domenica 8 dicembre 2024

LA VERSIONE DOMINANTE (APPUNTI SUL CONTEMPORANEO)

In una guerra l'informazione verificata disponibile per il pubblico è scarsa: è la propaganda che deve avere il sopravvento. E di fatto abbiamo a che fare con guerre da più di dieci anni, se si considera che la crisi pandemica è stata trattata né più che meno come una guerra. Quindi veniamo da più di dieci anni di propaganda e ancora non è finita. Se è vero, come diceva qualcuno, che la qualità di una democrazia è determinata dalla qualità dell'informazione, la prognosi riguardo la democrazia italiana è pessima. 

Le democrazie hanno perduto di fatto la consapevolezza della propria origine e della propria complessità e vulnerabilità, fino a risultare deficitarie per eccessi opposti: a causa di conformismi e automatismi da una parte, e di esasperazioni polemiche dall’altra.

Queste parole (Galli, Carlo. Democrazia, ultimo atto?, 2023 ) potevano benissimo essere state scritte sette anni prima, Le aporie delle gestioni emergenziali insieme con quelle di un dibattito trasformato in puro conflitto mediatico erano già tutte presenti e perfettamente configurate nel 2016 e forse anche prima, quando sugli scudi dei poteri costituiti non c'erano gli scienziati, ma gli economisti, o prima ancora. Viene da pensare che non per caso Isabelle Stengers sentì il bisogno di far uscire In catastrophic times nel 2015.

Post-verità: tema oggi passato di moda, ma entrato prepotentemente anche nel dibattito italiano nel 2016, appunto, sull´onda dei commenti alla prima elezione di Trump e ai risultati del referendum per il Brexit. Il termine nel 2017 finì nella Treccani, tra i neologismi:

post-verità s. f. Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all'emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l'opinione pubblica.

Uno dei tanti neologismi usa e getta, buoni per riempire la bocca di chi voleva apparire à la page, intellettualmente vivace e correttamente orientato da un punto di vista politico. Se oggi a qualcuno la cosa può apparire sfocata, il concetto di post-verità (seguito da quello di epistocrazia) aveva un bersaglio preciso e quel bersaglio erano proprio i votanti che avevano eletto Trump e voluto il Brexit (perché credevano alle fake news e per colpa degli hacker russi, questa era la tesi). Come se l'agit-prop fosse una novità storica e completamente aliena alla parte che lamentava i risultati elettorali.

Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d'accordo, bisogna nominare un nuovo popolo

La vecchia ironia di Bertold Brecht ritornava in auge. E per dare ancora più contesto, nello stesso periodo (ancora 2016) venne fuori un'editoriale del "comunistissimo" Wolfgang Münchau su quel foglio rivoluzionario che è il Financial Times:

https://www.ft.com/content/05c98c0e-b251-11e6-a37c-f4a01f1b0fa1

Alcune rivoluzioni avrebbero potuto essere evitate se l’élite al potere si fosse astenuta dal provocarle. Non ci sono prove di un episodio del tipo “che mangino brioche”. Ma è il genere di frase che Marie Antoinette avrebbe potuto pronunciare. Sembra plausibile. I Borbone erano difficili da superare come esempio di classe dirigente fuori dal contatto con la realtà.

Oggi hanno concorrenza.

La nostra élite globale liberale e democratica si sta comportando in modo molto simile. In un momento in cui il Regno Unito ha votato per lasciare l'Unione Europea, Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti e Marine Le Pen si sta avvicinando all'Eliseo, noi — i custodi dell’ordine liberale globale — continuiamo a raddoppiare la posta.

(Non per caso l'editoriale di Münchau si dilungava sulla situazione italiana dell'epoca e sorvolate sul fatto che nessuna rivoluzione si sia verificata)

L'enfasi sulle fake news nasce esattamente in quel momento in cui le èlite dominanti raddoppiavano la posta, Come il potere dei Borboni era sancito da Dio, quello delle èlite liberali moderne diventava fondato su "scienza" e "fatti accertati". Da cui il valore politico dato al "debunking": Laura Boldrini volle l'iniziativa BastaBufale (2017), dopo aver radunato un gruppo di consulenti: David Puente, Paolo Attivissimo, Michelangelo Coltelli e Walter Quattrociocchi. Era chiaro fin dall'inizio che Quattrociocchi in quel gruppo fosse del tutto incongruo:

"L'élite populista che sostiene che il problema di fondo siano le fake news racconta essa stessa una bufala", chiosa Quattrociocchi.

