Nota bene: quanto segue riguarda la popolazione della scienza accademica e della ricerca pubblica. Esclude i medici che si piccano di parlare di scienza e in generale i medici sui media social e non social, cosa che richiederebbe una lunga trattazione e su cui non sono aggiornato. Tantomento riguarda l'area divulgazione intesa come popolazione senza un lavoro nella ricerca di cui sopra.
Parto da un messaggio di Starbuck: "Gli "scienziati" sono, a parte rare eccezioni, degli
egocentrici narcisistici di merda. Per quanto io ci stia passando
attraverso, questo sistema di pubblicazione, relazioni, collaborazioni
(il nettuorc) e progetti non riesce a non sembrarmi - anche storicamente
- una mera esaltazione dell' individuo".
Nella prospettiva
della "scienza normale" secondo Kuhn (cioè di quella attuale) forse più
che una mera esaltazione dell'individuo una reciproca
glorificazione tra pari in cui nessuno minaccia l'altrui posizione di
potere (perché le scienze accademiche non sono niente di sovrumano, ma
solo un altro sistema di potere). Come sottoprodotto del processo, di quando in quando, c'è qualche
avanzamento interessante, ma non è questo quello che il sistema nel suo
complesso persegue: il sistema cerca quello che tutti i sistemi del genere cercano, la sua pura perpetuazione.
Questa è roba del 2010, ma non è che in 14 anni le cose siano cambiate e chi non se ne è accorto, beh...
In psicologia clinica e negli studi sulla personalità il narcisismo è
definito in due modi: o come una vera e propria condizione clinica o
come un semplice tratto di personalità, presente in modo più o meno
marcato nella gran parte degli individui. Il narcisismo (che può essere
misurato con appositi strumenti clinici – questionari – può condurre a
comportamenti truffaldini, siano essi coscienti o no. Narcisiste sono
quelle persone che esagerano i loro talenti e pensano di essere speciali
e uniche. A livello interpersonale questo tratto di personalità porta
con se arroganza, mancanza di empatia, e rapporti interpersonali
superficiali. Il desiderio di essere ammirati poi può anche in casi
estremi portare a comportamenti non del tutto onesti (magari senza che
l’individuo ne sia cosciente).
Guarda caso c'è un collegamento tra frodi scientifiche (tutto quel che va da immagini tarocche a molto peggio) e narcisismo. Se ne può ricavare che il livello di competenze e conoscenze non sia proporzionale al livello di narcisismo, perché se sei bravo e a capo di un ottimo gruppo non hai bisogno di frodare. Si può dire tutto il male del mondo sull'H-Index, ma non è un caso se negli ultimi anni, in campi in cui H-Index vuol dire tutto, si sia assistito su isocial all'assalto delle mezze tacche contro chi aveva H-Index alti ma non cantava nel coro.
Se siete su un qualche social guardatevi attorno, non dovrebbe essere difficile individuarli, gli scienziati narcisi (immagino che siano sempre lì, a differenza di chi scrive). Da quel che mi ricordo dei social terze missioni, outreach e compagnia cantante erano puri esercizi narcisistici. Si direbbe che scienze e social media non facciano un buon ménage. Perché... perché si potrebbe fare due più due:
Per quanti vogliono la pappa scodellata: se i postatori di selfie sono narcisisti, uno scenziato che posta molti selfie è molto narcisista. E io di "scienziati" e/o accademici gran postatori di selfie me ne ricordo diversi. Ho dichiarato che avrei escluso il tema, ma direi che il peggior servizio al dibattito pubblico negli ultimi anni è stato fatto da medici narcisisti sui media, medici che si spacciavano per scienza e di "scienza" volevano parlare, quando quasi nessuno di loro ne aveva titolo. Perché qui non si intende ridurre il tutto a una questione di narcisismo degli attori: il senso politico del fenomeno nel suo insieme è stato discusso qua sopra molte volte e da anni e anni lo scienziato narciso è pronto a diventare uno scienzato "da marciapiede".
Addendum: una nota per quel che riguarda il sistema italiano: cosa succede se le risorse che c'erano non ci sono più? Di tutto di più. E allora l'hype, che è totalmente confuso con il narcisismo, è anche una tecnica di sopravvivenza, per mantenere una borsa di studio post doc, tenere vivo un gruppo di ricerca etc. E come ogni forma di resilienza in ultima istanza è perdente. Ma "nel lungo periodo saremo tutti morti" vale anche in questo campo. Quando si dice the human race...
