domenica 28 settembre 2025

LA MATEMATICA, IL SEGNO, LA PANDEMIA

 



Girando sulla websfera italiana noto che si continua a parlare della pandemia e in particolare della gestione italiana della stessa (nonché, sull'onda del delirio istituzionale americano, di vaccini mRNA etc). Inutile girarci attorno, quelli pandemici furono tempi in cui "per la pubblica salute" venne messa in scena una propaganda che, a sentire chi la praticava e la incarnava, mirava a "salvare vite". A parte i risultati finali, ben distanti da quelli attesi o sperati, a parte che si parlava di "nuda vita", a parte la negazione dei fatti a salvaguardia della propaganda, a parte misure che per violazione dei diritti costituzionali non hanno avuto pari in occidente, a parte tutto questo la pandemia ha costituito una fase nuova del simulacro della scienza, una fase in cui forse per la prima volta la matematica irrompeva con prepotenza sulla scena, rinnegando sé stessa, a supporto dell'emergenza in un regime discorsivo dove la terminologia scientifica era utilizzata principalmente per il suo valore performativo ed emotivo.

Un esempio iconico di questa trasformazione fu rappresentato dall'uso del termine "esponenziale", utilizzato non più nel suo significato matematico, ma come evocazione di un sentimento di crescita incontrollabile e minacciosa.

Consideriamo un caso di scuola: l'affermazione di un noto fisico secondo cui "la crescita è sponenziale, stanno solo aumentando i tempi di raddoppio". Dal punto di vista matematico, questa frase contiene una contraddizione interna: se il tasso di raddoppio si sta allungando, significa che la derivata seconda della funzione sta diminuendo, il che per definizione esclude una crescita esponenziale. Tuttavia, l'uso del termine "esponenziale" in questo contesto non mira alla corettezza matematica, ma all'evocazione di uno stato emotivo di allarme. Non una funzione ma uno stato d'animo.

Da anni qua sopra abbiamo osservato come la terminologia scientifica possa mutare in strumento retorico, mantenendo l'apparenza dell'autorità tecnica mentre opera in una dimensione puramente performativa. 

Vero che il simulacro-scienza ha sovente usato la matematica, o meglio l'aritmetica, per fondarsi: "1+1 fa sempre 2" (che pure a suo modo è problematica, volendo). In un'aritmetica a base 10 l'affermazione è comunque indiscutibile, anche se chi la usava lo faceva in chiave retorica ed era matematicamente quasi analfabeta. In breve la percezione che la matematica fosse per sua natura esatta permaneva. Ma quando "Esponenziale" non descrive più una funzione matematica specifica, ma è usato per trasmettere una sensazione di crescita inarrestabile, di pericolo incombente, di urgenza che richiede interventi immediati, il salto è stato fatto: anche la matematica può diventare matematica-segno.

L'estate del 2020 ha segnato un altro momento significativo nell'evoluzione di questi meccanismi: la scoperta improvvisa dei grafici in scala logaritmica da parte di chi neanche ne conosceva l'esistenza fino a pochi giorni prima. Questo strumento, di per sé del tutto legittimo, è diventato involontariamente un amplificatore visivo di drammaticità . La scala logaritmica ha la proprietà matematica di rendere visivamente simili variazioni percentuali identiche, indipendentemente dall'ordine di grandezza dei valori assoluti. In pratica, a un colpo d'occhio non competente, amplifica i numeri piccoli e smorza i numeri grandi, Il risultato più significativo, nella pubblica percezione, è stata la trasformazione del rumore statistico normale in segnali apparentemente significativi. Le fluttuazioni casuali che sono sempre presenti nei dati reali - oscillazioni dovute a fattori contingenti, ritardi nella raccolta dati, variazioni nei criteri di rilevamento - venivano amplificate visivamente fino a diventare "tendenze preoccupanti" o "segnali di ripresa della circolazione virale."

Ogni piccola oscillazione verso l'alto diventava immediatamente l'inizio di una "nuova ondata". Il risultato è stata una produzione continua di allarmi basati su artefatti grafici che sparivano nella successiva fluttuazione dei dati, ma che nel frattempo avevano generato il loro ciclo di notizie e dibattiti su misure preventive.

Poi ci fu la vexata quaestio dei modelli matematici della pandemia, un fenomeno che rivelava una caratteristica peculiare del simulacro matematico: più la realtà si dimostra complessa e imprevedibile, più i modelli diventano elaborati e autoreferenziali. La sofisticazione matematica sostituisce l'aderenza empirica, l'eleganza e la consistenza formale compensano l'inadeguatezza predittiva. I modelli predittivi erano "giusti" anche se i dati rilevati dopo la loro pubblicazione li falsificavano: scienza-simulacro in purezza.

Si parla di qualcosa di completamente diverso da qualsiasi disciplina STEM, qualcosa che ha colonizzato lo spazio discorsivo utilizzando l'immagine di simboli scientifici per finalità completamente diverse dalla comprensione empirica della realtà.

La Scienza come simulacro mediatico e politico non è nata con la pandemia. Il simulacro è il modo in cui il potere ha imparato a parlare vestendo i panni della scienza, fondandosi così su una Verità - segno anche essa.

giovedì 25 settembre 2025

IL SIMULACRO DELLA SCIENZA E L'AUTORITARISMO

 

https://ilmanifesto.it/era-legittimo-lobbligo-vaccinale-contro-il-covid

7 anni fa un'istanza puramente politica (poi ideologica) finiva nel corpus legislativo della Repubblica Italiana mascherata da "scienza": era il D.L  n. 73 7 giugno 2017, altresì noto come Decreto Lorenzin. Il simulacro della scienza faceva il suo ingresso nella politica italiana del nuovo millennio.  

