domenica 29 giugno 2025

MODELLI PER TUTTI CON L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE?


Forse non lo sapete, ma i GPT sono in grado di elaborare modelli matematici e anche di proporli. 

Prompt per ChatGPT:  
"Se ti chiedessi un modello per un fenomeno fornendoti dei dati saresti in grado di produrlo?"
 

giovedì 26 giugno 2025

IL POPOLO SCIENTIFICO

 

Da Alfred Bester, Destinazione Stelle. Quando si diceva "narrativa di anticipazione": pareva descrivere i fan della scienza sui social, per come me li ricordo. 

Erano - e forse lo sono ancora - il risultato della combinazione tra popolarizzazione della scienza e debunking all’italiana. Del resto, se si attribuisce l’autorità della "scienza" a laureati in scienze politiche, geometri, esperti in comunicazione o ragionieri programmatori, cosa ci si può aspettare? Una platea di lettori appassionati di Feynman o Hofstadter? Difficile crederlo. 

La questione delle qualifiche, per intenderci, non è e non vuole essere classista. E' una questione di formazione: per discutere una pubblicazione scientifica, per esempio, una preparazione al livello di scuola superiore nella stragrande maggioranza delle volte è insufficiente. La stessa cosa si può dire della scelta delle fonti ritenute affidabili: in assenza di mezzi per valutarle autonomamente ci si affida all'etichetta "comunità scientifica". Ma la "comunità scientifica" non ha un numero di telefono, o un indirizzo email. Quindi si sceglie qualcuno con quell'atichetta, una scelta che, quando non è sbagliata per area di competenza, è comunque arbitraria.

Se qualcuno volesse andare a rinfrescarsi le basi delle scienze dette "galileiane" non potrebbe che giungere a una conclusione: il combinato popolarizzazione della scienza-debunking ha prodotto una cultura (in senso antropologico) grottesca come quella descritta da Bester. 

Ma la cosa notevole, guardando indietro (sono passati quasi dieci anni) è che nel campo delle discipline scientifiche nessuno sollevò eccezioni, neanche amichevoli. Anzi, le voci che si udirono in campo scientifico furono di endorsement. Due casi isolati, Walter Quattrociocchi e Fabiana Zollo, sulla base delle loro ricerche fecere notare che l'attività del debunking era autoreferenziale e inefficace (in astratto, senza riferimento alle qualifiche dei protagonisti). Due lodevoli eccezioni, pur non facendo una questione di qualifiche e background, non intaccavano in modo significativo la cifra prevalente dei tempi.

Ma c'erano ragioni politiche, erano i tempi dell'ascesa dei 5 Stelle, che allora flirtavano con tutti i complottismi possibili e immaginabili. C'era un diffuso bisogno politico di autorità da contrapporre alla marea montante, un'autorità che fu concessa liberalmente in funzione sociale, politica e narrativa e non per altro genere di meriti. La cosa andò di pari passo con una surreale polemica contro "chi non aveva studiato", alimentata spesso da gente con titoli di studio decisamente scarsi. 

Si materializzò un contesto in cui si pensò di costruire la "promozione della scienza" a suon di  meme e slogan: “Fidati della scienza”, “Non è un'opinione”, “I dati parlano”. Quello che si ottenne fu la polarizzazione, ma si fece perlopiù finta di niente:  le "nuove" piattaforme richiedevano questi nuovi format. Probabilmente istituzioni e politica pensavano qualcosa del genere e non a caso il tutto si tradusse in un "Vota la scienza, scegli il PD".


E fu proprio il mondo di Bester: una religione "scientifica" che ostentava la sua devozione ma tradiva, a ogni passo, un analfabetismo scientifico imbarazzante.

Perché analfabetsmo scientifico? Perché, tornando alle basi, non basta leggersi un best seller in spiaggia o seguire sui social questo e quello per essere scientificamente alfabetizzati:

La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. (Galileo Galilei, Il Saggiatore)  

Che non solo la matematica ma il semplice aspetto quantitativo fosse un problema molto serio lo dimostrò una vicenda del 2017, quando l'ossessione "metalli pesanti" del fronte complottista era al suo culmine e finì per comparire pure in una puntata di Report. Un'associazione tedesca commissionò a un laboratorio in Germania  analisi di metalli pesanti su alcuni vaccini. Quei report analitici furono immediatamente diffusi in Italia dai soliti noti. Il clamore fu tale che il CICAP scese in campo. La questione venne così esposta dai due fronti:

1) è un'analisi indipendente e dice la Verità, c'è inquinamento da metalli pesanti
2) è un'analisi "indipendente" diffusa da siti novax che dice che c'è inquinamento da metalli pesanti e quindi è immondizia.

