domenica 19 ottobre 2025

IL TERZO LADRO: DALLA CATTURA DELLA SCIENZA ALLO SVUOTAMENTO DELLA DEMOCRAZIA

Catturare la scienza: mascherare da "fondate sulla scienza" istanze politiche, con titolati di discipline tecniche e scientifiche che supportano il processo. E' quella Scienza "terzo ladro" nella visione di Isabelle Stengers.
Si tratta forse dello strumento più sfacciato attraverso cui il potere politico contemporaneo sottrae le proprie decisioni al vaglio della legittimità democratica. Non si tratta di un processo casuale o spontaneo, ma di una strategia deliberata che trasforma la conoscenza scientifica da strumento di comprensione del mondo in simulacro e arma di legittimazione politica.
 
Il meccanismo funziona attraverso una selezione strategica: si identificano gli studi, gli esperti e le ricerche che supportano l'agenda politica desiderata, trasformando risultati spesso incerti e dibattuti in "verità scientifiche" indiscutibili. Questa operazione non richiede necessariamente la falsificazione dei dati, ma piuttosto una loro presentazione selettiva e una amplificazione mediatica mirata.
 
L'esempio più recente di questo processo lo troviamo nelle politiche europee degli ultimissimi anni. Il Green Deal è stato presentato come una necessità scientifica incontestabile, con l'urgenza climatica utilizzata per giustificare trasformazioni economiche e sociali radicali. Tuttavia, quando le priorità politiche sono cambiate con l'evolversi del contesto geopolitico, la stessa urgenza scientifica è diventata improvvisamente negoziabile.

Il passaggio dal Green Deal europeo al programma ReArm Europe (o come è stato ribattezzato) illustra perfettamente la natura strumentale della "cattura scientifica". Fino al 2022, il cambiamento climatico era presentato come l'emergenza assoluta, che richiedeva sacrifici economici immediati e trasformazioni sistemiche. La climatologia era invocata per giustificare ogni misura, dalla tassazione del carbonio alle restrizioni sulla mobilità.
 
Con l'escalation del conflitto ucraino, le priorità sono cambiate. Improvvisamente, un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo europeo è diventato prioritario, nonostante l'evidente incompatibilità tra obiettivi di decarbonizzazione e massiccia espansione dell'industria bellica. La produzione di armamenti è notoriamente una delle attività più inquinanti e carbon-intensive, ma questa contraddizione è stata semplicemente rimossa dal discorso pubblico.
 
La scienza-segno (il simulacro mediatico) non ha protestato per questa inversione di rotta. In alcuni casi l'endorsement della scienza-segno al piano di riarmo europeo è stato clamoroso, come nel caso di Elena Cattaneo , che ha prestato esplicitamente la propria autorità scientifica per legittimare questa transizione.
 
La cattura della scienza si inserisce in un processo più ampio di tecnicizzazione della politica, che ha sottratto al controllo democratico alcuni ambiti fondamentali della vita collettiva: economia, istruzione, sanità. Il risultato è che i cittadini possono ancora votare, ma le loro scelte sono limitate a variazioni marginali di politiche già predeterminate da organismi tecnici non eletti. Qualsiasi proposta di politica economica alternativa viene immediatamente liquidata non attraverso il confronto democratico, ma mediante l'appello all'autorità tecnica: "non si può fare, lo dicono i parametri europei".
 
In Italia il governo Monti rappresentò un momento cruciale nella normalizzazione di questa logica. Presentato come una ineludibile necessità tecnica per "salvare" l'Italia, ha di fatto sospeso la democrazia per implementare politiche economiche che nessuna maggioranza elettorale avrebbe mai approvato. Politiche economiche che hanno provocato una contrazione dolorosissima dell'industria italiana, fosse ad alto o basso contenuto inoovativo.
 