Il decreto erain parte l'esito di un processo iniziato tre anni prima, un processo che nasceva nella geopolitica, come ebbe a scrivere su Quotidiano Sanità Ivan Cavicchi. Infatti nel settembre 2014, durante un summit alla Casa Bianca con la partecipazione di Barack Obama e i rappresentanti di 40 paesi, l'Italia – rappresentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal Presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Sergio Pecorelli – sottocrisse l'impegno a guidare per i successivi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali globali nell'ambito del Global Health Security Agenda (GHSA). Questa iniziativa internazionale mirava a rafforzare la sicurezza sanitaria mondiale, con un focus specifico sulle immunizzazioni per prevenire epidemie di malattie infettive, come il morbillo, attraverso piani di implementazione, comunicazione e monitoraggio.

Questa istanza geopolitica convergeva con le strategie nazionali del PD di Matteo Renzi ("I vaccini saranno la loro Banca Etruria!", parlando dei Cinque Stelle). E la convergenza ebbe immediate ricadute: un nuovo piano vaccinale nazionale che fotocopiava il Calendario per la Vita elaborato da alcune società mediche che vivevano di finanziamenti delle industrie farmaceutiche, tra cui SIMIT - che avrebbe dato prova di sé nel marzo 2020, quando stilò una linea guida sui farmaci per COVID all'80% infondata e fallimentare, basata su clorochina e antiretrovirali, di cui poi ha provato a cancellare le tracce (recuperata tramite Wayback Machine). Le "somiglianze" tra piano vaccinale e Calendario per la Vita fecero discutere, ma nel 2015 alle richieste di trasparenza fu risposto con minacce di querela e ostracismo.

Riguardo al DL Lorenzin parlo di simulacro perché i presupposti scientifici non esistevano. Approvato sull'onda dell'"emergenza" di una ondata di morbillo che certo non fu la "peggiore del dopoguerra", come ebbe a dire Walter Ricciardi (maggiori erano stati i casi nel 2011), venne fatto intendere che la situazione era correlata al calo delle coperture pediatriche del vaccino MPR, che negli anni erano scese all'84%. Un falso, dato che il serbatoio dei suscettibili al morbillo era costituito principalmente da giovani adulti.

Qualche anno dopo il copione venne replicato con il green pass e il green pass rafforzato "all'italiana". Le decisioni della Corte Costituzionale relative al Green Pass si fondavano sul teorema "I vaccini frenano la diffusione del virus". Un teorema non dimostrato (gli studi a supporto della tesi erano statisticamente inconsistenti) Nonostante questo la Corte giudicò il green pass legittimo e giustificato dall'interesse collettivo.. 

Era di nuovo un'istanza politica che grazie al simulacro della scienza finiva prima nelle leggi dello Stato e poi nella giurisprudenza. E la recente sentenza del TAR del Lazio certifica nuovamente questo fatto (occorre dire che però le sentenze della Cassazione mostrano orientamenti perlopiù  differenti).

Questi episodi, DL Lorenzin e green pass, per metodo non hanno precedenti nelle leggi e nella giusrisprudenza italiane se non uno: le Leggi Razziali del 1938. Anche lì ci fu un'istanza politica, anche lì ci fu chi formulò la "fondatezza scientifica": il Manifesto della Razza fu firmato da diversi accademici e costituì le fondamenta delle Leggi Razziali (ringrazio Barbara Raggi per il controllo storico dei precedenti).

Il fatto che negli ultimi dieci anni siano stati ripresi metodi che furono propri di una stagione autoritaria e totalitaria dello stato italiano dovrebbe far pensare, e si iscrive nel quadro che Carlo Galli definisce l'ultimo atto della democrazia



martedì 23 settembre 2025

DALLE TOMBE DEI GIGANTI AL RAZZISMO ETNOGRAFICO - DI CLAUDE SONNET 4

Maschere Dogon

 
(NdCS: Questo è un divertissement che parte da un ritornare col pensiero sulle recenti uscite di Avi Loeb. Le sue uscite su meteoriti presi per astonavi aliene mi hanno fatto fare una passaggiata lungo Memory Lane, tra vecchie letture. No, quanto segue non ha niente a che fare con la chimica, ma molto a che fare sui meccanismi di genesi delle pseudonotizie e delle pseudoscienze. Riguarda anche il funzionamento delle discipline ufficiali. Ma è pure possibile che i miei ricordi fossero confusi e che Claude abbia allucinato, quindi fate voi...)

L'Evoluzione della Disinformazione Pseudoscientifica

Gira sul web un articolo palesemente falso su "Il gigante dal collo lungo dell'Amazzonia", esempio contemporaneo di disinformazione pseudoscientifica. Questo tipo di contenuti rappresenta l'evoluzione di un fenomeno che persiste da almeno cinquant'anni, con le "tombe dei giganti" e simili leggende urbane che si perpetuano attraverso le generazioni, con tecnologie sempre più sofisticate.

L'elemento distintivo dell'era contemporanea è la democratizzazione della falsificazione: se negli anni '70-'90 servivano competenze tecniche per creare fotomontaggi credibili, oggi l'intelligenza artificiale generativa permette a chiunque di produrre "prove" fotografiche convincenti in pochi secondi. Questa evoluzione ha amplificato esponenzialmente il fenomeno, trasformando la produzione di disinformazione da artigianale a industria diffusa, parte dell' "economia digitale".

Il ciclo si perpetua attraverso il riciclaggio costante delle stesse narrazioni di base: giganti, civiltà perdute, interventi alieni, misteri archeologici. Gli stessi temi vengono semplicemente "rinfrescati" con nuove immagini generate dall'AI, sfruttando il fatto che il pubblico dimentica le precedenti confutazioni e ricasca nelle medesime trappole cognitive.