Peccato che le analisi del laboratorio tedesco, fatte con ICP-MS,  dicessero  che no, di metalli pesanti non ce ne erano (era un laboratorio certificato ISO 17025 che fornì un report analitico con tutti i crismi, incluso metallo per metallo LOD - Limit Of Detection, quindi tutti i discorsi del fronte proscienza, CICAP incluso, su peer reviewing e mancanza di un controllo di riferimento se li sarebbe dovuti portare via il vento). 

Per essere più chiaro: un'analisi di un laboratorio certificato "indipedente" diceva che il problema "metalli pesanti" nei vaccini analizzati non esisteva. Ma nessuno in nessuno dei due fronti lo aveva capito e fu montato un caso in cui in opposizione all'offensiva complottista si mise in scena una brutta parodia di scienza (per quella che è stata l'esperienza CS sui social non si trattò di un caso isolato: tranne rare eccezioni la cifra "scientifica" del dibattito era esattamente quella e quella restò in cinque anni di osservazione del fenomeno - diciamo che le considerazioni qua fatte sulla scienza/segno come rumore non sono pura teoria, sono supportate proprio da quelle osservazioni).

Ma tutto questo non importava, tanto, come nel romanzo di Bester, il coro ripeteva "Quant bast!" senza sapere il perché o il per come. Però con un'intenzione precisa: affermare sé stessi contro gli altri e riducendo tutto il discorso a questa dicotomia. 

NB: Questa è storia recente. Fino a tre anni fa, prima che CS lasciasse i social, nulla era cambiato. E probabilmente il quadro è ancora attuale.



martedì 24 giugno 2025

ISOMORPHISMS, FOUNDATIONS, FAITH IN SCIENCE

(Regarding isomorphisms: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/07/isomorfismi-caos.html)

What is a vector field? A space where a vector is defined at every point.

Put this way it seems abstruse and abstract, but each of us lives inside a vector space: we live within Earth's gravitational field. At every point where we move, a vector is defined that points toward the center of the planet - this is the gravitational force, which is why we walk and fall but don't float in the air. But at each point there is also associated potential energy: if you're on scaffolding 30 meters above ground, your potential energy is greater than that of someone standing on the street below you.

The gravitational field of the Earth-Moon system

 

Like an electric field, the gravitational field is a conservative field. This means that the potential energy of a body is inherent to its position relative to the center of mass that causes the field. If we lift a body 10 meters and then bring it back to ground level, its potential energy at the end of the path remains what it was at the start. The potential energy of a body moving in a gravitational field depends solely on its position. That is, it's independent of the path taken from the initial to the final position. This can be described by the properties of the differential of potential energy as we have defined it: the differential of potential energy in a gravitational field is an exact differential.

In rough terms, let's say that a differential form is a function whose arguments are differentials (for differentials see here: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/01/dinamiche-equazioni-differenziali.html). For two variables x and y, the differential form ω will be ω(dx, dy) (actually, for a correct definition, much mathematics and many specifications regarding the space in which the differential form is defined would be needed).

In general, let φ be a closed path, regular and/or piecewise defined in an "appropriate space", and let ω be a differential form defined in the same space. If

then the differential form is called exact.

Why the generalization? Because this happens in very different contexts, for example in thermodynamics. In the past I posted something about this (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/01/forme-differenziali-e-termodinamica.html), but it's good to expand the discussion. In that video you don't see integrals over a closed path, but it shows how dU is exact with another method: it shows that dU is closed.

Here too it's good to generalize. Let's take ω defined as above and as above let's admit it's a function of the differentials of two variables, x and y:

  

If

Then the differential form is called closed (it's the cross-derivative method). You can find a fairly exhaustive treatment here. For us now it's enough to say that closure is not a sufficient condition to define the exactness of a differential form, but if ω is closed and the space in which it's defined is a star-shaped set (in which every segment connecting a point to the center of the set is entirely contained in the set), then ω is also exact (and this can be demonstrated). The space in which a state function is defined has no "holes", so to speak, and that's why what's presented in the video holds up.

