giovedì 7 settembre 2023

MONTAGNIER?

Ogni tanto capita che arrivi una mail con un "Cha ne pensa di...". A questo giro qualcuno probabilmente arrivato di fresco a leggere il blog voleva sapere che ne penso di un certo premio Nobel deceduto non troppo tempo fa. E credo sia il caso di rendere pubblica la risposta. E non parlerò di HIV o COVID.

Penso che puoi essere un Nobel o puoi essere anche essere il Padreterno in persona. Se affermi "Il DNA può essere teletrasportato via oscillazioni del campo elettromagnetico"e sei il Padreterno ci sta, è nelle tue prerogative. Magari è articolo di fede.

Ma se dici "E ora ve lo dimostro" e la dimostrazione riesce solo a te mentre ogni verifica altrui fallisce miseramente... 

Montagnier, assieme a Benveniste, in un curioso articolo su una rivista di cui era editor in chief, sostenne che aveva rilevato segnali elettromagnetici in un campione di acqua che precedentemente aveva contenuto DNA virale anche dopo che il DNA era stato eliminato per filtrazione e l'acqua era stata diluita molte volte. I segnali erano stati registrati dalla bobina di un microfono e inviati via mail a un gruppo in Italia (similes cum similibus, NdCS), che aveva trasmesso il segnale a un campione di  acqua distillata in un tubo di metallo sigillato. Questa acqua, che non conteneva niente, messa in uno strumento PCR era stata poi in grado di sintetizzare un DNA identico a quello originale di Montagnier.  E di base questo era dichiarare che il DNA era stato teletrasportato (“Beam me up, Scottie!”). La dichiarazione era pazzesca. C'è un Nobel che sostiene l'impossibile. Inutile dire che nessuno è stato in grado di replicare questo risultato. (cenere alla cenere, polvere alla polvere etc etc NdCS)

In poche parole il DNA eliminato (spero almeno fosse almeno una ultrafiltrazione) avrebbe dimostrato di lasciare una firma elettromagnetica in grado di riprodurre tale DNA a distanza. Ovvio che nessuno è riuscito a replicare l'esperimento (https://www.mcgill.ca/oss/article/health-and-nutrition/dna-teleportation-really). Perché la scienza normale è scienza normale (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/leggiti-kuhn-1-di-x.html)? No, perché non si cava sangue da una rapa. E tantomeno da Nobel svaniti, candidati al Nobel e altri articoli del genere.

Se metti su questo teatrino dimostri di essere uno che ha preso per la tangente (affermazioni eccezionali richiedono dimostrazioni eccezionalmente solide assolutamente riproducibili). Dimostri solo che, se non morivi prima, assumendo allucinogeni potevi arrivare a dire che eri stato rapito dagli alieni (cfr Kary Mullis & LSD, Nobel anche lui - lui, non l'LSD). Quindi non riconosco alcuna autorevolezza a tutto quello che hai detto da lì in poi.

Ah, scordavo: chi era Jaques Benveniste? Un fiero sostenitore della memoria dell'acqua. Alla memoria dell'acqua preferisco alla grande la letizia del vino: vinum laetificat cor hominum , dicevano gli antichi. 





lunedì 4 settembre 2023

LEGGITI KUHN... (1 di 3)

 ... mi disse Starbuck, e io l'ho fatto. E ne abbiamo parlato. Perché le nostre intepretazioni de La
struttura delle rivoluzioni scientifiche
(LSRS, da qui in poi) sono un po' diverse. Con una precisazione: l'assenza del contesto, cioè di come Kuhn con il suo lavoro si inseriva nella fisolofia della scienza e nella sua storia. Ma LSRS è stato spesso citato fuori contesto (come Feyerabend) sui social media, quindi è in questa chiave che mi interessa parlarne - cioè in funzione del suo rapporto con la cultura pop e con quella pop-similscienza che da anni imperversa in rete.

Centrale in LSRS è il concetto di paradigma, l'insieme di principi, cognizioni e metodi consolidati costruito da una disciplina scientifica nel suo processo di maturazione. In breve quello che finisce cristallizato nei manuali universitari. E la "scienza normale", secondo Kuhn, è quella che si muove esclusivamente nel territorio del paradigma, andando a caccia di fenomeni spiegabili con detto paradigma ed escludendo gli altri.