Peter Kolosimo e la Fantarcheologia degli Anni '70

Il nome di Peter Kolosimo emerge come esempio paradigmatico di questo fenomeno. I suoi libri - "Non è terrestre" (1968), "Terra senza tempo", "Astronavi sulla preistoria" - hanno definito il template della cosiddetta "fantarcheologia": prendere scoperte archeologiche reali, aggiungere speculazioni selvagge e concludere sistematicamente con spiegazioni extraterrestri.

La formula di Kolosimo era semplice ma efficace: ogni anomalia archeologica diventava prova di intervento alieno. Le linee di Nazca erano piste di atterraggio, i megaliti risultato di tecnologia extraterrestre, qualsiasi capacità tecnica antica era automaticamente "impossibile" per gli esseri umani del tempo. Zero metodologia scientifica, ma grande capacità narrativa che vendeva milioni di copie.

Tuttavia, la discussione ha evidenziato un punto cruciale: il successo di Kolosimo e della fantarcheologia in generale beneficiava di una rigidità e chiusura della comunità scientifica dell'epoca. L'accademia tendeva a ignorare o espungere "fatti" che non rientravano nei paradigmi dominanti, creando vuoti interpretativi che i pseudoscienziati sapevano sfruttare con abilità.

Il Paradosso Accademico: Strumenti Esistenti, Applicazione Limitata

Un aspetto particolarmente interessante emerso dalla conversazione riguarda la disponibilità, già negli anni '60-'70, di strumenti metodologici adeguati per affrontare seriamente fenomeni come le conoscenze tradizionali dei popoli non-europei. Figure come Mircea Eliade, con il suo "Trattato di storia delle religioni" (divenuto testo di studio in molte facoltà), Claude Lévi-Strauss nell'antropologia strutturale, e prima ancora Sir James George Frazer con "The Golden Bough", avevano fornito framework teorici sofisticati per studiare sistemi di credenze "altri" senza riduzionismi occidentali.

L'approccio fenomenologico di Eliade permetteva di comprendere la logica interna delle credenze senza liquidarle come "primitive" o "contaminate". Lévi-Strauss aveva sviluppato l'analisi strutturale per decifrare i sistemi simbolici. Frazer, nonostante i limiti dell'evoluzionismo lineare, aveva raccolto una massa comparativa enorme su pratiche religiose e magiche mondiali.

Il paradosso era che questi strumenti esistevano, ma l'antropologia "sul campo" rimaneva spesso ancorata a vecchi pregiudizi evoluzionistici ed eurocentici. Questo ha creato il terreno fertile per l'opportunismo pseudoscientifico: i vari Kolosimo potevano dire "Vedete? Gli scienziati nascondono/ignorano la verità!" e costruire narrazioni alternative che, pur essendo fantasiose, almeno consideravano quei fatti anomali che l'accademia ignorava.

Il Contrasto tra Libertà Speculativa e Rigore Contemporaneo

La discussione ha toccato un punto nostalgico importante: gli anni '60-'70 rappresentavano un'epoca di incredibile libertà speculativa rispetto ai vincoli contemporanei. Paradossalmente, nonostante i limiti istituzionali descritti, esisteva uno spazio per il pensiero audace molto maggiore di oggi.

Quegli anni permettevano confini disciplinari fluidi, editori disposti a pubblicare opere ambiziose e interdisciplinari, un pubblico intellettuale più vasto e curioso, meno pressione della peer-review asfissiante, e soprattutto la possibilità di costruire "grandi narrazioni" senza essere immediatamente demoliti dalla critica specialistica.

Il panorama contemporaneo presenta caratteristiche opposte: iperspecializzazione che scoraggia i collegamenti interdisciplinari, logiche di "publish or perish" che premiano la quantità sulla originalità, paura del ridicolo accademico che paralizza l'innovazione, social media che amplificano ogni critica, e sempre meno editori disposti a rischiare su opere "difficili".

Il risultato paradossale è che personalità come Eliade, Lévi-Strauss o Fraser, che potevano spaziare liberamente tra discipline, oggi sarebbero probabilmente considerati "non rigorosi" o "troppo generalisti". Il prezzo della maggiore "serietà" metodologica è stata una certa sterilizzazione del pensiero speculativo.

Il Caso Dogon: Anatomia di una Controversia

Il fulcro centrale della discussione si è concentrato sui Dogon del Mali e la controversia sulla loro presunta conoscenza di Sirio B, la stella compagna invisibile di Sirio. Questo caso rappresenta un esempio perfetto di come questioni etnografiche legittime possano essere distorte tanto dalla pseudoscienza quanto dai pregiudizi accademici.

La vicenda inizia con Marcel Griaule, antropologo francese che studiò i Dogon dal 1931 al 1956. Nel 1946, Griaule trascorse 33 giorni consecutivi in conversazioni con il saggio Dogon Ogotemmeli, che divenne la fonte primaria delle sue successive pubblicazioni con Germaine Dieterlen. Da questi colloqui emergerebbe la straordinaria affermazione: i sacerdoti Dogon sapevano che Sirio aveva una stella compagna invisibile all'occhio umano, che si muoveva in un'orbita ellittica di 50 anni, piccola e incredibilmente pesante.

Il problema cronologico è evidente: Sirio B era stata scoperta dagli astronomi occidentali nel 1862 e confermata fotograficamente nel 1925, ben prima delle interviste di Griaule. Inoltre, tutto il materiale utilizzato da Griaule si basa esclusivamente su quelle interviste del 1946 in poi - non esistono fonti precedenti che documentino questa conoscenza.

La Critica di van Beek e la Mancanza di Risoluzione

Nel 1991, l'antropologo Walter van Beek pubblicò una critica devastante del lavoro di Griaule. Van Beek, che aveva studiato i Dogon dopo Griaule, non trovò evidenza che i Dogon considerassero Sirio una stella doppia o che l'astronomia fosse particolarmente importante nel loro sistema di credenze. Van Beek identificò tre gruppi di errori nella ricerca di Griaule: la scarsità di dati, la non verificabilità degli stessi, e l'inappropriatezza delle analisi.

