mercoledì 13 dicembre 2023

LE STRUTTURE DI POTERE RINGRAZIANO I "COMPLOTTO!", SENTITAMENTE

 

https://sinistrainrete.info/politica/26373-luca-busca-gomblotto-come-le-fantasie-di-complotto-alimentano-il-regime.html

Un secondo elemento che favorisce la diffusione è evidenziato già nel sottotitolo dell’opera “Come le fantasie di complotto difendono il sistema”. Considerazione che si fonda sul principio di “Omeostasi del sistema ... Tendenza del capitalismo a conservare le proprie caratteristiche di base e la propria logica di fondo a dispetto delle turbolenze esterne e interne. Ogni sistema sociale tende all’omeostasi, ma il capitalismo è il primo a essersi imposto come totalità su scala planetaria, perciò la sua omeostasi opera ovunque e in ogni momento. All’insieme dei sottosistemi che compongono il capitalismo corrisponde una rete di dispositivi di controllo, la cui interazione regola i flussi di energia e informazione. Le opzioni che minacciano le caratteristiche di base del sistema vengono scartate a priori, a volte tanto a priori da non essere nemmeno immaginate”. 

E indovinate un po' che cosa è che non costituisce alcuna minaccia ma uno splendido diversivo?

Il testo su sinistrainrete è lungo, in larga parte ammirevole per lo sforzo analitico - giudizio da estendersi al libro di cui parla, evidentemente. E ritengo che entrambi abbiano un ruolo. Ma guardando lontano (QAnon etc) evidentemente gli autori si sono persi quello che è successo in Italia negli ultimi sei anni. 

Qua se ne è parlato a ripetizione, ma visto che l'essenza della comunicazione di oggi è la ripetizione, in questo caso mi ripeterò.

Il libro oggetto del pezzo non credo che lo comprerò o leggerò, ma fa piacere che nel 21 siano venuti fuori temi che qualcuno nel suo piccolo presentò almeno fino al 2018, e per esperienza. Qua sopra l'elaborazione veniva fuori dalla pratica agita nella presenza social e l'analisi può essere riassunta in modo estremo con:

"gli anti (fronte del delirio) dicono di combattere il SISTEMA ma gli portano acqua con le orecchie"

La cosa fu massimamente chiara nel tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, negli ultimi atti dell'opposizione al decreto Lorenzin. Fu chiaro che dopo essersi riempiti per mesi e mesi la bocca di diritti gli "anti" erano pronti a dargli fuoco pur di portare avanti non il proprio diritto di scegliere ma le proprie "verità". Perché evidentemente il diritto alla scelta (sacrosanto) per loro discendeva da quelle verità, non aveva una consistenza propria - come avrebbe dovuto, maledizione. E mi dicono a suon di screenshot di giornale che alla fine della storia è finita esattamente da queste parti Maddalena Loy, che partendo da Pillole di Ottimismo e Goccia a Goccia alla fine si è messa nella posizione migliore per arringare i credenti dalle pagine de La Verità e depotenziare di riflesso quella che è stata la storia (meritevole) delle due iniziative citate (che per fortuna pare non debbano più servire). Complimenti, applausi e tutto il resto, bello alla fine aver "trovato casa", vero? A ognuno la sua, molto soddisfatto che la mia sia centinaia di miglia nella direzione opposta.

E qui ritorna per forza il discorso sui temi identitari: non c'è di mezzo diritto né politica, ma "io sono perché io credo". Un atteggiamento settario condiviso tanto dal fronte del delirio tanto da chi viveva sui social per dargli contro.

Questa è la principale patologia del dibattito e della decadenza politica italiana dei nostri tempi (potete ritrovare questo schema nei contesti più diversi). E questo è il meccanismo che consente a temi su temi e posizioni su posizioni di essere liquidate velocemente perché "gomblotto", noquesto e noquellaltro. Lo posso dire, ancora, per esperienza diretta perché ho perso il conto delle volte che hanno dato a CS dell'antivaccinista (quando mi sono vaccinato contro il covid in una nazione che non me lo chiedeva né mi obbligava in nessun modo, diretto o indiretto). Come diceva un mio vecchio amico "CS è ortodosso come più ortodosso non si può e non se ne rendono conto" (e quindi non gatekeeper, ma esattamente il contrario, mentre i fieri anti portavano acqua etc etc). E forse per questo dal nulla qua sopra si sono fatte svariate centinaia di migliaia di visualizzazioni. Se nella pratica politica qualcuno usasse la stessa ricetta che succederebbe? Chissà.