L'aspetto più significativo non è stata tanto l'esistenza di questo governo tecnico, quanto la sua accettazione come modello normale e auspicabile. La famosa dichiarazione di Monti secondo cui "l'espressione campagna elettorale mi fa un po' ribrezzo" rivela una mentalità per cui il confronto democratico è visto come un fastidioso ostacolo alla gestione self styled razionale del potere.
E non è forse un caso che proprio durante il governo Monti i risultati di un referendum, quello sull'acqua pubblica del 2011, furono completamente disattesi. 27 milioni di italiani (95% dei votanti) votarono per l'acqua pubblica, senza effetto:  la forma ultima della democrazia dal basso, il referendum, veniva svuotata di di ogni efficacia.
 
Furono i precedenti che  normalizzarono l'idea che esistano questioni "troppo importanti" per essere affidate al voto popolare. Da allora, ogni volta che serve implementare politiche impopolari, si evoca lo "spirito del governo tecnico" o si minacciano le reazioni dei "mercati". 
La strategia di svuotamento democratico si completa con il trasferimento di sovranità a strutture sovranazionali non elettive. Organismi come la BCE, la Commissione Europea, il FMI, OMS non rispondono a nessun elettorato, ma sono istituzioni politiche che prendono decisioni che finiscono col determinare la vita di centinaia di milioni di persone. Le necessità di coordinamento internazionale sono state progressivamente sostituite dalle istanze di politica interna e internazionale. E forse il caso più eclatante a supporto di questa idea è che l'assemblea internazionale puramente politica, quella dell'ONU, rimane pluralistica (per quanto disfunzionale), a differenza delle altre sigle. Il tentativo ultimo di giustificare in quella assemblea una scelta politica con la "scienza" fu una fialetta si supposto antrace mostrata da Colin Powell, che non ebbe mai il ruolo di ragione inconfutabile (un falso eclatante che non resse). Quindi l'ONU sarà anche "bloccata" ma rimane un'assemblea libera da certi mecanismi. Questo lo abbiamo visto di recente e lo abbiamo visto con un'aggressione a Francesca Albanese che per mezzi impiegati non ha precedenti storici.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/12/istituzioni-internazionali-crisi-riforma-oggi/8144027/


Ecco, la posta in gioco nella transizione terribile dal mondo unipolare a quello multipolare riguarda oggi più che mai l’urgenza di rilanciare il diritto internazionale e nuove forme di governance centrate sulla cooperazione. Il sistema che governa il mondo – nel suo mix letale di accumulazione capitalistica, rincorsa tecnologica ed espansione dell’investimento sulle armi in chiave offensiva – invero lo sta destrutturando e consegnando a una stagione di guerre finalizzate a sostenere economie ormai allo sbando.
 
La mia posizione è più radicale. Nuove forme di governance fondate sulla democrazia per l'occidente sono impossibili se non si ridemocratizzano le democrazie-zombie occidentali come quella italiana. restituendo alla politica dal basso l'ultima parola sulle decisioni "tecnocratiche" che hanno malamente plasmato tante società negli ultimi 30 anni. E' una prospettiva utopica? Forse. Ma quando certe narrazioni perdono ogni credibilità può capitare che in tutta Europa manifestazioni oceaniche abbiano un qualche effetto (vedasi quelle a favore della Sumud Flottila). Quindi l'opzione è sul tavolo.
 

mercoledì 15 ottobre 2025

NUOVI ANTIBIOTICI DALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

 https://www.nature.com/articles/d41586-025-03201-6

Ne funzionerà qualcuno, si chiede il titolista di Nature? E il chiederselo è un segno dei tempi. Tempi in cui mettere "Intelligenza Artificiale" nella domanda per un grant continua a funzionare mentre si parla sempre più di bolla dell'IA destinata a scoppiare. Lo stesso Sam Altman ha dichiarato:

Altman ha ammesso che la strada da percorrere richiederebbe "migliaia di miliardi di dollari" solo per i data center e ha accennato alla possibilità di creare nuovi strumenti finanziari per finanziare la potenza di calcolo.

Pur riconoscendo la frenesia (sull'IA, NdCS), Altman ha insistito sul fatto che le bolle speculative non cancellano il valore dell'innovazione sottostante. "Qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro, ma le bolle non cancellano il valore."

