mercoledì 29 ottobre 2025

CHIMICA: CERCARE LAVORO (ONLINE E ALL'ESTERO), GUIDA PRATICA E RISORSE 2025

 


Quando CS era su social, per una qualche ragione, laureandi e neolaureati mi mandavano messaggi in privato chiedendo "E poi? E ora?". Erano evidentemente domande a cui i loro professori o i loro relatori di tesi non sapevano rispondere. Quindi riedito questo post, già pubblicato più o meno tre anni fa, immaginando che in molti nelle loro stesse condizioni si stiano facendo le stesse domande.

In primo luogo in un mercato dove la domanda (di lavoro) è alta e l'offerta scarsa succede che

1) Chi offre lavoro ha il coltello dalla parte del manico

2) Gli intermediatori (le agenzie di reclutamento) si possono permettere di tutto, tra cui ricavare le loro entrate da chi il lavoro lo cerca quanto dalle aziende che a loro si rivolgono per selezionare candidati.

E' esattamente il caso italiano. Non farò i nomi delle più note agenzie e piattaforme, ma prima vi chiedono soldi per l'iscrizione, poi vendono i vostri dati (e la vostra casella postale si riempirà di spam pubblicitario). Se proprio non potete fare a meno di rivolgervi a loro mi spiace per voi. E' il mercato degli avvoltoi, motivato dall'agganciarvi perché alla fin fine forse guadagnano sui numeri: poche le aziende che assumono, una moltitudine chi cerca lavoro. La cosa degna di nota è che le stesse piattaforme all'estero non si sognerebbero mai di chiedere soldi per l'iscrizione. Contesti diversi, condizioni diverse.

C'è linkedin, ovviamente, e l'account base è gratis. Efficacia: bassina, specie se siete agli inizi. E se vi limitate allo stagno italiano al 90% la musica è sempre la solita, e vi ritroverete a cliccare su posizioni magari accattivanti ma... gestite dall'agenzia che vi chiede i soldi dell'iscrizione. Questa cosa non è lì da 5 o 10 anni. Ha radici più lontane nel tempo. Mi ricordo, negli anni 90, un collega più anziano che si era affidato a degli italici cacciatori di teste, aprendo il portafoglio (e alla fine andò bene). 

Inutile ripeterlo, per questa, come per tante altre cose, tutto il mondo non è paese, manco per niente. Sei anni fa ricevevo una telefonata al giorno o giù di lì da headhunters anglosassoni, e non avevo cacciato un euro, o una sterlina. E si fecero vivi pure quelli svizzeri.

Ma veniamo ai lettori più interessati al tema, che non hanno un CV pesante perché si sono appena laureati, o sono in procinto di farlo, o hanno finito il master o il PhD, o sono in procinto di farlo.  A costo di essere noioso, la panoramica sarà per anglofoni (inglese almeno B2). Mi spiace, ma non parlando tedesco del mercato germanofono posso dire ben poco (tranne che i non germanofoni lì hanno possibilità inferiori agli altri). Per quello che riguarda il mercato francese le cose sono un poco migliori, ma non tanto.

In primo luogo limate bene il vostro CV in inglese: ho avuto un giovane collega britannico che avendo il parente da una vita nelle Human Resources ha avuto una consulenza gratuita  e qualificata. A volte non si riesce a mettere insieme al meglio i CV più pesanti, con quelli leggeri, di chi è agli inizi, il formato e i il modo di esporre i contenuti del CV, ahimé, sono anche più importanti. Se non avete a portata di mano un aiuto qualificato gratuito fate da soli o, per questo specifico scopo, pagate qualcuno (i servizi del genere sono numerosi e disponibili online). La triste verità è che il vostro CV dovrà catturare l'attenzione di un HR officer, che di solito della vostra specializzazione scientifica non capisce molto. Il vostro CV deve parlare a lui, in primo luogo (o di questi tempi, a un'inteligenza artificiale). Perché se lui o l'IA non danno l'ok difficilmente potrà passare ad altri per una seconda valutazione tecnico-scientifica (e vi garantisco che l'uomo delle HR può girare ad altri per la seconda valutazione orrori inconsistenti, che però avevano saputo scrivere bene il proprio CV).