PS. Se da un lato è vero che i buoni concetti non hanno bisogno di contesto, dall'altra parte certe cose vanno contestualizzate. Nel brano si cita Massimo Sandal, che ai tempi del "burionismo" scriveva e pensava certe cose. Poi è arrivato COVID19 è si allineato al regressivismo autoritario del "nel nome del bene comune" (e pensate a cosa "nel nome del bene comune" è stato fatto). Quindi certi autori (oddio, autore è largamente eccessivo) vanno presi con le pinze, e con le pinze buttati nell'indifferenziato, per non avere sgradevoli sorprese al prossimo giro e non trovarsi a dire "Ma io credevo che lui...". No, lui e compagnucci/e erano per chiudere tutto da qui all'eternità. Tutta bella gente aliena a lemalettebasi che tanto nel mondo dello spettacolo non servono (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/12/le-basi-maledette-e-piove-sul-bagnato.html).


domenica 10 dicembre 2023

LE BASI (MALEDETTE) - E PIOVE SUL BAGNATO

 

Del rapporto PISA 2022 nel resto del mondo si è parlato abbastanza. E' finito sulle pagine dei giornali, pensate un po'. In Italia 0, l'argomento è chiaramente di interesse nullo. Ma il trend evidenziato nel rapporto dovrebbe preoccupare chiunque. Ovviamente nelle competenze esaminate (matematica, lettura, scienze) l'ultimo tuffo verso il basso lo dobbiamo alla chiusura delle scuole in tempo di pandemia. Non credo che chi al tempo decise per queste azioni si senta a disagio con queste conseguenze. 

Ma il crollo del periodo pandemico si inseriva su tendenze già decrescenti e in modo relativamente marcato.

In realtà la maggioranza si è scordata accuratamente de lemaledettabasi e del loro peso, anche formativo. Perché non serve, si dice. Non serve perché c'è il package R o il programma già pronto, e quindi chi se ne frega?

Personalmente potrei dire che, ai tempi, grazie ad Analisi II ho passato Chimica Fisica I e II. Mi fecero vedere i sorci verdi per passarle? Come no. Ma nel tempo alla fine gli ho dovuto un bel pezzo di stipendio. Alla fine vale quello che mi disse un vecchio compagno di studi diventato professore: ci facevano un mazzo così e uscivamo sapendo qualcosa. Da tempo fare un mazzo tanto agli studenti è controproducente, e quindi escono senza sapere o saper fare (con i tagli di budget le ore di laboratorio si sono ridotte al lumicino).

Qualche anno fa ci  fu un professore di economia e commercio che per uno scritto riciclò uno compito delle elementari del 1910 e qualcosa, e il risultato fu un disastro. L'episodio avrebbe dovuto far souonare un allarme, invece niente. Perché... perché ci si deve adeguare agli standard. Che sono standard scelti a piacere, quindi deteriori perché c'è un trend da seguire.

Per esperienza personale so che nel privato la formazione dei modellisti viene spesso risolta con... un corso presso il produttore del software per la modelizzazione. Sospetto che qua e là nel pubblico succeda la stessa cosa. Inutile dire che la produttività dei modellisti non trae giovamento da tutto ciò.

Questo è per dire ribadire che le maledettebasi pesano, e contano. L'Italia 40 anni fa aveva nel suo sistema universitario corsi che miravano a darle, quelle maledette basi. Merito in generale di Gentile (e nel particolare di Natta)? Molto probabile, direi quasi certo.

E' quello specifico della formazione universitaria italiana che ha ha fatto da anni e anni il laureato italiano un genere di esportazione. E nonostante tutto continua a farlo. 

Qualcuno mi disse che questo succede perché dopo riforme e ririforme e 3x2 c'erano docenti che non si rassegnavano e nel nuovo contesto provavano a continuare a fare quello che avevano sempre fatto. Onore a loro.

Ma quando costoro se ne saranno andati in pensione cosa resterà? Cosa resterà quando rimarranno solo quelli tutti progetto di qui e sinergia di qua e scuola di specializzazione sul niente spinto e spin off e chi se ne frega di quel succede dopo agli studenti?

Un altro sistema pubblico in disgregazione e completamente alla deriva, come il sistema sanitario, quello scolastico, quello giudiziario.