La chiosa di Quattrociocchi voleva sottolineare la generalità del fenomeno e la superficialità faziosa con cui veniva trattato (bene ricordare che all'epoca, in Italia, i populisti erano il nemico giurato delle èlite, quindi in questa chiosa si ironizzava sul populismo delle èlite stesse). Il punto non erano le bufale (grilline, al tempo). Il punto era un conflitto per l'egemona tra post-verità diverse, ognuna con una connotazione politica ben precisa - un conflitto per l'egemonia tra propagande opposte. E il fronte dell'informazione pro-scienza sposò entusiasticamente e acriticamente la posizione della Boldrini.

La vicenda social di CS prese le mosse in quel periodo, in quel contesto. Di tutta quella storia durata cinque anni, nostante l'aumentata visibilità durante il periodo COVID credo che la vera vicenda emblematica, quella da case study, sia stata la faccenda delle impurezze N-Nitroso nei sartani. 

In poche parole nel 2018 venne fuori che quasi tutti i sartani in commercio, farmaci antiipertensivi da tempo generici e di larghissimo uso, presentavano livelli anche rilevanti di N-nitrosoammine, composti altamente genotossici. E la cosa venne fuori d'estate, con una raffica di ispezioni FDA ai produttori dei principi attivi (tutti cinesi) a cui seguì un corposo pacchetto di import alert (divieto di importazioni negli USA di farmaci contenenti il principio attivo prodotto dalle aziende ispezionate). Col passare del tempo e il proseguire delle indagini il problema si espanse a macchia d'olio. Si trattò di un vero terremoto che avrebbe prodotto cambiamenti rilevanti nel settore farmaceutico, da un punto di vista regolatorio. Il suo potenziale impatto sanitario era pauroso. Il punto era: i pazienti che prendono questi farmaci devono o non devono essere informati? Chiaramente a nessuno venne in mente di dichiarare che no, non dovevano essere informati, anche se ne era fermamente convinto - tra l'altro queste vicende furono fin dall'inizio attestate da provvedimenti ufficiali, come già detto, iniziati da FDA con EMA che alla fine si accodò (quindi quanto di più lontano da qualsiasi genere di tesi complottarda).

Andò a finire che su questo tema lessi laqualunque ovunque. Il problema, ribadisco, era serio (negli ultimi anni ho perso il conto dei Nitrosamines Statement che ho compilato e firmato), ma sentii affermare:

- Si tratta di residui dei procedimenti di pulizia degli impianti perché i produttori cinesi sono molto puliti (sic).

- Il problema non esiste, sei più a rischio mangiando salame che è pieno di nitriti (Medbunker)

Avevano ragione i "pompieri" pro-scienza sui social o FDA? La domanda è retorica, ovviamente.  

Spero che sia abbastanza chiara la ragione per cui ritengo emblematica questa vicenda. Detta in breve, qualunque evento o fatto che non si incastri bene nella narrazione prevalente viene negato o completamente reinventato. Perché una cosa sono i fatti, altra è quel che deve essere comunicato pubblicamente.

E' un metodo che è stato sistematicamente impiegato duranto l'emergenza COVID - e lasciamo perdere la guerra, perché a quel che si leggeva in giro la Russia avrebbe dovuto collassare due anni fa e invece oggi è perfettamente in grado di determinare i risultati elettorali di qui e di là, o almeno così dicono (spero si colga il sarcasmo - ormai i clown recitano senza trucco).