Tuttavia, la famiglia Griaule contrattaccò, con Geneviève Calame-Griaule che ribaltò le accuse contro van Beek, questionando i suoi metodi etnografici e i suoi informatori, sostenendo che van Beek, e non suo padre, era forse il raggirato.

Il punto cruciale emerso dalla discussione è che nel 2025 il problema Sirio B non è risolto. È rimasta una battaglia di interpretazioni etnografiche senza una risoluzione definitiva, un esempio perfetto di come controversie metodologiche possano rimanere aperte per decenni.

La Distinzione Cruciale: Sirio vs Sirio B

Un elemento fondamentale emerso dall'analisi è la necessità di distinguere tra due questioni separate:

  1. L'importanza di Sirio nella religione Dogon: Questo sembra documentato indipendentemente da Griaule, attraverso cerimonie come la sigui, che si tiene ogni 60 anni quando Sirio appare tra due picchi montani.

  2. La conoscenza specifica di Sirio B e delle sue proprietà: Questa compare esclusivamente nelle testimonianze raccolte da Griaule dopo il 1946.

La distinzione è fondamentale perché spesso viene confusa nel dibattito. I Dogon avevano chiaramente Sirio nel loro sistema religioso/astronomico - fatto che di per sé non ha nulla di misterioso, considerando che Sirio è la stella più brillante del cielo notturno e visibilissima dall'Africa subsahariana.

La Lacuna negli Studi Etnografici

La ricerca ha evidenziato una significativa lacuna documentale: mentre esistono studi sull'astronomia culturale africana più ampia, manca una letteratura specifica sul ruolo di Sirio nei sistemi tradizionali Dogon che sia indipendente dalla controversia Griaule/Sirio B.

Quello che manca è uno studio etnografico che esamini Sirio nel sistema Dogon come si farebbe con qualsiasi altra cultura - analizzando il suo ruolo nei cicli agricoli, nelle cerimonie, nella navigazione temporale, senza il bias della "conoscenza impossibile". È una lacuna metodologica significativa: il ruolo di Sirio merita studio antropologico serio, indipendentemente dalla questione Sirio B.

L'Astronomia Neolitica Europea: Un Confronto Illuminante

La discussione ha preso una svolta decisiva con il confronto tra l'astronomia Dogon e quella neolitica europea. Il neolitico europeo abbonda di monumenti strettamente collegati all'astronomia: Stonehenge, naturalmente, ma anche i 3000+ menhir di Carnac (Bretagna, 4500-3300 a.C.) con orientamenti precisi verso solstizi ed equinozi, Newgrange (Irlanda, 3200 a.C.) con la camera illuminata dal sole al solstizio d'inverno, Goseck (Germania, 4900 a.C.) e molti altri.

Questi monumenti sono studiati seriamente e le competenze astronomiche dei loro costruttori sono celebrate: "geniali astronomi preistorici", "antichi scienziati", "computer di pietra". Nessuno dubita delle capacità intellettuali di pastori bretoni di 6000 anni fa nell'osservare sistematicamente i cicli celesti.

L'Identificazione del Topos Razzista

Il confronto ha permesso di identificare con precisione chirurgica un pattern razzista strutturale nell'etnologia. Il doppio standard è cristallino:

Per gli europei neolitici:

  • Competenze astronomiche = "straordinaria intelligenza ancestrale"
  • Nessuno dubita delle loro capacità di osservazione sistematica
  • Ogni scoperta archeologica conferma il "genio" europeo

Per gli africani:

  • Conoscenze astronomiche = "impossibile", "contaminazione", "alieni"
  • Default: incapacità presunta di osservazione del cielo
  • Devono averlo sentito da qualcun altro

Il pregiudizio strutturale è evidente: l'etnologia ha sistematicamente negato agency intellettuale ai popoli africani. Quello che per un europeo è "genio ancestrale", per un africano diventa "mistero inspiegabile".

Un Pattern Più Ampio di Negazione

Il caso Dogon si inserisce in un pattern più ampio di negazione sistematica di molte competenze non-occidentali:

  • Matematica yoruba = sospetta
  • Navigazione polinesiana = prima negata, poi attribuita alla "fortuna", infine riluttantemente riconosciuta
  • Metallurgia africana = "deve essere arrivata dal Medio Oriente"
  • Architettura zimbabwana = attribuita agli arabi

Il meccanismo perverso è sempre lo stesso: più sofisticata è la conoscenza non-europea, più deve essere negata attraverso contaminazione, diffusione, intervento esterno. Mai capacità autonoma, mai intelligenza indigena.

La Spiegazione Ovvia Ignorata

La soluzione al "mistero" Dogon (per la parte relativa a Sirio, non a Sirio B) è banalmente semplice: Sirio è la stella più brillante del cielo notturno, perfettamente visibile dall'Africa subsahariana. È naturale che diventi centrale in sistemi religiosi e agricoli, esattamente come il sole lo era per i costruttori di Stonehenge.

Non serve contaminazione, non servono alieni, non serve nemmeno una spiegazione particolare. Serve solo riconoscere che l'osservazione astronomica è universalmente umana e che l'intelligenza non è monopolio europeo.

Conclusioni: Scienza, Pregiudizio e Metodo

Il caso Dogon rappresenta un microcosmo perfetto delle patologie che possono affliggere la ricerca etnografica quando si interseca con pregiudizi razziali inconsci. La vicenda dimostra come:

  1. La pseudoscienza prospera sui vuoti lasciati dall'accademia: Quando la ricerca seria ignora fenomeni legittimi per pregiudizio, lascia spazio ai ciarlatani.

  2. I bias razziali distorcono la percezione scientifica: Lo stesso fenomeno (osservazione astronomica) è valutato diversamente a seconda dell'origine etnica di chi lo pratica.