Le istituzioni continuano ad essere il punto. Qualcuno iniziò a fargli guerra orma trenta anni fa. Loro si sono arrese, nel frattempo (a meno di individui che remano contro, troppo pochi) e la cittadinanza (le famiglie) si godono il risultato finale (e scusate il sarcasmo).

Se si considera  che dopo 30 anni di devastazione dell'Università Italiana continua a sfornare generi da esportazione (certi laureati), ci si può anche immaginare l'atteggiamento di chi l'ha demolita. Vedi? Gli tagliamo le gambe e continua a funzionare. La resilienza non è necessariamente una virtù. Anzi è il peggiore dei difetti. La resilienza impedisce il contrasto, La resilienza impedisce la dialettica politica (politica nel senso primo, non partitico). La resilienza è "Francia o Spagna basta che si magna", anche se si mangia sempre di meno e a più caro prezzo. La resilienza è quella del volgo disperso, che ha perso coscienza di sè stesso come classe dopo cento anni e passa in cui perlopiù era riuscito a trovarla.

Sono passati troppi anni senza veri conflitti sociali in Italia, eppure le ragioni per il conflitto sociale oggi non sono inferiori a quelle che c'erano negli anni 60 dello scorso secolo. E il conflitto sociale oggi servirebbe come non serviva da 40 anni almeno.  Occorre dire che i rimbellicitori (di stato e non) hanno avuto successo col loro lavoro sui media. Bel lavoro.



giovedì 7 dicembre 2023

LEGGO DI "ASSE DEL MALE"...

 

 

... ma Il Male non aveva un asse. Una linea invece sì, la aveva


Di questi tempi capita che io apra linkedin e che mi ritrovi a leggere "The Axis Of Evil is back"(The ‘Axis of Evil’ is Back). E sobbalzo.

L'espressione, inventata per Gorge Bush Jr più di 20 anni fa, allora risultò controversa (Axis of evil | Middle East, Terrorism). Oggi no, per nulla. Ai tempi di Bush Jr c'era da fare la "guerra al terrore" e in quel contesto venne fuori la locuzione. Si trattava di parole con un progenitore illustre: l'Impero del Male evocato da Reagan nell'83 (Evil Empire speech), e tale impero ovviamente era l'Unione Sovietica. Il discorso dell'Impero del Male fu il segnale per lo schieramento degli euromissili. A 20 anni dalla crisi dei missili cubani veniva di nuovo giocato lo stesso abominevole gioco.

Fatta una breve ricognizione nei media italiani pare che oggi nello stivale "Asse del male" sia stato prontamente adottato da un certo tipo di quotidiani (La Verità, Il Tempo, il Giornale - e te pareva, pure Il Foglio), per parlare di un Nemico ad assetto variabile a seconda dell'uopo e del momento- Russia/Cina/India quando si parlava di Ucraina, Hamas/Hezbollah/Siria/Iran/Russia ora che si parla di Medio Oriente. Se gli USA hanno cominciato a riciclare l'espressione un annetto fa, le stesse parole sono rimbalzate dall'altra parte della nuova cortina di ferro: e lì l'asse del male è diventata la Nato (Mosca all'ANSA, 'la Nato è l'asse del Male' ). L'espressione è stata riciclata da Netanyauh, per definire appunto Russia e suoi alleati in Medio Oriente (Iran e Putin piombano sul conflitto. Netanyahu: 'Trionferemo sull'asse del male"). 

In questa ottica la situazione medioorientale è "solo" un altro capitolo della Guerra Fredda 2.0, iniziata all'inizio di questo secolo. E trovo agghiaccianti l'escalation mediatica e lo script che ad ogni volta viene ripetuto con toni sempre più alti. Agghiaccianti perché roba già vista 40 anni fa, quando però gli anticorpi contro questa tendenza esistevano e forti nella società, nella cultura e nella politica occidentali. Oggi tali anticorpi sembrano svaniti.