Per il CV ormai esiste l'opzione Intelligenza Artificiale. Del resto come già accennato ble applicazioni o le candidature spontaee molto spesso vengono in primo luogo esaminate da una IA. Purtroppo nessuno vi garantisce che un GPT generalista funzioni come la IA di un sistema di reclutamento. Anzi, di recente su linkedin leggo che diversi reclutatori cercano i segni di IA nei CV e nelle Cover Letter (che sarebbero la lettera in cui dite perché volete davvero quella posizione, quanto sareste entusiasti di averla, che splendida azienda è quella per cui applicate etc etc).

Dopodiché iniziamo a parlare di risorse web.

1) Giornali. Tra tutti, consiglio la bacheca di New Scientist, che sotto questo profilo almeno non è decaduto nei decenni (https://jobs.newscientist.com/en-gb/). Anche Nature ha una bacheca di offerte di lavoro, ma per il mio settore e da questo lato dell'Atlantico è del tutto irrilevante.

2) Pharmiweb (https://www.pharmiweb.com/). Principalmente orientato sulla ricerca clinica e medica, ma c'è anche altro.

3) Totaljobs (https://www.totaljobs.com/). Poco da dire, se guardare verso UK questa dovrebbe essere la vostra prima scelta. Anche perché il servizio ha due lati, quello che interessa voi, che cercate lavoro, e quello per le aziende che offrono. E, ve lo posso dire per esperienza, le Risorse Umane delle aziende lo usano, eccome.

4) Linkedin, ma dovete impostare bene i vostri criteri di ricerca. Se restringete allo stagno italiano potreste finire scoraggiati dal deserto. Guardate fuori, EMEA, Regno Unito.

5)  Cvlibrary (https://www.cv-library.co.uk/), un po' come Totaljobs. Offrono a pagamento un servizio di revisione del CV.

6) Checkmark Recruitment (https://checkmark.nl/en/) copre il mercato olandese. Che ha caratteristiche proprie, ma è un mercato non da poco per candidati con un inglese almeno B2. I reclutatori dutch preferiscono candidati che già risiedono nei Paesi Bassi, per esempio per studio.

7) Su twitter seguite Chemjobber (https://twitter.com/chemjobber). Prevalentemente US oriented, ma non solo.

8) Europharmajobs (di fatto un aggregatore).

9) CPL , focalizzata su Irlanda e UK

10) VRS recruitment (UK) 

11) Barrington James ,  grossa e inefficiente, ma non si sa mai.

Ci sono anche Hays e Indeed ma non ho idea di come funzionino dal lato italiano.

Alcune note a margine: in tempi in cui l'IA è universalmente diffusa (e poco efficiente, parere personale) per lo screening dei curriculum non crediate che ci sia stata una pressione per alzare la qualità media del personale addetto al reclutamento. Una IA vi proporrà posizioni che non hanno niente a che fare con il vostro curriculum e probabilmente il dipendente di una grossa agenzia farà esattamente lo stesso. La cosa più comune, in campo farmaceutico, è l'offerta di posizioni da biotecnologo a un chimico e viceversa.

E questo è un quadro, sicuramente insufficiente e parziale, ma pur sempre qualcosa. Buon lavoro e in boca al lupo. 

domenica 26 ottobre 2025

FARMINDUSTRIA E LA FINANZIARIA

https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=132706

In occasione degli Stati Generali della ricerca medico-scientifica al Senato (ottobre 2025), Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha tenuto un intervento meritevole di un'analisi. Il timing è significativo: siamo in fase di preparazione della finanziaria 2026.

Cattani parla di "guerra" - guerra commerciale, guerra sui farmaci - e accusa l'Unione Europea di aver "sbagliato tutti i dossier legati a ricerca, innovazione e tecnologia". Contrappone USA e Cina, che "rafforzano la proprietà intellettuale", all'Europa che "vuole accorciare". Lamenta che la Spagna abbia superato l'Italia in ricerca clinica e chiede "una strategia sposata dalle più alte istituzioni governative" con "obiettivi, ambizioni e risorse" - risorse che "oggi non vediamo nella misura in cui dovremmo metterle".