Per Kuhn le rivoluzioni scientifiche avvengono quando un paradigma scientifico diventa completamente inadeguato davanti all'emergere di qualcosa che per natura ha escluso: fenomeni non spiegabili dal paradigma stesso e nuovi modi per descriverli e trovare soluzioni ai problemi che pongono. Si noti bene che Kuhn distingue tra "scienza" e "tecnologia". Questa distinzione nella attuale cultura pop è sparita. Nel contesto pop medicina è scienza quanto è scienza un rover che atterra su Marte che è scienza come la Relatività Generale. E non si fa differenza tra ricerca tecnologica e ricerca scientifica.

Starbuck, essendo nella ricerca scientifica che produce carta (quella carta che poi viene usata spesso come base fondante dell'ideologia del momento o peggio, come base per indirizzi politici) si focalizza sui paradigmi della "scienza normale" che tralasciano o negano quello che dai paradigmi stessi non è contemplato o spiegato.

Io, per quanto qualificato come scientist,  sono nella ricerca tecnologica che produce (o dovrebbe produrre) Return On Investment, EBDITA etc.. ovvero in parole povere soldi. E non ho mai potuto fare a meno di pensare che la mia capacità di produrre risultati concreti e materiali deriva dal mio essere stato formato in un paradigma (l'ultimo paradigma della mia disciplina, a quanto ne so). In più lavoro in un contesto in cui se qualcosa per i più "makes no sense" ma alla fine funziona ed è l'unica cosa che funziona, va tutto bene.

Una doverosa premessa: Kuhn pubblica il suo lavoro negli anni 60 dello scorso secolo. Le rivoluzioni scientifiche dei primi 40 anni del secolo hanno costituito nuovi paradigmi - relatività, meccanica quantistica, etc. Ma di discipline scientifiche veramente "mature" non ce ne erano molte ai tempi in cui Kuhn scriveva il suo libro, nonostante quello che si potesse pensare allora. 

Anni 60. A braccio, l'elettrodinamica quantistica, dopo 40 anni di esistenza problematica, è stata risolta da Dyson e Feynman, che ottengono il Nobel, e l'edificio del modello standard è in fase avanzata di costruzione. Sono gli anni in cui Penrose e Prigogine stanno producendo le fondamenta del loro lavoro. In chimica organica Woodward e Corey hanno dimostrato la potenza concettuale della retrosintesi, tra l'altro, e la determinazione della struttura dei composti naturali per sintesi totale è uno dei grandi risultati dell'epoca. Poi mi verrebbe da dire che di lì a poco May, poi assieme con Anderson, riprende Kermack e MacCarthy e il suo lavoro di rielaborazione finirà per renderlo uno dei nomi delle cosiddette "teorie del caos". E questo è un tassello ulteriore di cui Kuhn al tempo non poteva essere al corrente perché ancora non era "storia".

In breve Kuhn scrive e pubblica in tempi in cui cambiamenti o sostanziali upgrade di molti paradigmi sono in fieri: un tempo, il 1962, infinitamente diverso dall'attuale . Perché?

Perché i paradigmi delle discipline scientifiche hard non cambiano da quasi 50 anni. Qualsiasi avanzamento, scoperta o innovazione è avvenuto all'interno dei "paradigmi maggiori" (che tra l'altro sono quelli in cui sono stato educato e cresciuto). Ma...

Ma ci sono un paio di problemi. Il primo è costituito dal mainstream scientifico del momento da 40 anni a questa parte. Se Feynman e Dyson e il modello standard sono stati incorporati di fatto nel corrente paradigma della fisica, con Prigogine, May e Anderson le cose sono andate un po' diversamente. Perché? Perché strutture dissipative e termodinamica del non equilibrio sono state incorporate in unico manuale, di uso limitato. Quanto a May e Anderson, beh... il primo è stato a lungo presidente della Royal Society, il secondo è stato a lungo advisor scientifico del governo britannico, ma per il resto? Per il resto non sono stati incorporati in nessun paradigma, nella prospettiva di Kuhn. Hanno ritrovato attenzione nei primi anni 90, ma è stata una stagione breve, per quanto abbia lasciato impronte durature nella produzione mediatica (si pensi a Jurassic Park, se non si vuole ricordare la fantascienza cyberpunk). Il meccanismo delle rivoluzioni scientifiche di cui Kuhn parla si è inceppato in qualche punto tra la seconda metà dei 90 e l'inizio del nuovo millennio, periodo che segna l'ascesa permanente delle scienze soft (troppe volte delle scienze molli). Forse vi ricorderete la stagione, Crichton, da grande osservatore dei tempi, già l'aveva inscritta in Jurassic Park. Il progetto Human Genome, Craig Venter, gene=proteina e tutto il resto. Da lì a medicina/scienza ci sono voluti una decina di anni o poco più.