Torniamo all'articolo di Nature. Si tratta di Machine Learning (ML) applicato alla progettazione di farmaci, in particolare al design di peptidi (sequenze di amminoacidi) con attività antibatterica.

Ma Jim Collins del MIT ha notato che alcuni antibiotici progettati dall'IA sono chimicamente instabili e impossibili da sintetizzare. Altri richiedono troppi passaggi per la sintesi e risulterebbero troppo costosi e lunghi da produrre su scala commerciale.

E qui vengono fuori due classici problemi da "mondo reale". Il primo riguarda in genere lo sviluppo di nuovi antibiotici: rispetto a sei anni fa le cose non sono cambiate: se una biotech ha successo nello sviluppo di un antibiotico e FDA lo approva rischia comunque di fallire (è successo ad Achaogen, Melinta Therapeutics, Tetraphase Pharmaceuticals, Aradigm). Perché un nuovo antibiotico non venderà per più di alcune decine di milioni l'anno, quando va bene. Mettiamo che tu abbia speso 200 milioni, per i trial: se vendi per 40 milioni all'anno magari ce la fai, ma se le vendite sono inferiori...

Quanto a Intelligenza Artificiale e sviluppo di farmaci con tempi più veloci e maggiori possibilità di successo, la parabola dell'hype è ben descritta da quella di BenevolentAI, fondata nel 2013 con l'idea di fare addestrare l'IA da chimici medicinali. Tra il 2013 e il 2019, raccoglie finanziamenti per centinaia di milioni di euro da investitori come Oxford Sciences Innovation e persino dal governo britannico (consulenza su strategie IA). Forma partnership chiave, come quella con AstraZeneca (2018), per identificare target per malattie croniche. La piattaforma "Benevolent Platform" diventa il motore: integra machine learning e dati scientifici per prevedere interazioni molecolari in giorni, invece che anni (o meglio questo è quel che continuavano a dire). Fatto sta che di nuovi farmaci approvati BenevolentAI non ne ha tirato fuori nemmeno uno. Nel 2023 il titolo perde il 99% del suo valore e alla fine, ad aprile 2025, ritira la quotazione in borsa: delisting da Euronext. Continua ad esistere, per ora, come la zia di molte altre biotech, quotate in borsa o no, specializzate in IA nel senso che la usano come l'ultima versione del Computer Aided Drug Design (che avrebbe dovuto rivoluzionare tutto nei primi anni '80, quando nacque, ma non lo fece). Biotech che sgomiteranno accanto a quelle delle terapie cellulari, dei biologici e dei coniugati farmaco-anticorpo (ADC), dei mRNA, per agganciare il finanziatore nei prossimi eventi, tipo il BIO-Europe 2025.

Alcune considerazioni per quanti, al di fuori dell'ambiente. potrebbero dire: ma AlphaFold? E Insilico Medicine e Recursion Pharmaceuticals che grazie all' IA sono arrivate ai trial clinici in tempi record?

Cominciamo con Alpha Fold: predirre (con errore) la struttura di una proteina dalla sequenza di aminoacidi è stata una cosa folle, nel senso che nessuno ci sarebbe mai riuscito prima. Ma dal punto di vista della drug discovery è di utilità limitata a causa delle modifiche post-traslazionali. Le nostre proteine sono glicosidate, fosforilate, acetilate o ubiquitinate. I chimici medicinali non lavorano con proteine "nude", appena sintetizzate da RNA. 

Secondo: portare qualcosa in fase II a tempi record è pubblicità aziendale (in oncologia succede spesso). Il problema non arrivare presto in fase II, è uscire bene dalla fase III.

Al di là dell'hype residuale quel che realmente c'è è una nuova generazione di utili attrezzi. Ma devono essere usati da chi sa riconoscere quando un composto è sintetizzabile, quando un LogP calcolato è attendibile, che è quello che diverse biotech stanno tentando. Altrimenti continueremo a vedere BenevolentAI che raccoglie centinaia di milioni per poi non avere un farmaco approvato in 12 anni.