  3. La metodologia può essere usata sia per illuminare che per oscurare: Gli stessi strumenti critici che dovrebbero rivelare la verità possono essere usati per perpetuare pregiudizi.

  4. La mancanza di risoluzione definitiva non è sempre un fallimento: Alcune controversie restano aperte perché riflettono problemi metodologici più profondi.

Il caso Dogon, quindi, trascende la questione specifica di Sirio B per diventare una finestra sui meccanismi attraverso cui la scienza può perpetuare o sfidare i pregiudizi culturali. La lezione più importante è forse che la vera rigorosità scientifica richiede non solo metodi corretti, ma anche la consapevolezza critica dei propri bias culturali.

In definitiva, il "mistero" Dogon dice più sui limiti dell'etnologia occidentale che sui presunti misteri dell'astronomia africana. E questa, paradossalmente, potrebbe essere la scoperta più importante di tutta la vicenda.


Fonti Citate

  1. "A Field Evaluation of the Work of Marcel Griaule"
  2. "Cosmology of the Dogon People – Stars, Spirits & Creation" 
  3. "African cultural astronomy : current archaeoastronomy and ethnoastronomy research in Africa" r
  4. "Sigui- Religious cerimony"
  5. "Trattato di storia delle religioni" - Mircea Eliade
  6. "The Golden Bough" - Sir James George Frazer
  7. "Tristi Tropici" - Claude Lévy Strauss
  8. "The mistery of France's Stonehenge" - BBC
  9. "The Grat Zimbawe National Monument" - Unesco 

domenica 21 settembre 2025

SISTEMI, BELIEF SYSTEMS, INDIPENDENZA, LIBERTA' DI PAROLA

 

Considerazioni generali: negli anni ben pochi hanno fatto caso alla licenza Creative Commons sull'home page di questo blog: non commerciale - non opere derivate- unported. In soldoni significa che da questo blog non ho mai incassato un centesimo. Qualcuno mi ha fatto notare che questo è del tutto atipico nel contesto dell' "economia digitale". Non me ne può fregare di meno. Continuo a vivere tranquillamente della mia professione.

Per questo motivo ho francamente provato fastidio per le pubblicità e i product placement nei video di Sabine Hossenfelder. Ma mi sono tardivamente reso conto che lei, a causa di quel che dice, non ha più né una carriera né una professione.

E questo fatto da solo dovrebbe far pensare.

In poche parole oggi chi da dentro un sistema prende una posizione critica o divergente rischia l'espulsione dal sistema stesso con le relative conseguenze, tra cui la perdita del lavoro e delle affiliazioni. 

Quando ciò avviene in ambito scientifico dimostra il fatto che larghi settori di molte discipline hanno gettato alle ortiche il metodo galileiano (non accettano la falsificazione) per trasformarsi in un sistema autoreferenziale e autogiustificato. un' ideologia, un sistema di credenze o meglio, in inglese, un belief system.  Il più classico esempio di sistema di credenze è una religione, nella sua versione per le masse, un contesto in cui la critica non ha legittimazione: o sei ortodosso o sei eretico. E in contesti del genere la struttura istituzionale del sistema di credenze commina le sanzioni agli eretici: è sempre accaduto nella storia dell'umanità.

Oggi nelle agenzie federali americane o canti "Hail to the Chief" (Trump) o rischi di essere buttato fuori. Ma questo modus non è una prerogativa della destra trumpiana. In tempi di COVID abbiamo assistito al linciaggio mediatico di Ioannidis, per citare solo il caso più clamoroso.

Questi fenomeni in realtà precedeno sia Trump II che la pandemia e iniziano a manifestarsi con l'emergere dei dibattiti polarizzati su grandi temi con sottostante scientifico: ambiente, clima, vaccini.

Tra il 2015 e il 2018, la James Cook University prese tre decisioni disciplinari nei confronti di Peter Ridd: una prima censura, seguita da una censura definitiva e poi dalla sua rimozione come professore, nonostante una brillante carriera trentennale presso quell'università. Ognuna fu giustificata sulla base del fatto che il Dottor Ridd aveva violato il codice di condotta dell'Università, specificamente per essere stato non-collegiale e aver messo in discussione la reputazione di importanti istituzioni di ricerca.

Il Dottor Ridd criticò fermamente i suoi colleghi e accusò le istituzioni di ricerca di essere inaffidabili, chiedendo al contempo una qualche forma di controllo qualità per la scienza riguardante la Grande Barriera Corallina.

Questo commento pubblico del Dottor Ridd fa parte di una più ampia campagna per il ripristino delle verità eterne dell'apprendimento e dell'erudizione nella scienza, in cui le virtù centrali sono la verità e la verifica delle verità. La ricerca delle verità scientifiche è una motivazione chiave per il Dottor Ridd, e sostiene che questo può essere meglio raggiunto se c'è opportunità per una discussione robusta che possa scoprire ignoranza, inganno e frode. Tutto questo è dettagliato nel suo libro Reef Heresy: Science, Research and the Great Barrier Reef (pubblicato da Connor Court nel 2020).

(The Science behind Peter Ridd's dismissal, Istitute of Public Affairs, giugno 2021)

Ridd aveva fermamente criticato un articolo di alcuni suoi colleghi che sosteneva che l'arrivo degli aborigeni in Australia aveva compromesso il 25% della Grande Barriera Corallina. Ritengo particolarmente rilevante un brano dell'introduzione di questo testo:

La scienza non è una teoria o una verità, è un metodo per risolvere enigmi e quindi comprendere meglio il mondo naturale. Riguarda fondamentalmente l'accumulo di dati attraverso l'osservazione o la sperimentazione, dati che diventano prove per dimostrare o confutare ipotesi. Ci sono molte alternative alla scienza, incluso il mito. Un mito è una storia tradizionale che spesso spiega esseri o eventi soprannaturali. Le persone hanno la tendenza a gravitare verso il mito. Gli individui possono essere in grado di riconoscere il mito nella religione organizzata ma trovano molto difficile riconoscerlo quando si tratta di ambientalismo, particolarmente se i principi di base non possono essere messi in discussione.