However, it's easier to talk about state functions using paths and particularly closed paths. Let's start with enthalpy, H, which is a measure of the heat content of a system. Hess's law tells us that the enthalpy difference between reactants and reaction products is the same whatever the intermediate products may be. Which is like saying that the enthalpy of the system depends on its initial and final states independently of the path taken to get from one to the other.

As for closed paths, let's take the best known one, the Carnot cycle (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/entropy-in-uk.html), and examine it looking at the system's entropy (S).

 


Let's take A as the starting point of the cycle. During the cycle, work was performed, heat was exchanged (so the entropy of the "universe" increased). Specifically, from the graph you can see that the system's entropy doesn't vary in the adiabatic sections of the path (where no heat is exchanged) while it varies in the isothermal sections (where the system is heated or cooled). But at the end of the cycle, the system's entropy remained the same. For the system, the integral of dS along the closed path equals 0.

So the state functions of thermodynamics are isomorphic to potential energy in a conservative field.

These will seem like banalities to many. To others they'll appear as incomprehensible stuff. But both groups should question one point: why don't these incomprehensible banalities find citizenship in the "narrative of science," AKA "science communication" or "popularization," while instead tons of nonsense have been written about S and the second law of thermodynamics, and just as much will be said and written? Perhaps we find the answer in that (despised) philosophy that was historically at the root of scientific thought: Francis Bacon's Novum Organum.

The idols and false notions that have penetrated the human intellect, fixing themselves deeply within it, not only besiege minds so as to make access to truth difficult, but even (once this access is given and granted) will rise again and be a cause of trouble even in the very establishment of the sciences: unless men, forewarned, arm themselves as much as possible against them. Four are the kinds of idols that besiege the human mind.

The idols of the tribe are founded on human nature itself and on the human tribe or race itself. Therefore it is falsely asserted that sense is the measure of things. On the contrary, all perceptions, whether of sense or mind, derive from analogy with man, not from analogy with the universe. The human intellect is like a mirror that reflects irregularly the rays of things, mixing its own nature with that of things, deforming and distorting them.

The idols of the cave are idols of man as an individual. Each person indeed (besides the aberrations proper to human nature in general) has a kind of individual cave or den that refracts and deforms the light of nature, either because of each person's own singular nature, or because of education and conversation with others, or from reading books and the authority of those who are honored and admired, or because of the diversity of impressions depending on whether they are received by a mind already conditioned and prejudiced or one that is clear and balanced. So the human spirit (as it appears in individuals) is so varied and greatly changeable and almost subject to chance. Therefore Heraclitus rightly affirmed that men seek the sciences in their small private worlds and not in the greater world common to all. (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/lontano-dallequilibrio-da-2500-anni.html, Editor's note)

There are then idols that derive almost from a contract and from the reciprocal relations of the human race: we call them idols of the marketplace because of the commerce and consortium of men. Men indeed associate through discourse, but names are imposed according to the understanding of the common people, and such erroneous and inappropriate imposition extraordinarily encumbers the intellect. On the other hand, the definitions or explanations with which learned men have provided themselves and with which they have protected themselves in certain cases have in no way served as a remedy. Rather, words do violence to the intellect and confuse everything and drag men into innumerable and vain controversies and fictions.

Finally, there are idols that have penetrated into the souls of men from various philosophical systems and from erroneous laws of demonstration. We call them idols of the theater because we consider all the philosophies that have been accepted and created as so many fables presented on stage.

And it must be said that several centuries later, everything continues to hold, even though today the idola theatri, the fables presented on stage, are emphasized.

The idola in Bacon are the pars destruens (destructive part). The pars construens (constructive part) consists of the tabulae: recording when the phenomenon occurs, when it doesn't occur, and the degree (quantity) with which it occurs: the roots of a quantitative and analytical approach. The approach that was used by Boyle, who owed much to Bacon (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/leggiti-kuhn-2x-by-starbuck.html).

And it's exactly this approach that has been completely lost for some time in public "scientific" discourse. An approach that is moreover incompatible with that mythology of "science" which, in fact, is the constitutive center of a new pseudo-religion, conveyed by a primary school catechism (https://www.sinistrainrete.info/societa/21518-andrea-zhok-credere-nella-scienza.html). And it seems useless to gesticulate to say that no scientific discipline is made to give human meaning to something (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/10/il-senso-e-la-sfiducia.html). But then again, today's protagonists of the idola theatri are those definable as neo-educated: trained in the ephemeral without any culture in the classical definition of the term, moreover profoundly hostile to the concept of classicism. But the very concept of scientific thought is classical. Elaboratable, debatable and all the rest, from what they tell me from Popper to Lakatos. While that training founded on the ephemeral is written on the sand of a shoreline: it vanishes into nothing and vanishing into nothing is good for every ephemeral season (read: the fashion of the moment). But it remains nothing, even if it's often widely glorified - in today, tomorrow it will disappear and prepare for a new and convenient ephemeral.