Quello di cui Cattani accuratamente non parla è il contesto tariffario. Perché per quanto riguarda i dazi USA, nella nebbia della confusione su verso chi, su cosa, per quanto tempo, una cosa è chiara fin da luglio: i prodotti branded made in EU, cioè quelli innovativi, cioè quelli di cui parla Cattani, siano prodotti finiti o attivi farmaceutici, sono soggetti a dazi del 15% (e gli USA continuano ad essere il principale mercato di sbocco dell'industria europea). Si parla di circa 18 miliardi di euro all'anno di dazi per i prodotti finiti branded, che molto probabilmente saranno perlopiù accollati ai produttori europei. Non ci sono dazi invece sui generici, cioè sul segmento a valore aggiunto più basso. Questi dazi colpiscono quindi la parte a più alto valore aggiunto di un settore con ritorni mediamente bassi, quello dei prodotti finiti, che aveva fatto parlare di record dell'industria farmaceutica italiana.


Si nota che l'impatto è percentualmente identico sugli APIs branded (volumi più piccoli, valore aggiunto più alto)e quindi anche le CDMO europee (Contract Development and Manufacturing Organization) sono colpite, proprio quel soggetto che meno era stato colpito dall'ultima crisi tuttora in corso.

In questo quadro il discorso di Cattani risulta particolarmente e volutamente nebuloso, L'unica cosa che si legge tra le righe è una non troppo velata richiesta di risorse "perché la Spagna ci è passata avanti". 

Un po' di retorica patriottica (che considerando chi governa in Italia è indispensabile per bussare a soldi) senza affrontare i problemi strutturali e gli elefanti nella stanza (i dazi), tirando in mezzo una metrica (i trial clinici) che c'entra poco o niente.

Il vero problema è che i dazi di Trump, "sopportabili" in altre circostanze, arrivano esattamente in contemporanea con l'ennesima crisi di settore in occidente. L'urgenza sarebbe chiedere politiche anti-cicliche, invece da quel che si capisce la finanziaria sarà fatta ancora una volta di tagli. 

mercoledì 22 ottobre 2025

ONCOLOGIA, METODO HAMER: I FALLIMENTI DEL SISTEMA E LE LORO CONSEGUENZE

 

https://www.corriere.it/cronache/25_ottobre_21/genitori-francesco-morto-metodo-hamer-intervista-6acf9873-b7c1-498e-9d74-f0e4e57bfxlk.shtml

Cominciamo dall'inizio. Il cancro non esiste. Esistono molti differenti tipi di tumori, diversi per tessuto di origine e genotipo. Alcuni di questi tumori oggi come oggi sono ben trattabili anche grazie a 25 anni e passa di sviluppo di farmaci antitumorali targeted, cioè che non colpiscono indiscriminatamente tutte le cellule che si riproducono a gran velocità, ma solo le cellule tumorali che sovraesprimono una certa proteina (il bersaglio). Poi ci sono i farmaci cosiddetti immunooncologici, in grado di annullare il meccanismo con cui certe cellule tumorali evadono l'attacco del sistema immunitario, e le terapie cellulari CAR-T che hanno ulteriormente migliorato il quadro. Ma tutti questi farmaci e terapie non funzionano su tutti i tumori.

In questo quadro l'osteosarcoma è una pessima notizia, una delle peggiori. Tumore altamente maligno e raro (0.2% di tutte le patologie tumorali) con un'incidenza di 3 casi per milione all'anno. Raro significa pochi sforzi nella ricerca su nuovi farmaci e sul loro sviluppo, anche perché mettere insieme un trial clinico per patologie così rare è molto complicato, dati i bassi numeri devi mettere su un trial in molte diverse nazioni. Inoltre, se ogni tumore non è monoclonale (costituito da cellule identiche), l'osteosarcoma ha una variabilità che è stata definita selvaggia (wild). Questa estrema eterogeneità, che è stata chiamata anche caos genetico, rende pressoché impossibile sviluppare farmaci mirati: semplicemente non esiste un bersaglio chiaramente identificabile.

