domenica 28 aprile 2024

DEGLOBALIZZAZIONE, PHARMA

 

https://www.fiercepharma.com/pharma/novartis-actively-reviewing-relationships-chinese-contractors-amid-us-biosecurity-crackdown

Vorrei rammentare ai sinofili quanto l'ingresso della Cina nel WTO, venti anni fa, sia costato in disoccupazione in occidente, cioè moltissimo. Ma l'offshoring, cioè il trasferimento delle attività produttive e e in generale il reindirizzamento delle filiere produttive verso la Cina e più in generale l'Asia è stato un processo che in occidente ha prodotto immensi profitti, a scapito di chi perdeva il lavoro. Ma dopo 20 anni il vento pare essere cambiato e il cambiamento non sembra effimero.

Il CFO di Novartis dichiara che l'azienda è pronta ad allinearsi alla nuova legislazione USA quando entrerà in vigore. Ma di cosa si parla?

Il BIOSECURE act mira ad evitare che fondi federali americani, cioè i soldi che vengono da chi paga le tasse, vadano a finire attraverso la filiera della ricerca e sviluppo ad aziende cinesi. Detto così sembra qualcosa di neutrale e ragionevole, ma in realtà ci sono specifiche aziende nel mirino e la più pesante è WuXi , la powerhouse globale del Contract Development and Manufacturing farmaceutico. :

Il progetto di legge, etichettato BIOSECURE Act, prende di mira specificamente le più grandi biotech cinesi, WuXi AppTec (Shanghai, China), WuXi Bio (Jiangsu, China), BGI Genomics (Shenzhen, China), MGI (also Shenzhen), e la filiale di MGI Complete Genomics (San Jose, US), e dichiara che queste aziende costituiscono un rischio alla sicurezza nazionale degli USA in quanto  “coinvolte in progetti di ricerca con, appoggiate da, o affiliate con forze straniere avversarie, militari, di sicurezza interna o di intelligence"(https://www.pharmaceutical-technology.com/analyst-comment/biosecure-act-wuxi-drugs-us-market/)

E questa è una singola mossa che prima dell'approvazione dell'act sta già ristrutturando pesantemente le filiere della ricerca e sviluppo globale in campo farmaceutico. Si era parlato di mosse anticinesi di Trump con le sue iniziative tese a favorire il reshoring (il ritorno in USA di attività industriali già delocalizzate in Cina). Ma il BIOSECURE act si dimostrerà per conseguenze la più potente azione deglobalizzante mai vista prima.

Difficile anticiparne le conseguenze a livello globale. Cosa succederà alle filiali europee di WuXi è abbastanza facile da immaginare: perderanno molti clienti, e di sicuro tutti i più importanti, quindi chi lavora per WuXi in Europa farebbe meglio a cercare attivamente altre posizioni, se già non lo sta facendo. Cosa succederà alle filiali europee di altre aziende cinesi (Pharmaron, per esempio) è difficile da predire. Probabilmente i beneficiari della nuova situazione saranno in primo luogo le CDMO indiane, in secondo luogo quelle europee. Facile prevedere un aumento dei costi di sviluppo farmaceutico preclinico, il che di solito si traduce in un ennesimo round di licenziamenti e dismissioni nella ricerca e sviluppo delle grandi farmaceutiche globali 

PS: Mi ricordo qualche anno fa su twitter un breve scambio con un ingegnere gestionale che sosteneva che la globalizzazione era irrevesibile perché tutto in natura è irreversibile, per il secondo principio della termodinamica... la "scienza" degli ingegneri gestionali sui social, tanta roba.

giovedì 25 aprile 2024

FAVE, GLUCOSIDI E AGLICONI

Da dove vengo le fave (i baccelli) si mangiano fresche, assieme a pecorino, marzolino o baccellone, di solito con accompagnamento di vino rosso. Sono una cosa primaverile.

