giovedì 13 febbraio 2025

IT'S A CULT! COMPLOTTISMI E POLITICA - 1 - STORIA ITALIANA RECENTE

Ci sono temi che hanno bisogno di un minimo di prospettiva storica perché una storia c'è . Una storia poco scritta che tutto quello che è passato come CS ha osservato, più o meno da vicino. 

A fine 2015 Vittorio Demicheli (Cochrane Italia) pubblicò un pezzo sul Sole 24 ore, “Piano Nazionale Vaccini, cura di trasparenza contro la teoria del complotto”; i baroni perlopiù politicizzatissimi della sanità istituzionale si produssero in una risposta autoritaria. Col senno di poi si può certificare che quella risposta autoritaria fu funzionale alla crescita dei complottismi. Erano tempi in cui ci si stracciavano le vesti per un supposto crollo delle coperture vaccinali pediatriche, mentre in realtà un progressivo calo  aveva riguardato solo la vaccinazione contro il morbillo (l'esavalente viaggiava da anni con flessioni minime sopra il 90%). Colpa degli antivaccinisti, dicevano: comodo ed efficace.

A quei tempi in Italia il PD renziano perdeva colpi e i 5 stelle avanzavano. Grillo e i 5 stelle dell'epoca non erano affatto insensibili ai venti complottisti, che fino ad allora erano una sorta di corrente carsica presente prevalentemente sui social. L'antivaccinismo e altre tendenze, tipo negazionismo delle missioni lunari, serpeggiavano nel corpo parlamentare grillino e nel movimento.

E Renzi ebbe, purtroppo, un'ideona:

Ragazzi - dice ai collaboratori il segretario del Partito democratico - dobbiamo inchiodare i grillini sui vaccini. Questa deve essere la loro Banca Etruria.

E così un serissimo tema di politica sanitaria finì per essere ridotto a fare da clava nella bagarre partitica del momento. La linea di Renzi non restò sulla carta, anche grazie all'outbreak di morbillo di quell'anno. Il morbillo 2017 fu descritto come una cosa apocalittica, mai vista prima nel dopoguerra (peccato che nel 2011 i casi fossero stati molti di più). Venne profetizzata dai soliti noti una grave recrudescenza all'apertura delle scuole, recrudescenza che non ci fu. Nel 2017 il progetto di DL Lorenzin sull'obbligo vaccinale pediatrico a Pesaro portò in piazza 20.000 persone fermamente contrarie. In quella folla c'era di tutto, Indipendentemente dalle opinioni riguardo quello che fu detto, che si trattasse di un movimento era evidente, le t-shirt arancioni lo dichiaravano. Che fosse apartitico era altrettanto evidente, anche se probabilmente i simpatizzanti cinque stelle erano una fetta rilevante di quella folla. Lì dentro c´era una miriade di sigle associative, con orientamenti anche molto diversi tra loro. La parola d'ordine era "libertà di scelta" ed era una precisa istanza politica. Se c'erano i complottisti come si presentano oggi, in quella piazza non erano eclatanti o evidenti, da quanto risulta.
Per quanto quel movimento in quel momento stesse facendo attivita´politica in senso stretto, la sua stessa struttura gli impediva di diventare soggetto politico. Ma costituiva un capitale spendibile e qualcuno, tra i leader di quelle tante associazioni, lo spese. A incassare furono uomini di 5Stelle e Lega in occasione delle elezioni politiche del 2018. Nella sua campagna elettorale Salvini non mancò di corteggiare pubblicamente tutto l'antivaccinismo italiano o quasi. Le polemiche sul DL Lorenzin produssero un'atmosfera surreale. Un insieme di strumenti sanitari (i vaccini) su tutti i media, nel linguaggio politico e in quello istituzionale erano diventati un unico articolo di fede (IL vaccino). Chiunque parlava su qualunque media di immunità di gregge e nessuno di costoro sapeva di cosa stava parlando (Immunità di gregge? 95%!).  Repubblica parlando di tetano tirava fuori l'immunità di gregge, per poi correggersi in corner (sic!). Anche negli atti pubblici era impossibile trovare coerenza o un un impianto razionale, il Presidente della Repubblica parlava di coorti vaccinali (chissà con quale cognizione di causa). Erano tempi in cui se qualcuno specificava che no, non è 95% per qualsiasi cosa non veniva ascoltato di buon grado. Il problema è che c'era dietro un po' di analisi matematica, giusto un poco. Erano i tempi del parossismo dell'advocacy vaccinale, di Burioni fenomeno social, eccetera eccetera. Il paragone tra quel dibattito pubblico e rilevanti precedenti storici (The logic of vaccination, May e Anderson, 1982) era impietoso e non nei confronti del 1982 in UK (1).