Le linee guida per il trattamento dell'osteosarcoma sono basate su farmaci vecchi di mezzo secolo e per niente gentili. Oggi la diagnosi di osteosarcoma non è una sentenza di morte immediata principalmente grazie agli avanzamenti della chirurgia e in particolare di quella ricostruttiva. Si tratta di opzioni che fanno guadagnare anni e richiedono riabilitazione, perché si procede a rimuovere la sezione d'osso interessata, con un margine di sicurezza, e a sostituire la parte rimossa con una protesi. 

Quali sono i risultati per un trattamento combinato (chirurgia+chemio) in caso di osteosarcoma in un osso della gamba? 

Progression Free Survival a 5 anni 64% in caso di tumore localizzato (Smeland S et al., Eur J Cancer, 2019). Progression Free Survival a 5 anni circa 25% in caso di metastasi (stessa fonte). In questi casi chi parla di Overall Survival (OS, sopravvivenza) compie un'operazione poco onesta, perché OS non dice nulla sulla qualità della vita.

Sono numeri scoraggianti, rispetto agli effetti di altre terapie per altri tumori. Quindi in ogni caso in circostanze di questo genere la cosa più importante è il supporto psicologico al paziente e alla famiglia. Supporto che, in prima battuta, in questo caso è stato completamente assente.

In generale, parlando di oncologia, non abbiamo mai avuto tanti strumenti farmacologici quanti ne abbiamo oggi. Ma una cosa è il ritmo di approvazione di nuovi farmaci oncologici, una cosa è il loro uso. Io ho ben presente quale è stata la situazione riguardo al mieloma multiplo.
Due farmaci hanno cambiato notevolmente l'impatto della malattia: bortezomib e lenalidomide, Bortezomib è stato approvato da EMA nel 2003, lenalidomide nel 2007. Ma sono entrati nelle linee guida solo nel 2013. 

Ho presente un caso pre 2013: chemioterapia del tempo, ridotto a un cadavere deambulante, sopravvissuto 3 anni. E ho presente un caso attuale in cui la famiglia ha deciso di rivolgersi a un centro di eccellenza. Il paziente ha ricevuto un primo ciclo di lenalidomide+bortezomib, in più era stato inserito in un trial con anti CD38. Andava in ospedale per la terapia sulle sue gambe e ne usciva sulle sue gambe, conducendo una vita pressoché normale. Dopo di che un mese in ospedale, immunosoppressori, ciclofosfamide e autotrapianto di staminali. Due settimane dopo la fine del trattamento si faceva otto chilometri di passeggiata nel bosco e fa una vita del tutto normale. L'aspettativa progression free è di dieci anni. La prima struttura ospedaliera a cui si era rivolto aveva proposto una terapia diversa e molto più aggressiva, cosa che aveva spinto la famiglia a cercare una seconda opzione nel centro di eccellenza.

Tutto questo per dire che in primo luogo è una questione di corretta comunicazione delle opzioni esistenti e di accesso ai farmaci. Inoltre se qualcuno ha un vivido ricordo di quello che è sucesso a parenti 10 o 15 anni fa occorre spiegare che le cose in molti casi per fortuna sono cambiate. Ma pare che questo spesso non succeda.

La vera tragedia è quando le opzioni sono limitate e di efficacia medio-bassa, come nel caso di cui si parla sul Corriere. E' qui che chi promette fole e miracoli, purtroppo, trova il suo spazio.