Le fave secche bollite e poi fatte a purè, di solito accompagnate ad erbe amare, sono invece una cosa adriatica, che inizia nelle Marche e finisce in Puglia, con qualche sconfinamento in Basilicata.

Una primavera che stenta a decollare, con minime di 3-4 gradi e massime di 13, e mi sono lasciato andare a una differente versione del purè di fave, giusto per pensare a luoghi più meridionali. Gli ingredienti venivano dall'Italia, tranne il rosmarino. In Italia ho in giardino una pianta più vecchia di me, ma a questo giro mi sono scordato di portarmene un po'. Ci sono ormai aromi diffusi in misura maggiore o minore ormai in tutta Europa (isole comprese). Il rosmarino è uno di questi. Gli altri sono alloro, timo e prezzemolo, tra i mediterranei, poi noce moscata, cannella e i non mediterranei curcuma, coriandolo, cumino.

Quindi il rosmarino lo ho comprato qui, proveniente di sicuro da un indeterminato paese mediterraneo: 15 grammi di cime di rosmarino per l'equivalente di un euro, il che farebbe 670 euro al chilo, pensate un po'. L'essenza di rosmarino contiene acido rosmarinico, acido carnosico e carnosolo e si ottiene perlopiù per estrazione con alcol etilico al 60%. Di solito in cucina si usa l'olio di oliva per estrearre i profumi della pianta, io ho scelto per questa volta di provare l'estrazione in acqua calda.

La preparazione è stata così eseguita: fave decorticate bollite assieme a rosmarino per 30 minuti, finendo con lasciare poca acqua. Con un frullatore a immersione ho otteneuto una purea abbastanza soda (se la volete più fluida lasciate più acqua). Solo a questo punto ho salato, pepato e mescolato accuratamente. In una padellina con tre cucchiai di olio EVO ho soffritto con uno spicchio d'aglio schiacciato tre fettine di pancetta. Ho trasferito il purè di fave in una scodella, ho disposto le fettine di pancetta e, scartato l'aglio, ci ho colato sopra l'olio di cottura della pancetta.

Per me molto soddisfacente. Per altri sarebbe letale. A causa di Vicina e Convicina.


Vicina

La vicina è un'alcaloide abbondante specialmente nei semi di Vicia Faba. Isolata per la prima volta nel 1870, la sua struttura venne elucidata solo nel 1953.

Divicina
La vicina in sé non è tossica, lo è il suo metabolita: quando ingerita il legame glicosidico viene idrolizzato dando l'aglicone divicina, e con la divicina le cose cambiano e molto. Una volta raggiunto il flusso sanguigno reagisce con l'ossigeno nei globuli rossi per dare perossido di idrogeno e anione superossido, che vengono ridotti da NADPH e glutatione. Il processo provoca un calo dei livelli di glutatione e NADPH nei globuli rossi che nella maggior parte dei soggetti non risulta problematico. Ma circa un 4% della popolazione è carente dell'enzima G6PD, cioè affetta da favismo, e non riesce a rigenerare abbastanza velocemente il glutatione: il risultato è un'anemia emolitica, E con la covincina le cose vanno più o meno allo stesso modo.

Quod aliis cibus est aliis fuat acre venenum, scrisse Lucrezio nel De Rerum Naturae... E aggiungerei che quello che per qualcuno è cura, prevenzione o terapia per una condizione per altri può essere deleterio.

ALLA FINE DI UN 25 APRILE VISTO DA LONTANO

Non so, se fossero ancora vivi, come Sergio Solmi, nome di battaglia Mario Rossetti, e Beppe Fenoglio giudicherebbero questo 25 aprile. Non so se gioirebbero dell'ennesima liturgia saltata o semplicemente volgerebbero altrove lo sguardo disgustati. Per loro la resistenza era stata freddo, fame, proiettili che ti fischiavano troppo vicini, carcere. Ebbero modo di provare a scriverne una testimonianza in tempi più civili, in cui Mario Rossetti traduceva Ezra Pound e Montale traduceva Emily Dickinson. Perché la guerra e il fascismo, quello totalitario che si era fatto istituzione, erano alle spalle, e nel loro presente avevano lasciato solo cicatrici residuali. I nemici veri, non quelli di comodo, avevano finito per stringersi la mano, per ricordarsi con rispetto (vedere la fine del film).