PS: Qua sopra si è parlato a lungo di antibiotici... 



domenica 12 ottobre 2025

IL NOBEL PER LA CHIMICA 2025

Far spiegare il Nobel per la chimica 2025 a un fisico? Perché no... In fondo è un Nobel alla tecnologia. I MOF non hanno, in senso stretto, portato niente di concettualmente nuovo, ma quello che è rilevante è l'aspetto applicativo (unico appunto al video, la faccenda della chimica "bidimensionale" è una semplificazione eccessiva, ma in questo contesto è comprendibile).

giovedì 9 ottobre 2025

I NIPOTI DI CHI VOLLE LE LEGGI RAZZIALI TIFANO SIONISMO

https://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/indignazione-a-follonica-svastica-di-9022be5d

A frugare nelle cronache locali italiane questo si trova. Ed è degno di nota che il cronista, riguardo al circolo di Rifondazione, abbia notato la svastica ma non la Stella di David. Curioso, visto che quella stella, quanto a scritte sui muri, me la ricordo con accanto un "Juden Raus". Eppure le cose sembrano cambiate, inserendo nel quadro certe polemiche agostane. Il corteggiamento politico appare del tutto bene accetto, anzi, ricambiato.

https://www.milanotoday.it/politica/polemica-meghnagi-sparano-ebrei.html

E qua la perplessità va fuori scala. Come è possibile che la comunità ebraica appoggi i nipoti di quelli che vollero le Leggi Razziali, visto che fanno tutto meno che criticare i loro nonni (l'impossibilità di dichiararsi antifascisti)?

Si potrebbe dire che il caso italiano sia marginale, anche se certi episodi di violenza politica suggeriscono che vada preso sul serio. Ma la faccenda non è limitata all'Italia:

https://jacobinitalia.it/allestrema-destra-piace-il-governo-di-israele/

All’estrema destra piace il governo di Israele


Alcuni partiti europei hanno lunghi e vergognosi trascorsi antisemiti. Tuttavia, cercano di rifarsi un'immagine e ottenere risultati elettorali attraverso il sostegno enfatico al sionismo

L’anno scorso, Yair Netanyahu, figlio dell’ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è diventato letteralmente il ragazzo-immagine del partito di destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD). Il figlio maggiore di Netanyahu aveva suscitato polemiche quando aveva chiesto la fine della «cattiva» Unione europea, che, a suo giudizio, era nemica di Israele e di «tutti i paesi cristiani europei». L’AfD sfugge al giudizio di Netanyahu ma è regolarmente accusata di antisemitismo ed è stata definita «una vergogna per la Germania» dal presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder (l’ex co-leader dell’AfD Alexander Gauland definì tristemente l’era nazista una «macchiolina di merda di uccello» nella storia tedesca).

Il sostegno dell’estrema destra a Israele non è un’esclusiva tedesca, si sta sviluppando in tutta Europa. Accanto ad Alice Weidel dell’AfD, leader di estrema destra come Geert Wilders nei Paesi Bassi, Marine Le Pen in Francia, Nigel Farage nel Regno Unito e Viktor Orbán in Ungheria sono apertamente schierati con Israele. Il sostegno esplicito ed entusiasta al sionismo è diventato un principio ideologico per la maggior parte di questi partiti, scenario impensabile dalla prospettiva di cinquanta o addirittura trent’anni fa. E mentre la vecchia estrema destra del secondo dopoguerra continua a invocare l’annientamento degli ebrei, la sua moderna reincarnazione si avvicina ai Netanyahu. Come siamo arrivati a questo punto?

Mi verrebbe da notare che un certo utilitarismo sionista sia altro dalle logiche comuni. Resta il fatto che qualcuno, ai propri fini, sta ribaltando la storia, svuotando ogni segno del suo significato per ricontestualizzarlo secondo i propri scopi. Un processo possibile solo nell'amnesia storica generale.