Coloro che parlano sono imputati in processo in Corte d'Assise, quindi sicuramente le loro dichiarazioni sono guidate dai loro avvocati, ma ritengo molto significativa e molto sofferta questa:

"Stare alla larga da Hamer" è comunque da incidere sulla pietra. E il supporto psicologico e l'informazione al paziente con certe diagnosi (e alla sua famiglia) dovrebbe essere il primo pensiero di un medicina degna di questo nome.

domenica 19 ottobre 2025

IL TERZO LADRO: DALLA CATTURA DELLA SCIENZA ALLO SVUOTAMENTO DELLA DEMOCRAZIA

Catturare la scienza: mascherare da "fondate sulla scienza" istanze politiche, con titolati di discipline tecniche e scientifiche che supportano il processo. E' quella Scienza "terzo ladro" nella visione di Isabelle Stengers.
Si tratta forse dello strumento più sfacciato attraverso cui il potere politico contemporaneo sottrae le proprie decisioni al vaglio della legittimità democratica. Non si tratta di un processo casuale o spontaneo, ma di una strategia deliberata che trasforma la conoscenza scientifica da strumento di comprensione del mondo in simulacro e arma di legittimazione politica.
 
Il meccanismo funziona attraverso una selezione strategica: si identificano gli studi, gli esperti e le ricerche che supportano l'agenda politica desiderata, trasformando risultati spesso incerti e dibattuti in "verità scientifiche" indiscutibili. Questa operazione non richiede necessariamente la falsificazione dei dati, ma piuttosto una loro presentazione selettiva e una amplificazione mediatica mirata.
 
L'esempio più recente di questo processo lo troviamo nelle politiche europee degli ultimissimi anni. Il Green Deal è stato presentato come una necessità scientifica incontestabile, con l'urgenza climatica utilizzata per giustificare trasformazioni economiche e sociali radicali. Tuttavia, quando le priorità politiche sono cambiate con l'evolversi del contesto geopolitico, la stessa urgenza scientifica è diventata improvvisamente negoziabile.

Il passaggio dal Green Deal europeo al programma ReArm Europe (o come è stato ribattezzato) illustra perfettamente la natura strumentale della "cattura scientifica". Fino al 2022, il cambiamento climatico era presentato come l'emergenza assoluta, che richiedeva sacrifici economici immediati e trasformazioni sistemiche. La climatologia era invocata per giustificare ogni misura, dalla tassazione del carbonio alle restrizioni sulla mobilità.
 
Con l'escalation del conflitto ucraino, le priorità sono cambiate. Improvvisamente, un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo europeo è diventato prioritario, nonostante l'evidente incompatibilità tra obiettivi di decarbonizzazione e massiccia espansione dell'industria bellica. La produzione di armamenti è notoriamente una delle attività più inquinanti e carbon-intensive, ma questa contraddizione è stata semplicemente rimossa dal discorso pubblico.
 
La scienza-segno (il simulacro mediatico) non ha protestato per questa inversione di rotta. In alcuni casi l'endorsement della scienza-segno al piano di riarmo europeo è stato clamoroso, come nel caso di Elena Cattaneo , che ha prestato esplicitamente la propria autorità scientifica per legittimare questa transizione.
 
La cattura della scienza si inserisce in un processo più ampio di tecnicizzazione della politica, che ha sottratto al controllo democratico alcuni ambiti fondamentali della vita collettiva: economia, istruzione, sanità. Il risultato è che i cittadini possono ancora votare, ma le loro scelte sono limitate a variazioni marginali di politiche già predeterminate da organismi tecnici non eletti. Qualsiasi proposta di politica economica alternativa viene immediatamente liquidata non attraverso il confronto democratico, ma mediante l'appello all'autorità tecnica: "non si può fare, lo dicono i parametri europei".
 
In Italia il governo Monti rappresentò un momento cruciale nella normalizzazione di questa logica. Presentato come una ineludibile necessità tecnica per "salvare" l'Italia, ha di fatto sospeso la democrazia per implementare politiche economiche che nessuna maggioranza elettorale avrebbe mai approvato. Politiche economiche che hanno provocato una contrazione dolorosissima dell'industria italiana, fosse ad alto o basso contenuto inoovativo.
 