 

E non posso scordare il memoriale di Paolo Caccia Dominioni (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Caccia_Dominioni), militare, partigiano e scrittore, sempre ricordando che nel deserto lui e il suo vecchio amico Peniakoff, quello della Popsky's Army, si erano trovati su fronti opposti. Gli irregolari di Peniakoff li ritrovate in Paisà di Rossellini, nell'ultimo episodio, quello su servizi segreti americani e inglesi che lavorano fianco a fianco con i partigiani veneti alla foce del Po.

La seconda guerra mondiale era alle spalle, con un sospiro. Mi ricordo ancora nei primi '70 mia nonna che cominciava a raccontare un ricordo diecendo "In tempo di guerra...".

Beninteso, nel mondo all'epoca non c'era pace: Corea, Guerra Fredda, Vietnam, Angola, guerre in Medio Oriente. Però tutto questo non lo sentivi sulla tua pelle, Non sentivi la fame, non toccavi con mano la morte con una frequenza mai sperimentata.

Il presente 25 aprile non poteva andare liscio con la solita vuota liturgia: troppe guerre in corso, troppo vicine. Si può dire che chi ha gridato "Fuori i sionisti dal 25 Aprile" al di là del metodo ha quanto meno posto un problema?

 

Il problema sarebbe quello della distinzione tra oppressi e oppressori, ieri come oggi. E tra ieri e oggi qualche ex oppresso ha fatto il salto della quaglia passando dall'altro lato, ma fa finta di niente.

In questa contraddizione i coup de théâtre come quelli relativi a Scurati e al suo monologo, si rivelano tragicamente inadeguati, ancorati a un gioco politico logoro in cui chi governa non si vuole definire antifascista per non rinunciare a una piccola fascia di elettorato e chi non governa ci marcia sopra per consolidare quel che resta del suo. E lo fa pur avendo l'altro ieri appoggiato misure senza pari e senza precedenti in occidente quanto a limitazione dei diritti individuali, perché "tanto tutti gli altri lo fanno" - un falso clamoroso, stando al Guardian: in Italia Unjabbed people face ban from range of activities, as countries in Europe scramble to impose stricter rules, questo dicevano. Ma immagino che ci siano ideali per cui è giusto coercere gli altri e altri da avversare per la loro natura coercitiva...

Ma soprattutto la tragedia odierna è che il momento in cui la fine dei conflitti, con il tempo in cui gli ex nemici si rispettano e si stringono la mano, non solo non è immaginabile ma neanche deve essere pensata. Ma forse il tempo in cui un Solmi traduce un Ezra Pound non può ritornare in primo luogo perché non ci sono né Solmi né Ezra Pound.

mercoledì 24 aprile 2024

PER IL 25 APRILE

 

Sergio Solmi

Grazie sien rese ai ciechi

iddii ridenti, che il poeta trassero

di morte e dalla nera muda al gaio

giorno del camerone dove cantano

i giovinetti partigiani.

Aprile

dolce dormire, s’anche aspra s’ingorga

nelle bocche di lupo la sirena,

passa la conta, o sparano i tedeschi

sulle mura. Reclino

sul gomito piegato il mallo vergine

della capigliatura, dentro il sonno

fiducioso calati come in grembo

della madre al lontano

tempo dell’altra vita, oggi vi guardo,

miei quasi figli, fatti miei fratelli

da antica giovinezza che m’ha gonfio

il cuore all’improvviso, poi che il raggio

di miele della primavera cola

tra le sbarre, sull’impiantito stampa

riquadri luminosi, ed alle nostre

gracili vite a oscuro esito offerte

misura a lento passo eguale giorno.