Nonostante questo tutte quelle politiche furono perseguite "nel nome della Scienza", contro la minaccia complottista/antivaccinista. Uno dei principali motori di tutto ciò, la politica preelettorale, era sparito dal quadro. Eppure si sarebbe materializzato a breve nella campagna "Scegli la scienza, vota PD".

Ma alle politiche del 2018 non vinse "la scienza": nell'immaginario di molti vinsero complottismo e antivaccinismo - il governo antivaccinista italiano diventò un leit motiv sulla stampa estera. La maggioranza giallo-verde uscita dalle urne non ebbe vita facile nel formare un governo. Quell'anno in men che non si dica i complottisti, quelli poco visibili in quella che era stata la piazza di Pesaro, arrivano nelle istituzioni: Sara Cunial arriva in parlamento dopo una campagna elettorale fondata su temi antivaccinisti, Davide Barillari è consigliere regionale nel Lazio. Viene posto ai 5 stelle il problema del rapporto con la "scienza" del movimento. Complice lo spirito dei tempi i 5 stelle aggiustano il tiro. Sì, perché nel 2018 il complottismo, quello vero sul serio, conquista il palcoscenico. Il 2018  è per esempio l'anno della sentenza sulla faccenda Bencivelli/Marcianò.

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2018/04/24/news/false_scie_chimiche_e_odio_digitale_condannato_l_hater_che_perseguitava_la_giornalista_scientifica-267460982/

 

Il nuovo governo gialloverde finì per lasciare il DL Lorenzin al suo posto. Un timido tentativo di far slittare l'obbligo vaccinale pediatrico al 2019-2020 fallì, con l'emendamento al milleproroghe che fu ritirato. Si titolò "La maggioranza fa dietrofront sui vaccini" e Mattarella, garante delle istituzioni e della "scienza" (stessa cosa, ormai) commentò indirettamente

Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati

Nel periodo natalizio del 2018 il Tempo pubblicò in prima pagina gli "scandalosi" risultati di improbabili "analisi sui vaccini". Dietro la cosa c'erano i vertici dell'Ordine Nazionale dei Biologi (diventato la casa sicura dell'antivaccinismo italiano). Quelle "analisi", per come erano descritte e per come se ne erano interpretati i risultati, erano monnezza che gridava vendetta al Cielo. E soprattutto, nonostante la convinzione di chi sosteneva il contrario, erano politicamente insignificanti, anzi deleterie. Erano un futile "la mia scienza contro la tua scienza". "Libertà di scelta" non era più all'orizzonte. Il diritto di scelta, anzi, di rifiuto, veniva fondato sul fatto che "i miei scienziati dicono che i vaccini sono fatti male e fanno male". La libertà di scelta non era più un principio: derivava da "risultati scientifici", esattamente come l'obbligo vaccinale derivava dalla "scienza". Da un punto di osservazione in qualche modo privilegiato sui social notai una progressiva radicalizzazione del quadro. Il diritto passava in secondo piano, la cosa essenziale era "La Verità" e "La Verità" era un motivo identitario forte. "La Verità" non era discutibile o emendabile. Motivo identitario forte più indiscutibile Verità: it's a cult! E' una setta e per il settario niente è negoziabile, mentre la politica democratica non può esistere senza margini negoziabili - poi la differenza la fa cosa  viene ritenuto negoziabile, cosa no. 