Parlare di un "paradigma delle scienze della vita" non so se sia possibile. Si ok, DNA e RNA, che sono cose del secolo scorso. Ma poi? Non vorrei essere nei panni di per lavoro scrive manuali universitari nell'area life sciences. Perché l'hype del momento, da almeno 20 anni, si esaurisce in una fiammata. Esistono ancora manuali che riguardo l'alzheimer declinano l'ipotesi amiloide? Ce ne è qualcuno che racconta ancora la storia del junk DNA? E i siRNA?

Le "rivoluzioni" degli ultimi 40 anni sono state dipinte come tali ma non lo erano: non implicavano un vero cambio di paradigma. Pernsiamo solo a uno dei santini più venerati dai fedeli de lascienza, Rita Levi Montalcini, laureata Nobel assieme a Stanley Cohen per la scoperta dei fattori di crescita. Il lavoro (separato) di Montalcini e Cohen usciva dallo schema di un qualche paradigma? Non direi proprio. Quel lavoro (solo quello di Cohen, in realtà) è stato la radice della successiva esplorazione dell'albero delle chinasi, che ha avuto conseguenze applicative estremamente importanti (farmaci antitumorali targeted). Ma non ha cambiato alcun paradigma, è solo stata una delle tante estensioni di paradigmi già esistenti. Negli ultimi dieci anni al riguardo ci sono stati due fatti degni di nota, al riguardo.

Il primo riguarda i ricercatori di Amgen che verificarono trovandoli non riproducibili i risultati dei paper definiti "rivoluzionari" in oncologia (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/credibilita-e-riproducibilita.html). Il secondo riguarda il "minimo genoma funzionante". In tempi di enfasi sulla biologia sintetica. Un gruppo esteso guidato da Craig Venter nel 2016 sintetizzò lo "smallest viable genome", quello di un mycoplasma (https://it.wikipedia.org/wiki/Mycoplasma). E di 473 geni, 149 avevano funzione ignota (https://www.science.org/content/blog-post/smallest-viable-genome-very-weird). Che vuol dire, in parole povere: "c'è un 31.5% di cui non sappiamo niente", e questo parlando di un mycoplasma che è il più semplice dei batteri. Il che non testimonia a favore della solidità del "paradigma" delle scienze della vita. Di momento in momento il paradigma delle life sciences è percepibile, ma è sfocato, estremamente instabile.

Immunooncologia, CRISPR, terapie geniche etc hanno messo poco a dimostrare una loro natura: nell'ordine niente di nuovo, bolla speculativa e genialata applicativa,  pochi risultati e tanti fallimenti. In effetti credo si possa parlare di paradigma nelle life sciences solo in termini empirici: Credo che il suo principale aspetto critico sia l'essere legato a doppio filo con la medicina, che scienza non è (e non sto dicendo che non ci siano medici che fanno ricerca). La cosa è complicata dal fatto che siano esistiti medici che hanno infranto il paradigma della medicina dei loro tempi (Simmelweis, per citare un esempio tipico), e che la cosa ha avuto ricadute in campo scientifico. Con ciò i medici esercitanti la professione usano (o dovrebbero usare) i risultati delle discipline scientifiche, ma non ne praticano una. Questo è stato fatto notare ripetutamente, ma il concetto soccombe davanti alla massa di medici praticanti che oggi dicono di fare scienza o che la scienza (quale?) la vogliono "divulgare".

Servirebbe un nuovo e aggiornato lavoro di Kuhn oggi, perché la "scienza normale" che descrive ha lasciato il passo a una "scienza anormale". La scienza anormale, incapace di costruire nuovi paradigmi  o consolidare quelli presenti, ma troppo spesso sprezzante nei confronti dell'ultimo paradigma affermato e solido. Una "scienza anormale" praticata da quanti sputano sui libri su cui hanno studiato per far numero (di articoli) o fare audience sui media sociali e non. Il rigetto della classicità, che è una cifra dei tempi attuali, non è senza conseguenze per quel che riguarda la fenomenologia delle scienze.