Gran clamore mediatico sulla bufala di Mattarella che prolunga il segreto di stato sulla strage di Ustica. Un gran clamore che ha impedito qualsiasi rievocazione di una storia ormai sedimentata nelle sentenze dei processi. E a naso il punto è quello: si tratta di una storia che non deve essere rievocata. Non deve essere rievocata perché ricorda le dinamiche di un paese a sovranità limitata (definizione della sinistra parlamentare dell'epoca) che, quasi mezzo secolo dopo, continua ad essere tale. Uno stato i cui vertici politici e militari continuano ad essere più lealisti del re, ops, più atlantisti dell'amministrazione USA. Il PCI dell'epoca aveva molti difetti, ma garantiva spazio di dibattito politico, nella società e in parlamento, anche riguardo all'appartenenza alla NATO dell'Italia. Oggi un film come Il muro di gomma di Mario Risi (1991) nella migliore delle ipotesi finirebbe distribuito solo in streaming (come The Whistleblower, mai distribuito in Italia), nella peggiore non vedrebbe neanche la luce per mancanza di finanziamenti. Ma dicevamo della storia sedimentata nelle sentenze dei processi... Riprendo da qui:
Esiste una piena verità da almeno undici anni, dalla
sentenza n. 1831 emessa dalla Terza Sezione della Corte di Cassazione
civile di Roma, in una causa intentata dai familiari delle vittime.
Quella sentenza ha infatti accertato, come ebbi modo di sintetizzare su queste pagine,
che «nei cieli di un paese sovrano un suo aereo civile è stato
abbattuto nel corso di un’operazione di guerra, nella quale erano
sicuramente coinvolti Paesi alleati, nello specifico la Francia e gli
Stati Uniti d’America, oltreché, con ogni probabilità, un Paese vicino,
la Libia».
Si tratta di una verità che una pluralità di
concordanti testimonianze dimostrano fosse ben nota, fin da subito, ad
almeno alcune delle più alte istituzioni militari e civili dello Stato
italiano: e che, proprio per il loro silenzio e per le coperture
adottate a più livelli, nel corso di oltre quattro decenni non è stato
possibile individuare con nomi e cognomi i piloti che, nel corso di un
combattimento aereo ingaggiato nei cieli italiani, hanno provocato la
morte di quei nostri concittadini, che nessuna colpa avevano se non
quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Se Carlo Giovanardi va oltre il ridicolo quando sostiene che il missile è una bufala ed è stata una bomba palestinese a bordo, il tono medio della stampa e dei fact checkers non si discosta gran che da quella linea. E' una versione che fu anche di Paolo Guzzanti, a suo tempo ripreso da Cangini : il peggio del peggio della più bieca propaganda reazionaria. Alla memoria pubblica, che arriva giusto all'altroieri e poi tutto perde, ricorderei le uscite di Giuliano Amato, probabilmente vicino ad essere persona informata dei fatti:
L'Eliseo non rispose "Fake news!!!", ma si trincerò dietro un silenzio assoluto. Poi Amato fece marcia indietro, ma la sua uscita non fu senza ragioni ormai note: c'erano state istruzioni di non consegnare all'Italia certi tracciati radar...
Certo, il DC9 dell'Itavia fu buttato giù da una bomba a bordo, Pietro Valpreda fu l'attentatore di Piazza Fontana, Gladio fu un'associazione culturale che non amava la pubblicità e la P2 una ONG ingiustamente perseguitata.
In primo luogo la legge 1660 lancia il neologismo del “terrorismo della parola”.
Sotto questa fattispecie, che chiaramente colpisce unicamente le
opinioni, viene colpito con una pena che va da due a sei anni chiunque
detenga, o faccia circolare, in forma sia scritta che orale, testi
ritenuti capaci di “sobillare” al compimento di atti o resistenze che
coinvolgano uffici, istituzioni, servizi pubblici o di pubblica
necessità. È chiaro che un provvedimento di questo genere mira a colpire
chi sta col Palestina, chi vuole la pace, chi sostiene
le lotte sociali e ambientaliste. È una nuova versione del reato di
propaganda sovversiva del codice fascista Rocco, con cui si
incarceravano gli antifascisti anche solo per sospetto. E ancora più
grave è pensare a questo reato di opinione sotto le
campagne maccartiste dello squadrismo mediatico, che già oggi colpisce
intellettuali e attivisti. scomodi. Istituire il reato di terrorismo
della parola è autentico fascismo.