Ritornando su quanto scritto all'inizio di questo post è fin troppo facile certificare che gli sforzi contro le fake news non hanno avuto alcun effetto (la quantità di balle grottesche in circolazione è rimasta più o meno costante). Ma non solo: nel medio periodo, cioè oggi, gli obiettivi di bassa politica che stavano dietro alla crociata contro le fake news sono falliti (basta vedere chi governa in questo momento in Italia). Nel frattempo l'Europa deve fare i conti con l'inflazione accumulata e tutte le altre cosenguenze delle politiche degli ultimi cinque anni, COVID a parte più o meno simili per tutti i paesi indipendentemente dal colore delle coalizioni politiche al governo (perché sui temi politici più rilevanti l'omogeneità delle linee di azione è disarmante).

Se ci poniamo in una posizione più alta per osservare meglio sembrerebbe che, al di là delle debacle di questo o quel gruppo di partiti, le politiche degli ultimi dieci anni un effetto lo hanno avuto (o perlomeno non hanno interferito con il fenomeno).

https://www.barrons.com/articles/billionaires-how-many-rich-wealthy-2066a246

sabato 7 dicembre 2024

IL TEATRINO DELLA COMMISSIONE COVID

 

Coniugazione di verbi a parte, leggo che l'egregio ha difeso i lockdown dicendo che li avrebbe pure anticipati. Eppure a metà febbraio 2020 era iscritto al fronte "non c'è problema".

Ma in pochi mesi, acquistata scioltezza (ma non ancora padrone delle derivate seconde) era tra i tanti improvvisati alla ricerca dell'esponenziale perduta.



https://tinyurl.com/25ub6at4

Tutto ciò non per avallare i vari spacciatori del manuale del piccolo idrossiclorochinista, venditori di integratori detox antispike e tutto il resto del circo. Semplicemente per ricordare il contesto, e come il delirio pernicioso idrossiclorochina/azitromicina/ivermectina/etc non abbia fatto altro che consolidare la posizione di tuttologi di tali grandi qualità.

mercoledì 4 dicembre 2024

PHARMA: IL PATENT CLIFF, DI NUOVO MA NON PROPRIO

Per "Patent Cliff" si intende la situazione in cui i brevetti di molti farmaci blockbuster (con fatturato sopra il miliardo di dollari") scadono tutti insieme in un ristretto lasso di tempo.

https://tinyurl.com/353s5234

Quindi quello nell'immagine non è un vero e proprio "patent cliff", ma una lenta emorragia che spalma gli stimati 300 miliardi di minori incassi del settore su una decina di anni - e in 10 anni di solito accadono molte cose. Poi la maggioranza dei brevetti in scadenza riguarda farmaci biologici e per i biologici non esistono i "generici" (cioè l'asiatico che ti vende a 200 euro al chilo quello che prima costava 4000). In materia di biologici ci sono i biosimilari, per cui di fatto devi fare i trial in quanto il tuo prodotto è visto come un prodotto nuovo e diverso. E no, non esiste il biosimilarista indiano o cinese pronto a vendere a 1 quel che costava 15: il primo biosimilare asiatico approvato da FDA è arrivato nel 2024 e viene da Taiwan (quindi non proprio stile India o Cina).

Nel caso del patent cliff del 2012, (140 miliardi di introiti spariti dall'oggi al domani o quasi) invece si parlava perlopiù di small molecules e il risultato fu una strage occupazionale (qualcuno stimò 100.000 posizioni perse nella farmaceutica globale tra 2009 e 2012). In più il patent cliff del 2012 si verificava dopo quello che per molte farmaceutiche globali, GSK in primis, era stato definito "il decennio perso". Ai tempi la pipeline (l'insieme dei nuovi farmaci in sviluppo) di GSK offriva uno spettacolo penoso: c'era ancora il resveratrolo, in area oncologica, derivato da uno dei più "brillanti" affari mai stipulati da un management, incurante del parere contrario del gruppo dell'azienda che aveva fatto la due diligence.