Se le politiche pubbliche devono essere basate sull'evidenza, anziché sul mito, allora c'è bisogno che tutti noi cerchiamo senza paura la verità. Oltre a questo c'è bisogno che l'expertise sia riconosciuta e valorizzata, e che le affermazioni degli attivisti siano sempre testate nei contronti dell'evidenza. Se volgiamo lo sguardo dall'altra parte e scegliamo di ignorare i fatti, perché fastidiosi o scortesi verso quanti stimiamo, non possiamo onestamente considerare civilizzati noi stessi, o la nostra comunità.

Oggi negli USA le politiche e le iniziative legislative sono sempre più basate sul mito (i vaccini mRNA strage di stato, CDC in mano all'industria farmaceutica, etc). Ma il mito travestito da scienza è entrato ben prima nella legislazione italiana, con il Decreto Lorenzin sull'obbligo vaccinale e poi, in tempi di COVID, con l'istituzione del green pass. Le sentenze della Corte Costituzionale sul Green Pass si fondavano sulla premessa che, anche durante la fase Omicron, la vaccinazione proteggesse non solo il vaccinato ma anche la collettività. La Corte incorporò quindi nella propria argomentazione giuridica l'assunto che "i vaccini riducano la trasmissione virale", elevandolo a fondamento normativo della decisione. Un'analisi critica della letteratura scientifica citata a supporto di questa tesi rivela però significative lacune metodologiche. Gli studi più frequentemente invocati riportavano Odds Ratio e p-value, ma omettevano sistematicamente gli intervalli di confidenza. Questa omissione impediva qualsiasi valutazione dell'incertezza statistica dei risultati e, di conseguenza, della loro effettiva significatività. Ma questi dettagli non erano significativi per la Corte, che stava incorporando nella sua sentenza qualcosa definito "scienza" che in realtà della scienza era il simulacro. Un' altra volta il mito era fondante sia della legge che della giurisprudenza. 

Chi si è opposto a queste leggi o ne ha criticato le fondamenta rischiava concretamente ripercussioni a livello personale.

E qui si ritorna al discorso su dentro/fuori dal sistema e indipendenza. Hossenfelder è libera di parlare solo perché le entrate del suo canale YouTube glielo consentono. Qualcun altro, restando dentro il sistema ha scelto l'anonimato e la licenza Creative Commons - non commerciale, e la propria indipendenza l'ha ottenuta così.

PS: dovrebbe essere chiaro che tutto questo ha a che vedere con la salvaguardia della versione dominante o che tale vuole essere, quindi se non si riesce a colpire la persona si può sempre provare a colpire la sua voce, e chi scrive ne sa qualcosa

 

giovedì 18 settembre 2025

IL SENSO DI FORZA ITALIA PER L'OBBLIGO (VACCINALE?)

A prima vista si parla di vaccini anti RSV

In quali altri paesi del mondo il vaccino anti RSV è obbligatorio? In nessuno. 

Italia, paese di influencer, sportivi e obbligo vaccinale...

Ma soprattutto esistono vaccini anti RSV approvati per uso pediatrico?  No.

Abrysvo (Pfizer) è un vaccino per proteggere dalle malattie del tratto respiratorio inferiore (LRTD; malattie dei polmoni come bronchite o polmonite) causate dal virus respiratorio sinciziale (RSV) nelle persone di età pari o superiore ai 18 anni (EMA). Raccomandato per over 60 e donne in gravidanza.

Arexvy /GSK) è un altro vaccino anti RSV approvato per gli over 60 (EMA

mResvia (Moderna) è un vaccino per la protezione contro le malattie del tratto respiratorio inferiore (malattie dei polmoni come bronchite e polmonite) causate dal virus respiratorio sinciziale (RSV) negli adulti di età pari o superiore ai 60 anni. È anche utilizzato negli adulti di età compresa tra 18 e 59 anni che presentano un rischio aumentato di malattie del tratto respiratorio inferiore causate dal RSV (EMA). 

Al momento in Europa non è approvato nessun vaccino anti RSV per uso pediatrico. Quindi di cosa diavolo stiamo parlando?

Lobati, Forza Italia, vuole l'obbligo vaccinale pediatrico. Non ci sono dubbi, lo riporta Quotidiano Sanità:

chiedere al Ministero della Salute di garantire a tutti i neonati e lattanti, alla loro prima stagione epidemica, l’immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale, introducendo l’obbligo di immunizzazione;  

E se si parla di immunizzazione, si parla di vaccini. Ma dal tono generale si intuisce che, per quanto si usi la parola sbagliata, si stia parlando di anticorpi monoclonali anti RSV, che sono una cosa completamente diversa da un vaccino.

Così quello che ne esce è "obbligo vaccinale". E il solo concetto che per garantire qualcosa a un neonato occorra introdurre un obbligo è aberrante. Il modo migliore per garantire la profilassi anti RSV con anticorpi monoclonali è renderli disponibili e gratuiti. Solo in Italia c'è questo chiodo fisso che o metti l'obbligo per qualcosa oppure il qualcosa non funziona (poi magari le coperture finanziarie non ci sono, ma che importa).

Avendo impostato il discorso su "obbligo" lo scontro politico che ne è seguito è stato centrato su quello. Le politiche dell'offerta e la gratuità sono sparite dalla scena, anzi, non si sono mai viste. E la polemica politica, forse non insensibile alle vicine elezioni regionali in Veneto e Toscana, si concentra su qualcosa di assurdo: l'obbligo per un vaccino anti RSV che non esiste.

