domenica 30 marzo 2025

I VALORI DELL'OCCIDENTE (EUROPEO)?

Sono cresciuto in un contesto in cui "i valori dell'occidente" erano perlopiù "i valori dell'occidente cristiano" ed erano una rivendicazione politica della destra estrema, fascista e postfascista. 

Sempre più vero che se vivi abbastanza ne vedi di tutti i colori. Ripensavo a Vecchioni e al suo discorso rivolto a quella piazza voluta da Michela Serra.



Lasciamo perdere il disgusto etc, faccende che riguardano le reazioni a caldo. Guardiamo piuttosto ai significati profondi.

Chi al tempo rivendicò i valori dell'occidente, per ragion ideologica, metteva in disparte i valori dell'occidente greco, per esempio - anche se in realtà parlare di occidente greco è un controsenso, perché l'area della lingua greca è stata più mediterranea che europea, essendosi estesa ai suoi tempi prevalentenemente in Asia (Anatolia, Medio Oriente) e nord Africa (Egitto).  E anche l'occidente latino veniva lasciato cadere in disparte con i suoi impresentabili Plauto, Catullo, Apuleio e Giovenale.

Nello stesso modo Vecchioni fa finta di scordare fin troppe cose (l'algebra e la filosofia arabe, la matematica indiana, la letteratura cinese), compresi gli americanissimi Melville, Hawthorne, Poe, Hemingway e tanti, tanti altri. Poi se vogliamo guardare al "nemico", la grande letteratura e la grande musica russe sono patrimonio della cultura universale, da Pushkin a Shostakovich e Prokofiev-  considerata l'insistente presenza di Prokofiev nei nostri media fino all'altro ieri la cosa è particolarmente grottesca.

Il vecchio cantautore ha volutamente scordato molte cose, compreso il fatto che il vero prototipo delle democrazie moderne non fu Atene, ma furono hgli Stati Uniti d'America alla loro nascita. Con questo non voglio sminuire la Rivoluzione Francese, ma fatto sta che, mentre il congresso di Vienna ridisegnava l'aspetto monarchico del vecchio continente dopo gli anni napoleonici, dall'altra parte dell'oceano c'era una repubblica federale il cui presidente era James Madison, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, uno che aveva partecipato alla stesura della loro Costituzione. E pure la prima Carta dei Diritti dell'uomo fu a stelle (poche) e strisce.

Volendo mettere i puntini sulle i, poi, almeno in Italia, senza il contributo di un Partito Comunista Italiano le conquiste sociali degli anni '70, dallo Statuto dei Lavoratori al Sistema Sanitario Nazionale, ce le saremmo sognate. E il PCI, come gli altri partiti comunisti, aveva le sue radici nella Rivoluzione d'Ottobre, una rivoluzione russa. Senza PCI certi tintinii di sciabole recentemente descritti come marginali avrebbero forse avuto la meglio. Il PCI non era privo di difetti anche gravi, ma confrontato al suo attuale discendente, il PD, appare come l'esempio di un fulgido passato ormai dimenticato. Non riesco a scordarmi le parole di Occhetto sulla nascita del PD: il peggio del PCI e del socialismo più il peggio del cattolicesimo. Ai tempi fu buttato il bambino e tenuta l'acqua sporca, e i risultati negli anni sono stati sempre più visibili: il divorzio dalle classi lavoratrici e produttive, le cui istanze e le cui proteste vennero progressivamente omologate ai populismi, fino al capolavoro dei capolavori: il consegnare a un partito come la Lega il voto dei distretti industriali morti o moribondi e quello dei quartieri popolari (una cosa durata poco, perché i più possono essere ignoranti, ma non completamente scemi). Una sedicente sinistra che anche quando dice il contrario si è saldamente schierata dalla parte di chi la lotta di classe l'ha vinta (il capitale). Se non credete a me credete a uno che di capitale qualcosa ne capisce, Warren Buffett.