Douglas Hofstadter su Scientific American si produsse in diversi scritti sul dilemma del prigioniero, tra fine anni 70 e primi anni 80. Erano gli anni della cosiddetta New Cold War (1979-1985), un periodo di grave inasprimento della tensione tra USA e URSS, e il suo interesse non era casuale (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/08/piu-le-cose-cambiano.html). Mi pare opportuno citarlo di nuovo:

Nel caso vi chiediate perché si chiami "Il dilemma del prigioniero" ecco la ragione.
Immagina che tu e un complice (qualcuno per cui non hai sentimenti di nessun tipo) abbiate commesso un crimine e che ora siate stati arrestati entrambi e buttati in prigione, aspettando il processo pieni di paura.
Siete tenuti in celle separate senza modo di comunicare. La pubblica accusa offre ad entrambi lo stesso patto (e informa entrambi che la stessa offerta è stata fatta ad ognuno di voi - e entrambi lo sapete):
"Abbiamo molte prove circostanziali su entrambi. Se entrambi vi dichiarate innocenti, vi spediremo in prigione comunque e ci resterete due anni, ma se ci aiuti dichiarandoti colpevole e renderai più facile per noi condannare il tuo complice - oh, scusa, il tuo supposto complice - allora ti libereremo. E non preoccuparti della sua vendetta- il tuo complice si farà cinque anni di carcere"
Tu chiedi con cautela: "Ma se ci dichiariamo colpevoli entrambi?" "Ah, amico mio, allora entrambi sarete condannati a quattro anni".
 
Ora sei nei pasticci! Chiaramente non vuoi proclamarti innocente se il tuo partner ha parlato, perché nel caso ti prendi cinque anni. Sarebbe meglio se entrambi parlaste, ne prendereste soltanto quattro. D'altra parte se il tuo partner si dichiara innocente la cosa migliore per te è parlare, perché in quel caso sei libero. Quel che devi fare, ovvio, è parlare.
Ma quello che è ovvio per te è ugualmente ovvio per lui, così sembra probabile che entrambi vi prenderete quattro anni a Sing Sing. Ovvero questo è quel che la logica vi dice di fare, perché se entrambo voi vi comportaste illogicamente dichiarandovi innocenti entrambi rimarreste in prigione per la metà del tempo.
Eh, la logica ci ha fregato un'altra volta.
 
(The Prisoner’s Dilemma, Computer Tournaments and the Evolution of Cooperation
May, 1983)
 
Queste parole sono di due mesi successive al discorso di Reagan su "L'impero del male". Dall'altra parte c'era Yuri Andropov, che non era un tipo simpatico. Aveva partecipato alla repressione in Ungheria e a quella in Cecoslovacchia. Era un fautore del pugno di ferro contro la dissidenza e riteneva le questioni di diritti umani un cavallo di Troia dell'imperialismo occidentale. Ma a un'escalation contro gli USA non ci pensava proprio, visto che aveva a che fare con il disastro dell'invasione afgana, con la Polonia che si sollevava, con le relazioni con la Cina deteriorate. Per tacere della penosa situazione dell'economia.sovietica. Eppure immediatamente il discorso sull'Evil Empire provocò un aumento del 70% della spesa sovietica per armamenti. 
La Storia sarà anche maestra di vita, ma insegna in un aula semivuota. 
Oggi la Cina continua ad essere una grande potenza industriale, la Russia non è certo un'economia fallita e perdipiù sono in rapporti piuttosto buoni e non solo: sono i punti di riferimento di quei BRICS che hanno fatto sì che al G20 non ci fosse alcuna condanna alla Russia per l'invasione dell'Ucraina.
Ma queste sono le impressioni di uno che di geopolitica non ci capisce gran che. Resta il fatto che chi gioca la carta "Asse del Male" invece si capisce benissimo quale gioco voglia giocare.
 
Quindi se leggete o sentite "Asse del Male" lasciate perdere e fatevi una risata, considerando che non è il caso di disperare, perché Dio C'è.



PS: Chi usa in Italia "Asse Del Male" probabilmente è lo stesso che usava "pacifinti", cioè il tipo di soggetto che giocando al dilemma del prigioniero ottiene il peggio. Se il peggio fosse solo per lui e i suoi simili niente di che. Il problema è che, nel caso, non sarà solo per loro.
 

martedì 5 dicembre 2023

L'ITALIA DOPO GAZA

 

https://thebattleground.eu/2023/11/21/losing-our-illusions/

(ricevo e traduco, NdCS)

Sono cresciuto in una famiglia dell'Italia del nord tra anni '60 e '70.