La perdita della memoria storica: è questo che permette a gente che oggi porta e dipinge la svastica di portare e dipingere anche la stella di David. Mentre la stella di David era quella cucita da chi portava la svastica sui vestiti di chi veniva discriminato prima e ucciso nei campi di concentramento poi.

 

mercoledì 8 ottobre 2025

SUGO DI LEPRE

 

Sugo di lepre
"E´ un autunno rigido" dice il senior chemist indiano che ogni tanto scivola un hinglish impossibile da capire.
Già, autunno. 
Neanche te ne accorgi e sul treno, al mattino, le luci sono accese come sono accese quelle degli impianti del polo chimico. Ti muovi in un'alba livida sotto un cielo con diverse sfumature di piombo e mercurio e le massine non superano i 14 gradi. Alla stazione, quando c'è nebbia, lo scarico dei diesel dei locomotori pesanti che spostano i vagoni cisterna resta nell'aria.

E´ autunno e sui banchi del mio supermercato abituale l´offerta è cambiata. Petto d´anatra e filetto di cervo sono sempre disponibili, ma ora sono spuntati lepre e capriolo. Da queste parti il filetto di cervo lo fanno mediamente come farebbero un medaglione di filetto di manzo, il che per me è abbastanza agghiacciante. 

La lepre... me la ricordo tal quale appesa per le zampe per una settimana in cantina. Dopo di che mia nonna mi chiese di darle una mano. Aveva inciso la pelle e, staccato l'animale dal gancio, mi chiese di tenere forte la lepre per le zampe. Eseguii e lei in pochi secondi tirò via la pelle. Poi riappese la lepre al gancio e si mise a lavarla con una spugnetta intrisa di aceto di vino rosso.
E mi ricordo il pan di lepre. ricetta ormai del tutto desueta, di lunghissima preparazione. Figura in una delle Novelle della Nonna di Emma Perodi:

Appena che il Diavolo fu uscito, i due vecchi, che non avevano mai mangiato a sazietà, posarono il
tagliere sulla tavola e pensarono a quello che dovevano chiedere.
- Voglio un pasticcio di maccheroni, - disse la vecchia guardando il tagliere con occhio di
cupidigia.
Subito comparve un pasticcio di maccheroni, coperto di una bella pasta color d'oro, e che mandava
un odore che pareva dicesse: «Mangiami!».
I due vecchi gettarono un grido di meraviglia e allungarono nello stesso tempo il coltello per
partirlo. Ma dopo i primi bocconi, il marito disse:
- Mi pare una sciocchezza di cominciare con una cosa dolce; perché non abbiamo chiesto invece
una buona minestra di taglierini nel brodo di cappone! Domandiamola?
- Chiedi invece un bel prosciutto di maiale, cotto in forno, - disse la moglie.
- O un arrosto di tordi, - aggiunse il marito.
- Con un pan di lepre, - ribatté la donna.
- E un fritto di cervello, - continuò il vecchio.
- Non bisogna dimenticare il pan fine.
- Né il vin di Pomino.

(Il Diavolo che si fece frate)
 

(Una nota sul vin di Pomino: in una regione che era andata sempre a sangiovese, spesso mischiandolo con il canaiolo, un Albizi volle sradicare quei vitigni e il trebbiano per piantare pinot e chardonnay)

Il pan di lepre, immancabilmente descritto nell'Artusi, è di fatto un paté rotie di lepre, o forse meglio uno sformato di lepre, che il vecchio Pellegrino inserisce tra i rifreddi, come il piccion paio (italianizzazione di pigeon pie),

In ogni caso non si creda che ovunque al nordeuropa si oscilli tra la braciola di cervo in padella e la cacciagione estremamente frollata e cotta al rosa (cioè quasi cruda). Ci sono posti dove ancora sanno cosa farsene della selvaggina.