Ma negli ultimi 15 anni le cose sono molto cambiate. 15 anni fa le biotech intese come vengono concepite oggi erano in minor numero, mentre in tempi recenti costituiscono il pool della ricerca e sviluppo privata da cui le grandi pescano buona parte dei nuovi farmaci da sviluppare. In prospettiva oggi questo non è particolarmente incoraggiante, perché sono due anni che sulle biotech piovono pietre

https://www.fiercebiotech.com/special-reports/2024-biotech-graveyard

Se, riguardo le medie e grandi farmaceutiche, si aggiunge il fatto che ormai automaticamente il discostamento dal budget previsto si traduce in un taglio di costi (e quindi di posti di lavoro), il rischio concreto è che la lenta emorragia di posizioni cominciata nel 2023 sia destinata a continuare nei prossimi anni. Qualche settimana fa qualcuno mi ha detto "the market is picking up", ma da allora non lo ho più sentito riprendere quella tesi. Una cosa è certa: la confusione sotto il cielo è al massimo e mediamente si naviga a vista.


domenica 1 dicembre 2024

BULLSHIT RESEARCH

 "We're out of low hanging fruits" l'ho sentita per la prima volta un 20 anni fa, più o meno. Guardatevi il video fino in fondo, ci sono i sottotitoli in italiano.

La cosa apparentemente non vale solo per il mio settore: le scoperte facili da fare sono già state fatte. Questa potrebbe essere una chiave di lettura del fenomeno: un boom nel numero di posizioni nella ricerca per mantenere un livello costante del tasso di innovazione deriva dal fatto che un punto di tasso di innovazione richiede sempre più risorse con l'andare del tempo. Ma sarebbe una spiegazione semplicistica. In primo luogo perché c'è innovazione incrementale e non incrementale, e il grafico mostrato da Sabine Hossenfelder non distingue tra le due. Stando ad articoli relativamente recenti in realtà staremmo consumando più risorse per avere sempre di meno, in quanto l'innovazione "disruptive" è in costante calo. Ancora, i numeri di Sabine Hossenfelder riguardano l'accademia. Nell'industria non è facile avere dati sul numero totale degli addetti alla ricerca e sviluppo, ma le grandi e alle volte apocalittiche crisi occupazionali del settore dovrebbero essere storia (dovrebbero, ma alla "scienza" italiana non gliene è mai fregato un tubo). Breaking Bad, quando uscì il primo episodio (2008), partiva da uno stato delle cose che molti nella ricerca industriale potevano riconoscere: un ex ricercatore che sopravvive insegnando in un liceo e con un secondo lavoro in un autolavaggio.

Ritorniamo a Sabine Hossenfelder: lei non piace a molti, ovviamente, e in special modo non piace alla "comunicazione della scienza". Le ragioni? In primo luogo diffonde idee anti-establishment e questo davvero non va bene per niente. Il che direbbe che la "comunicazione della scienza" ha come ragione sociale prevalente il portare acqua con le orecchie all'establishment o almeno a un certo establishment, che oggi magari non è nella stanza dei bottoni ma domani ci tornerà.

In secondo luogo la Hossenfelder danneggia l'immagine che il pubblico ha della scienza  e gli science deniers la condividono - qui trovate una lunga disamina all'insegna della difesa dell'esistente (tutto ciò mi ricorda qualcosa, been there etc.). L'autore del video, che ha alcuni milioni di followers, è rimasto scandalizzato dal video della Hossenfelder I don't trust scientists. Al riguardo posso solo dire che a Amgen, anni fa, si fidarono e ci misero sopra bei soldi. Ne uscirono piuttosto incazzati.

https://www.nature.com/articles/nature.2016.19269

C'è una povertà culturale spaventosa dietro la tesi "i panni sporchi vanno lavati in famiglia, non in pubblico su youtube, altrimenti dai armi agli science deniers che poi votano ed eleggono Trump". Peccato che quando si può misurare direttamente il fronte del delirio, impossibile per le elezioni USA, possibilissimo per quelle italiane, gli science deniers fanno numeri da prefisso telefonico (dimostrazione che non esiste correlazione tra visualizzazioni di un video e flussi elettorali). In questa visione del mondo c'è soprattutto l'incapacità di vedersi come parte del problema mentre ci si pensa parte della soluzione, anzi, dalla parte del Giusto tout-court. Alimentare la polarizzazione è una strategia perdente, a meno che tutto che quello che sta succedendo ti stia dicendo che sia vincente (e ci vorrebbe moltissima fantasia). La "comunicazione della scienza" corrente è un colossale fallimento politico certificato dalla storia presente.