L'antisemitismo era inconcepibile, e l'essere a favore di Israele, se non indiscutibile, era la posizione che i liberal e le persone civili dovevano prendere. Ho avuto un'educazione cattolica con forti valori secolari, specialmente riguardo la separazione tra Chiesa e Stato. Da bambini entrambi i miei genitori avevano sofferto terribilmente durante l'occupazione tedesca, Avevano assistito all'orrore delle politiche naziste e fasciste, quindi avevano simpatizzato con gli ebrei e il sionismo. Per quanto arrivo a ricordare i libri di Leon Uri Exodus e Mila 18 avevano una posizione di rilievo nella biblioteca di mio padre. Di conseguenza c'era poco interesse o simpatia per il lato arabo del conflitto. Durante la Guerra dei Sei Giorni mio padre era estasiato e mi disse che credeva che Nasser avesse avuto quello che si meritava.

Non era soltanto la nostra famiglia. Per la maggior parte dei nostri amici antisemitismo e non essere a favore di Israele erano colpe gemelle. Questo atteggiamento culminò nel massacro alle Olimpiadi di Monaco del 1972, che ci fecero capire che la causa palestinese era impossibile da sostenere per gente come noi. Sembrava naturale che gente come noi - liberal e istruita - potesse capire i conflitti in Medio Oriente. Solo un fascista avrebbe avuto posizioni diverse. Da allora in poi la questione divenne più indistinta e confusa. I contatti con membri della comunità ebraica, italiani della classe media indistiguibili da noi che non appoggiavano la politica di Israele nei confronti dei palestinesi arrivarono come un notevole shock. Specialmente dopo la guerra in Libano del 1982 e il massacro di Sabra e Shatila.

 

Con gli imperdonabili orrori della Sukkot War dentro e fuori da Gaza dopo il 7 ottobre oggi capisco che le nostre idee politiche di allora erano parte di una più preoccupante e problematica posizione riguardo la giustificazione della violenza. La violenza reale, vista e sofferta, era stata parte dell'esperienza dei miei genitori durante la seconda guerra ondiale. Discorsi sulla violenza se non comuni erano trattati come fatti della vita, quando ero un ragazzino. Non che la violenza fosse ignorata o perdonata. Ma c'erano la violenza e la violenza antifascista. La violenza antifascista era considerata per quanto terribile inevitabile. La resistenza senza speranza dei combattenti del ghetto di Varsavia contro i torturatori tedeschi era qualcosa da esaltare. Dall'altra parte la violenza degli altri (fascisti e destrorsi) era qualcosa da temere e disprezzare, a qualunque costo.

Queste erano le posizioni, e il discorso non riguardava la violenza ma chi la esercitava. Capii i limiti di questo approccio la prima volta che lessi l'ultimo e più distubante libro di Primo Levi, I sommersi e i salvati, pubblicato poco prima che morisse nel 1987. Levi, che veniva da un background non diverso dal mio, non era un pacifista. Da sopravvissuto all'Olocausto aveva dichiarato più volte, nonostante la sua tragica esperienza con la resistenza armata, che la violenza contro l'oppressione fascista e razzista era giustificabile. Il suo unico romanzo, Se non ora quando?, raccontava delle avventure di un piccolo gruppo di combattenti della resistenza ebraica sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. Levi capiva il loro bisogno di ricorrere alla brutalità. Però in quel romanzo dell'85 scrisse chiaramente quanto fosse facile per le vittime diventare macellai.


Libro estremamente triste e pessimistico, I sommersi e i salvati espanse questo tema. In una controversa intervista riguardo la guerra in Libano rilasciata a Il Manifesto disse: "Ognuno è l'ebreo di qualcun altro, e oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele". La dichiarazione creò clamore in Italia e all'estero. Ma la critica di Primo Levi riguardo il governo israeliano fu inequivocabile. Come ci si poteva attendere fu largamente frainteso e mal rappresentato, speciemente nell'anglosfera. Il New Yorker, per esempio, attribuì le dichiarazioni di Levi ai "risultati di una depressione e di un disturbo mentale" che avrebbe portato al suo supposto suicidio. Ovviamente erano sciocchezze. Levi era stato prima cautamente poi apertamente contrario alla politica israeliana assai prima del 1982 e aveva ben spiegato le ragioni della sua opposizione. Levi aveva percepito che dagli anni 70 in poi il governo israeliano era stato infiltrato da gente con stretti legami con tendenze fasciste e razziste e che lui detestava fascismo e razzismo in ogni loro forma. Ma come dichiarò in I sommersi e i salvati il suo disgusto per gli assoluti riguardo la violenza era andato moltro oltre. In un famoso passaggio scriveva:

È stato oscenamente detto che di un conflitto c’è bisogno: che il genere umano non ne può fare a meno. È anche stato detto che i conflitti locali, le violenze in strada, in fabbrica, negli stadi, sono un equivalente della guerra generalizzata, e che ce ne preservano, come il «piccolo male», l’equivalente epilettico, preserva dal grande male. È stato osservato che mai in Europa erano trascorsi quarantanni senza guerre: una pace europea cosi lunga sarebbe un’anomalia storica.
Sono argomenti capziosi e sospetti. Satana non è necessario: di guerre e violenze non c’è bisogno, in nessun caso.