Nel panorama accademico attuale devi lavorare su qualcosa di figo e vendibile, se ci riesci, o altrimenti attinente ai temi correnti nel mainstream e per la più semplice delle ragioni: se non lo fai non ti finanziano il progetto. Quanto al lavorare su qualcosa di figo, in una prospettiva ormai storica, non è possibile non citare il campo del lifespan, in breve gli "elisir di lunga vita" (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/fior-di-giglio-intascare-700-milioni.html e https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/07/la-contessa-bathory-e-viva-e-lotta.html). Fallimenti che non hanno avuto la triste sorte del campo della fusione fredda, diventato qualcosa davvero simile a una setta iniziatica, una minoranza esoterica. Tutta sta' roba, che ai suoi tempi di casino ne ha fatto un bel po', non è finita né finirà in nessun paradigma, in nessun manuale - sarebbe bello se ci finissero come "cose da evitare", ma non succederà.

La scienza anormale è incapace di produrre o consolidare nuovi paradigmi e ha un difficile rapporto con gli stessi. La scienza anormale è centrata su regole e sono regole effimere, che possono essere cambiate a seconda del bisogno. Basta guardare ai due anni di pandemia COVID: gente come Ioannidis e Tom Jefferson non si pronunciava al di fuori di nessun paradigma. Si pronuciava contro e al di fuori delle regole del momento, un group thinking più politico che scientifico. Nel contesto della scienza anormale, che è il contesto della scienza "terzo ladro" (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/12/il-terzo-ladro.html), l'incapacità di elaborare nuovi paradigmi è un'incapacità concettuale, e quando si prova a forzare un paradigma consolidato a supporto del set di regole del momento i risultati sono grotteschi (vedere alla voce "pandemia e modelli"). La scienza anormale, in ottemperanza al "publish or perish", garantisce la prolificazione di articoli che presentano ricerche un tasso di riproducibilità sempre più basso, e sopravvive anche alle ritrattazioni come niente fosse (alla voce puttanate sparate ed eseguite su COVID, farmaci e vaccini durante la pandemia). Nessuno di quelli che ha pubblicato aberrazioni e artifici sperimentali tra 2020 e 2022 è mai stato discreditato per aver pubblicato puttanate - se ne pubblicano tante, ed è nell'interesse di tutti che siano pubblicate. Il sistema della scienza anormale è identico a quel che è stato il sistema della scienza normale solo in apparenza. Sull'etichetta "metodo scientifico", nella sostanza "come ci pare, anche a cazzo di cane se serve". La lotta al "scientific misconduct", che da Retraction Watch a Elizabeth Blik  si è guadagnata una sua nicchia, per quanto praticata da espulsi dal sistema o fuori dal sistema, alla fin fine finisce per legittimarlo: denunciamo le mele marce perché il sistema si emendi. Ma il sistema non intende emendarsi, è sempre lì e il dubbio che sia fondato su una maggioranza connivente è piuttosto fondato. Connivenza per convenienza.

(To be continued)

sabato 2 settembre 2023

GUERRA FREDDA, ARMI NUCLEARI: THE BEDFORD INCIDENT (STATO D'ALLARME)

 

Sara Gandini mi ha detto che ha postato la mia minirecensione di Oppenheimer (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/08/oppenheimer-il-film.html) e che sotto il post c'è stato un certo movimento. Io continuo ad essere soddisfatto di essere lontano da quel dibattito, che per il fatto di essere collocato lì è nella migliore delle ipotesi la quintessenza dell'effimero (i social media non hanno memoria, né a breve né a lungo termine). E voglio ricollegarmi a quella mia recensione, di film in film, per ricordare quello a cui Oppenheimer si oppose (senza successo).