Piccolo particolare: il governo Meloni sta solo portando avanti (in modo particolarmente deciso) una tendenza in atto da anni e diventata parossistica durante due anni di COVID: la criminalizzazione del dissenso. "Terrorismo della parola" nasce come definizione ambigua e quindi estendibile ad libitum, esattamente come lo sono stati "no-vax" o negazionismo. Ricordo che l'epiteto no-vax è stato esteso a chiunque esprimesse posizioni divergenti e che l'equivalenza no-vax=eversione ha avuto cittadinanza non solo nei titoli di giornale...
... ma anche in atti giudiziari: «in merito a presunte precarie condizioni di salute dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, con conseguente prevedibile istigazione ad una reazione nel contesto eversivo antigovernativo No vax» : questo stava scritto nell'atto di una Procura che ordinava la perquisizione dell'abitazione di un blogger (di cui penso tutto il male possibile, ma questo non c'entra). Il problema è che al tempo, esistendo una esigua minoranza fascista e novax, un'area ben più vasta di aspra critica al governo e alle sue misure (Green Pass) veniva omologata a quella minoranza impresentabile. Il sedicente "antifascista" governo Draghi, fiero di aver sventato una nuova marcia su Roma, aveva le stesse identiche pulsioni fasciste del governo Meloni, quanto a libertà di espressione. Facile immaginare che, se questo disegno passasse, un prossimo governo di "centrosinistra" si guarderà bene di rinunciare al "terrorismo della parola": troppo utile, grazie alla sua incredibile versatilità.
Ma poi perché "terrorismo della parola"? "Terrorismo verbale" sembrava di troppo difficile comprensione? Il decadimento del linguaggio va di pari passo con quello della nazione.
Nella vulgata mediatica l'accento è sempre stato su "scoperto il gene della malattia X, cura in tre anni" (immensa bestialità). Stanley Cohen divise il Nobel con la Montalcini e la differenza tra i due è che fu il lavoro di Cohen ad aprire la strada agli antitumorali targeted mentre quello di Montalcini ha avuto ricadute assai meno rilevanti che offrono un quadro in chiaro/scuro: se nel 2018 è stato approvato Cenergemin, la Montalcini è stata anche la madrina del Cronassial, con la sua brutta storia. Notare che in Italia Cohen è un emerito sconosciuto mentre Montalcini è stata vista come la personificazione della scienza.
Comunque tornando a Stanley Cohen si narra che un gionalista ai tempi del Nobel gli chiese: "Professore, siamo arrivati alla cura per il cancro?". Lui rispose "Beh, al momento diciamo che se sei un topo immunodeficiente a cui è stato impiantato un tumore umano hai buone speranze". Questa è tra quel che mi ricordo la miglior raffigurazione possibile di come i media si pongono davanti certe scoperte (e come se le immaginano), mentre dall'altra parte c'è la dura realtà della ricerca e dello sviluppo farmaceutico. Notare bene: l'attitudine di Stanley Cohen pare sia del tutto estinta, oggi.
Sì, perché puoi aver scoperto "la molecola" più figa del mondo in vitro ma deve anche rispondere a tutti i criteri di un candidato clinico (si va dalla solubilità alla farmacocinetica fino ad un modello animale in cui il lead candidate è efficace), deve superare i test tossicologici ufficiali, due e su due specie di taglia diversa (e diversi lead candidate non li superano). Arrivare a superare i test tossicologici ovviamente non basta, servono i trial clinici di fase I, II, III. Piccolo particolare: per svolgere i trial clinici c'è bisogno del farmaco con cui svolgerli. A questo riguardo c'è un passo chiave: il primo batch GMP.
