venerdì 7 ottobre 2022

DOPPIETTA!

 


Per il dettagli rimando a Marco Bella (https://www.ilfattoquotidiano.it/.../il-secondo.../6829911/).
Sharpless si prende il suo secondo Nobel. Per quelli che non sono esattamente novellini Sharpless=epossidazione entioselettiva. Ma visto che l'uomo non era proprio a secco di munizioni, voilà: la click chemistry. Ovvero rezioni tra alchini e azidi catalizzate da rame per dare triazoli *in condizioni blande* quindi adatte ad essere usate su molecole grandi e complesse (proteine, DNA). Il che l'ha resa un attrezzo molto usato per "taggare" tali molecole, di solito con pendagli fluorescenti.
Questo ha fatto sì che più di uno abbia detto che questo avrebbe dovuto essere o è un Nobel per la Biologia (che non esiste). I Nobel per la chimica da anni vengono divisi tra biologi e chimici (un anno a te, un anno a me - sarebbe anche ora che si prendessero una casa per conto loro).
E quindi? E quindi faccio notare che si chiama click chemistry, quella per cui Sharpless ha avuto il suo secondo Nobel. Non click biology. Statece.

lunedì 3 ottobre 2022

ANTIITALIANO?

"Chimico scettico, sarò bannata dopo questa riflessione, ma voglio farla lo stesso. Lei parla dell'Italia e degli italiani, con uno sprezzo, un rancore sottomesso, sempre, in ogni occasione, anzi, non perde occasione. C'è qualcosa di forzato, che sa di cliché, di pregiudizio. Come quella volta che raccontò che la sua collega italiana si era disinfettata le mani per aver stretto la mano ad una collega, perché svedese, ma davvero devo crederci? Probabilmente si sarebbe disinfettato comunque, anche se la collega fosse stata turca. Lavoro in un ipermercato, e solo Dio sa quanto se ne sono sempre strafottuti i suoi odiati italiani, di portare la mascherina, quando era obbligatoria. Dove sono tutti questi Italiani che la indossano ostinatamente? Probabilmente li incontra tutti lei. Non so che cosa le abbia fatto l'Italia per farsi odiare tanto."
Commento interessante, nonostante il "rancore sottomesso", anche se confonde tra quanto scritto da me e quanto scritto da Starbuck, anche se il campione preso per la rilevazione (l'ipermercato) non è in sé statisticamente rappresentativo e molto probabilmente poco sovrapponibile a quello a cui mi riferivo nel post (italiani in aeroporto internazionale). Il "davvero devo crederci" secondo me va letto "non voglio crederci": atteggiamento piuttosto comune.
Lo ammetto, sono uno degli expat che in Italia non vogliono proprio rientrare neanche per sogno (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../50enni-di...),
Tra l'altro la mia è stata una scelta tardiva rispetto a quella di altri colleghi (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../invisibili...) e forse per questo più radicale.
Poi due anni di pandemia hanno messo a nudo l'Italia odierna (e contestestualmente molti italiani): uno spettacolo assolutamente penoso, visto da fuori .
Quindi per l'attuale "sistema italia" sento una lealtà pari a meno di zero.
Quanto all'antiitalianità... non posso fare a meno di ripercorrere il flusso dei ricordi, e mi ricordo di quando in casa arriva L'Espresso e tra le rubriche c'erano "La bustina di minerva" di Eco e "L'antiitaliano" di Bocca. E il titolo di quella rubrica non faceva scandalo.
Non sono stato d'accordo con quel che Bocca scriveva una quantità infinita di volte, ma vorrei ricordare che aderì al Partito d'Azione quando il partito era in clandestinità. Forse molti si ricorderanno "Lessico familiare" della Ginzbug, ma forse pochi si ricordano le felpalte pugnalate ai giellini (membri di Giustizia e Libertà) inferte dalla cara Natalia in quel testo. Quando il comando alleato si incontrò con i membri del Comitato di Liberazione in Svizzera rimase inorridito da quel che fu definito "l'estremismo antifascista" di Ferruccio Parri, Partito d'Azione, cioè GL. Gli alleati trovarono molto più ragionevole e accomodante Togliatti.
Nei tempo c'è stata gente con quelle radici che ha preso pieghe a me del tutto odiose. Ma ho spesso percepito lo spirito giellino in quel che Bocca scriveva, almeno negli anni 80.
Se si dovessero elencare le cifre della decadenza politica e culturale dell'Italia negli ultimi 30 anni si dovrebbe scrivere un'opera in molti volumi.
Ma, per parlare solo del presente, posso ripetere che in grossi pezzi del vasto mondo le cose non vanno affatto come vanno in Italia ma neanche lontanamente. E ogni volta che lo dico c'è chi si sente profondamente offeso da questo.