domenica 21 aprile 2024

LA LOTTA ALLE FAKE NEWS: UNO STRUMENTO VERSATILE PER IL POTERE

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/20/le-questioni-emerse-con-la-pandemia-non-sono-alle-spalle-alcuni-temi-sono-ancora-tabu/


Fake news, definizione: tutto quello che non è in linea con il pensiero unico. Durante la pandemia sono state derubricate alla voce fake news cose che provenivano da Peter Doshi e dal British Medical Journal, da Tom Jefferson, da Ioannidis, da Guido Silvestri, dalla stessa Sara Gandini e via dicendo. Che la lotta alle fake news debba essere centrale in una pandemia non deve stupire, perché ormai lo avrete capito, anche se poi ve lo siete scordato: in una epidemia, vera o presunta (cfr vaiolo delle scimmie), non importano i dati, importa il messaggio, e il messaggio è quello teso a disciplinare la popolazione. E per produrre sparate moralizzanti (il new normal, lo zerocovid etc) non servono competenze particolari. Infatti dalla prima delle virostar all'ultimo dei divulgatori le competenze e le capacità di comprendere qualcosa della dinamica delle malattie infettive erano nulle, e il termine "esponenziale" aveva un puro valore metaforico. Ma attenzione, non era una questione di incompetenza, per niente. Indipendentemente da quali fossero i dati e i numeri era ed è gente che è fermamente convinta di quello che deve essere detto e fatto e di come debba essere detto e fatto - e questa è politica e ideologia, con una visione della società in cui lascienza deve moralizzare la popolazione stupida e ignorante. In un contesto del genere "cresce esponenzialmente" va bene, discutere di derivate seconde e flessi è fake news. Occorre ribadire quanto il fronte del delirio sia funzionale a questo meccanismo? Spero di no.

Quanto a istanze moraliste posso fare un'esempio: ci fu "I comportamenti di James Bond nuociono alla salute"

https://pensiero.it/in-primo-piano/notizie/in-fatto-di-salute-james-bond-non-e-un-buon-esempio

A parte le abitudini alimentari, Bond sarebbe stato un pessimo esempio perché viaggia molto e ha molte e diverse partner sessuali. Mi viene da pensare a Ford v. Ferrari, quando il manager delle vendite mostra una diapositiva dicendo "James Bond non guida una Ford" e Ford II commenta "Perché è un degenerato!". Il livello è esattamente quello. Una regressione infantile (o senile) al bigottismo degli anni 50-60 dello scorso secolo. Il desiderio del pensiero medico dominante di questi tempi: incatenare i corpi (vedasi la crociata contro il vino), in nome della salvezza della nuda vita (vedere Carlo Galli, citato più avanti). Personalmente rigetto il primato della nuda vita, a favore di quello di una vita degna di essere vissuta. Per questo ho una innata repulsione verso chiunque voglia condannare chiunque altro ad una vita indegna.

Ma torniamo alla popolazione stupida e ignorante. E' stupida e ignorante, appunto, quindi che problema c'è se durante la pandemia si è impoverita, mentre i pochi si arricchivano? E poco conta che buona parte della stessa popolazione aderisse con entusiasmo alle parole d'ordine del potere, riversando il proprio odio sull'altra parte dei loro simili, quella non allineata (un modello trasportato pari pari dalla pandemia alle guerre in corso).

Purtroppo, proprio a sinistra, dove questi temi andrebbero sollevati e discussi apertamente, incontriamo spesso un muro. Per la sinistra è un tabù la gestione della pandemia, anzi della sindemia, e quindi dell’impatto che le scelte politiche hanno avuto sulle varie classi sociali sia a livello economico che di salute. Persino nei centri sociali e nei luoghi del femminismo l’argomento è spesso intoccabile. Il silenzio imbarazzato di troppi intellettuali ne compromette la residua (ormai scarsa) credibilità.