Per esempio a Michelstadt, nell'Odenwald, c'è una gasthof ricostruita esattamente dove sorgeva la vecchia locanda fuori dalle mura, quella dove si fermavano i viaggiatori arrivati troppo tardi per entrare in città. Lì ho apprezzato un gulash di cacciagione che mischiava cervo, cinghiale e capriolo, servito con spätzle, uno spicchio di pera cotta e composta di mirtilli. Perché la cacciagione, specie se si parla di cervidi, continua ad andare a braccetto con gli antociani.

Ma veniamo al sugo di lepre. Quel che trovo al supermercato è polpa di lepre (lombo disossato, circa 300 g), quindi un pezzo molto povero di tessuto connettivo. L'ho marinata per 4 ore con vino rosso (un Bordeaux entry level), alloro, bacche di ginepro, pepe nero e rosa in grani, un gambo di sedano, una carota, mezza cipolla, uno spicchio d'aglio, uno scalogno tagliato in due. In un coccio ho soffritto leggermente un trito fatto con una costa di sedano, mezza cipolla, una carota piccola e una fetta di pancetta battuta. Ho aggiunto il lombo di lepre tagliato a pezzetti e ho fatto andare scoperto fino a fare evaporare il liquido cacciato dalla carne. Ho aggiunto un decilitro di brodo vegetale e un cucchiaio di concentrato di pomodoro. Ho coperto e continuato la cottura con il fuoco al minimo per 3 ore, bagnando con brodo vegetale quando diventava troppo asciutto e solo da ultimo con mezzo bicchiere di vino rosso, finché tutta la carne non si è sfibrata. Ho salato e pepato una decina di minuti prima di togliere dal fuoco.

Il sugo è venuto come Dio comanda e lo ho usato per delle pappardelle. 

domenica 5 ottobre 2025

L'ERA DELL'EFFIMERO E LE SUE CONSEGUENZE

Come osservava Georg Christoph Lichtenberg, o secondo la versione più nota attribuita ad Albert Einstein, "L'educazione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si è imparato a scuola". Non si tratta quindi di accumulo mnemonico, ma di qualcosa di più profondo e strutturale. Io me la ricordo in un'altra versione, dai tempi del liceo: la cultura è quel che rimane dopo aver scordato.
Erano tempi diversi in cui "analfabetismo funzionale", per esempio, era una locuzione inesistente. Mentre qualche volta veniva usato l'aggettivo "incolto".
 
Mutuando dalla Treccani:

incólto agg. [dal lat. incultus, comp. di in-2 e cultus «cólto»]. – 1. Non coltivato: luoghi, terreni i.; molti poderi più dell’ordinario rimanevano i. e abbandonati (Manzoni). Anche sostantivato (sottint. terreno): pianta che cresce negli i.; i. produttivo, quello che ha qualche possibilità di utilizzazione agricola. Di pianta, lasciata crescere senza alcuna cura: ulivi incolti. 2. Che non ha, o non ha avuto, le cure necessarie: stile i., sciatto, poco curato; più com., riferito all’acconciatura, alla cura della persona, negletto, trascurato: capelli i., barba i.; incolta si vide e si compiacque, Perché bella si vide ancor che incolta (T. Tasso). 3. Che manca di cultura, non ingentilito dall’educazione e dallo studio: uomini i., popolazione incolta. Con accezione più partic., ingegno i., vivace ma non disciplinato, che ha perciò qualcosa di selvaggio, di primitivo. ◆ Avv. incoltaménte, soprattutto con il sign. 3, in modo rozzo, che rivela scarsa cultura: parlare, scrivere incoltamente.  
 
Ovviamente qui si parla della voce numero 3 e si tratta di un un significato rimasto immutato dai tempi del latino incultusincivile, ineducato, rozzo, grossolano.
A ben osservare, oggi, la polemica contro l'analfabetismo funzionale come è dilagata nei social media (non credo che le cose siano cambiate negli ultimi tre anni) è una polemica tra incolti di diverse sfumature. 