Tutta questa vicenda ci dice molto della competenza con cui si discute di sanità nelle sedi della politica sanitaria istituzionale. E quello che ci dice, purtroppo, non è una novità. 


martedì 16 settembre 2025

TERZO ANNO DI VACCHE MAGRE, ANZI, RIDOTTE A SCHELETRI (PHARMA, LAVORO, LICENZIAMENTI)

Ho già detto un paio di volte che linkedin lo uso, sì, per lavoro e da una ventina di anni. Per questo storco il naso quando lo vedo usato come un social qualsiasi. 
Per ragioni abbastanza ovvie ad oggi la mia rete di contatti è prevalentemente hnon italiana. E quel che vedo di questi tempi è deprimente. Ex colleghi che riescono a ricollocarsi e purtroppo anche persone della mia rete che invece no, non ci riescono. E sempre più spesso si tratta di profili "director level", come si dice.
Sono di nuovo i tempi delle ristrutturazioni più o meno grandi e almeno da 2 anni una posizione di management non è più sicura come un tempo. 
In particolare, anche per chi ha un contratto a tempo indeterminato, una promozione di questi chiari di luna mette in una posizione di vulnerabilità: l'avanzamento di posizione porta con se un nuovo probation time (periodo di prova) in cui si è fragili quanto qualcuno con un contratto a termine: facili da licenziare. E questa è una delle novità portate da questo terzo decennio del 21 secolo in Europa.
 

We hoped industry layoffs would relent in 2024. That's not what happened.

Overall, biopharma layoffs rose 3% last year compared to 2023, according to an analysis of yearly data.

Così inizia la quarta edizione del Fierce Biotech Layoffs Tracker e per essere chiari la tendenza non è migliorata gran che nel 2025, con aumento stimato del 31% nella perdita di posti di lavoro. Di questo passo i posti di lavoro persi potrebbero raggiungere il numero di quelli collegati al patent cliff del 2012 (patent cliff: intervallo di date in cui più farmaci perdono la protezione del brevetto, consentendo ai generici di entrare nel mercato e riducendo drasticamente i ricavi delle aziende originatrici). 
 
Saltano agli occhi i licenziamenti nelle aziende danesi, usualmente molto più conservative nei confronti della propria forza lavoro. I numeri di Novo Nordisk parlano da soli: 9.000 licenziamenti di cui 5.000 in Danimarca. Al confronto i 600 licenziamenti di Lundbeck sembrano poca cosa. 
Quanto a taglio di teste Novo Nordisk riesce ad oscurare anche MSD, che prepara licenziamenti per 6.000 dipendenti e annulla il suo piano miliardario di espansione in UK.
Il resto del quadro è costituito da una lenta ma costante emorragia di posti di lavoro, con alcuni altri punti degni di nota. 

Il settore Contract Research Organization (CRO) e Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO) non se la passa bene. Evotec nel 2025 ne licenzia 600, portando così in due anni i suoi dipendenti da 5.000 a 4.000. Evotec è una public company quindi è obbligata a rendere noti questi dati. Ma nel settore CRO/CDMO la maggior parte delle aziende non sono quotate in borsa, quindi nessuna informazione è pubblicamente disponibile. I tagli di Evotec sono facilmente collegabili a un crollo degli investimenti in ricerca early stage da parte di biotech e farmaceutiche, quindi è facile dedurre che anche nelle altre CRO la tendenza prevalente sia la riduzione della forza lavoro. Alcune ormai hanno probabilmente più uomini del business development sguinzagliati su linkedin e ad ogni fiera del settore che chimici nei laboratori. Ai prossimi BIO-Europe e CPHI la concorrenza tra quelli spediti ad agganciare nuovi clienti sarà parossistica. 
 
In questo quadro la fine di Nerviano Medical Sciences, o meglio della sua struttura di ricerca lombarda, è una vicenda locale, praticamente invisibile. Ma è la conclusione di una storia che è anche la storia della grande chimica farmaceutica italiana, una vicenda emblematica.

La storia di NMS inizia nel 1965, quando Farmitalia  creò il centro di ricerca di Nerviano. Fu lì che venne sviluppata la combinazione Adriamicina/doxorubicina. Nel 1978, la fusione tra Farmitalia e Carlo Erba (fondata nel 1853) diede vita a Farmitalia Carlo Erba Spa, rafforzando il polo di Nerviano come centro di eccellenza per la ricerca oncologica.

Nel 1992-1993, Farmitalia Carlo Erba fu acquisita da Kabi-Pharmacia (poi Pharmacia AB), che integrò Nerviano nella sua rete globale di ricerca e sviluppo. Nel 1995, Pharmacia si fuse con The Upjohn Company, formando Pharmacia & Upjohn. La nuova proprietà mantenne il sito di Nerviano, ancora attivo nello sviluppo di terapie oncologiche. Alla fine degli anni 90 Nerviano era probabilmente il centro ricerche più grande d'Italia e impiegava circa il doppio dei ricercatori rispetto a quello Glaxo di Verona.

Con il nuovo millennio iniziò la parte discendente della parabola 

Nel 2003, Pfizer acquisì Pharmacia per circa 60 miliardi di dollari (completata il 16 aprile di quell'anno). A Pfizer era la stagione "compra e licenzia" e per Nerviano, come per altre realtà acquisite dal colosso americano, iniziò un periodo di incertezza, ristrutturazioni e tagli R&D.