L'aspetto più significativo non è stata tanto l'esistenza di questo governo tecnico, quanto la sua accettazione come modello normale e auspicabile. La famosa dichiarazione di Monti secondo cui "l'espressione campagna elettorale mi fa un po' ribrezzo" rivela una mentalità per cui il confronto democratico è visto come un fastidioso ostacolo alla gestione self styled razionale del potere.
E non è forse un caso che proprio durante il governo Monti i risultati di un referendum, quello sull'acqua pubblica del 2011, furono completamente disattesi. 27 milioni di italiani (95% dei votanti) votarono per l'acqua pubblica, senza effetto:  la forma ultima della democrazia dal basso, il referendum, veniva svuotata di di ogni efficacia.
 
Furono i precedenti che  normalizzarono l'idea che esistano questioni "troppo importanti" per essere affidate al voto popolare. Da allora, ogni volta che serve implementare politiche impopolari, si evoca lo "spirito del governo tecnico" o si minacciano le reazioni dei "mercati". 
La strategia di svuotamento democratico si completa con il trasferimento di sovranità a strutture sovranazionali non elettive. Organismi come la BCE, la Commissione Europea, il FMI, OMS non rispondono a nessun elettorato, ma sono istituzioni politiche che prendono decisioni che finiscono col determinare la vita di centinaia di milioni di persone. Le necessità di coordinamento internazionale sono state progressivamente sostituite dalle istanze di politica interna e internazionale. E forse il caso più eclatante a supporto di questa idea è che l'assemblea internazionale puramente politica, quella dell'ONU, rimane pluralistica (per quanto disfunzionale), a differenza delle altre sigle. Il tentativo ultimo di giustificare in quella assemblea una scelta politica con la "scienza" fu una fialetta si supposto antrace mostrata da Colin Powell, che non ebbe mai il ruolo di ragione inconfutabile (un falso eclatante che non resse). Quindi l'ONU sarà anche "bloccata" ma rimane un'assemblea libera da certi mecanismi. Questo lo abbiamo visto di recente e lo abbiamo visto con un'aggressione a Francesca Albanese che per mezzi impiegati non ha precedenti storici.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/12/istituzioni-internazionali-crisi-riforma-oggi/8144027/


Ecco, la posta in gioco nella transizione terribile dal mondo unipolare a quello multipolare riguarda oggi più che mai l’urgenza di rilanciare il diritto internazionale e nuove forme di governance centrate sulla cooperazione. Il sistema che governa il mondo – nel suo mix letale di accumulazione capitalistica, rincorsa tecnologica ed espansione dell’investimento sulle armi in chiave offensiva – invero lo sta destrutturando e consegnando a una stagione di guerre finalizzate a sostenere economie ormai allo sbando.
 
La mia posizione è più radicale. Nuove forme di governance fondate sulla democrazia per l'occidente sono impossibili se non si ridemocratizzano le democrazie-zombie occidentali come quella italiana. restituendo alla politica dal basso l'ultima parola sulle decisioni "tecnocratiche" che hanno malamente plasmato tante società negli ultimi 30 anni. E' una prospettiva utopica? Forse. Ma quando certe narrazioni perdono ogni credibilità può capitare che in tutta Europa manifestazioni oceaniche abbiano un qualche effetto (vedasi quelle a favore della Sumud Flottila). Quindi l'opzione è sul tavolo.
 

mercoledì 15 ottobre 2025

NUOVI ANTIBIOTICI DALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

 https://www.nature.com/articles/d41586-025-03201-6

Ne funzionerà qualcuno, si chiede il titolista di Nature? E il chiederselo è un segno dei tempi. Tempi in cui mettere "Intelligenza Artificiale" nella domanda per un grant continua a funzionare mentre si parla sempre più di bolla dell'IA destinata a scoppiare. Lo stesso Sam Altman ha dichiarato:

Altman ha ammesso che la strada da percorrere richiederebbe "migliaia di miliardi di dollari" solo per i data center e ha accennato alla possibilità di creare nuovi strumenti finanziari per finanziare la potenza di calcolo.

Pur riconoscendo la frenesia (sull'IA, NdCS), Altman ha insistito sul fatto che le bolle speculative non cancellano il valore dell'innovazione sottostante. "Qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro, ma le bolle non cancellano il valore."