Ma se le istituzioni internazionali come l’Oms si stanno preparando a una nuova pandemia, è chiaro che bisogna trovare il coraggio di discutere con serietà a partire dal green pass, per arrivare agli effetti delle chiusure rispetto alla dispersione scolastica, per le classi sociali più deprivate e non ultima per la salute psicologica delle nuove generazioni. E non possiamo dimenticare che la sanità pubblica è peggiorata in modo significativo anche a causa delle scelte fatte durante la pandemia e ora non è in grado di reggere le richieste con code che rendono inevitabile affidarsi al privato, per chi se lo può permettere.

E direi che c'è poco altro da aggiungere, se non citare ancora Carlo Galli:

Un’erosione continua delle certezze del diritto, che può arrivare a essere una sorta di eccezione al rallentatore, uno strisciante cambio di regime: il passaggio all’emergenzialismo; la decretazione d’urgenza è il modo normale della legiferazione, dove ormai la «misura» – rapida ed efficace – prevale sulla legge. Soprattutto, l’emergenza comprime il diritto di critica, le voci di dissenso, e implica una tendenziale uniformazione, la discriminazione del non-conforme, del nemico interno – l’accusa di essere «no-vax» ha colpito chiunque chiedesse spiegazioni, o eccepisse in qualsivoglia modo le misure decise dalla politica e legittimate dalla scienza –: il che è ovviamente pericoloso per la democrazia. Il segreto dell’emergenza è qui: che l’ordinamento nel difendere le vite dei cittadini difende in realtà sé stesso, anche al di là degli assetti democratici; quelle vite non necessariamente sono ridotte a «nuda vita» – che è l’esito estremo, raro per fortuna, dell’eccezione –, ma certo sono sempre piú povere, piú strumentali, piú passive.

(Carlo Galli. Democrazia, ultimo atto?, Einaudi , 2023)

mercoledì 17 aprile 2024

LASCIENZA, I TEMI, CHI LI PLACCAVA E CHI LI CAVALCA

 


Mi ricordo un professore, ai tempi dell'università, in un momento "la realtà com'è". Lui disse che aveva colleghi le cui entrate erano perlopiù extracurricolari, perché erano noti come "placca problemi". Sarebbe a dire che se nel discorso pubblico veniva fuori un problema, di inquinamento o relativo a un farmaco o a una tecnologia, loro erano quelli a cui rivolgersi per avere un parere "qualificato" in cui si dichiarava che il problema non esisteva. Dopodiché il placcaproblemi emetteva fattura.

Poi ci furono i cavalcatori di temi. Anni '90, la pecora Dolly, la gran corsa alla mappatura del genoma umano (esigue ricadute, tranne che per Craig Venter, in cash), il primato della biologia  (con danni immensi allegati) e tutto il resto. Ebbene, in quegli anni si parlò molto di OGM in agricoltura, e se ne parlò anche in Italia. Non mi interessa l'oggetto di quel dibattito, ma la natura del dibattito stesso.In TV c'erano fissi (ma proprio fissi) Dompé (l'uomo, non l'azienda, in quanto all'epoca presidente di Assobiotech) e Giuseppe Carlo Lozzia. Lozzia aveva/ha una cattedra di Entomologia Agraria all'Università di Milano, e parlava di manipolazioni del genoma (gli agrari e la comunicazione della scienza sui media: una lunga storia deprimente). L'industria e lascienza, grande test run, in un epoca pre Web 2.0. Credo all'epoca non esistesse neanche Myspace, erano i tempi dei primi blog ma soprattutto dei gruppi usenet, delle mailing lists.