Nel 2023, per usare le parole di Levi, la violenza è diventa un osceno luogo comune sempre più accettabile.

 

La violenza reattiva o preventiva non è soltanto tollerabile, ma anche giustificabile e necessaria. La violenza è diventata normalizzata da un brutale ritorno a ideologie nazionaliste e identitarie. Se la violenza è utile al mio fine posso comunque giustificarla come legittima difesa della mia tribù. Chiunque non sia d'accordo con me è un nemico e un traditore. Questa è la logica. Quindi se non accetti i bombardamenti indiscriminati su Gaza sei antisemita, anche se sei un ebreo cittadino israeliano che vive a Tel Aviv e ha servito nell'IDF. Primo Levi ci aveva avvisato al riguardo e dobbiamo ricordarci il suo dissenso. Il fatto che le sue lezioni morali arivassero da Auschwitz le rende ancora di più preziose. L'Italia del dopoguerra non è mai stata una società che amava la violenza. Due guerre mondiali e il trauma del 1943-1945 avevano reso l'italiano medio sospettoso delle retoriche marziali. Ma neanche l'Italia di oggi può sfuggire alla logica violenta alla base della Sukkot War. La politica italiana è affetta da pulsioni di disumanizzazione di un nemico immaginario, nel caso presente migranti e rifugiati, gli ebrei della destra di oggi. Che l'Italia sia un alleato militare di Israele e guidata da un governo razzista con radici fasciste rende questa comprensione anche più necessaria.

(NdCS: l'Italia sarebbe stata alleato militare di Israele anche con l'attuale sinistra parlamentare al governo e le pulsioni disumanizzanti di italiani contro italiani le abbiamo viste molto bene in tempi recenti   https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/12/i-piccoli-neokapo-quanto-la-pandemia-ci.html , parrebbe quasi che ci sia una guerra civile che cova e che la nazione sia pronta per dei nuovi anni di piombo - per quanto ci sia stima reciproca con l'autore di questo pezzo siamo pienamente coscienti delle nostre differenze)



 


domenica 3 dicembre 2023

IL SENSO DELL' IA PER LA PATATA

E no, non si parla di una nuova uscita di Rocco Siffredi, anche se a quanto pare l'Intelligenza Artificiale è la stella nascente della pornografia (https://decrypt.co/200502/how-ai-porn-will-reshape-industry). Si parla di questo:

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/passione-giuliano-amato-patata-quot-dottor-sottile-quot-376539.htm

Diciamo innazitutto che partendo da Biden per arrivare ad Amato la senilità in politica non brilla per per le sue prove. Dopodiché con le innovazioni tecnologiche altamente versatili ognuno fa quel che crede. Chi usa ChatGPT come fosse google, per trovare ricette per cucinare le patate, chi usa l'IA per produrre porno, chi la usa per farsi la modella artificiale su misura, perché diciamolo, questi influencer in carne ed ossa sono una gran rottura di scatole 

https://www.businessinsider.com/ai-influencer-aitana-clueless-agency-tech-spain-2023-11?international=true&r=US&IR=T

A naso, influencer virtuali a parte, mi verrebbe da dire che i settori su cui questa tecnologia avrà l'impatto maggiore (e forse temporaneo) saranno cinema, fumetto e videogiochi, come di solito accade con le tecnologie informatiche da una trentina di anni. In realtà su social media, motori di ricerca e molto altro è da tempo che questa tecnologia è usata (https://www.ironhack.com/gb/blog/real-life-examples-of-artificial-intelligence). E con risultati discutibili (mi ricordo quanto erano ottusi gli algoritmi di fb). Però anche altri settori possono essere influenzati dai progressi nell'AI. Ormai se ne sono accorti in tanti: se c'è una cosa in cui ChatGPT è piuttosto brava brava è scrivere codice, e praticamente in qualsiasi linguaggio. Facciamo l'esempio di un'applicazione statistica: gli dai da mangiare una tabella di dati e se glielo chiedi ti fornisce il codice per l'interpolazione e per tirare fuori la tabella ANOVA. Per esempio con Mathematica (ma mi dicono che con Python e R è anche più brava):