Niente di più proficuo per la sinistra parlamentare che il trasformasii in un insieme di gruppi di potere irrimediabilmente autoreferenziali, inteprete vocale della cultura delle idiozie progressive, la cui progenitura europea fu di Zapatero: i diritti a costo zero. E a nessuno passò per la testa che se non costa (cio se non paga lo Stato e se non paga il capitale), beh, allora non ha un valore serio, è una mancia in moneta falsa, non il proverbiale free lunch ma un cibo gratuito che non sfama o nutre (un pezzo di questi eventi lo ho visto da vicino, dentro i cosiddetti "corpi intermedi").

I frutti delle lotte di 50 anni fa furono neutralizzati nei progressivissimi anni '90, quelli in cui Tony Blair divenne un modello per troppi. I frutti di quelle lotte furono annullati anche anche grazie a quella particolare Europa a cui si inneggiava in quella piazza romana . E oggi la democrazia in generale, specialmente in Europa, non è messa bene. In Europa da anni c'è tanfo di ancien régime.

Quindi perché questa narrativa con i suoi oculati vuoti di memoria? Perché c'è un'agenda politica da sostenere e per sostenerla va benissimo che le rivendicazioni suonino ormai come quei "valori dell'Occidente" di cui parlavo all'inizio, con sfumature appena più attuali, dalla "scienza per il riarmo" a Scurati che piange l'assenza di "guerrieri" in Europa.

https://www.repubblica.it/cultura/2025/03/04/news/guerrieri_europa_scurati_guerra-424041770/

(Curioso che la redazione per l'articolo abbia preso un'immagine dei tempi della Guerra dei Trent'Anni, un periodo di paurose mattanze come pochi - mattanze molto, molto europee). 

Tutto questo bellicismo verbale è un'isterica cortina fumogena che prova a nascondere una banale evidenza: l'Europa, oggi, non è al centro di niente. Il punto di vista geopolitico è spietato:

Al di là delle sue declinazioni italiane tutti questi discorsi di "riarmo difensivo" fatti in un momento in cui la classe dirigente europea ha perso tutte le sue scommesse politiche e la base su cui i suoi piedi poggiavano (il potere USA) fanno venire in mente un Chomsky che in un modo o nell'altro rimandava ad Orwell:

If you want to control a people, create an imaginary enemy that appears more dangerous than you, then present yourself as their savior

venerdì 28 marzo 2025

TROPPO TARDI

 

I numeri reali sono chiamati così perché sembrano fornire la grandezza necessaria per la misura di distanza, angolo, tempo, energia, temperatura o di innumerevoli altre quantità geometriche e fisiche, Comunque la correlazione tra l' astratta realtà dei numeri detti reali e le grandezze fisiche non è nitida come può sembrare. i numeri reali sono un'astrazione matematica e non una qualsiasi quantità fisica oggettiva. Il sistema dei numeri reali per esempio ha questa proprietà: tra due di loro, indipendentemente da quanto siano vicini, ce n'è un terzo. Non è chiaro se distanza fisica o tempo abbiano questa proprietà. Se continuiamo a dividere una distanza fisica raggiungeremo scale così piccole che lo stesso concetto di distanza come lo concepiamo perde di significato.

Anni fa postai questo, senza dire che era una citazione e da dove era presa. Ovviamente non mancò chi, fisico con cattedra e incarichi vari, commentò che non capivo nulla della cosa. Commento che realizzò qualche reazione positiva. Si trattava dell'inizio del capitolo "La realtà dei numeri reali" in "La mente nuova dell'imperatore" di Penrose. Magari Penrose non è perfettamente al di sopra di qualsiasi critica su certune delle sue posizioni, ma ritengo che nella sua non tarda età (quendo scrisse quel libro) avesse un'idea piuttosto chiara su cosa siano i numeri reali. E quando dichiarai la fonte del testo ci fu un convulso arrampicamento sugli specchi.