Nella filmografia su guerra fredda e rischio nucleare The Bedford Incident (1965, in italiano Stato di Allarme) non è certo tra i film più citati. Non certo quanto Fail Safe (A prova di errore) di Sidney Lumet, di un anno prima, con Henry Fonda attore protagonista, o Il Dottor Stranamore, capolavoro di Kubrick, o la produzione anni 80 (The day after, Wargames). Unici film più recenti degni di essere menzionati, a parte Oppenheimer Thirteen Days (2000) , di Roger Donaldson, con Kevin Costner, sulla crisi dei missili a Cuba, e The Sum Of All Fears (2002   https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/03/la-somma-di-tutte-le-paure.html), dal romanzo di Tom Clancy. Da un certo punto di vista The Bedford Incident, con la coppia di protagonisti Richard Widmark e Sidney Poitier prefigura Gene Hackman e Denzel Washington in Crimson Tide (Allarme rosso, 1995), da cui mi piace citare questo: nell'era nucleare il nemico è la guerra stessa, battuta affidata al secondo ufficiale del sottomarino, interpretato da Denzel Washington. Una nota a fondo pagina per The Wolf Call (2019), che più che altro ci ricorda che la force de frappe francese ha anche vettori sottomarini (e che dava per scontata la presenza di truppe di èlite fancesi durante la guerra in Siria). Ovviamente questa è una mia filmografia, che non pretende di essere esaustiva. EDIT: infatti manca Threads (Iptesi sopravvivenza, 1984) e non sarei dovuto scordarmene.

The Bedford Incident, che per più di un verso anticipa un realismo alla Tom Clancy, parla di un giornalista a bordo di un incrociatore lanciamissili americano che assiste alla tesa caccia a un sottomarino russo dotato di siluri nucleari. Una caccia tutta basata sulla deterrenza portata al limite, nel tentativo di fare emergere il sottomarino. La situazione sfuggirà di mano in un finale tragico - e scusate l'eventuale spoiler per chi il film non lo ha visto.

Guardando indietro mi pare che nei media e nella società occidentale e italiana in particolare il dibattito sulle armi nucleari abbia fatto molti passi indietro proprio come hanno fatto incredibili passi indietro i dibattiti su tutti i temi più rilevanti. Non saprei se questo sia dovuto all'avvento dei social media vecchi e nuovi o al crollo verticale della qualità della scolarizzazione italiana negli ultimi trenta anni. Ma chissà. Chissà che effetto potrebbero fare questi film su un ventenne con una qualche bandiera sul suo profilo social. Molto probabilmente reagirebbe dicendo: ma oggi è diverso. Eccerto, diverso abbestia.

Perché tutto questo diventa incredibilmente attuale? Per quello che preoccupa più gli svizzeri che gli italiani, addormentati da giornalismo mediamente demenziale:

https://www.tio.ch/dal-mondo/attualita/1693729/putin-schiera-il-sarmat-il-missile-piu-temuto

Avendo amici "informati dei fatti" ho chiesto un parere veloce. La risposta è stata "In realtà non hanno schierato nulla, semplicemente è operativo dopo parecchi anni e parecchi ritardi (è il sostituto del R-36M Satan). Va bene a Putin per motivi pubblicitari e va bene a noi per altrettanti motivi pubblicitari".

Detto questo il problema resta più o meno lo stesso. Ma a porre problemi del genere, oggi, in Italia, spunta quello che urla "pacifinto"!

E "pacifinti", tra i tanti neologismi degli ultimi tempi, è quello che definisce meglio l'ottundimento ideologico di chi lo usa. Ed è pure finito sulla Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/pacifinto_%28Neologismi%29/). Ah, anche ottundimento lo trovate sulla Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/ottundimento/). Quanto a pacifinti lo abbiamo trovato per esempio qua: https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/01/27/news/contro-i-pacifinti-sulla-guerra-in-ucraina-4891615/. E non è che sia stato un caso isolato e appassito dopo qualche mese. E' una vecchia manfrina, "troppo cattolicesimo, troppo grande il passato PCI" (come se ci fossero eredi di quel passato). E diciamolo, pure la Costituzione è un inutile aggeggio obsoleto e forzabile a piacere, Certo, come no. Ma mi raccomando, tenete a portata un antiemetico prima di leggere certa roba, se proprio volete leggerla. Io certe volte ci casco, a leggere roba del genere, e invariabilmente me ne pento.



martedì 29 agosto 2023

LA TRADIZIONALE NEUTRALITA' DELL'ESERCITO ITALIANO?

https://www.lastampa.it/audio/audioarticoli/2023/08/27/audio/lex_capo_di_stato_maggiore_vincenzo_camporini_messaggio_di_vannacci_devastante_e_un_militare_senza_disciplina-13014398/

Un vecchio lettore della pagina fb mi ha chiesto un parere sulla vicenda Vannacci e qualcun altro mi ha spedito il libro in questione in PDF. Non ho intenzione di leggerlo né di parlarne né di esprimere giudizi al riguardo (non avendo intenzione di leggerlo, ma ho l'impressione che i più ne parlino senza averlo letto).