 

domenica 25 settembre 2022

CHIMICI, RESISTENZA, CONTESTAZIONE



Appartenendo ad un'altra parrocchia, per quanto vicina, di certe vicende fiorentine ho conoscenza di seconda mano. Ma me le hanno raccontate e riraccontate, come quelle riguardanti alcuni aspetti della vicenda di Luigi Sacconi.
Sacconi (https://toscano27.wordpress.com/i-compagni-di-firenze/luigi-sacconi/), ex partigiano, barone universitario, è figura storica estremamente istituzionale, non inquadrabile altrove che nella sinistra falce e martello, quella del partito clandestino prima del 45 e poi del PCI del dopoguerra.

Eppure... durante la turbolenta fine degli anni sessanta il suo assistente e braccio destro Paoletti fu bersaglio di lancio di monetine in aula, ed emerse lo slogan "Sacconi e Paoletti fascisti perfetti".
E non è che gli studenti contestatori ignorassero il curriculum di Sacconi. Quello che bollavano come fascista era l'autoritarismo con cui esercitava il suo ruolo accademico. Per fare un esempio al riguardo ho sentito narrare che all'epoca, alla fine di un esame, si rivolse al membro più giovane della commissione dicendo "Lei, ora ci faccia vedere come cancella bene la lavagna uno con il dottorato".
(Una curiosità: una società scientifica italiana conferisce una medagia Luigi Sacconi)

Nell'altra parrocchia, quella dove avrei invece studiato io, gli studenti si opposero alle richieste di occupazione che venivano dai collettivi di altre facoltà, opponendo sacrosanti problemi di sicurezza.
Però si raccontava che in uno dei laboratori di organica fosse stata messa su una piccola produzione di LSD, da un laureando che poi sarebbe diventato professore.
E più di vent'anni dopo sentii lodare da un direttore di dipartimento il cambiamento che quegli anni produssero, perché prima la baracca era mandata avanti da vecchi arnesi spesso di una arretratezza spaventosa, tra cui alcuni che si facevano gioco della chimica organica moderna chiamandola "la chimica delle casine" (in riferimento alle formule strutturali di tanti composti naturali) - e tutto questo negli anni in cui il lavoro di Woodward era già storia.



giovedì 22 settembre 2022

UN PO' DI STORIA

 

"Bisogna ammettere che la scienza ha le sue caste. L'uomo la cui attrezzatura sono le equazioni differenziali guarda dall'alto in basso chi lavora con un galvanometro, e questi guarda dall'alto in basso chi traffica con roba appiccicosa e puzzolente nelle provette"
Questa citazione di Gilbert Newton Lewis serve a dare un'idea di cosa fosse la chimica all'inizio del 900 (e dell'attitudine un po' snob di Lewis che, appunto, lavorava con le equazioni differenziali).
In un secolo la chimica, come la fisica, aveva elaborato un sistema teorico coerente basato sulla matematica, in cui da equazioni sperimentalmente verificate se ne ottenevano altre sperimentalmente verificabili (Lewis ha contribuito in misura rilevante). La rivoluzione della meccanica quantistica non sostituì, ma aggiunse strumenti (massimamente usati in spettroscopia). E lo stesso si può dire della termodinamica statistica.
I tre nelle foto appartengono a quella stagione. Sono due chimici e un... matematico? Fisico? boh.
Henry Eyring (https://en.wikipedia.org/wiki/Henry_Eyring_(chemist) ), Meredith Gwynne Evans (https://en.wikipedia.org/wiki/Meredith_Gwynne_Evans) e Michael Polanyi (https://en.wikipedia.org/wiki/Michael_Polanyi) sono i tre il cui lavoro sta dietro alla faccenda del "complesso attivato", che forse qualcuno si ricorderà dai testi su cui ha studiato (e qui c'è qualcosa in più https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../la...).
Oggi i teorici lavorano dietro a un computer, e il solco che li divide dagli sperimentali si è allargato a dismisura. Ma gli strumenti messi a punto in quella stagione vengono usati spesso anche in campi puramente applicativi.