Nella mia esperienza questa piccola, insignificante vicenda ha un suo valore intrinseco. E' un buon emblema dell'odierna attualità: non si può tornare indietro su una narrazione mediatica o politica dicendo "ci siamo resi conto che quanto detto/deliberato non era un'opzione praticabile". No, perlopiù si rilevano due distinte linee di narrazione e azione: 

1) Non abbiamo mai detto questo (Presidenza del Consiglio italiana, che a sentirla non si è mai detta con una parte in guerra fino alla vittoria)

2) Anche se non regge comunque rilanciamo: Rearm Europe o come è stato ribattezzato, truppe europee di interposizione (commissione UE senza dietro tutta l'UE più Francia e la un tempo perfida Albione del Brexit - tutto scordato, tutto perdonato)

In tempi remoti uno dei valori della cultura europea era la coerenza. A quanto pare ce ne siamo sbarazzati, con grande sollievo.

lunedì 24 marzo 2025

IL FALLIMENTO DEL SOCIAL GENETICO ARRIVA, MA ANCHE TROPPO TARDI


23andMe era una società statunitense quotata al NASDAQ che si occupava di genomica e biotecnologia. Forniva test genetici e servizi collegati, tra cui una piattaforma social che permetteva di mette in contatto utenti con patrimonio genetico in comune. Se l'idea di un social network genetico che detiene il vostro genoma vi sembra demenziale, beh, forse è perché lo era. Non solo demenziale ma pure  non proprio sicura.

https://www.djournal.com/news/national/23andme-customers-warned-to-delete-data-on-bankrupt-companys-website/article_bd8cf6b3-9b9f-5f18-97dc-d0536e78066a.html
 

Ovviamente la piattaforma dell'azienda garantiva sicurezza e privacy a prova di bomba, ma quando la bomba è scoppiata il castello di carte è crollato: nel 2024 23andMe ha perso una causa contro i clienti che ha mancato di tutelare. 30 milioni di dollari per patteggiare, essendo stata provata in sede giudiziale la sua incapacità di proteggere i dati di 6.9 milioni di utenti durante un attacco hacker. L'azienda non ha retto l'urto della sentenza e del relativo esborso. 

Occorre dire che 23andMe ha avuto una storia burrascosa con FDA, da quando una decina di anni fa cominciò a vendere servizi di diagnostica genetica che avrebbero detto all'utente se era predisposto all'insorgenza di patologie. FDA aveva bloccato tutto, perché di fatto l'azienda stava vendendo un servizio diagnostico senza trial che ne dimostrassero la solidità, senza alcuna certificazione dei suoi laboratori di analisi etc etc.

E occorre dire anche che, preda della classica idiozia di Silicon Valley, l'azienda aveva anche bruciato molte risorse in un'attività di drug discovery che ha prodotto 0. Viene fuori regolarmente a Silicon Valley qualcuno che, non avendo la minima idea di quello che dice, sostiene di poter fare meglio e più velocemente di quanti lavorano nella ricerca e sviluppo farmaceutica, e altrettanto regolarmente il genio di turno fallisce. La CEO di 23andMe, Anne Wojcicki, nel suo delirio di onnipotenza aveva dichiarato che l'azienda aveva non uno, non due, ma 50 candidati farmaci nella pipeline (cioè in fase di sviluppo più o meno avanzato). Solo chi non sapeva nulla dell'argomento poteva crederle e gli credette, tra cui alcuni investitori (79 milioni, sborsarono). Oggi quegli investitori devono essere contenti matti, davvero. 

Ma questo esito era nell'aria da più di 10 anni: già nel 2013 Matthew Herper su Forbes si chiedeva: "23andStupid: 23andMe si vuole suicidare?". E ora un giudice californiano avvisa gli utenti di 23andMe: meglio che cancellino tutti i loro dati, perché in seguito al fallimento non si può dire in che mani potrebbero finire (legalmente).

Citando un vecchio amico: "Benissimo. Devono fallire miseramente e tutti quelli che li hanno supportati devono pagar dazio".