Ma viene una scontata preconsiderazione: c'è per caso qualcuno che si aspettava qualcosa desinistra da un generale dei parà, poi generale del Col Moschin? Sul serio? Quindi perché stupirsi dell'ovvio? Semmai c'è da stupirsi per ministri di un governo dedestra che si inalberano per roba che probabilmente (visto che non ho letto il libro) era negli script dei loro discorsi elettorali.

Detto ciò sarei rimasto zitto al riguardo, se non che la foga mediatica contro il libro e l'autore in questione sta tirando fuori di tutto, ma veramente di tutto. Tra cui questa robaccia su La Stampa:

Si è sempre detto: le forze armate italiane sono e devono restare apolitiche.
«È la nostra tradizione lodevolissima. Persino al tempo del fascismo, i militari italiani sono stati neutrali e rispettosi del giuramento con Casa Savoia. Si è visto quando è nato il governo del Sud, come i nostri hanno dato vita al fronte militare clandestino. Era la milizia, l’arma politicizzata del regime. E anche pensando a tempi più recenti, a differenza di altre forze armate, i nostri non sono mai state coinvolti seriamente in vicende politiche. Anche De Lorenzo, alla fine lo seguivano il suo segretario e quattro picciotti, non il grosso della istituzione». 

Ora, derubricare De Lorenzo a questione di quattro teste calde è l'eufemismo del secolo. Il Piano Solo contrastò efficaciamente l'avanzata del Partito Socialista verso il governo (alla faccia della neutralità). Quattro gatti, cioè tre divisioni di Carabinieri. E De Lorenzo era pure diventato capo di Stato Maggiore, prima di essere dimesso a distanza di due anni.Robetta.

E, come esposto nel video, del SIFAR cosa vogliamo dire? Tre gatti? Erano il maledetto servizio segreto militare italiano, che dipendeva dal Capo di Stato Maggiore della Difesa. Poi ovviamente Stay Behind e Gladio non avevano alcun rapporto con l'esercito italiano, tanto che avevano la base presso il Centro Addestramento Guastatori di Capo Marrargiu.

Poi che "sempre neutrali" venga da uno che è stato Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica proprio a quei tempi... Lo stato maggiore che fino all'inverosimile ha fatto muro di gomma sulla strage di Ustica... che dire, sono cose che si dicono e si scrivono convinti dell'amnesia cronica di chi legge.


Concludendo? Concludendo l'analfabetismo politico non è migliore dell'analfabetismo funzionale che ha come bersaglio - mi ricordo "anti" che si erano messi a citare Edward Luttwak, uno che si è vantato pubblicamente di essere stato a Vina del Mar nel '73 (appoggio CIA al colpo di stato in Cile) perché Allende "era un lazzarone".

E riciclare come parole autorevoli quelle di chi era contiguo per posizione e appartenza alle strutture che vollero il silenzio e i depistaggi... beh, che dire? Che la nazione il senso per la democrazia che ispirava la RAI di Zavoli l'ha sepolto con rito privato tempo fa?

Militari neutrali, come no. E questa Storia è derubricabile con un bel GOMBLOTTO!!!

PS. E mi pare il caso di ripetere che di Vannacci e del suo libro mi importa meno che niente,

PPS: sempre neutrali nelle parole dell'ex Capo di Stato Maggiore forse vuol dire sempre distaccati dai partiti politici itaiani, sempre fedeli all'atlantismo. Ma magari lo volesse dire, almeno sarebbe un guizzo d'onestà intellettuale. E che dire dei giornalisti che vanno a caccia di pensionati? Vabbè, s'è capito.




lunedì 28 agosto 2023

IL SENSO PER I NOMI, L'EMERGENZA E I SUOI FAN

 

https://www.adnkronos.com/cronaca/covid-nuova-variante-pirola-sotto-la-lente-ecco-perche-sintomi_7hbwHaWWeEVTvyebxIcbqD  
 

Questa cosa dei nomi è un po' sfuggita di mano. Kraken (vabbè), Arturo  (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/07/grandi-ritorni-ma-la-quarta-serie-e-un.html). Ma... Pirola? Sul serio?