Dalla piazza politica ma apartitica di Pesaro nel 2017, con le sue precise istanze, si era arrivati a un settarismo impolitico, ma intrecciato con il discorso politico corrente e usato in ogni modo dal potere di turno, cosa che è stata ben vista durante la crisi COVID.

E' da questo punto di vista che ho letto con interesse l'articolo di Sara Gandini e Paolo Bartolini e poi mi sono procurato il libro in questione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/08/complottismo-conformisti-semplificatori-terza-strada/7868659/


(To be continued)

(1) CS venne fuori all'epoca. Velocemente attorno alla sigla si raccolse un gruppetto di persone con lauree "pesanti" a cui i conti non tornavano, letteralmente, e che si erano francamente scocciate di veder spacciare per scienza certe pagliacciate.

domenica 9 febbraio 2025

VOLATILI A PH 1 - TRUMP, PHARMA, DAZI

Quell'occidente che si è organizzato per non camminare sulle proprie gambe senza i fondi federali dello zio Sam ha avuto un brusco risveglio. Si è accorto all'ímprovviso che da solo non si regge in piedi. E questo dovrebbe far riflettere profondamente, mentre ci si limita a comportarsi, specie in Italia, come adolescenti a cui i genitori hanno sospeso la paghetta. Come se L'UE non avesse un bilancio, come se gli stati coinvolti non stessero prospettando un'innalzamento delle quote destinate alle spese militari e alla NATO e non altre.

Ma, per rimanere strettamente nel mio settore, sono state pronunciate le parole "dazi" e "farmaci".

Mentre 20 anni fa tutti si preoccupavano di guadagnarsi una fetta del mercato cinese (solo per scoprire poi che il mercato interno cinese non funziona esattamente come quello dei paesi occidentali) il grande importatore mondiale restavano gli USA, che di conseguenza continuavano a inondare il mondo di dollari. Per il farmaceutico in particolare gli USA sono sempre stati il mercato di riferimento. La maggior parte dei farmaci dei farmaci prodotti in Europa continua a finire negli USA: 92 miliardi di euro nel 2023. Ma 20 anni prima il valore di questa quota di export era molto più alto, perché allora il 42% dei principi attivi farmaceutici usati negli USA veniva dall'Europa, mentre nel 2023 quella quota è solo il 7% : un aggiustamento brutale avvenuto nel primo decennio di questo secolo con conseguenze devastanti per il settore in Europa (e soprattutto in Italia).

Parlando di principi attivi farmaceutici, la struttura del fabbisogno americano è questa:

https://www.researchgate.net/figure/Country-of-origin-of-API-manufacturers-supplying-the-EU-left-and-the-US-right-data_fig2_348994292

Quindi quanto ad API gli USA riescono a coprire solo il 22% del proprio fabbisogno, il resto lo importano. In questo quadro eventuali dazi sui prodotti provenienti da Cina e Europa comporterebbero una profonda ristrutturazione dell'import americano, con una ridistriduzione di quote di import che molto probabilmente andranno a spostarsi verso India, UK, Giappone e altri - il tutto accompagnato da un aumento della produzione domestica, grazie magari a investimenti industriali che si spostano dalle aree soggette ai nuovi dazi - del resto in altro settore Acelormittal sta facendo esattamente questo, investendo 1.2 miliardi in Alabama mentre sospende investimenti previsti in Europa, con l'effetto occupazionale prevedibile (più nuove posizioni negli USA, meno in Europa). Tutto ciò nell'ottica industriale e geopolitica di un'amministrazione USA "isolazionista" e in rotta con Cina e EU avrebbe perfettamente senso, non fosse che le capacità produttive non sono fattori infinitamente elastici: il tutto si basa sul presupposto che ci si sia capacità produttiva inutilizzata nei paesi verso cui si vogliono spostare quote di importazione. Ma non una capacità produttiva qualsiasi, una capacità produttiva cGMP - current Good Manufactuirng Practice, quelle Buone Norme di Fabbricazione che devono essere certificate per gli API usati negli USA (e in Europa, in teoria, ma il discorso è più complesso). E qui casca l'asino, come si dice.