 


 

domenica 23 marzo 2025

I SETTE SAGGI, LA DEMOCRAZIA, L'EUROPA

I Sette Saggi: avete presente γνῶθι σαυτόν? (Conosci te stesso)

La serietà e l’importanza dell’enigma in questa età arcaica potrebbero ricevere un’ampia
documentazione; in un’epoca appena più recente, nel settimo e nel sesto secolo a.C., si estende la
formulazione contraddittoria dell’enigma, e la cosa coincide con il completo umanizzarsi di questa sfera.
Così si trovano formulazioni di enigmi sin dai poemi omerici e da Esiodo, e poi nell’epoca dei Sette
Sapienti - dove la fama di Cleobulo e soprattutto di sua figlia Cleobuline deriva appunto da raccolte di
enigmi - e nella poesia lirica, da Teognide a Simonide.
Più tardi, nel quinto e nel quarto secolo, tutto ciò va gradualmente attenuandosi. Dopo Eraclito, nel
cui pensiero l’enigma è qualcosa di centrale, i sapienti si rivolgono a ciò che consegue dall’enigma
piuttosto che all’enigma stesso

(Giorgio Colli, La Nascita della Filosofia)

Tra i Sette Saggi ci fu Bias di Priene che di fatto fu un avvocato. A lui è attribuito il detto:

οἱ πλεῖστοι ἄνθρωποι κακοί

"la maggioranza degli uomini è cattiva", detto che finì anche scolpito nella pietra. I detti dei Sette Saggi furono un patrimonio di tutta la Grecia. E il detto di Bias di Priene ha avuto una tale profonda influenza che anche gli scritti del cristianesimo degli inizi ne portano traccia. 

Questi elementi profondi e persistenti nella cultura greca non impedirono lo sviluppo di forme di democrazia - Atene ma non solo, visto che il governo di Sparta, noto come oligarchia, aveva forti elementi democratici - consiglio vivamente di leggere questa voce scritta da Luciano Canfora per il Dizionario di Storia (2010) di Treccani. Ma, visto che è attualità recente, merita ricordare un brano chiave del Discorso di Pericle agli Ateniesi, come riportato da Tucidide (che, intendiamoci, non fu una voce super partes):

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

(un incipit evidentemente sfuggito al presidente del consiglio di una sedicente repubblica mediterranea)

Se la maggioranza degli uomini sono cattivi (ignoranti, nell'odierna accezione di chi crede di sapere pur non conoscendo), la democrazia è un controsenso: meglio l'epistocrazia, il governo di chi sa (o di chi crede di sapere, o di chi si crede che sappia). Ma la demochrazia, quella orginaria, non quella predicata come alibi dalla propaganda, è una scelta di campo precisa. I suoi oppositori moderni, i critici del suffragio universale, volenti o nolenti si accodano alla visione antidemocratica, fascistissima, di Pino Rauti. Non solo: è impossibile non notare che l'EU qualche serio problema con la democrazia ce l'ha:

Non mi sembra che tutti i giorni la Commissione Europea debba andare in parlamento con il rischio di cadere e se ne deve fare una nuova...

Ed è assai difficile non notare come dall'Unione queste pratiche non democratiche siano filtrate nelle nazioni che ne fanno parte. Negli ultimi mesi siamo arrivati al parossismo in questo senso, con la vicenda delle elezioni rumene e gli aumenti delle spese per la difesa che, a livello nazionale, vanno avanti evitando i passaggi parlamentari. La Commissione ha annusato il problema e ha deciso di trattarlo come una questione di immagine.

https://it.euronews.com/my-europe/2025/03/21/bruxelles-ribattezza-rearm-europe-dopo-le-critiche-di-italia-e-spagna

Per questo e mille altri motivi oggi la democrazia è una scelta di campo, nonché il grande problema dei nostri tempi.