Ve li ricordate quelli che "Io tifo COVID"? Beh, l'ultima versione per coerenza dovrebbe essere "Io tifo Pirola". Al che il primo che passa si potrebbe chiedere se Pirola non sia il nuovo attaccante di una qualche squadra di calcio.

Altro che un diamante, una pandemia è per sempre, per alcuni. Nell'ultimo anno, quando buona parte dei paesi occidentali le misure antipandemiche se le era lasciate alle spalle, in Italia c'era ancora chi  non voleva mollare. Gente che avrebbe voluto il green pass eterno, per distinguere i giusti dai reprobi (e scanagliare tutti i giorni contro i reprobi sui social). Non è che si debbano cercare definizioni articolate, per questa popolazione: le male parole vanno benissimo.

Quando OMS dichiarò la fine dell'emergenza a regola non dovevano esserci più santi, ma sui media italiani non mancò il solito gruppo a parlare di comprensione del testo: quella che era finita era l'emergenza, mica la pandemia (unico commento possibile: sì, e 'sti beati cazzi?). Ma bisogna capirli. Tra costoro c'era chi ha fatto le proprie fortune mediatiche sulla pandemia e lasciar cadere il tema che ti ha messo sotto i riflettori non è facile. La viromania non è una caratteristica esclusivamente italiana ma possiamo dire che in Italia ha attecchito meglio. La peggiore gestione della pandemia in Europa, astronomici costi sociali e economici eppure per troppi è stato un momento identitario forte, che più forte non ci poteva essere. Il sottoscritto per i momenti identitari forti e diffusi nutre da sempre un gran  sospetto, perché spesso si finisce in momenti identitari forti e diffusi dietro una bandiera opposta a un'altra bandiera in una guerra (ops, è gia successo?). Questo per dire che negli ultimi anni ci sarebbe voluto lo sguardo di Hanna Harendt, o quello di Robert Musil: loro li avrebbero riconosciuti bene i meccanismi, quei meccanismi che un secolo fa finirono per portare a un disastro mondiale. 

Ci si dovrebbe rendere conto, per l'ennesima volta, che tutto questo non ha nulla a che fare con nessuna scienza, ma è una faccenda politica fin dall'inizio. Il fatto che nello stivale continui ad essere camuffata da scienza (esattamente come la risposta alla crisi climatica) dovrebbe dire molto a molti. Ma in realtà sono pochissimi quelli che non vogliono sottoscrivere l'ennesima emergenza da cui ancora qualcuno trarrà i propri guadagni (monetari, politici, mediatici) a spese dei molti, sempre più impoveriti.

domenica 27 agosto 2023

L'ARRESTO (UNA STORIA ZEN DEL MONACO GUI GOU)

Nottetempo tre guardie imperiali si presentarono alle porte del monastero per arrestare il maestro Zhaozhou e rimuoverlo dal suo incarico di abate.

“Di cosa sarei accusato, di grazia?” domando` Zhaozhou.

“La lista e` lunga” rispose il capitano delle guardie. “Il monaco Gui Gou ti ha denunciato per percosse, lesioni gravi, ingiuria, violenza privata, abuso dei mezzi di correzione, maltrattamenti in famiglia e stalking”.

“Tutto questo non sarebbe accaduto” aggiunse una seconda guardia, “se avessi usato parole e modi piu` gentili e fossi stato piu` politically corr…”. Zhaozhou colpi` in testa in rapida sequenza le guardie con tale violenza che il suo bastone si spezzo`.

In quel momento le tre guardie raggiunsero l’illuminazione… e Zhaozhou evito` la detenzione!

NdCS: Troppi ricordi... credo che "è stato arrestato!" sia stato uno degli episodi più comici della storia di CS sui social.

giovedì 24 agosto 2023

DA PANDEMISTI A CLIMALTERATI ECOANSIOSI CI VUOL NULLA


 

Al Re Travicello
piovuto ai ranocchi,
mi levo il cappello
e piego i ginocchi:
lo predico anch’io
cascato da Dio:
oh comodo, oh bello
un Re Travicello!