Torniamo all'articolo di Nature. Si tratta di Machine Learning (ML) applicato alla progettazione di farmaci, in particolare al design di peptidi (sequenze di amminoacidi) con attività antibatterica.

Ma Jim Collins del MIT ha notato che alcuni antibiotici progettati dall'IA sono chimicamente instabili e impossibili da sintetizzare. Altri richiedono troppi passaggi per la sintesi e risulterebbero troppo costosi e lunghi da produrre su scala commerciale.

E qui vengono fuori due classici problemi da "mondo reale". Il primo riguarda in genere lo sviluppo di nuovi antibiotici: rispetto a sei anni fa le cose non sono cambiate: se una biotech ha successo nello sviluppo di un antibiotico e FDA lo approva rischia comunque di fallire (è successo ad Achaogen, Melinta Therapeutics, Tetraphase Pharmaceuticals, Aradigm). Perché un nuovo antibiotico non venderà per più di alcune decine di milioni l'anno, quando va bene. Mettiamo che tu abbia speso 200 milioni, per i trial: se vendi per 40 milioni all'anno magari ce la fai, ma se le vendite sono inferiori...

Quanto a Intelligenza Artificiale e sviluppo di farmaci con tempi più veloci e maggiori possibilità di successo, la parabola dell'hype è ben descritta da quella di BenevolentAI, fondata nel 2013 con l'idea di fare addestrare l'IA da chimici medicinali. Tra il 2013 e il 2019, raccoglie finanziamenti per centinaia di milioni di euro da investitori come Oxford Sciences Innovation e persino dal governo britannico (consulenza su strategie IA). Forma partnership chiave, come quella con AstraZeneca (2018), per identificare target per malattie croniche. La piattaforma "Benevolent Platform" diventa il motore: integra machine learning e dati scientifici per prevedere interazioni molecolari in giorni, invece che anni (o meglio questo è quel che continuavano a dire). Fatto sta che di nuovi farmaci approvati BenevolentAI non ne ha tirato fuori nemmeno uno. Nel 2023 il titolo perde il 99% del suo valore e alla fine, ad aprile 2025, ritira la quotazione in borsa: delisting da Euronext. Continua ad esistere, per ora, come la zia di molte altre biotech, quotate in borsa o no, specializzate in IA nel senso che la usano come l'ultima versione del Computer Aided Drug Design (che avrebbe dovuto rivoluzionare tutto nei primi anni '80, quando nacque, ma non lo fece). Biotech che sgomiteranno accanto a quelle delle terapie cellulari, dei biologici e dei coniugati farmaco-anticorpo (ADC), dei mRNA, per agganciare il finanziatore nei prossimi eventi, tipo il BIO-Europe 2025.

Alcune considerazioni per quanti, al di fuori dell'ambiente. potrebbero dire: ma AlphaFold? E Insilico Medicine e Recursion Pharmaceuticals che grazie all' IA sono arrivate ai trial clinici in tempi record?

Cominciamo con Alpha Fold: predirre (con errore) la struttura di una proteina dalla sequenza di aminoacidi è stata una cosa folle, nel senso che nessuno ci sarebbe mai riuscito prima. Ma dal punto di vista della drug discovery è di utilità limitata a causa delle modifiche post-traslazionali. Le nostre proteine sono glicosidate, fosforilate, acetilate o ubiquitinate. I chimici medicinali non lavorano con proteine "nude", appena sintetizzate da RNA. 

Secondo: portare qualcosa in fase II a tempi record è pubblicità aziendale (in oncologia succede spesso). Il problema non arrivare presto in fase II, è uscire bene dalla fase III.

Al di là dell'hype residuale quel che realmente c'è è una nuova generazione di utili attrezzi. Ma devono essere usati da chi sa riconoscere quando un composto è sintetizzabile, quando un LogP calcolato è attendibile, che è quello che diverse biotech stanno tentando. Altrimenti continueremo a vedere BenevolentAI che raccoglie centinaia di milioni per poi non avere un farmaco approvato in 12 anni.