Di dati sulla sovracapacità produttiva GMP in India non ce ne sono - si sa che esiste sovracapacità "fuorni norma" di per certo. Nel caso di re-shoring (spostare attività produttive negli USA da altri paesi) anche qua non si tratta di una soluzione a breve termine (per installare e certificare una produzione di API servono mesi e mesi). E in ogni caso, anche con tempi di realizzazione mai visti prima è semplicemente impossibile rimpiazzare in questo modo più di un quarto del fabbisogno USA e senza aumenti di prezzi. Ora è vero che ci sono produttori di API (europei e non) che hanno strutture in India, in America Latina e in nazioni asiatiche non colpite dai dazi, ma anche in questi casi la capacità produttiva non è infinitamente elastica e gli investimenti non danno effetto nel breve periodo.

Già nel quadro pre-dazi le carenze di farmaci erano gravi e frequenti (carenze spesso dovute alla perdita di certificazione GMP di produttori e poi alla crisi COVID). Quindi che faranno oltreoceano? Faranno come fece l'Europa nel 2004, quando usò la bacchetta magica per trasformare quello che a norma non era in GMP? FDA nel caso sarà forzata ad assecondare il piano o l'agenzia, come è accaduto in passato, resisterà al processo? (con l'amministrazione Biden combatté una breve lotta impari e soccombette)

Qualsiasi cosa faranno, l'impatto sui pazienti americani, su costo e disponibilità dei farmaci in USA e sulla filiera produttiva globale non sarà né positivo né trascurabile. Ma questa partita, come tante altre, non si limita a dati e analisi tecniche: la palla è in campo politico e da anni vediamo come una generazione di decisori politici possa prendere scelte suicide (non per chi decide, ma per la maggioranza dei cittadini/sudditi delle loro nazioni).


giovedì 6 febbraio 2025

L'EUROPA ULTIMO BALUARDO CONTRO LE FAKE NEWS (O DELLA CENSURA)

 

https://www.politico.eu/article/fact-checkers-under-fire-meta-big-tech-censorship-mark-zuckerberg-donald-trump/

"L'Europa ha un crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura" ha detto Zuckerberg, folgorato sulla via di Damasco della rielezione di Trump. Ovviamente da Bruxelles la risposta non è tardata: "Noi non censuriamo i social media".

La questione della supposta fine del fact checking (o della censura) sta ormai prendendo tinte grottesche, ma una cosa è abbastanza chiara: se (e sottolineo se) oltreoceano c'è stato un tana libera tutti in Europa niente del genere. Su tutte le agende "pesanti" il vecchio continente va avanti come se a Washington ci fosse ancora l'amministrazione Biden. E questo riguarda anche la censura online: il contrasto alla diffusione della "disinformazione" era già l'oggetto principale dell' European Union’s Code of Practice on Disinformation adottato in tempi di Brexit dopo lo scandalo Facebook/Cambridge Analytics (2018). La tesi fu che i risultati del refendum per Brexit erano stati prodotti dalla disinformazione online - e dagli hacker russi. Eppure dieci anni prima il massiccio uso dei social media da parte di Barack Obama durante la sua campagna elettorale fu commentato con entusiasmo. Ma quelli erano i tempi in cui le relativamente nuove piattaforme erano acclamate come strumenti di democrazia (le proteste in Iran l'esempio più rilevante). Dalla metà del secondo decennio di questo secolo il quadro è stato piuttosto differente e gli "strumenti di democrazia" erano diventati pericoli per la "democrazia" (o meglio, per i gruppi di potere prevalenti in occidente). La cosa coincise con il "Momento Maria Antonietta delle elite" . Forse il primo episodio eclatante del nuovo corso venne da Cecilia Malmström, allora Commissario Europeo al Commercio, che riguardo al TTIP e al suo operato in materia si lascò sfuggire che lei non rispondeva di quel che faceva ai cittadini europei (poi spese molte energie per negare la cosa). Quattro anni dopo Brexit fu l'evento a cui non si poteva assistere senza reagire, quindi arrivò  l'European Union’s Code of Practice on Disinformation e includeva i contenuti che 