La classicità, quella che qualcuno vorrebbe cancellare. Cioè quello che scritto o altrimenti prodotto in un passato anche remoto continua ad avere un significato attraverso gli anni, attraverso i secoli. Il che significa che riesce ad essere interpretabile e significativo in contesti culturali estremamente lontani - dove cultura è inteso in senso antropologico.

Il Giusti al suo tempo parlava di politica e persone. Ma il discorso e il sarcasmo del Giusti sono facilmente traslabili ai tempi odierni, dove il "Re" è il discorso dominante - e la traslazione ha un margine di errore assai ridotto. Quante teste di legno che fanno un gran chiasso abbiamo visto, in questi tempi, calare da nulla a ciarlare sui media di ogni genere, predicando l'ultimo re travicello? E una maggioranza di persone ormai più pubblico che cittadini erano lì, pronti ad adorare l'ultimo tema piovuto dal cielo, i moderni ranocchi.

In tempi di COVID qua sopra non si è minimizzato il problema quando c'era e fin dall'inizio ci si è interessati alle soluzioni e ai mezzi per la riduzione del danno, per esempio agli approcci terapeutici per quelli che finivano in terapia intensiva, mentre "chi sa" si affidava ai protocolli alla sperindio (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/02/coronavirus-lhail-mary-protocol.html). Tra l'altro gli strumenti farmaceutici di riduzione del danno erano disponibili mesi prima delle approvazioni emergenziali dei vaccini.  Quando i vaccini sono arrivati per chi nonostante il vaccino finiva in ospedale la musica era più o meno la stessa, il più delle volte. Per qualche motivo l'enfasi sul problema andava a braccetto con il sabotaggio delle riduzioni del danno e delle soluzioni. O definite questo un approccio razionalmente orientato al risultato, se ci riuscite - se invece volete definirlo un approccio compatibile con i tetti di spesa niente da obiettare.

Se si parla di clima vedo esattamente la stessa situazione. Al di là dei vari discorsi sulla mobilità elettrica (in Italia, il che provocherebbe un'amara risata), siamo sempre alle solite. L'accento è solo e unicamente sul problema, e la risposta predicata non è così diversa da "mascherina e lockdown in eterno". Le soluzioni più facili per la riduzione del danno (l'azione sul dissesto idrogeologico del territorio) sono eresia. Meglio la gloriosa Europa carbon neutral, che in un modo o nell'altro sarà realizzata, sulla carta, to no effect - ho passato qualche tempo in un paese europeo che quanto ad elettrificazione della mobilità è tra i più avanzati d'Europa e la cosa è stata realizzata con adeguati investimenti logistici, senza guerre di religione, senza stigma per chi continua ad usare motori a scoppio. E' una buona cosa? Certo che lo è, come il recente record delle rinnovabili (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/e-dacci-oggi-la-nostra-apocalisse.html).  Ma sicuramente per qualche climaalterato questo non va bene, perché non è abbastanza radicale. Poi, francamente, levare le sovvenzioni in Italia ai combustibili fossili non sarebbe male, in teoria, se non ci fosse il piccolo problema di chi alla fine chi paga: pronto a scommettere che la fine delle sovvenzioni sarebbe pagata in costi al consumatore. E qua c'è il discriminate: se ti sta bene sei il climalterato ecoansioso. Se ti ponessi il problema di come evitare questo ennesimo scaricare sui i molti meriteresti la mia stima. Fatemi sapere chi posso stimare, perché guardando in giro non vedo gran che.

Perché chi si preoccupa di quello ma non di quell'altro canta la solita canzone: Penitenziagite, proprio come ai tempi del COVID. Poi guai a parlare di elefanti della stanza (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/07/lelefante-nella-stanza-clima.html), perché non sta bene. L'argomento più surreale: dare il buon esempio - in Europa quanto a leggi ambientali stiamo dando il buon esempio da quasi quarant'anni (vedere alla voce ozone depleters) e si è ben visto quanto è servito come esempio agli altri (0).

L'enfasi di adesione al liguaggio prevalente corrode il pensiero (quando c'è) e affiora nel vocabolario usato: climaalterante, attribution science, quote CO2. Usi queste parole e sei subito giusto. E chi se ne frega di danni o pratiche possibili e accessibili. Penitenziagite, ondate di caldo e inondazioni travolgano gli infedeli così che si possa gridare "Climate change!" e così sia.



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...