Per arrivare al primo batch GMP di principio attivo occorre avere, banalmente, un processo industriale per la sua produzione. E qua casca l'asino, perché no, la sintesi di laboratorio con cui il composto è stato ottenuto di solito non è direttamente industrializzabile . Il lavoro per rendere la sintesi industrializzabile è quello del chimico di processo, che viene svolto in parallelo a quello dello sviluppo analitico - perché di solito per le analisi vale quello che vale per la prima sintesi e difficilmente i primi metodi analitici possiederanno i requisiti richiesti dal GMP riguardo a Limit Of Detection, Limit Of Quantification, range di linearità e tutto il resto. Alla fine tutto il lavoro viene riassunto nel Master Batch Record e nei metodi di analisi in esso citati. Il Master Batch Record, usualmente edito da un responsabile dello sviluppo chimico (di solito quello che ha guidato il lavoro dei chimici di processo), viene rilasciato dopo revisione dal "regolatorio" (perlopiù indicato come Quality Assurance). Il Master Batch Record contiene l'insieme dettagliato delle istruzioni per la produzione, ed è un documento fisso. Poi sarà il responsabile dello sviluppo chimico a chiedere la stampa di una sua copia controllata, firmando la sua emissione e tutti i dati da lui inseriti. Dopo di che consegnerà la copia controllata compilata all'impianto pilota e ne seguirà l'esecuzione (perlomeno in linea di principio). La firma (datata) è un pezzo irrinunciabile della Good Documentation Practice (attribuibilità del dato). Ma in pratica il responsabile dello sviluppo mette la sua firma, letteralmente, sul primo batch GMP.
Tutto questo lavoro dura mesi, il più delle volte. Mesi anche quando c'è semplicemente da replicare un processo perché il primo batch GMP c'è già stato. Mi ricordo che in tempi di pandemia, 2020, un medico su twitter mi chiese quanto tempo sarebbe servito per cominciare a produrre remdesivir in Italia. Io gli dissi che nella migliore delle ipotesi sarebbero serviti 3-4 mesi, avendo a disposizione l'impianto cGMP, le materie prime, tutta la documentazione tecnica e porte spalancate da parte di AIFA. Il medico rimase allibito.
Ci sono da considerare tre aspetti molto rilevanti. In primo luogo la maggior parte delle volte tutto il lavoro che ho descritto finirà nel nulla. o marginalmente su un articolo, per esempio su Organic Process Research and Development. In secondo luogo, di solito, tra il primo batch GMP e i trial di fase III passa qualche anno (lo sviluppo di Paxlovid in tempi di COVID è stato un caso più unico che raro). Terzo e ultimo si tratta comunque di un lavoro di gruppo, anzi di gruppi coordinati tra loro (e poi c'è tutta la ricerca clinica, i trial, la parte più costosa di tutte). Tutto questo è quel che fa la differenza tra avere un farmaco approvato e non averlo, che a naso non mi sembra una differenza da poco (pun intended).
Quindi, per ritornare all'inizio di questo post, in fin dei conti anche "il farmaco della Montalcini" (come fu chiamato Cenergemin) è stata un'altra distorsione. Perché Montalcini scoprì e studiò NGF (la scoperta che gli fatto vincere il Nobel), ma non gli è mai saltato in mente che una sua versione potesse essere usata per trattare la cheratite neurotrofica, negli anni seguenti (diventò invece la madrina del Cronassial). Quindi dalla scoperta della Montalcini (1956) ad avere nel 2018 un recombinant human Nerve Growth Factor capace di passare tutta la trafila di cui ho parlato più sopra per quella indicazione un po' ce ne corre e infatti il farmaco risulta sviluppato da Anabasis Pharma, Dompé e Ospadale San Raffaele. Inoltre cenergimin è l'unico farmaco della sua classe, mentre a fare un elenco degli inibitori EGFR/VEGFR approvati (Cohen/Napoleone Ferrara) si fa notte.
Ma nel 2018 l'unica versione in Italia era quella data dai quotidiani.
Ma non solo... nell'imbarazzante discorso elettorale che Margrethe Vestager, commissario europeo alla concorrenza (uscente), venne a fare in Italia (2019), l'oratrice parlò di ruolo fondamentale di Rita Levi Montalcini nella ricerca contro il cancro (!). Probabilmente il discorso glielo aveva scritto un italiano che forse per ignoranza, forse per volere esercitare una captatio benevolentiae sopra le righe, decise di attribuire alla Montalcini i meriti del suo colaureato Nobel (Cohen). Questa "particolare inclinazione" dei media italiani è ancora lì (segnalazione di Marilena Falcone, "C'è un nuovo divulgatore in città!") : un ex operaio nella vigna dell' Oxford University (uno dei tanti postdoc) nei media italiani è diventato "L'immunologo del vaccino AntiCOVID": un libro pubblicato da Piemme, ripetuti giri d'onore mediatici, costante presenza social. Il pacchetto completo, in breve. Eppure non è che ci sia da andare così fieri di avere avuto una parte in quel vaccino, che tanto per cambiare fu ripetutamente battezzato "vaccino italiano" perché a IRBM vennero prodotti i primi batch clinici - una storia allucinante. Inutile dire che secondo la BBC "il nuovo divulgatore in città" nel quadro complessivo di quel discutibilissimo vaccino (eufemismo) era invisibile e la protagonista era una donna. Nazione che vai, propaganda che trovi, ma la cialtroneria dei media e dei giornali italiani in materia costituisce un benchmark negativo senza concorrenti.