La piatta difesa dell'esistente, quanto a "ricerca" e "scienza", nel lungo periodo non può che produrre un risultato (che diavolo, sta già succedendo, non ho parlato a caso di idiozia politica media della comunità scientifica).


Per l'ennesima volta: tutto ciò non significa che tutta la ricerca accademica e pubblica sia solo un mucchio di merda, per citare. Semplicemente si tratta di un complesso non omogeneo in cui il publish or perish e mille altre ragioni fanno sì che quanto pubblicato fin troppe volte non regga alla verifica. Qualcuno si ricorda, a proposito di ricerca accademica, i vari vaccini anticovid e simili venuti fuori da lì? Lettera morta dal primo all'ultimo. E quello, sempre accademico, che diceva di aver trovato l'inibitore di proteasi del virus che funzionava a marzo del 2020? Finì su Repubblica, lettera morta anche lui. E quelli del COVID portato dai venti? Anche quella ricerca pubblica, roba che non stava in piedi dall'inizio alla fine. E via dicendo. 

Sarà stata nel 2003 la prima volta in cui, per lavoro, mi ritrovai a leggere un paper e solo a un primo esame mi dissi "non può essere che questa ciclizzazione sia selettiva: la chiusura del ciclo sarà statistica, 50% da una parte, 50% dall'altra". Ma, dato che si parla di attività scientifica, verificammo e le le analisi furono inequivocabili: 50% da una parte, 50% dall'altra. Nota molto molto tecnica: recuperammo un brevetto in cui si descriveva un'analogo di quello su cui stavamo lavorando,in cui la chiusura era veramente selettiva, passando da un esotico ossonio, e usammo quel metodo. 

Questa è una cosa di una certa specie di chimici. Da quanto ne so Organic Synthesis (e quindi Organic Synthesis Collective) non hanno corrispondenti in nessuna altra disciplina: una rivista dove dal 1921 iniziarono ad essere pubblicate procedure di sintesi organica  solo se la stessa procedura era stata verificata da almeno due laboratori.

Quindi? Quindi ci credo quando verifico. Ma nella maggioranza dei casi a nessuno frega niente di verificare quello che viene pubblicato, semplicemente a causa della sua irrilevanza.

PS: Il principale problema al riguardo è che nel marasma dei nostri tempi "verifica indipendente" è lessico monopolizzato dagli spacciatori di delirio e dai loro accoliti.


giovedì 28 novembre 2024

SCIENZA E POLITICA: UN EDITORIALE SU SCIENCE

La National Academy Of Sciences è tra l'altro l'editore di PNAS (Proceedings Of The National Academy Of Sciences), quindi a tutti gli effetti "comunità scientifica".

https://www.science.org/doi/10.1126/science.adu4907

 

La presidente dell'Accademia, Marcia McNutt, si è prodotta in un editoriale non su PNAS ma su Science dove affronta il problema dei rapporti tra politica e scienza alla luce della presente situazione.

Molto prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre, è creciuta la mia preccupazione riguardo alla scienza caduta vittima delle stessa divisione politica che lacera, a quanto pare, la società americana...

Dalla fondazione della National Academy of Sciences (NAS) durante la Guerra Civile. il periodo più divisivo della storia americana, la scienza e NAS (di cui sono attualmente presdidente) hanno servito la nazione indipendentemente dal partito politico al potere, Continuando la comunità scientifica a farlo, occore puntare una sguardo critico su quale responsabilità la scienza si prenda partecipando al contenzioso politico, e su come gli scienziati possano ricostruire la fiducia del pubblico verso di loro...

La National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine deve esaminare il modo in cui gli scienziati possano aver contribuito alla polarizzazione dell'uso della scienza... (gli scienziati) devono evitare la tendenza a ritenere che la scienza debba dettare le politiche.