L'ETICA DELLA MELMA

 



Si dichiarono inclusivi, umanitari, democratici, tolleranti, antiautoritari, antifascisti.
Poi:
"Hai provocato migliaia di morti!" perché hai espresso pareri contrari al dogma sui lockdown.
"Assassino!" perché hai espresso pareri contrari al dogma sull'apertura delle scuole o sull'uso della mascherina in quel contesto.
"Ti deve venire COVID grave e ti devono negare l'ospedalizzazione", perché non ti sei vaccinato per i più diversi motivi, ridicoli o meno che fossero.
"Ti devono levare il voto", perché posti idiozie (con questo criterio aboliamo direttamente le elezioni di ogni livello e non pensiamoci più).
All'etica della melma hanno entusiasticamente aderito divulg-attori, acca-pan-demici e altre anime belle senz'arte che di parte ne hanno fin troppa. Perché quando si è nel giusto un moto d'odio ogni tanto è pure sacrosanto - anche se ci si poggia su numeri evanescenti e percentuali aleatorie.
Per esempio se "dopo covid c'è sempre long covid" conosco una lunga serie di eccezioni che invalidano la legge a partire da me medesimo, e per smentire affermazioni del genere di eccezioni contrarie ne basta una.

martedì 20 settembre 2022

NEL SEGRETO DELL'URNA...

 

Come mi ricorda un commentatore, "Deporre la scheda nell’urna non è un dovere; votare è una facoltà di cui avvalersi, se si vuole. L'astensionismo è un comportamento legittimo del cittadino da quando, con le leggi nn. 276 e 277 del 4 agosto 1993, il voto è solamente un diritto e non più, come era in precedenza, un diritto/dovere."

Un'altro mi ha detto "Ma come, perché sputare sull'istituzione del voto" e ho dovuto precisare che non sia mai, non si sputava sull'istituzione ma sull'offerta (perché quella per la circoscrizione estero era quella che era).

Poi un diritto è una cosa personale: sta a te decidere se esercitarlo o no (e quando ti viene negato questa scelta non la puoi fare, per cui sì, è grave negarlo). E parlando di personali vicende di voto mi ricordo una volta che arrivai in cabina elettorale convinto di votare un partito di sinistra, ma di sinistra-sinistra (almeno al tempo lo credevo). Erano elezioni amministrative quindi solo "nel segreto dell'urna" lessi il nome del candidato. Lo conoscevo, lo ritenevo idiota e settario e mi ci ero scontrato più di una volta. Quindi annullai la scheda, pensando col senno di poi che un idiota settario non avrebbe giovato a una possibile rinascita della sinistra-sinistra. 25 anni dopo potete constatare come è andata e che forse non avevo tutti i torti di questo mondo, allora.

mercoledì 14 settembre 2022

I DUE WALTER



Se si deve parlare di immagine della chimica nella fiction non si può non parlare di Breaking Bad (http://pubsapp.acs.org/cen/science/86/8609sci1.html?). La serie non ha bisogno di presentazioni, ma vorrei far notare alcune cose.
Nei primi episodi la chimica messa in scena era molto precisa, forse pure troppo. Una correzione di rotta piuttosto evidente fu imposta, probabilmente perché qualcuno avrebbe potuto pensare di usare la serie come un manuale per fare meth e questo avrebbe procurato grossi guai. Credo comunque che rimanga un caso assolutamente unico: Walter White mette su un kilolab con palloni da 12 litri e il setup di reazione è quasi giusto - molto quasi, è da pazzi lavorare con un 12 litri senza agitazione meccanica ma, appunto, si cercava di essere quanto più possibile vicini alla real thing senza fornire un manuale per cucinare metanfetamina.
La storia di Walter White, ex chimico dell'industria che si ritrova a insegnare scienze in liceo e senza soldi per curarsi un tumore vede la luce nel 2008, all'inizio del peggior periodo degli ultimi 20 anni quanto a livelli occupazionali del settore in occidente: ai tempi in molti pensavano che la chimica ormai fosse una commodity low cost, roba da indiani o cinesi.
Dal realismo di Walter White passiamo alla science fiction di Walter Bishop che, guarda caso, vede la luce nello stesso anno, il 2008. Al di là di tutta la (fantastica) sf della serie, Walter Bishop ha diversi agganci al reale: ex ricercatore governativo, ex professore universitario e ex imprenditore (cofondatore di Massive Dynamic), per esempio, eppure scientist to the core e come tale percepito (per quanto nella serie parta con la nomea di scienziato pazzo internato in manicomio). Al di là dell'irrealistica varietà delle competenze tecniche del personaggio, che passa dalla chimica alla fisica all'ingegneria con nonchalance, e dell'immensa interpretazione di John Noble, che sottolinea la poliedricità del personaggio, qualche aggancio alla realtà non manca. I setup della vetreria nel laboratorio di Bishop a Harvard sono più realistici di quanto mediamente presentato su uno schermo televisivo. E Bishop ha qualcosa che manca completamente a White: amore per musica e letteratura, che si traduce in un flusso di citazioni che la intrecciano con la (fanta)scienza.
Al tempo Walter White mi ispirava solidarietà ma Walter Bishop mi affascinava.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...