E fin qui le "leggere esagerazioni". Parlando di realtà invece chi guidò lo sviluppo di Isentress, il primo inibitore di integrasi di HIV approvato da FDA, resta un emerito sconosciuto, anche se italiano. Se negli ultimi 15 anni c'è stato un farmaco molto importante ad avere davvero un' "autore" principale è stato pembrozulimab (Keytruda). Eppure Greg Carvenresta un signor nessuno, almeno in Italia e su tutta wikipedia. Ma del resto in Italia (e altrove) chi al tempo si aspettava le acclamazioni fu trattato come un farabutto profittatore. Non da ultimo non il Nobel alla Kariko, ma come è stato raccontato: nella vicenda dei vaccini mRNA sono stati i lipidi cationici a fare la differenza. E' inutile girarci attorno. Per questo C&EN titolava così:
Nel frattempo dal fantastico mondo de lascienzaquellavera, della comunitàscientificainternazionale, mi arriva un messaggio: "Congresso con italiani che si presentano in pessimo inglese". Poi magari si fanno i selfie e li postano su un social per far vedere quanto sono internescional. And that's all, folks.
Per anagrafe mi ricordo bene i primissimi anni 80, la recrudescenza della guerra fredda, la faccenda degli euromissili, il massacro di Sabra e Shatila e tutto il resto. Erano gli anni in cui al cinema uscivano Rambo II, Delta Force, quello con Chuck Norris. Una nauseante propaganda reaganiana debordava ovunque partendo dal cinema. Gli anticorpi a quella narrazione in Italia erano garantiti dal PCI, e viaggiavano in modo particolarmente efficace nei media minori, in particolare nel fumetto. Alcuni di quei contributi sono assolutamente classici e indimenticabili. Indimenticabli come Vacanze a Zahlé di Magnus, alias Roberto Raviola, dove questo grande autore prende il più profondo e controverso dei suoi personaggi e lo sistema per le feste.
Lo Sconosciuto (Unknow), ex ufficiale della legione straniera, mercenario che spesso finisce per vivere di espedienti pericolosi, si ritrova a cedere all'OLP dei progetti di missili terra aria. Poi l'autore lo fa morire in un attentato palestinese in Libano. In realtà Magnus finirà per resuscitarlo grazie alla chirurgia d'urgenza in una clinica di Nazareth, rimettendoci mano qualche anno dopo con quella che per me è la sua storia più intensa e commovente proprio per la sua brevità: La fata dell'improvviso risveglio.
Parrebbe che oggi la propaganda USA/NATO non abbia bisogno delle sale cinematografiche o delle serie. Oggi il tono e i contenuti di The Delta Force (1986) non mi pare siano dominanti nella fiction, forse perché sono stati traslati nella somma della cosiddetta informazione, tradizionale e non (e soprattutto nella comunicazione della politica europea). Quella che segue è una passeggiata casuale nell'ultima decina di anni o giù di lì, senza pretese di completezza o altro. Ma credo che meriti di essere percorsa, in un momento di crisi (in primis crisi di nervi), in cui sarebbe molto meglio se qualcuno avesse già stravinto la guerra in Ucraina, non importa chi.
Questi sono tempi in cui basta niente ad essere "divisivi". Christopher Nolan è divisivo, Zack Snider è divisivo. J.J. Abrams è divisivo.
A me quello che J.J.Abrams ha fatto con Star Wars non è piaciuto neanche un po'. Mi piacque di più il commento di Leo Ortolani:
Ma J.J. Abrams, prima di essere coinvolto in questo triste capitolo, aveva fatto cose notevoli. Non tanto per il cinema quanto per la televisione e in particolare per quel che mi riguarda due: Fringe e Continuum.
Fringe (2008-2013) in primo luogo metteva in scena un laboratorio di chimica con un minimo di realismo. non come NCIS dove i composti uscivano da un LC-MS agitando una bandierina e urlando "Sono io!".