May cause public harm, intended as threats to democratic political and policymaking processes as well as public goods such as the protection of EU citizens' health, the environment or security.

Cioè i contenuti potenzialmente dannosi per il pubblico (tradurre "status quo"), intesi come minacce ai processi democratici e legislativi nonché all'interesse pubblico come la salvaguardia della salute dei cittadini europei, la loro sicurezza o il loro ambiente. Si aggiungeva che la norma escludeva pubblicità ingannevole, notizie errate, satira, parodia e contunuti chiaramente identificabili come di parte. Oggi è facile capire che l'Act fosse una misura "castrata" dalla sopravvivenza di un minimo di anticorpi autenteticamente democratici ancora in circolazione dalle parti di  Bruxelles. Per ovviare a queste "mancanze" nel 2023 è arrivato il Digital Services Act, molto più rigido: le piattaforme dovevano garantire la lotta alla disinformazione e la non ottemperanza significava multe che potevano arrivare al 10% del loro fatturato (un'enormità). Il DSA riguarda le piattaforme dai 45 milioni di utenti in su e si è ben visto che chi è al di sotto di questa soglia non è perfettamente al sicuro - vedasi l'arresto a Parigi di Durov, fondatore di Telelegram e qualcuno commentava, non saprei dire se compiaciuto o no, che 

Il filo su cui Durov e gli alfieri della libertà di espressione assoluta camminano, insomma, è molto sottile.

In tempi di DSA in Europa una piattaforma sopra i 45 milioni di utenti è obbligata a mettere in opera un sistema di fact-checking. Quello che ad oggi Meta ha fatto è proporre un sistema di community notes affine a quello di X. Al momento la Commissione Europea sta valutando la proposta. Staremo a vedere come va a finire, in questi tempi in cui "libertà di parola" significa sempre più "libertà di dire qualsiasi cosa sia utile agli assetti del potere e non li infastidisca".




martedì 4 febbraio 2025

I BIOSIMILARI NON SONO PROPRIO EQUIVALENTI, ALLE VOLTE

 

https://nursetimes.org/palermo-lo-sfogo-di-una-paziente-affetta-da-malattia-cronica-mi-hanno-cambiato-il-farmaco-quello-nuovo-mi-provoca-reazioni-avverse

I biosimilari sono giovani, rispetto ai farmaci biologici, e non sono affatto assimilabili ai generici, che riguardano le piccole molecole, ovvero i principi attivi farmaceutici di sintesi. Ricordo che per i generici è richiesta una prova di bioequivalenza che non sono assolutamente paragonabili a un trial trial clinico (cosa che ha reso le bioequivalenze falsificabili, come dimostrò lo scandalo GVK Bio, che fece ritirare 700 farmaci generici dal mercato in Europa). Per i biosimilari è prevista la prova clinica e precisamente studi clinici comparativi tra il biosimilare e il farmaco dell'originatore. Di fatto, data la complessità strutturale di un biologico che non può essere replicato esattemente al 100% da terzi, vengono trattati come un farmaco nuovo che deve dimostrare la sua efficacia in uno studio clinico comparativo.