(In Italia il come, il chi  e il quanto riguardo il contributo alla polarizzazione dell'uso della scienza non ha bisogno di grandi e approfondite indagini, è stato ed è sotto gli occhi di chi vuol vedere)

Queste parole, riferite specificamente alla situazione americana, hanno un valore generale: pro-scienza e anti-scienza sono ormai ideologie politiche che in queste elezioni presidenziali USA sono state cavalcate senza alcun ritegno da entrambe le parti. E non è inutile ricordare che questa opposizione politica si è manifestata su larga scala forse per la prima volta in Italia in vista delle politiche del 2018. Vorrei ricordare l'episodio più indegno:


Viene da dire che in tempi pre-COVID in Italia ancora esisteva un margine utile di dibattito, per quanto esiguo, che si manifestava per esempio in questo articolo su Wired. Un articolo innimaginabile nel 2020, quando il pandelirio si è scagliato con la bava alla bocca contro ogni voce razionalmente critica. Per questo constatai con amaro sarcasmo che il dibattito scientifico era stato sepolto con rito privato nell'autunno del 2020 (non fui l'unico a porre il problema). Il problema italiano, nonostante tutti quelli che si sono stracciati le vesti al proposito, non era più scienza nella politica, ma meno politica nella scienza.

Se in Italia tutto questo non ha cittadinanza nel dibattito dal 2020, la politicizzazione della scienza in USA è un tema, un tema anche accademico (questo , per esempio, apparve su The Journal of Physical Chemistry Letters). Mio modesto parere, negli ultimi anni la strumentalizzazione della scienza in campo politico ha riguardato principalmente i Dem, ma in campo Dem il dogma è che Trump, nella sua prima amministrazione, abbia condotto una sua guerra alle alle agenzie che si occupano di ricerca, sanità e farmaci, quindi alcune bibliografie sulla politicizzazione della scienza includono questo articolo:

https://www.politico.com/news/2020/09/16/how-michael-caputo-shook-up-hhs-416632

Praticamente una panoramica su come Trump avrebbe "messo le mani" su HSS e FDA. Ora, che Michael Caputo sia impresentabile non ci piove (esistono forse trumpiani presentabili?), ma gli stessi autori dell'articolo, evidentemente a caccia della pistola fumante, intervistando gli anonimizzati insider delle agenzie alla fine sentono che no, in realtà non c'è stata reale interferenza con il funzionamento di FDA e CDC, solo un incubo nelle pubbliche relazioni. Per il resto, se leggete l'articolo, si tratta semplicemente di alcuni chili di politica americana di quella del più basso livello. E questo è quello che io mi auguro succeda anche questa volta: un putiferio mediatico ma nessuna concreta interferenza nel lavoro delle agenzie. La questione più grossa e discussa (ma è una discussione bipartisan) al momento riguarda NIH e il motivo è più che banale: il suo budget annuale di 46 miliardi di dollari.

 

 

martedì 26 novembre 2024

PERCHE' E' SiGNIFICATIVO



Qualche giorno fa, nonostante una momentanea escursione delle temperature sopra i dieci gradi, mi sono fatto il primo chowder della stagione e il pesce era un trancio di filetto di salmone affumicato a caldo. Per qualche strana associazione mi è venuta in mente la sequenza di un grandissimo film appartenente ormai a una diversa era della cultura popolare occidentale. E mi sono ricordato che al di là di tutte le cosiderazioni sui composti naturali, di tutta la Physics and Chemistry in the kitchen (fu una storica rubrica di Scientific American) il punto è sempre stato un'altro, E' come nelle interpretazioni musicali: la tecnica è imprescindibile, ma è imprescindibile per destare nel pubblico al meglio un certo di tipo di reazione, che è una reazione emotiva profonda. Così una combinazione di sapori può essere come una melodia struggente o un'armonia toccante, alle volte sorprendenti, altre volte mai sentite prima ma al tempo stesso inspiegabilmente familiari (Préludes à ce chant inconnu?). E no, non è quella cosa basica rappresentata dalla madeleine in Proust. Certo, i flashback possono essere provocati dalle cose più diverse (di recente a me è capitato ascoltando chi parlava di scattering di particelle). Ma quando si tratta di cucina, o di musica, le cose sono differenti. Perché non sappiamo descrivere esattamente un insieme di note come non sappiamo descrivere esattamente un sapore. Ma sappiamo riconoscerli entrambi. E forse per questo musica condivisa e cibo condiviso sono stati tra gli elementi fondanti di molte culture.