La crisi dell’ordine neoliberale ha portato alla luce un’altra struttura necessaria della politica moderna, un’altra opacità non compatibile in linea di principio con la democrazia, con cui pure questa deve convivere... l’accesso a ciò che è fuori della norma può anche essere addomesticato, civilizzato, inserito nell’ordine esistente come interna variante; può paradossalmente divenire fattispecie, caso straordinario ma non imprevisto né distruttivo quanto piuttosto trasformativo. Può prendere l’aspetto, meno drammatico, dell’emergenza. Che dall’eccezione differisce perché nell’emergenza emerge qualcosa – una struttura essenziale – mentre nell’eccezione sprofonda tutto l’ordine. Ovvero, il segreto dell’emergenza è il primato dell’ordine sul soggetto, l’esigenza dell’ordine di perpetuarsi, come il segreto dell’eccezione è la nullità originaria...l’emergenza appartiene invece al repertorio della Ragion di Stato di Antico regime, e di lí transita fino ai giorni nostri con mirabile continuità.

(Carlo Galli. Democrazia, ultimo atto?
)

Da quasi dieci anni si passa quasi senza soluzione di continuità da un'emergenza all'altra. Un'emergenza dopo l'altra l'Ancien Regime avanza di un pezzo, in questo secolo ancora giovane. Il paragone di Barbero con la corte imperiale di Vienna all'inizio dell'800 da questo punto di vista è molto calzante.

Democrazia come scelta di campo, la discriminante tra chi ritiene che la volontà della maggioranza debba comunque esere considerata e chi pensa altrimenti. E da sempre chi non ritiene che la volontà di qualcuno non debba essere considerata ha una innata tendenza a schiacciarla, reprimerla, renderla penalmente perseguibile e tutto il resto. 

giovedì 20 marzo 2025

L'INDUSTRIA DEI FINE CHEMICALS ( E DEGLI API), LA GLOBALIZZAZIONE, IL RESHORING

 

Segnalato da un giovane collega, questo articolo su Organic Process Research and Development merita l'attenzione degli accademici e dei neolaureati o neodottorati perché mette nero su bianco una significativa manciata di numeri sufficiente a spiegare quello che è successo nel settore nell'ultimo quarto di secolo. C'è qualche possibile confusione, nell'articolo, perché si parla pressoché indifferentemente di fine chemicals, che al limite possono essere prodotti secondo un sistema di qualità ISO (ma non è strettamente necessario) e API, Active Pharmaceuticals Ingredients, che sabbero i principi attivi nei farmaci. Questi ultimi richiedono GMP: Good Manufacturing Practice, le norme di buona fabbricazione che garantiscono qualità e sicurezza del principio attivo farmaceutico. Il GMP non ha semplicemente a che vedere con l'analisi del prodotto, ma con tutti gli aspetti del processo produttivo, del suo controllo e del modo in cui la qualità del prodotto viene controllata.

Si tratta di temi che su questo blog sono stati trattati spesso e l'articolo ne riassume una buona quantità. Per esempio qual'è stato il motore dello spostamento verso l'Asia continentale delle produzioni chimico-farmaceutiche?

Il costo unitario per un reattore completamente installato in un impianto multiprodotto nel 2010 era di 1 milione di dollari per metro cubo per un reattore installato presso un'azienda di prodotti chimici fini con sede in Europa, Nord America o Giappone, mentre in uno stabilimento situato in Cina o in India era di 0,1 milioni di dollari per metro cubo.

Questa comparazione regge benissimo per i fine chemicals, ma quel che ha reso possibile il fenomeno è stata di fatto una finzione, lo stabilire con un colpo di penna su una direttiva europea che 1 metro cubo di reattore GMP in occidente equivalesse sempre e comunque a un metro cubo di reattore "GMP" in Asia. Finzione , di nuovo perché si stabilì che in mancanza di certificazione e ispezione di EMA venivano accettata quelle delle autorità del paese di produzione, che si autocertificava equivalente a EMA. Poi negli ultimi anni la faccenda si è complicata all'estremo, dall'Asia vengono anche i formulati (le compresse, per intenderci) ed è diventato molto difficile capire cosa è cosa e da dove viene, nello specifico. Ma sui numeri macro la faccenda è ed  stata più che evidente e l'articolo ne parla. 