Io mi ricordo molto bene le polemiche online su "uno vale uno". E guardando indietro mi stupisco come non fosse del tutto evidente che si trattava di una diatriba tra parimenti non qualificati in cui il discriminante era aderire o meno alla narrazione prevalente. Il conformismo, cioè l'aderire a quella narrazione, era una qualifica più che sufficiente che certificava competenze, competenze simulacrali, come la "comprensione del testo", che in realtà latitava su entrambi i fronti.
 
E a questo riguardo è bene dare un'occhiata al destino di un oggetto peculiare, la citazione. nell'attuale contesto mediatico e socialmediatico (i miei dati sono vecchi di tre anni ma non ho motivo di pensare che le cose siano cambiate).
 
Nel contesto ampio la citazione è un oggetto dalle molte sfaccettature. Offre profondità storica, implicando un'evoluzione continua del corpus culturale, in cui l'oggi ha le sue radici nel passato. Ricontestualizza il passato, dimostrandolo attuale. E' un'espressione di chi scrive, perché citare un testo, se non implica necessariamente l'averlo letto tutto, sicuramente testimonia sapere della sua esistenza.
 
Nell'attuale contesto mediatico/socialmediatico la citazione è un segno nudo, dove conta il nome del (presunto) autore e il testo originale sparisce dalla vista. Prima o poi qualcuno dovrebbe controllare tutte le citazioni attribuite a Einstein o a Richard Feynman presenti sui social - impresa titanica - per stabilire il numero di quelle inesatte e di quelle completamente inventate. In questo contesto la citazione, ridotta a meme, è un oggetto effimero come tutti gli altri, generato con l'intenzione di ottenere engaement. La profondità del precedente contesto, permanente, svanisce nel peso specifico nullo dell'effimero. 
 
 
I media, social o meno, vivono di un eterno presente dove un fatto di ieri è già "vecchio" e un riferimento classico viene percepito come obsoleto. Einstein ridotto a meme è completamente alieno a quanto l'Einstein storico ha prodotto. Non c'è spazio per la profondità temporale. Tutto, anche il passato, deve diventare immediato, virale, condivisibile, capace di generare engagement.Tutto, incluse le reinterpretazioni degli episodi storici, o almeno di quelli che vengono selezionati per la commemorazione.
 
Il discorso mediatico diventa necessariamente lineare e tribale. Nei talk show o sui social si segue un trend o si partecipa a uno scontro tra tribù contrapposte. E tutto avviene riguardo alla notizia dell'oggi e nella notizia dell'oggi si esaurisce. Il vero peso dei social media non è l'essere specchio del reale (ne sono uno specchio deformato e non rappresentativo). Il vero peso dei social media è costituito dal debordare nel reale di questi modi, di questa fenomenologia. E il risultato finale può essere subdolo: l'impossibilità strutturale di formare un giudizio autonomo fondato. In passato cose del genere sono state dette di altri media (la televisione). Ma non credo che in altri casi gli effetti siano stati di questa scala.

Il fatto che questo avvenga nel momento storico di massimo accesso alla massima quantità di informazione è paradossale. Ne deriva che la mancanza di profondità è una scelta, o meglio, l'effetto di un sistema prevalente che strutturalmente impedisce quella profondità. L'accesso al sapere è reso inutile da meccanismi che divorano la capacità stessa di usarlo.
 

 

La diagnosi di questo fenomeno può essere illuminata da una citazione del padre della storiografia italiana moderna, Giuseppe Ferrari, che nella sua "Storia della Rivoluzione d'Italia" del 1858 scriveva: "Un popolo senza storia non ha testimonianza da opporre al suo giudice; un popolo senza storia è un popolo senza nome." Esiste anche una variante più esplicita: "Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente."
 
Il "popolo" dei social media e dilagare dei modi propri dei social nel reale corrispondono esattamente a questa definizione: un popolo senza storia. Vive in un eterno presente dove ogni evento è sradicato dal suo contesto storico, dove ogni fenomeno appare come novità assoluta senza precedenti. Il prodotto del processo è un popolo che, non avendo testimonianze del passato interiorizzate e sedimentate, non può opporre alcun argomento solido al "giudice" di turno, sia esso l'algoritmo che decide cosa mostrargli, la narrazione dominante del momento, o il politico che strumentalizza tutto questo.