So much for the useless philosophy. 

domenica 22 giugno 2025

LA CONFRATERNITA DIALETTICA -2- LE BESTIACCE - FAVOLA CON ANIMALI

 

Tasso del miele

 

Il porcospino arrivò trafelato, dopo una lunga corsa, sotto il vecchio castagno dove il topo, il coniglio e lo scoiattolo stavano discutendo della Condizione postmoderna di Lyotard.

"La frammentazione dei saperi," stava dicendo lo scoiattolo, aggiustando gli occhiali da lettura, "non è necessariamente una perdita, ma una liberazione dai totalitarismi epistemologici..."

"See, magari..." aveva detto il topo. "Lyotard pensava alla liberazione, ma Baudrillard..."

"Ragazzi, ragazzi!" li interruppe il porcospino ansimando. "È un'ora che vi cerco!"

"Basta!" esclamarono i tre all'unisono. "Siamo stanchi delle tue assurdità!"

"No, dovete ascoltarmi!" Il porcospino si fermò a riprendere fiato, le spine ritte per l'agitazione. "Hanno assalito la Confraternita Dialettica!"

Il silenzio calò improvviso.

"Cosa?" chiese il topo.

"Quando?" chiese il coniglio, drizzando le orecchie.

"Chi?" chiese lo scoiattolo, togliendosi gli occhiali.

Il porcospino prese un respiro profondo. "Le bestiacce. Sono state le bestiacce."

Una bestiaccia era arrivata davanti all'istrice, al corvo e alla faina porgendo una pila di fogli di corteccia.

"Fare quel che fate non solo non è inclusivo, ma è un'offesa alla morale pubblica prevalente," aveva detto. "Abbiamo presentato un esposto alla Magistratura e all'Ordine dei Bovini, all'Ordine degli Equini e a quello degli Avvocati. Lo consegniamo a voi in copia per notifica. È firmato da millemila Granduomini, Personalità Istituzionali, Eminenti Professionisti e Onoratissimi Cittadini."

Il corvo aveva obiettato che lui non era né un bovino né un equino e neanche un avvocato, quindi non era iscritto ad alcun ordine. L'istrice e la faina l'avevano imitato.

"Che c'entra?" aveva sbottato la bestiaccia. "Avete finito di fare quello che fate!" E se ne era andata lanciando per terra la pila di fogli di corteccia con un'espressione sprezzante e indignata.

"E poi che è successo?" chiese il coniglio.

"Alla fine non molto, però ha lasciato il segno," disse il porcospino.

L'istrice, la faina e il corvo erano stati condannati per occupazione abusiva di suolo pubblico e pesantemente multati.

"Il daino, quello giovane, che fine ha fatto?" chiese il topo.

"Lo hanno precettato, costringendolo a combattere per le femmine," disse il porcospino.

Era finito palchi contro palchi con un maschio più vecchio di lui, che lo sorpassava di almeno venti chili e che gli aveva spezzato il collo.

"E il tasso del miele?" chiese lo scoiattolo.

"Ah, contro di lui hanno spiccato un mandato di cattura." disse il porcospino.

Una bestiaccia era scomparsa e avevano dato la colpa al tasso del miele. Lui stava pensando di rispondere all'accusa a modo suo quando era incappato in due bestiacce che avevano appena scritto sul tronco di un albero: "Godiamo come ricci! Finalmente qualcuno si è occupato di quegli arroganti della Confraternita Dialettica! Ma si meritavano di peggio!"

Il tasso del miele le aveva sgozzate, le aveva appese a due rami a testa in giù a dissanguarsi, aveva cancellato sfregiandolo con gli artigli il messaggio delle bestiacce e sotto aveva scritto: "Non so che fine abbia fatto la bestiaccia scomparsa, ma vorrei averla fatta fuori io. Comunque mi sono rimesso in pari e affanculo Darwin!". 

Poi era scomparso nel nulla.

Lo scoiattolo si rimise gli occhiali. "Sapete cosa significa tutto questo?" chiese.