Non mi stupì scoprire che la canea sugli OGM sia stata un evento centrale per Isabelle Stengers, un tema a cui dedicò un capitolo cardinale nel suo In Catastrophic Times

Researchers, who are required to stick to the slogan “science at
the service of everyone,” against what they know to be the case?
If the business of GMO crops was an event it is therefore because
there was an effective apprenticeship, producing questions
that made both scientific experts and State officials stutter, that
sometimes even made politicians think, as if a world of problems
that they had never posed was becoming visible to them. What is
proper to every event is that it brings the future that will inherit
from it into communication with a past narrated differently. At
the outset, after having announced the amazing novelty of their
creations, the promoters of GMO crops protested that they were
in continuity with agricultural practices regarding the matter of
seed selection. Today it is this very continuity that is the object
of stories that are new or which have hitherto been considered
“reactionary,” stories that resonate together and open the event
up to yet more connections, most notably with those who are
learning to renew practices of production that modernization had
condemned (the slow food movement, permaculture, networks
for the rehabilitation and exchange of traditional seeds, etc.).
Of course, the cry of our guardians has been about “the growth
of irrationality,” “the fear of change,” “ignorance and super-
stition.” But this cry and the noble task that follows from it, that
of “reconciling the public with ‘its’ science,” have had little effect.
Moreover, the question of the “public” has itself been put in crisis.
What do “the people” think? How do they “perceive” a situation?
Traditionally, opinion polls responded to this question: one
addresses a “representative sample of people” and asks them
point-blank about questions that do not necessarily interest
them. The business of GMO crops was an occasion when citizen
juries demonstrated their capacity to ask good questions, which
made the experts stutter – if and only if the apparatus that brings
them together effectively allows it. 

Questo passaggio (lo scettiscismo nei confronti degli scienziati che "lavorano per l'umanità", NdCS) riflette le complesse dinamiche sociali, politiche e scientifiche che circondano l'avvento delle coltivazioni OGM. Ecco una panoramica di alcuni punti chiave:

    1) Sfida dello Status Quo: L'emergere deelle coltivazioni OGM ha interrotto le narrazioni esistenti sull'agricoltura e sulla produzione alimentare. Ha sollevato domande che sia gli esperti scientifici che i funzionari governativi hanno trovato difficili da rispondere, portando a una rivalutazione delle pratiche e delle politiche consolidate.

    2) Comunicazione tra Passato e Futuro: Eventi come la crescita delle coltivazioni OGM portano il futuro in conversazione con un passato diverso. Inizialmente, i sostenitori degli OGM hanno argomentato per la continuità con le pratiche agricole tradizionali, in particolare nella selezione dei semi. Tuttavia, questa narrazione viene ora contestata, con nuove storie che emergono e mettono in evidenza prospettive e pratiche alternative, come quelle sostenute dal movimento del cibo lento e dalla permacultura.

    3) Resistenza e Critica: Nonostante i tentativi di respingere l'opposizione come irrazionale o basata sulla paura del cambiamento, tali critiche hanno avuto scarso impatto. Il rapporto del pubblico con la scienza viene ridefinito, e metodi tradizionali per valutare l'opinione pubblica, come i sondaggi, vengono messi in discussione.

   4) Coinvolgimento dei Cittadini: Il passaggio evidenzia il ruolo delle giurie di cittadini nel porre domande pertinenti alle quali gli esperti faticano a rispondere. Ciò sottolinea l'importanza di meccanismi efficaci per la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali.

Nel complesso, il passaggio dipinge un quadro di un paesaggio complesso ed in evoluzione che circonda le coltivazioni OGM, dove diverse prospettive e narrazioni si intersecano, mettendo in discussione norme e istituzioni consolidate.

Ripeto, non interessa qui il tema (OGM), ma la fenomenologia del dibattito che si sviluppò al tempo. Qualche anno più tardi e questo volta solo in Italia altro incrocio tra scienza, medicina e politica: 2005, referendum sulla procreazione assistita. E che c'è da dire contro la procreazione assistita e la ricerca sulle cellule staminali? Niente.

Eh. Eppure io votai "con la Chiesa Cattolica". Perché?

Perché il "sì" a quel referendum apriva le porte non solo al business degli uteri in affitto, ma anche alla commercializzazione degli ovuli fecondati. Cioè rendeva il germe, il template di un essere umano completo, semplicemente merce. Negli anni ho anche lavorato con vari tipi di linee cellulari, commercializzate, e se non arrivate a capire che non è la stessa maledetta cosa posso solo spiacermi per voi. 