La spinta verso i biosimilari ha le stesse ragioni della spinta verso i generici: taglio della spesa farmaceutica. La santa causa del taglio della spesa provocò negli anni '90 un numero considerevole di interviste a medici che dicevano "la molecola è la stessa", dimostrando di non capire assolutamente niente del tema. Se il punto fosse "la molecola è la stessa" non si spiegherebbe, per fare un esempio, lo scandalo del Wellbutrin generico, o quello Ranbaxy. Ma, come dicevo, i biosimilari sono un film differente. E questo, in teoria, la medicina lo dovrebbe sapere: ma in realtà il livello di competenza in materia è esattemente quello verificato rispetto ai generici: se è equivalente è equivalente e basta.

E questo provoca sacrosante proteste quando un paziente si trova sostituito al farmaco originale il biosimilare e non funziona nello stesso modo. In un mondo "normale" la prescrizione dovrebbe tornare a quella dell'orginale nel più breve tempo possibile. Ma il taglio della spesa sanitaria funziona per valori medi e il singolo paziente ormai conta molto poco o nulla.

 


domenica 2 febbraio 2025

VACCINI ANTI-RSV, ULTIME EVIDENZE E POLITICA

https://www.medscape.com/viewarticle/rsv-vaccines-will-carry-warning-guillain-barre-syndrome-2025a10001ia

La decisione è di FDA e no, non ha niente a che fare con il nuovo corso Trump:

Lo studio postmarketing ha riguardato segnalazioni a Medicare dal maggio 2023 al luglio 2024 usando una finestra di rischio di 1-42 giorni dopo la vaccinazione

I casi riguardano gli over 65 con una frequenza di unità per milione, ma ricordiamo che Medicare è appunto un programma per gli over 65. Considerando tutto questo FDA ha imposto di dichiarare sull'etichetta dei vaccini questo rischio.

Al momento mancano dati sulla popolazione pediatrica ma sarebbe bene acquisirli e analizzarli al più presto. Perché in Italia ci sono almeno due campagne attive di proposta vaccinale pediatrica anti RSV. In Toscana dove 

I bambini nati tra il 1° aprile 2024 e il 30 settembre 2024 saranno immunizzati, a seguito di chiamata attiva, presso l'ambulatorio del pediatra di famiglia nel mese di ottobre. I bambini nati dal 1° ottobre 2024 al 31 marzo 2025 saranno invece immunizzati presso i punti nascita prima della dimissione ospedaliera

Quanto alla Puglia,la vaccinazione anti RSV è stata un motivo di propaganda politica:

https://press.regione.puglia.it/-/emiliano-e-piemontese-arriva-in-puglia-il-vaccino-gratuito-contro-virus-sinciziale-e-bronchioliti-per-i-bambini


Ora vedremo se e come questo warning di FDA avrà effetto sulle politiche di offerta vaccinale italiane e come verrà inserito nei famosi consensi informati. Perché non è che per RSV in età pediatrica siamo senza armi: da anni si usano anche in via preventiva anticorpi anti RSV ben funzionanti e senza stranezze nel profilo di sicurezza Ma la sorveglianza post-marketing non è mai stata il punto forte del sistema sanitario italiano (è dai tempi del ritiro della cerivastatina che in Italia si arriva puntualmente dopo i titoli di coda).

La sindrome di Guillain-Barrè in età pediatrica è un evento raro, che colpisce tra 1 e 6 bambini su 300.000. Sarebbe una gran cosa evitare infinite polemiche su un eventuale aumento di incidenza di questa patologia dopo l'introduzione di questi vaccini, in primo luogo per non minare (ulteriormente) la fiducia nella pratica vaccinale. Ma ho la mezza idea che l'eventuale calo di fiducia sia messo in conto e il peso dell'infinita polemica pure: tutto già fatto, già visto e provato.

Le politiche vaccinali, come qualsiasi altra politica sanitaria, dovrebbero avere un approccio laico, quell'approccio che in Italia è sparito nel 2017. E che fosse già sparito si è visto benissimo in tempi di COVID.



giovedì 30 gennaio 2025

CINEFORUM: IL DELITTO MATTEOTTI (1973)

Perché se le narrazioni della storia sono frutto dei loro tempi, alle più recenti (M) preferisco le narrazioni del 1973.