(* Your data *)
data = {{0.8, 0.1, 25}, {0.3, 0.5, 25}, {0.8, 0.5, 25}, {0.3, 0.1, 25},
        {0.3, 0.5, 50}, {0.3, 0.1, 50}, {0.8, 0.1, 50}, {0.8, 0.5, 50}};

(* Interpolation *)
interpolationFunction = Interpolation[data];

(* Example: Evaluate the interpolation function at a specific point *)
interpolationFunction[0.5, 0.3, 37]

(* ANOVA Table *)
anovaTable = ANOVA[interpolationFunction[data[[All, 1 ;; 2]]], {data[[All, 3]]}];

(* Display ANOVA Table *)
Grid[Prepend[anovaTable, {"Source", "DF", "SS", "MS", "F", "P-value"}],
  Dividers -> All, Alignment -> "."]

 

Si copia da un foglio excel, si incolla la tabella sul prompt di ChatGPT, si chiede interpolazione e ANOVA ed ecco i codice pronto per essere usato dopo poche modifiche. E chiaramente si può chiedere di produrre codice per operazioni più complicate di questa. Se invece si dovessero valutare le potenzialità dell'IA nella drug discovery, per esempio, beh, all'azienda punta di diamante nell'applicazione dell'IA nel farmaceutico le cose non sono andate per niente bene (https://www.fiercebiotech.com/biotech/benevolentai-makes-deep-cuts-after-midphase-flop-laying-180-and-shrinking-lab-footprint).

Comunque io non so come sia che Amato è finito a presiedere la Commissione Algoritmi. La netta impressione è che la commissione e il suo lavoro vengano ritenute poco importanti, e l'uscita sulle patate potrebbe andare in questo senso.


giovedì 30 novembre 2023

OMS, PANDEMIE, TRATTATO: IL CIRCO DELL'AMNESIA COLLETTIVA


https://ilmanifesto.it/assemblea-straordinaria-delloms-per-un-nuovo-trattato-sulle-pandemie    

L'Italia (ma non solo) ha un problema di memoria storica e si sa. Ma è niente a confronto con la memoria collettiva a breve termine. Si manifesta nelle piazze sull'oggi, sul tema del giorno. Ma tutto quello che è successo l'altroieri no, quello non merita attenzione, anche se ha fatto danni immensi e i suoi attori sono ancora tutti presenti.

Per esempio la pandemia è finita, tutti se la sono lasciata alle spalle con sospiro di sollievo (beh, quasi tutti). Ma quel che è successo in Italia e non solo con COVID tra 2020 e 2022 merita il ricordo. Sono fatti che andrebbero ricordati in eterno, se si volessero evitare gli stessi tragici errori (ma furono errori fortemente voluti, quindi per questo è bene non ricordarli, per poterli ripetere).

Premetto per l'ennesima volta che OMS un ruolo utile lo ha, che è quello di mettere in piedi programmi sanitari per quelle nazioni che non hanno occhi per piangere - e lo fa come può, cioè in economia e usando farmaci che dal punto di vista della regolazione farmaceutica occidentale sono il più delle volte substandard. Detto questo è bene ricordare quale sia stato il suo ruolo tra 2020 e 2022.

In primo luogo tardò nella comunicazione dell'emergenza, mentre c'era Taiwan che da subito aveva capito quello che stava succedendo e lo aveva pure detto. Ma Taiwan non è nell'ONU e OMS è un'agenzia delle Nazioni Unite. Quindi niente, anche per non irritare la Cina (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/oms-catturata-dalla-cina-gli-usa-la.html).