Ok, poi il quorum non fu raggiunto ma quegli articoli di legge vennero comunque abrogati a rate in parlamento, seguendo la volontà della maggioranza non qualificata che aveva votato al referendum. Strano che non sia successo altrettanto con il referendum sull'acqua pubblica del 2011, con quorum raggiunto e maggioranza contro la privatizzazione dei servizi idrici. Vabbè, dettagli insignificanti.

Comunque ancora oggi c'è chi continua a cavalcare temi (al momento tira molto la guerra) e che ci alzi qualche soldo è facile da verificare, basta dare uno sguardo su youtube. E' il circo mediatico dei pezzenti: ieri c'erano i gettoni dell'ospitata TV (quelli di allora, mica bruscolini), oggi ci sono 'sti du' spicci, che sembrano tanta roba.

A parte che qua sopra, su questo blog e annessi, non si sono mai chiesti neanche 10 centesimi, vorrei far notare una cosa forse stupida. In questo blog non è mai stato cavalcato un tema: fin dal 2018 è stato invece applicato un metodo, sempre lo stesso, a temi diversi. Temi diversi che in realtà sono solo apparentemente differenti, perché continuano ad essere sfumature dello stesso unico tema, quello caro alla mano che impugna il bastone, cui non fa differenza se si tratti di vaccinazioni infantili, pandemia o guerra, è sempre la stessa cosa. Perché anche nel caso della mano che impugna il bastone non è questione di temi ma di metodo. E se non avete capito di che metodo si tratta ... 

PS: Le figure più patetiche di cavalcatori sono stati quelli che arrivavano sui social dall'accademia italiana o dall'"area divulgazione" fuori tempo massimo e con risultati risibili. Purtroppo me li ricordo bene, con le loro reazioni isteriche nei confronti dell'attività di CS, con i loro comportamenti passivo-aggressivi, con il loro notabilitato di provincia o con il loro nulla esistenziale in cerca di visibilità sui social. E mi dicono che il modo ancor li offende.

domenica 14 aprile 2024

LAUREE STEM E DONNE, ANCORA

 

La storia raccontata da Sabine Hossenfelder, che vi invito a vedere per intero (ci sono i sottotitoli in italiano), è degna di nota soprattutto perché, come lei stessa dice, è emblematica. Avendo avuto parenti e amiche che hanno preso la strada della ricerca accademica non mi è suonata nuova. Farei notare che conferma un'espressione che ho usato più volte (non a caso) quando ho detto che lo scopo della ricerca accademica è produrre carta (perlopiù).

Dopo di che vorrei aggiungere una considerazione del tutto personale, sulla base della mia lunga  esperienza lavorativa. Appena laureato scelsi il privato, anche se mi era stato offerto il dottorato, e per il motivo più banale possibile: i soldi (ai tempi le borse di dottorato erano molto esigue). Nel privato ho costruito la mia professionalità. 

"Professionalità" può essere un concetto interpretato in vari modi. Come lo intendo io è svolgere il proprio lavoro in modo qualificato coordinandosi produttivamente con tutte le funzioni aziendali coinvolte, in primis riconoscendo a mia volta la loro professionalità. Potrei definire la cosa come "lealtà professionale". 

Piccolo particolare: nei contesti privati non tutti aderiscono a questa visione, nei fatti. Negli anni ho visto conflitti apparentemente insanabili tra funzioni e tra gruppi, individui che mettevano il proprio ego (e la propria carriera) al di sopra di ogni cosa, interesse aziendale compreso. E spesso ho visto competizione tra chimici, del tipo "io ne so più di te" "No, io so fare meglio di te". E devo dire che negli anni ho avuto più lealtà professionale da colleghi donne che da colleghi uomini. Ma ho anche visto in gruppi tutti femminili dinamiche da gineceo, in cui l'ultima arrivata o quella "divergente" era sottoposta a pratiche vessatorie più o meno sottili.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...