La visione dovrebbe rinfrescare la memoria su quel che è richiesto da libere elezioni: la libertà dei candidati di parlare in pubblico e la liberta dei votanti di esercitare il proprio diritto senza minacce. Libertà di parlare non significa "libertà di parlare solo se si dice quello che  conveniente". E chi perde contro chi usa la sua libertà per proclamare la propria post-verità deve lamentarsi solo delle politiche che ha appoggiato, alienandosi parte dell'elettorato. Ma quando si è orma geneticamente immuni all'autocritica...

Si noterà, nel film, Giovanni Brusatori che intepreta Emilio Lussu, critica all'Aventino inclusa. Notevolissimi i ruoli riservati dalla sceneggiatura al Gramsci interpretato da Riccarco Cucciolla e al Gobetti interpretato da Stefano Oppedisano. Una rilettura di qualche anno fa di Lessico Familiare della Ginzburg mi fece notare quello che mi era sfuggito a suo tempo: le candide coltellate sferrate dall'autrice contro Giustizia e Libertà e Partito d'Azione. Un film frutto di un'Italia che non esiste più da tempo, che ancora ricordava bene quegli eventi e per questo, nonostante tutto, era ancora fedele a una Costituzione che ripudiava la guerra. Ogni guerra.

martedì 28 gennaio 2025

OMS: CHI ESCE (O FORSE NO?), CHI DICE CHE VUOLE USCIRE

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/24/italia-fuori-oms-trump-pericoli/7850434/

Poco da fare, OMS durante la crisi COVID ha miseramente fallito: troppa politica nella sua politica sanitaria globale. Sorda davanti agli allarmi di Tawan all'inizio del 2020 (del resto Taiwan non è membro OMS e se non potete immaginarne il motivo...). Il CDC di Taiwan mandò un'e-mail a OMS dicendo che la trasmissione da uomo a uomo del virus era già un fatto. A gennaio 2020. OMS ha sempre negato che Taiwan abbia dato l'allarme. Quindi forse forse nella funzione di alert per i paesi occidentali in caso di rischi epidemici il suo ruolo va almeno un poco riconsiderato, anche guardano a certi allarmi più recenti.

Politica sanitaria globale, quella di OMS, che però alla bisogna diventava estremamente locale, vedasi l'endorsement dell'organizzazione alla gestione italiana della crisi nel 2020 e la sorte toccata a Francesco Zambon, ricercatore OMS, che ebbe il torto imperdonabile di non voler dichiarare il falso.

 

Quanto a OMS, crisi COVID e farmaci pregasi stendere un velo pietoso. Ma la faccenda OMS e farmaci ha una storia lunga e disarmante: un fastidio atavico contro gli standard della regolazione farmaceutica occidentale.

Se sulla faccenda del più recente trattato pandemico mondiale l'unica risposta sensata era quella che fu data dall'amministrazione Biden (un secco "no"), "uscire dall'OMS" è un facile slogan che sorvola sulle conseguenze. A cosa serve OMS al ricco occidente? I fatti degli ultimi anni dicono a poco o niente, a meno che per utilità dell'organizzazione non si intenda l'appoggio a un certo specifico tipo di politica sanitaria, quella dei crescenti tagli alla spesa farmaceutica. Ma resta il fatto che l'occidente non costituisce la maggioranza dell'umanità e ci sono molti paesi che dipendono da OMS per programmi sanitari e farmaci. E no, levare a quei paesi anche quel poco, indipendentemente dagli aspetti etici non mi sembra una buona idea.

Una riforma profondissima dell'organizzazione è necessaria e direi anche urgente. Ma una riforma non è all'ordine del giorno e non interessa a nessuno, si preferiscono gli slogan ("Uscire!" "Restare!") e basta. Come al solito.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...