PS: Qua sopra si è parlato a lungo di antibiotici... 



domenica 12 ottobre 2025

IL NOBEL PER LA CHIMICA 2025

Far spiegare il Nobel per la chimica 2025 a un fisico? Perché no... In fondo è un Nobel alla tecnologia. I MOF non hanno, in senso stretto, portato niente di concettualmente nuovo, ma quello che è rilevante è l'aspetto applicativo (unico appunto al video, la faccenda della chimica "bidimensionale" è una semplificazione eccessiva, ma in questo contesto è comprendibile).

giovedì 9 ottobre 2025

I NIPOTI DI CHI VOLLE LE LEGGI RAZZIALI TIFANO SIONISMO

https://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/indignazione-a-follonica-svastica-di-9022be5d

A frugare nelle cronache locali italiane questo si trova. Ed è degno di nota che il cronista, riguardo al circolo di Rifondazione, abbia notato la svastica ma non la Stella di David. Curioso, visto che quella stella, quanto a scritte sui muri, me la ricordo con accanto un "Juden Raus". Eppure le cose sembrano cambiate, inserendo nel quadro certe polemiche agostane. Il corteggiamento politico appare del tutto bene accetto, anzi, ricambiato.

https://www.milanotoday.it/politica/polemica-meghnagi-sparano-ebrei.html

E qua la perplessità va fuori scala. Come è possibile che la comunità ebraica appoggi i nipoti di quelli che vollero le Leggi Razziali, visto che fanno tutto meno che criticare i loro nonni (l'impossibilità di dichiararsi antifascisti)?

Si potrebbe dire che il caso italiano sia marginale, anche se certi episodi di violenza politica suggeriscono che vada preso sul serio. Ma la faccenda non è limitata all'Italia:

https://jacobinitalia.it/allestrema-destra-piace-il-governo-di-israele/

All’estrema destra piace il governo di Israele


Alcuni partiti europei hanno lunghi e vergognosi trascorsi antisemiti. Tuttavia, cercano di rifarsi un'immagine e ottenere risultati elettorali attraverso il sostegno enfatico al sionismo

L’anno scorso, Yair Netanyahu, figlio dell’ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è diventato letteralmente il ragazzo-immagine del partito di destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD). Il figlio maggiore di Netanyahu aveva suscitato polemiche quando aveva chiesto la fine della «cattiva» Unione europea, che, a suo giudizio, era nemica di Israele e di «tutti i paesi cristiani europei». L’AfD sfugge al giudizio di Netanyahu ma è regolarmente accusata di antisemitismo ed è stata definita «una vergogna per la Germania» dal presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder (l’ex co-leader dell’AfD Alexander Gauland definì tristemente l’era nazista una «macchiolina di merda di uccello» nella storia tedesca).

Il sostegno dell’estrema destra a Israele non è un’esclusiva tedesca, si sta sviluppando in tutta Europa. Accanto ad Alice Weidel dell’AfD, leader di estrema destra come Geert Wilders nei Paesi Bassi, Marine Le Pen in Francia, Nigel Farage nel Regno Unito e Viktor Orbán in Ungheria sono apertamente schierati con Israele. Il sostegno esplicito ed entusiasta al sionismo è diventato un principio ideologico per la maggior parte di questi partiti, scenario impensabile dalla prospettiva di cinquanta o addirittura trent’anni fa. E mentre la vecchia estrema destra del secondo dopoguerra continua a invocare l’annientamento degli ebrei, la sua moderna reincarnazione si avvicina ai Netanyahu. Come siamo arrivati a questo punto?

Mi verrebbe da notare che un certo utilitarismo sionista sia altro dalle logiche comuni. Resta il fatto che qualcuno, ai propri fini, sta ribaltando la storia, svuotando ogni segno del suo significato per ricontestualizzarlo secondo i propri scopi. Un processo possibile solo nell'amnesia storica generale.

La perdita della memoria storica: è questo che permette a gente che oggi porta e dipinge la svastica di portare e dipingere anche la stella di David. Mentre la stella di David era quella cucita da chi portava la svastica sui vestiti di chi veniva discriminato prima e ucciso nei campi di concentramento poi.

 

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...