Poi, prima di Codogno, OMS avallava l'Hail Mary Protocol (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/02/oms-coronavirus-hail-mary-protocol.html), quando chiunque capisse un minimo della materia non avrebbe speso un centesimo per un cocktail di farmaci che in vitro non erano attivi contro il virus (ovviamente non mancò nell'accademia italiana chi disse che il tentativo era ragionevole, fatto che si dovrebbe commentare da solo). A seguire OMS si distinse nel perdere tempo. Nella primavera del '20 FDA dava l'Emergency Use Authorization a remdesivir e Fauci, dopo i risultati del trial ACCT-1, svolto da NIH, diceva che al momento era lo standard of care. OMS invece faceva un trial su lopinavir in funzione anticovid. Nel giugno 2020, dopo che in Italia lopinavir era stato somministrato a nastro ai ricoverati in terapia intensiva, senza effetto,  dopo che l'allora direttore AIFA Magrini aveva voluto il farmaco somministrato dai medici di base, fortunatamente senza successo, OMS dichiarò che lopinavir non funzionava. Ma non solo: SOLIDARITY, altra sperimentazione clinica OMS, era in corso senza che praticamente nessuno si pronunciasse sul disegno assai discutibile del trial. Nell'ottobre del '20 i risultati di SOLIDARITY furono pubblicizzati: remdesivir non funziona. Poco contarono ripetute analisi contrarie (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/07/i-trial-i-paper-ladvocacy.html). Poco contò che remdesivir di lì a poco fosse pienamente autorizzato da FDA prima e da EMA poi. Essendo OMS il feticcio di buona parte della comunità medica italiana nonché di chi "comunicava", il poco che c'era allora (remdesivir) non doveva essere usato, in Italia. Mi ricordo una tal dama che arrivò a sostenere che fare un'endovena a un paziente in intensiva era un problema. 

Ma questo è forse il meno, quanto a OMS e Italia. Da Ginevra nel settembre del '20 arrivò un clamoroso endorsement alla gestione italiana della pandemia.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/09/20/coronavirus-oms-italia-esempio-nel-contrasto-alla-pandemia_54e77dd8-f89f-42db-bee6-7dd858b089b6.html

Questo titolo oggi si rilegge con estrema amarezza. Perché allora già da tempo un report di Francesco Zambon, che all'OMS lavorava, era stato consegnato ai vertici dell'Agenzia: il piano pandemico italiano non era stato aggiornato dal 2006 e la risposta nel 2020 era stata completamente inadeguata. La vicenda di Zambon è un esempio di come le cose funzionano, all'OMS, e un esempio ormai dimenticato. Lui se andò, essendo diventata insostenibile la sua posizione lavorativa.

https://www.theguardian.com/world/2021/mar/14/who-scientist-who-spoke-out-about-italy-handling-of-covid-crisis-resigns

Report fu l'unico in Italia a coprire adeguatamente la vicenda di Zambon (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/La-resa-dei-conti-f8f1a28b-b000-457a-9b89-dd549672fb8d.html)

Questo dovrebbe bastare per rispondere alla domanda "Volete voi avere OMS regista mondiale delle azioni di contrasto alle pandemie?". No, grazie. Meglio se le cose rimangono così come sono. Il fatto che poi l'iniziativa di questo trattato parta dall'Europa, l'altro grande perdente quanto a attività di gestione della pandemia, dovrebbe far dubitare molto di tutta l'impalcatura.

A questo punto capirete se ho letto l'articolo di Capocci sul Manifesto con crescente perplessità.

E la vicenda del mancato aggiornamento del piano anti-pandemico italiano mostra che la vigilanza internazionale sugli impegni locali è poco vincolante.

Invece, se si ricorda quanto sopra, di tutta la questione piano pandemico italiano i vertici OMS non volevano saperne, pure se informati, perché la faccenda era politicamente delicata. Altro che "stati vincolati a...". Chiaro che nell'articolo si ignori anche tutto il resto riportato in questo post. E non si tratta di episodi, ma della linea politica di un'agenzia che è politica e dove si fa politica sanitaria, non una qualche "scienza". Poi l'idea che possa esistere un pacchetto di politiche sanitarie antipandemiche che vada bene tanto per Haiti quanto per la Finlandia è di per sé piuttosto assurda. Quanto a pensare che la Cina possa essere vincolata a qualcosa, beh, good luck with that.

E ci si chiede come mai gli USA della presidenza democratica di Biden non siano convinti del trattato e si riduce la faccenda a non meglio precisate questioni di "sovranità", come fosse "sovranismo" il non voler vincolare politiche nazionali alle decisioni agenzie sovranazionali parimenti politiche e dal track record estremamente opinabile. Parimenti ovvio è il perché una von der Leyen che si crede la leader di una federazione (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/lo-stato-della-recessione.html), dopo la sua "brillantissima" attività a capo della Commissione durante la pandemia, sia invece a favore del trattato, vedendosi un indomani, come qualcuno dice, ai vertici della NATO o dell'ONU.


 



 



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...