"Che Lyotard aveva ragione, maledizione!" mormorò il topo. "Quando i grandi racconti collassano, il rischio non è solo la frammentazione, ma anche il ritorno di nuovi totalitarismi travestiti da consenso popolare. Aggiungerei: travestiti da un consenso che magari non c'è."

NB: la morale della favola è che le bestiacce sono gran brutte bestie

giovedì 19 giugno 2025

LA CONFRATERNITA DIALETTICA -1- LA RADURA - FAVOLA CON ANIMALI

Non lontano dai confini del bosco, circondato da querce secolari, un giovane daino brucava pensieroso.

Pensava a quando, tra una settimana, tutti i daini maschi del bosco si sarebbero scontrati per le femmine e rifletteva che gli mancavano almeno 10 chili e che i suoi palchi erano ancora troppo piccoli per dargli una chance in combattimento. "Se devi giocare con le regole di Darwin, gioca quando almeno una possibilità di vincere ce l'hai", pensava. Per questo era un giovane daino isolato. Gli altri giovani daini se ne fregavano, di tutto questo, e qualcuno di loro ci lasciava pure la pelle a combattere con avversari più grossi. Ma a nessun daino la cosa interessava, era l'ordine delle cose. 

Questo pensava il daino brucando, quando sopra di lui passò volando una cornacchia che ripeteva:

"Chi cerca la verità segua il sentiero verso Radura della Confraternita Dialettica."

"Perché no?" disse tra sé e sé il daino. E quindi se andò in cerca della Radura della Confraternita Dialettica. Dopo un lungo cammino tra felci e muschi, giunse a un crocevia dove tre animali sostavano su tronchi diversi, come se aspettassero qualcuno.

Il primo era un  istrice dalle penne striate di bianco e di nero. I suoi occhi brillavano di certezza assoluta.

Il secondo era una faina eretta sulle zampe posteriori. Con quelle anteriori girava tra le zampe una ghianda vuota, scuotendola di tanto in tanto con aria dubbiosa.

Il terzo era un corvo dal piumaggio lucido, che faceva saltellare una monetina dorata tra gli artigli. Il corvo sorrideva con gli occhi in modo enigmatico.

Il daino si fermò e domandò: "Dove posso trovare la Radura della Confraternita Dialettica?"

L'istrice rispose con voce solenne: "Solo chi accetta i principi fondamentali della Confraternita può accedere alla Confraternita."

"Ok," disse il daino "e la prima regola è non parlare della Confraternita. Sono un daino maschio, maledizione, vuoi parlare a me di fight club?" 

La faina ghignò scuotendo la ghianda: "Ma come fai a sapere se esiste davvero, in astratto, la coazione a combattere di un daino maschio?"

"E' scritta nel mio DNA!" esclamò il giovane daino.

"Dove? Come?" disse il corvo. "Come fai a sapere che quel che esperisci sia scritto nel tuo DNA e non un costrutto sociale, un'illusione? Darwin è un gran bastardo, che esista o no"

Al che il giovane daino era molto confuso, ma si diresse comunque verso la Radura.

Arrivato nella Radura della Confraternita Dialettica trovò appollaiati su basso ramo un gufo, un barbagianni e un nibbio.

C'era lì, seduto sul manto erboso, anche un tasso del miele che bofonchiava. 

Il giovane daino si fece avanti e disse "Salve. Per favore, non cominciate con la storia che la prima regola del fight club è che non si parla del fight club. Essendo io quello che sono la trovo ironia di basso livello"

Il tasso del miele sbottò.

"Tu, un daino qualsiasi, parli di fight club davanti a me? Come osi?" disse "Darwin maledetto, spero che sia morto male, sputando sangue" 

Il barbagianni stridette."Silenzio! Sentiamo come risponde il daino."

"Se un ramo si spezza nella foresta e nessun animale lo sente, fa rumore?" domandò il gufo al daino.

"Sì. Anche un pezzo della banchisa antartica che crolla in mare fa rumore, pure se non c'è nessuno a sentirlo". Rispose il daino.

"E' esattamente quel che ho detto io del fottuto ramo che si spezza, però..." commentò il tasso del miele.

"Ma se nessuno lo sente o lo vede come facciamo a sapere che si è spezzato?" chiese il nibbio.

"Non possiamo saperlo. Ma se passo di lì e vedo il ramo spezzato deduco che quando si è spezzato ha fatto rumore" disse il daino.