Nel 2004, Pfizer, che si era portata via anche  la proprietà intellettuale  cedette il sito di Nerviano alla Curia Generalizia della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione (CFIC, entità vaticana), fornendo 200 milioni di euro di seed funding per garantire continuità. In questo contesto nacque Nerviano Medical Sciences S.r.l. (NMS) azienda indipendente focalizzata sulla ricerca oncologica. Ma la nuova azienda si trova velocemente in difficoltà. Nel 2008-2010 quello che era stato il dipartimento ADMET (Assorbimento, Distribuzione, Metabolismo, Escrezione, Tossicologia) di Pharmacia a Nerviano diventa oggetto di uno spin off, creando Accelera (e preoccupazioni sindacali giustificate), un service provider per il mercato dello sviluppo preclinico. Lo spin off non risolve i problemi finanziari di NMS e alla fine arriva un intervento pubblico assolutamente inusuale.

Tra il 2010 e il 2012, la Regione Lombardia intervenne per salvare il centro da una crisi finanziaria post-CFIC. L'intervento della giunta Formigoni ha di fatto costituito un unicum nella storia della crisi dell'industria chimico farmaceutica italiana, l'unico caso in cui il pubblico è intervenuto. Purtroppo l'intervento non fu risolutivo.

Nel 2011 fu creata la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB), che nel gennaio 2012 acquisì il 100% del controllo su NMS tramite la Regione, con l'obiettivo di preservare posti di lavoro, rilanciare la ricerca oncologica e integrare NMS nella rete lombarda (ospedali IRCCS e università). Questo periodo segnò un'era di proprietà pubblica, con investimenti per lo sviluppo di farmaci innovativi, che purtroppo non durò a lungo, complici anche il cambio della guardia in regione. La giunta di Roberto Maroni "vende ai cinesi". Nel dicembre 2017, Hefei SARI V-Capital Management Co. Ltd. (affiliata allo Shanghai Advanced Research Institute, Chinese Academy of Sciences) acquisisce il 90% di NMS Group per circa 300 milioni di euro (mix di equity e ristrutturazione debito), operazione conclusa nel marzo 2018. FRRB mantenne il 10%. E questo passaggio mise una pietra tomballe sull'intervento pubblico nell'azienda.

Nel dicembre 2021, in periodo di piena crescita del business del settore a livello globale, Pacific Alliance Group (PAG), un fondo di investimento asiatico con sede a Hong Kong, acquista il 45% di NMS Group, diventando azionista di maggioranza. E dopo 4 anni e mezzo di vuoto hype sulla "rinnovata  dimensione internazionale" dell'azienda si arriva al licenziamento di tutti i ricercatori

E così finisce la storia di quello che fu il più grande centro ricerche in Italia.

Questo non è l'inevitabile prodotto della situazione del mercato. Questo è l'inevitabile prodotto di un'industria finanziarizzata. Ma non tutte le aziende di questa industria lo sono, il fenomeno perlopiù non le riguarda e questo dovrebbe far pensare. Molto.
 

domenica 14 settembre 2025

LA VERSIONE DEL MINISTRO (NITAG E OBBLIGO VACCINALE)

https://www.open.online/2025/09/13/orazio-schillaci-commissione-nitag-obbligo-vaccinale/


Come volevasi dimostrare. Il ministro ha fatto bene a sciogliere il Nitag da lui stesso creato. Come poteva sapere chi fossero quelli nella lista che gli era stata passata? Non era certo affar suo controllare i curriculum o fare una ricerca sui precedenti dei nomi in quella lista, mica era l'hiring manager per quelle posizioni, che poi non erano neanche vere posizioni. E poi lui non si è mai occupato di vaccini, quindi l'obbligo vaccinale resta.

Magnifico.

E, come qua sopra era stato predetto, l'obbligo vaccinale da questione di politica sanitaria è diventato scienza. 

L'intervista al ministro è un perfetto riassunto di tutte le storture del dibattito sulla sanità degli ultimi 10 anni, che culminano nell'affermazione: "la salute è un problema di tutti e andrebbe tolto dall’agone politico".  Mi piacerebbe interpretare la frase come: non si devono trasformare temi sanitari in slogan politici, peccato che l'obbligo vaccinale attuale sia nato proprio come slogan politico. Quindi credo che la corretta interpretazione delle parole del ministro sia diversa: le politiche sanitarie devono essere determinate da tecnici e sottratte al processo democratico.

Non fa una piega. 

Le politiche economiche sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e i risultati sono stati eccezionali (30 anni di stagnazione degli stipendi, tra l'altro).

Le politiche dell'istruzione  sono cose da tecnici, sono state sottratte al processo democratico e anche in quel caso grandi risultati. Idem per quanto riguarda le politiche universitarie.

Con le politiche sanitarie le cose sono un poco diverse. Le altre politiche ovviamente incidono e profondamente nella vita degli individui, ma certe politiche sanitarie toccano direttamente il loro corpo. E non si può pensare che non ci sia una reazione a qualcosa di questo genere: il risultato delle elezioni politiche del 22, che piaccia o meno, è stato un giudizio democratico sulla gestione della pandemia, cioè la forma ultima di controllo democratico su un insieme di politiche sanitarie. L'unico modo per sottrarre definitivamente le politiche sanitare a un controllo democratico è abolire la democrazia.

Dopo di che è abbastanza evidente che la maretta politca su questo tema è strettamente funzionale alle prossime elezioni regionali. Sul tema la maggioranza è nettamente divisa, e non si rischia una fiducia al governo su qualcosa del genere... 

Per non stare a ripetermi, questo è l'elenco degli ultimi post sul tema:

TANTO RUMORE PER NULLA - NOVAX NEL NITAG

METTI LA CERA, LEVA LA CERA: NITAG E TEATRO D'AGOSTO

VACCINI, OBBLIGO VACCINALE E TUTTO IL RESTO

"NE PARLA LANCET" (BIS), VACCINI E OBBLIGO

A VOLTE RITORNANO: IL 95% E L'OBBLIGO VACCINALE

TRA SCIENZA E ANTISCIENZA: COME SI UCCIDE UN DIBATTITO (E LA DEMOCRAZIA)


 



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...