Il motore di tutto questo processo, partito non in Asia ma in occidente? Il taglio della spesa farmaceutica, nient'altro. Ricordo che in Italia abbiamo avuto direttori medici che tessevano le lodi della fiala di cisplatino, per dire, e solo perché costava meno di una patata.

Ma vorrei soprattutto citare e tradurre un passo dell'articolo che riguarda le prospettive future (ricordo che API sta per Active Pharmaceutical Ingredients, ovvero i principi attivi contenuti nei farmaci):

La prolungata interruzione delle catene di approvvigionamento a seguito della crisi COVID-19 del 2020 ha peggiorato significativamente la carenza di API essenziali in molti paesi europei, americani e asiatici, portando molti dei loro governi a incentivare il reshoring della produzione critica di API.

L'instabilità politica nella regione del Mar Rosso ha ulteriormente contribuito alla carenza di API in Europa, poiché le navi provenienti da India e Cina sono state costrette a deviare il percorso attorno al Corno d'Africa, aggiungendo 4.000 miglia e aumentando i tempi di transito del 30%, con un conseguente raddoppio dei costi di spedizione.

Improvvisamente, sono stati resi disponibili incentivi sostanziali per le aziende farmaceutiche e chimiche per riportare la capacità produttiva nei propri paesi. Solo il governo degli Stati Uniti punta a rilocalizzare il 25% della produzione di API "a piccola molecola" entro cinque anni. Allo stesso modo, in Germania, il governo ha introdotto nel 2023 una nuova legislazione che ha aumentato i prezzi fino al 50% per i farmaci generici destinati all'uso pediatrico e per alcuni antibiotici, imponendo inoltre che, nelle gare d'acquisto di antibiotici, venga data preferenza agli API prodotti in Germania e in altri paesi dell'UE, estendendo il periodo di stoccaggio a 6 mesi.

Un'iniziativa simile è stata adottata in Giappone, dove il governo ha annunciato a metà del 2024 che, per sostenere la produzione nazionale di antibiotici e ridurre la "forte dipendenza dalla Cina", verranno concessi sia sussidi alle aziende chimiche giapponesi, sia la preferenza ai produttori nazionali in tutte le gare pubbliche per l'acquisto di farmaci.

Tutto ciò porterà le aziende chimiche specializzate, sia già esistenti che nuove, a iniziare la produzione di API nei paesi da cui erano state delocalizzate durante la seconda era della Grande Globalizzazione.

E' una prospettiva ottimistica da molti punti di vista. Ma il caos globale di inizio 2025 (e la seconda amministrazione Trump al riguardo viaggia col piede premuto sull'acceleratore) rende assai difficile qualsiasi previsione. In primo luogo le conseguenze di un reshoring USA costituirebbero un colpo ulteriore per la produzione europea, come già esposto qua sopra. In secondo luogo sul fronte europeo l'escludere dal patto di stabilità Rearm Europe dirotterà fondi verso le spese militari e armamenti, sottraendoli anche a qualsiasi piano in essere di reshoring della produzione di API (e dai budget sanitari e per il welfare in genere). Inutile girarci intorno, l'EU ha smesso di essere un mercato attraente anni fa, per quel che riguarda i farmaci. E sono pronto a scommettere che di iniziative come quella giapponese nel vecchio continente non se ne vedrà nessuna.

Gli USA ad oggi continuano ad essere il mercato mondiale di riferimento, come per molti altri settori. Questo è uno di quei fatti su cui le politiche della nuova amministrazione USA stanno sbattendo la testa (da cui il teatrino "metti 'sto dazio/leva 'sto dazio").

 

martedì 18 marzo 2025

LA GIORNATA DELLA MEMORIA DEL COVID19


Ricordiamoci di quanto un sistema sanitario definaniziato a morte non potesse reggere all'urto,

Ricordiamoci di chi a febbraio 2020 invitava ad andare a mangiare involtini dal cinese.