In secondo luogo, nel primo episodio "Qualsiasi cosa McNeil abbia visto da quel finestrino lo ha fatto dare di stomaco davanti alla sua unità" non era affatto male e prometteva bene (in realtà dava semplicemente il tono della prima serie). Olivia Dunham (Anna Torv) era senza dubbio la protagonista, un personaggio femminile assertivo e forte, tanto più funzionante in quanto "debole", quasi in fondo alla catena di comando. Occorre dire che il personaggio è reso ottimamente sia dall'intepretazione di Anna Torv che dalla sceneggiatora. Ma alla fine è John Noble nei panni di Walter Bishop il mattatore della serie. John Noble i più lo hanno presente come Denethor ne "il Signore degli Anelli" di Peter Jackson. Ma la sua prova attoriale in Fringe è stata qualcosa di raro, quasi introvabile oggi. Un qualcosa di altri tempi. La divisione Fringe del FBI dopo essere fortemente avversata. finisce per essere un'entità esistente/non esistente di uno spessore leggendario. E quando Dunham è fuori gioco e subentra un'altra agente, ci vuole poco o niente perché reciti "E' tutta la vita che aspettavo persone come voi.".
Ma al di là dell'affresco complessivo della serie, in cui ci sono dettagli incomprensibili nella prima stagione che diventano fondamentali nella quarta, vorrei ricordare una sequenza il cui tema è di una certa attualità:
"God is science", dice l'antagonista, liquidando così gli aspetti morali del suo operato. Il suo discorso oggi suona anticipatorio.
Se Fringe è in un modo o nell'altro diventata una serie di culto, Continuum (2012-2015) non se la ricorda più nessuno. Apparentemente banale fantascienza, con plot apparentemente non così brillanti specie all'inizio della prima serie, è in realtà profonda, scomoda e disturbante. La poliziotta del futuro, proiettata 60 anni indietro nel tempo assieme a un gruppo di terroristi nel giorno della loro esecuzione scoprirà, episodio dopo episodio, il cumulo di cadaveri e sfruttamento su cui si basa la sua società. E più di lei lo scopre lo spettatore: il gran Satana, il terrorista omicida di massa, non ha fatto altro che terminare esseri umani già uccisi dal sistema per trasformarli in automi. L'agenda della terribile organizzazione terrorista Liberate è incredibilmente simile a quelle, reali, di movimenti come Occupy. Quello contro cui i terroristi combattono, in Continuum, sono le cause di una generale oppressione politica ed economica messa in atto "per il bene di tutti" (ricorda qualcosa?). In breve, le istanze dei terroristi sono perfettamente condivisibili (i loro metodi molto meno). Polarizzazione, terra bruciata delle posizioni intermedie, il potere che dice che solo chi non non riesce a capire (oggi: gli ignoranti) si oppone: una buona capacità di anticipazione. Dopo di che la cosa si complica come si complica la maggioranza dei plot basati sui viaggi nel tempo.
Poi ci sono fiction "altre" perché esprimono punti di vista molto distanti dal nostro. Un paio di quelle che ho presente sono state prodotte da Netflix. La prima è Mosul (2019), ispirato a eventi realmente accaduti. Un gruppo della SWAT irachena dà la caccia a quelli di Daesh/ISIS, in un fitto intreccio di doppiogioco, tragedie personali e legami familiari.
g
Uno dei dialoghi migliori:
"Un colonello delle forze speciali iraniane in Iraq, che spara munizioni NATO con un fucile americano?"
"E' un mondo folle"
Mosul è un film intenso in cui gli occidentali sul terriorio sono remoti e inaffidabili.
Fighter (2024) ancora Netflix, è faccenda completamente differente. Una cosa stile Tanguy e Laverdure (Les Chevaliers du Ciel), o Topgun, ma in salsa indiana, con intermezzi Bollywood. Gli aerei sono Sukhoi e i cattivi sono pakistani.