domenica 24 novembre 2024

COMMISSIONE PARLAMENTARE COVID: LA STORIA SI RIPETE, TRISTEMENTE

Ero lì (per modo di dire) quando in un'altra commissione sfilarono i nanocontatori (Montanari&Gatti). Ero lì, sempre per modo di dire, quando fu chiamata a Montecitorio Loretta Bolgan. E ora mi tocca leggere che a questo giro tocca a Vanni Frajese, quello che non molto tempo fa pubblicizzava la sua linea di integratori detox da Red Ronnie, e Donzelli, gran promotore dell'idrossiclorochina in chiave anticovid. E' sfilato anche Erich Grimaldi, quello del comitato cure domiciliari. Ciòè uno dei capi della banda idrossiclorochina e azitromicina, quindi direttamente corresponsabile dell'emergere di ceppi di pertosse e micoplasmi resistenti a quell'antibiotico. E dall'altra parte i soliti. Una riedizione del bullshit death match, perché proprio se ne sentiva il bisogno, evidentemente, come si sentiva il bisogno di una rappresentazione teatrale il cui effetto generale è: quelli contrari alle politiche antipandemiche, green pass incluso, erano fasci e/o sciroccati. Una grossolana riscrittura della realtà, ma in parlamento non siede nessuno che sia interessato a correggerla: chi governava al tempo della crisi rivendica il proprio operato, chi governa oggi vuole attestare il suo monopolio sull'opposizione a quelle politiche.


Qualcuno dirà che da qualche parte in Italia tira aria trumpiana. Qualcun altro dirà che "si, sono impresentabili ma la cosa ha un peso politico" - già sentita ai tempi e sono pronto a scommettere che, quale che sia il peso politico che i presenti partiti al governo gli attribuiscono, alla fine si rivelerà nullo. E ormai è del tutto evidente che il paese non riesce in nessun modo a fare i conti con la propria storia. Lo vediamo ogni 25 aprile, lo abbiamo visto questa estate a proposito della strage di Ustica.

Non ho mai nutrito alcuna aspettativa nei confronti di questa commissione parlamentare, però il fatto che ancora una volta sia stato messo su il solito circo mette tristezza. Un'amara sensazione, perché conferma che la la storia sarà anche maestra di vita, ma quando insegna l'aula è deserta e non tutti sono assenti giustificati.

Eppure una riflessione su come la politica italiana ha reagito all'emergenza pandemica sarebbe necessaria, perché è quasi certo che alla prossima emergenza, di qualunque genere sia, verrà proiettato il medesimo film. Invece, come sempre, è stata buttata in vacca. E un partito che votò il green pass al tempo oggi , con risultati elettorali scoraggianti, facendo finta di niente ripesca quello o quell'altro dal piccolo e rumoroso calderone noquesto e noquello. Evidentemente pensano che gli possa servire a qualcosa. Good luck with that.

PS: In primo luogo le "cure domiciliari" con il loro corteggio e la loro connotazione sono state il più perfetto dei fumogeni per mascherare il completo, distrastroso fallimento dei medici di medicina generale durante la pandemia. Perfetto schermo per evitare ogni discussione al riguardo. 

In secondo luogo si noterà come finora ci siano alcuni grandi assenti: chiusura delle scuole e didattica a distanza. Sarà pensar male (ma come diceva Andreotti)... però può darsi che c'entri il fatto che la critica alla chiusura indiscriminata delle scuole e all'uso indiscriminato della didattica a distanza è stata una cosa di movimenti dal basso con il contributo determinante di Sara Gandini, e tutto ciò non era in nessun modo connotabile a destra, anzi (a destra il tema non esisteva). Nell'attuale arco parlamentare non esiste alcun interesse a un riesame razionale di quel che è successo.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...