Queste sono considerazioni generali e generalizzanti, perché le eccezioni totali o parziali esistono. Oggi come oggi la più rilevante è costituita dal enorme successo mediatico di Alessandro Barbero, cioè uno storico che parla di storia, di storici e di storiografia. Si tratta di un successo nato nei media, cioè in televisione. Per uno strano caso nato grazie a Piero Angela, i cui prodotti hanno avuto prevalentemente tutt'altro segno . Tra l'altro trovate un pierangelista che si sia pronunciato pubblicamente contro il Green Pass, al tempo - lui l'ha fatto - o che abbia espresso una posizione pacifista sulla guerra in Ucraina. Un fenomeno nato in televisione e poi dilagato su ogni piattaforma della websfera italiana, pur restanone al di fuori. Credo che questo sia un tratto importante e forse la dimostrazione che la reazione all'effimero non può nascere da piattaforme che sull'effimero sono fondate.


venerdì 3 ottobre 2025

E' PASSATA DA UN PEZZO L'ORA DI DIRLO, MA BENE RIBADIRE

  


Daje spacca spingi 
spingi, spingi, spingi, 
Free Free Palestine
Free Free Palestine
dillo tutte le mattine 
daje spacca spingi 
va già meglio ma tu insisti 
spingi spingi spingi 
non hai altre alternative 
Free Free Palestine
come come come?
Free Free Palestine! 

Agli assassini per dormire ora serve il fentanyl 
perché i morti tornano di notte come fedayn 
è un po' tardi adesso per godere dei tuoi sonni
occupante nazi della casa che era dei suoi nonni 
rivoluzionario questo tempo sparo dopo sparo 
l’hai capito da che parte stare è tutto più chiaro  
bambini in fila per il cibo fatti a pezzi 
giornalisti uccisi per gridare al mondo siete mostri 
per la terra per la libertà per il ritorno
per la Palestina libera com’era un giorno
i miei bro sono all’attacco per forzare il blocco 
e anch’io sono in cammino altrimenti sbrocco
e questa flotta va, questa lotta fa venire il desiderio 
di averla anche per noi la libertà prendetela sul serio
non saremo mai zitti, mai e indifferenti 
a vedervi nelle strade siete commoventi 

non vi lasceremo mai
fino all’ultimo respiro 
noi saremo insieme a voi 
come un sole che risplende 
alto sulle piazze e tra le vostre tende 
non ci arrenderemo mai 
ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera 
la bandiera degli oppressi 
nella notte rossa, bianca, verde e nera 

piovono le rime mentre piovono le bombe
Linee di confine tratteggiate tra le tombe
Abusi in uniforme 
Un popolo che corre 
Il popolo sostiene e il mondo attorno dorme 
Piovono le rime e so' concime per i sogni
Sogni di libertà che diventano germogli
Di resistenza 
siamo tanti siamo ribelli
Siamo la comunità  toglietevi i cappelli 
Piovono le rime perché noi siamo così 
Piovono le bombe perché moriremo qui
Nel posto in cui noi siamo dall'inizio 
Prima del precipizio prima che arrivassero i coloni
Piovono le rime e sfidano le bombe 
Per la terra per la libertà il ritorno 
Per la Palestina giorno dopo giorno
Fino all'ultimo respiro 
E ci sentiamo in forma

non vi lasceremo mai
fino all’ultimo respiro 
noi saremo insieme a voi 
come un sole che risplende 
alto sulle piazze e tra le vostre tende 
non ci arrenderemo mai 
ogni popolo del mondo tiene in alto la bandiera 
la bandiera degli oppressi 
nella notte rossa, bianca, verde e nera 

giustizia per il popolo palestinese 
giustizia per tutte le vite uccise 
per la terra per la libertà per il ritorno
per la Palestina libera com’era un giorno 

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...