Eh già. Solo capitando su questo film ho saputo che il Sukhoi Su-30MKI è stato sviluppato dalla Sukhoi in collaborazione con l'aeronautica militare indiana. Notare che in questo film figura la stessa manovra Cobra che è stata immortalata in Top gun -Maverick, dove è eseguita da uno dei superiori "caccia di nuova generazione" nemici con uno dei protagonisti che commenta "E quello cosa diavolo era?". Come dire, la fiction sia USA che indiana non si era adattata quanto basta al racconto della Russia con armi vecchie e arretrate. Essendo Top gun -Maverick uscito nel 2022 la lavorazione e la sceneggiatura sono precedenti la guerra e offrono un punto di vista completamente opposto a quello della narrativa iniziata con il conflitto in Ucraina, una narrativa pericolosa come lo è sempre stata una narrativa che sottovaluta l'avversario, tipo questa:
Il concetto sarebbe: dai, che poi se lancia perlopiù fanno cilecca. Il che parlando di armi nucleari strategiche (ma anche tattiche) è una bestialità delle peggiori: sai la bella differenza tra 250 megatoni efficacemente sganciati su UK (la stima di Threads, ipotesi di sopravvivenza) e il caso in cui ne detonano "solo" 100. Poi verrebbe spontanea una domanda: l'arsenale strategico NATO è stato rinnovato, dai 90 in poi, anche in tempi di trattati START? Perché dalle informazioni generalmente disponibili il rinnovo dell'arsenale strategico russo è regolarmente ripartito dopo il crollo di START (vedere lo schieramento del RS-28 Sarmat, codice NATO Satan 2). Ovviamente questo tipo di propaganda serve a rassicurare o ridicolizzare i timori di un'escalation nucleare e se mira a minimizzare il rischio di solito vuol dire che il rischio è alto. L'orologio dell'apocalisse infatti continua a segnare 90 secondi a mezzanotte. E di quale rischio si tratti lo spiega molto bene Massimo Zucchetti, professore al Politecnico di Torino. Negli ultimi giorni è rimbalzato per ogni dove (tranne che su quotidiani e tv) Vucic, che dice che la guerra totale scoppierà entro 3-4 mesi. A parte l'ambiguità del personaggio mi verrebbe da dire che, per storia, se qualcuno gli dice "ti ammazzo la famiglia" lui prende immediatamente la cosa sul serio - filmografia minima sulla guerra in ex Jugoslavia Prima della pioggia (2024) e Quo vadis Aida (2021). Resta il fatto che chi vuole estende l'escalation al livello nucleare è un nemico dell'umanità, chiunque egli sia e da qualsiasi delle due parti egli sia. E basta.
La cosa curiosa era che una trentina di anni fa in USA e UK la narrativa dell'arretratezza dell'arsenale sovietico era quella da combattere ed era alla base di un film che dovrebbe essere un classico ma per qualche ragione non lo è: The Russia House (1990), tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré, quello de La Talpa e Tutti gli uomini di Smiley, nonché de La spia che venne dal freddo, da cui fu tratto un altro classico dimenticato con protagonista Richard Burton (1965).
Concluderei con una battuta tratta dalla quarta serie di The Boys (2024) in cui si mette in scena quella che di fatto potrebbe essere una conferenza di Qanon:
Cosa preferiresti credere, di appartenere a una comunità di guerrieri che lottano contro un male segreto o che sei un nessuno inutile e solo che nessuno ricorderà?
E questa è una potente chiave di lettura di molti fenomeni odierni (buona sia per gli "anti" che per quelli che vivono per dargli addosso), compreso quello di chi si mette una bandierina nel profilo, di fatto un complice, qualsiasi sia la bandiera.
E poiché dai tempi della riforma del titolo V della costituzione la torta del sistema sanitario si è molto ristretta a qualcuno toccherà la solita fetta, ad altri una manciata di briciole. Che la legge passi nel momento in cui si è passati dal diritto alla salute al dovere alla salute non è del tutto casuale. Cominciamo a dire che la riforma del titolo V spalancò le porte tanto alla politica nelle asl quanto all'aziendalizzazione della sanità pubblica. Il problema della famosa siringa che costa x a Milano e 2x a Palermo non è stato risolto, ma in compenso sono poi spuntate le aste regionali al ribasso per l'acquisto dei farmaci generici e altre bellezze del genere, incluso chi in tempi di pandemia voleva approvvigionarsi di vaccini antiinfluenzali da produttori cinesi non autorizzati. Il che non è stata la cose peggiore vista durante la pandemia (vedasi le distribuzioni di vaccini regione per regione, gli Open Days e, last but not least, i numeri taroccati). Più poteri alle regioni in campo sanitario, certo, come no.
E tutto ciò è successo mentre governavano anche quelli che oggi si stracciano le vesti. Quindi alla fine qual'è la notizia? Che la spirale del Sistema Sanitario Nazionale verso l'abisso c'è ed è qui per restare. Mentre i soliti noti, con bollo e sigillo, continueranno a fare quel che hanno sempre fatto, perché negli ultimi decenni il sistema è stato sempre più tagliato a loro misura.