Ricordiamoci di come il primo caso a Codogno fu segnalato da un medico contravvenendo al protocollo

Ricordiamoci di come siano state avversate tutte le misure farmacologiche di riduzione del danno (remdesivir, mAb anticovid, rixolitinib, antiinfiammatorii, quando aveva senso usarli ).

Ricordiamoci di chi somministrò lopinavir a vuoto, meravigliandosi degli ovvi risultati nulli.

Ricordiamoci dei pandemiofili a perdere, quelli del new normal.

Ricordiamoci della miglior gestione.

Ricordiamoci di chi, dopo aver ripetuto alla nausea "ancora a parlare di COVID?" oggi commemora.

 

Ricordiamocene bene, perché al prossimo giro quando sarà (non domani né dopomani), vedremo lo stesso film o uno molto peggiore.

 

domenica 16 marzo 2025

LA SCIENZA PER IL RIARMO EUROPEO, MA ANCHE NO

 

https://www.repubblica.it/politica/dossier/una-piazza-per-l-europa/2025/03/15/video/una_piazza_per_leuropa_elena_cattaneo_leuropa_e_sempre_stata_baluardo_della_conoscenza-424065464/?rpl=1

Spettacolo rivoltante vedere bandiere della pace a una manifestazione per il riarmo europeo. Quando ho letto che la senatrice a vita Elena Cattaneo avrebbe partecipato non mi sono stupito. E infatti, dopo l'usuale retorica sulla ricerca biomedica, al minuto 4 del video la senatrice somministra la benedizione della "scienza" al riarmo europeo contro "i nemici"  - cioè la Russia e pure, potenzialmente, gli USA: ennesima dimostrazione di quanto il discorso di certa politica possa essere del tutto sprezzante del ridicolo. 

Quindi abbiamo la scienza unita per 800 miliardi in più di spesa militare europea?

No, affatto. Internazionale quanto la ricerca di cui parla la Cattaneo c'è un movimento di segno del tutto opposto e il suo appello merita la massima diffusione:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSf8SMOkUCIyLrXWi101tguGYa42BnIF9yLjTztnbOo0ND60FQ/viewform

Nei tempi oscuri che stiamo vivendo una cosa ci è chiara, limpida e cristallina: la guerra affama i popoli e arricchisce i produttori di armi; e coloro che invocano la necessità di andare in guerra non sono coloro che tale guerra la combatteranno davvero. Dal momento in cui si annuncia la corsa agli armamenti, e ancor più quando i giovani e le giovani europee saranno mandate al fronte, ci sarà un solo vincitore: le oligarchie internazionali che traggono benefici dal mercato delle armi; e ci sarà un solo perdente: i popoli, a qualunque nazione essi appartengano. 

Per questa ragione ci appelliamo al mondo della cultura, della ricerca e dell’insegnamento perché si schieri contro questa barbarie montante, rifiutandosi  a tutti i costi di rifornire di braccia, parole, denaro, speranze, idee e progetti questa delirante corsa verso l’abisso; contrastando ogni volta che è possibile i proclami guerrafondai di opinion makers accecati da sogni di gloria o dalla convinzione che si possano difendere nobili valori e principi con mezzi che li contraddicono alla radice; e, soprattutto, rifiutandosi di sostenere in ogni modo gli stati e i leaders che promuovono la guerra.

E direi che non c'è altro da aggiungere, se non concludere come l'articolo su ROARS: si vis pacem para pacem.

PS: Pare che la causa della guerra in Italia non abbia un travolgente supporto dell'opinione pubblica (32%, secondo i sondaggi). Eppure leggendo i commenti impregnati di idiozia militante sotto al pezzo di Sara Gandini e Paolo Bartolini sul Fatto Quotidiano le cose sembrerebbero del tutto diverse: ennesima dimostrazione dell'effetto deformante della rete.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...