quanto trascurati sviluppi della chimica fisica nel XX secolo, ovvero la termodinamica del non equilibrio.
(Il fatto che in tempi di tre per due l'impostazione della didattica universitaria troppo spesso finisca per costringere in secondo o terzo piano questi aspetti della disciplina rischia seriamente di ridurre la chimica a "un altro ricettario", e per chi viene su a ricettari questa roba è concettualmente aliena e del tutto incomprensibile.)

Tutto ciò fece sì che, in tempi pre calcolatori elettronici, all'inizio del XX secolo, i teorici si sentissero l'elite della disciplina:
"Bisogna ammettere che la scienza ha le sue caste. L'uomo il cui attrezzo principale sono le equazioni differenziali guarda dall'alto in basso quello che usa un galvanometro, che a sua volta guarda dall'alto in basso quelli che lavorano con roba appiccicosa e puzzolente nelle loro provette" (Gilbert Newton Lewis)

(Lewis ha dato tali e tanti contributi alla chimica e alla chimica fisica, dalla regola dell'ottetto agli acidi e basi di Lewis, che è curioso che il suo nome sia noto pressoché esclusivamente ai chimici. Morto nel 46, è grave che non figuri nella lista dei Nobel per la chimica)


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...