ADDENDUM: Mi immagino che qualcuno leggendo queste righe si risentirà, esclamando "Antipolitica!", e lo farà dalle platee di destra. Esattamente come la "sinistra" cominciò a farlo ormai 15 anni fa ad ogni critica che gli arrivava (perlopiù da sinistra). Poi, per difendersi dalla critica da sinistra, è arrivato il termine idiota rossobruni. E allora diciamo che ok, questo è un post antipolitico nel senso che è totalmente avverso a questa politica. I meccanismi della politica non mi sono ignoti, ne ho avuto esperienza diretta negli anni '90, quando ho visto con i miei occhi il passaggio dal "prima" a questo. Il che lascia spazio a tutte quelle osservazioni/contestazioni a tema "Non sono più quei tempi" e tutto il resto del going with the flow. Quindi, per chiarirmi politicamente, mai come oggi l'Italia ha bisogno di un cambio di paradigma. Uno di quelli veri, che non hanno niente a che fare con l'arrivare in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, per essere assolutamente chiari. Perché un cambio di paradigma ha bisogno di principi forti, non di principi deboli (fine del significato di destra e sinistra dove sinistra non vuol dire sinistra parlamentare, etc).
ADDENDUM 2: Il peggio del peggio sono quelli che lo vogliono salvare a parole, quelli che hanno chiesto e continuano a chiedervi non ammalarvi per il bene del sistema sanitario (come se la gente trovasse piacere nella malattia). Quelli che predicano e hanno predicato la "nuda vita", anche indegna di essere vissuta, come fine ultimo.
La prima volta che ho sentito la storiella della balestra mi sono stranito assai. Perché qualcuno mi disse: se non puoi misurare la differenza di massa non vuol dire niente, il principio rimane valido. Feci notare pure che una bombola di gas compresso ha un'energia interna maggiore di una bombola vuota, e ci sono plastiche raffigurazioni del fatto su youtube:
Eppure se pesate una bombola da alta pressione piena e una vuota la differenza di peso (e quindi di massa) tra le due corrisponde al peso del gas rilasciato (e sì, il gas rilasciato si può pesare, per esempio assorbendolo in un solvente). L'effetto sulla massa della differenza di energia interna è invisibile e del tutto irrilevante. Le "leggi della natura" abbondano di casi particolari e intervalli di definizione. Ci sono molte leggi che valgono (sono significative) su una certa scala e al di fuori di quella scala sono irrilevanti. E di solito, parlando di discipline scientifiche, è bene considerare ciò che è rilevante e ciò che non lo è,
Urano esiste, giusto? E la gravità pure. E io in casa ho un frigorifero. Il frigorifero è massivo e Urano è massivo (enormemente). Quindi Urano esercita un'attrazione gravitazionale sul mio frigorifero. E' significativa? No. E' misurabile? No. E quindi la conclusione può essere una sola:
'Sticazzi.
Non vuol dire che la forza di gravità non esiste (e se avete spostato a braccia un frigorifero da un piano all'altro di un edificio lo sapete bene). E non è una conclusione ascientifica, ma matematica. La matematica la trovate qua. Già, il problema è che se parli di una disciplina scientifica non puoi
girarci intorno: senza la parte quantitativa e senza misure si tratta di discorsi e i discorsi li
porta via il vento - lasciamo perdere quando ci sono problemi di misura, che la storia sarebbe fin troppo lunga.
Detto questo occorre notare che l'autore del reel mette la cosa quanto meglio sia possibile. Ma la balestra è una delle manifestazioni più significative della fenomenologia della divulgazione: considerazioni che "suonano scientifiche" (perché la scienza è controintuitiva etc.). Per me fu esilarante il passaggio da "correlation is not causation" a "absence of evidence is not evidence of abscence" - in parole povere: è come pare a noi quando ci pare. Considerazioni scientificamente indimostrabili o irrilevanti che, passando di bocca in bocca o di post in post, diventano "scienza", cioè uno degli articoli di fede dallo scientismo pop (quel'area di opinione che sventola una bandiera "scienza" senza capisci una mazza ma lo fa sentondosi superiore agli "altri").
PS: Non mi stupirebbe se la storiella della balestra fosse filtrata nelle scuole superiori, considerato l'amore che certi professori nutrono per la divulgazione. Ma tanto ormai, danno più, danno meno...