"Quindi sei sicuro che tutti i rami che si spezzano fanno rumore? E quanto rumore fanno? Nel caso in cui il rumore fosse molto poco potresti da lontano, ascoltando, concludere che si è spezzato un ramo?" Chiese il barbagianni al daino.

"E' la maledetta storia dell'albero nella foresta" commentò il tasso del miele "Stessa dannata cosa." 

Il daino era confuso. Il tasso del miele lo guardò. "Dannazione, sveglia! Stanno parlando dell'impossibilità di una generale verità ontologica!".

"Lui ha capito." disse il gufo. 

"Ma la verità, quindi?" chiese il daino.

"Quando hai fame mangi?" chiese il nibbio.

"Sì." rispose il daino

"Quando hai sete bevi?" 

"Sì."

"E questa mi sembra una verità piuttosto fondamentale." concluse il nibbio. 

Il daino e il tasso del miele se ne andarono insieme. Il daino aveva salutato i tre rapaci, il tasso de miele no.

"Giusto perché tu lo sappia,"disse il tasso del miele "l'ultimo che mi ha contraddetto l'ho sgozzato e l'ho appeso a testa in giù a dissanguarsi" 

"Ah, ok" disse il daino.

NB: La morale della favola è che gli animali a Darwin gli vogliono tanto bene, oppure no.  

martedì 17 giugno 2025

VITA DA EXPAT: SPAGHETTI (E ARINGA)

Da quando ho lasciato l'Italia tra mense aziendali  e canteen ho visto la più spettacolare varietà di pasta scotta che si possa immaginare. Nel senso che la pasta era una scelta popolare, per il lunch, e appariva immancabilmente scotta e immangiabile per i miei standard. La faccenda del lancio dello spaghetto contro il muro al di fuori dei confini italiani NON è una leggenda metropolitana.

Come diceva ai suoi colleghi un mio amico che lavora prevalentemente all'estero, "se lanci lo spaghetto contro il muro e si attcca è pronto, sì, per la pattumiera".

L'ingegnere spagnolo del gruppo della macchinetta del caffé diceva che ero "half gone native": lei si faceva spedire da casa gli ingredienti, io continuo ad adattare gli ingredienti locali al mio stile di cucina. Qualcosa mi porto dietro ogni volta che torno dall'Italia (pane toscano ogni volta che posso), qualcosa compro online ogni tanto. Ma il 90% di quel che mangio è fatto con ingredienti acquistati qua - beninteso tra questi ingredienti ce ne sono di made in Italy: pasta, olio EVO, parmigiano, pecorino romano.

Lo spaghetto tonno e funghi secchi era qualcosa che sul tavolo della mia famiglia appariva regolarmente da quando mi posso ricordare. In un opuscolo sulla cucina locale, riedizione di qualcosa pubblicato all'inizio del XX secolo, veniva chiamato "spaghetti alla carrettiera", nome che oggi viene usato perlopiù riferendosi alla ricetta siciliana. La ricetta è semplicissima: uno spicchio d'aglio, polpa di pomodoro o pelati, porcini secchi e tonno in scatola. Come tutte le ricette semplici è facile sbagliarla: troppo pomodoro l'errore più comune, funghi secchi troppo strizzati dopo l'ammollo l'altro. Non che da queste parti non ci siano marchi locali di tonno in scatola, ma ieri ho sperimentato una variante sostituendo al tonno in scatola l'aringa affumicata.

L'aringa affumicata che trovo al supermercato è kipper (di solito confezioni da due) e ormai metà la tratto come la buonanima di mia nonna faceva con i salacchini, dopo averli dissalati, cioè mettendola a pezzi sottolio con l'aggiunta di aglio a fette (io aggiungo anche peperoncino rosso). L'altra metà la uso in cucina, come in questa ricetta di spaghetti. Ingredienti per due: un kipper (o due filetti di aringa affumicata), spellato e tagliato a pezzi larghi circa un centimetro, uno spicchio d'aglio, olio EVO, 200 g di polpa di pomodoro, 15 g di porcini secchi. Fare imbiondire appena lo spicchio d'aglio nell'olio e aggiungere l'aringa, facendo soffriggere per un paio di minuti. Aggiungere la polpa di pomodoro e appena riprende il bollore abbassare il fuoco, coprire e cuocere per circa mezz'ora. Aggiungere i funghi ammollati, strizzati ma non troppo e cuocere a fuoco medio per 10-15 minuti. Cuocere gli spaghetti al dente, saltarli brevemente nel condimento e servire.





CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...