lunedì 10 novembre 2025

DUE COSE SACROSANTE SULLE BIOTECH

Ho chiesto a un ex CEO di un API CDMO con 25 anni di esperienza qual era l'errore più grande che aveva visto commettere dalle aziende biotecnologiche.

La sua risposta è stata immediata: utilizzare il percorso di sintesi dal discovery per lo sviluppo.

Mi ha detto che i team biotecnologici spesso prendono il percorso che ha permesso loro di ottenere i primi grammi e lo spingono nel lavoro abilitante per l'IND, sperando che si possa scalare.

Nella sua esperienza, nel 75% dei casi non funziona.

La lezione chiave da 25 anni di sviluppo di API è che tre quarti di tutti i percorsi di discovery richiedono modifiche sostanziali o una completa riprogettazione.

I motivi sono quasi sempre gli stessi:  
• Troppi passaggi sintetici labor-intensive – il costo del lavoro rappresenta il 65% dei costi dell'API.  
• Procedure di laboratorio incompatibili – ricordate il comune “riflusso durante il weekend”.  
• Materiali esotici o costosi – venduti a 500 EUR per 10 ml nel catalogo.  
• Materiali con problemi di sicurezza – solventi classificati come classe 1 o 2 in ICH Q3C.  
• Pericoli per la sicurezza – l'etere dietilico è comune in laboratorio ma un No Go in impianto.

Quando i team procedono comunque, concentrati solo sul prossimo milestone, alla fine si scontrano con un muro. La scala successiva diventa troppo costosa, troppo lunga o semplicemente non fattibile.

Ed ecco un altro pezzo di conoscenza insider dalla nostra conversazione.

Questo è un errore specifico delle biotecnologie.

Le grandi aziende farmaceutiche entrano nello sviluppo con un piano strategico che considera l'intero percorso, fino all'ingresso sul mercato. Non è un piano perfetto, ma è abbastanza dettagliato da evitare percorsi di sintesi destinati al fallimento.

Le aziende biotecnologiche fanno molte cose meglio della pharma. Ma nella pianificazione strategica, le biotecnologie possono prendere spunto dal libro della pharma. 

(https://tinyurl.com/3bjseusf) 

Mi ricordo, anni e anni fa, un Direttore della Chimica di Processo che diceva: arrivano qui dicendo "Il processo? Lo abbiamo!", poi fai due conti sulla loro procedura e vedi che ti servirebbero delle colonne cromatografiche che neanche i cannoni di Navarone.

Il problema, nei suoi termini, è che la biotech vuole il batch clinico quanto prima possibile per arrivare all' Investigational New Drug Application (INDA) perché, in genere, non ha farmaci approvati, e quindi non ha cash flow proveniente dal mercato. La biotech vive di finanziamento, condizionato al raggiungimento di milestones (pietre miliari), tappe raggiunte nel processo di sviluppo del farmacom e l'INDA  una di queste. E' il momento in cui arrivano altri soldi, per arrivare alla tappa successiva. 

E' un sistema efficiente? Mah...

https://www.fiercebiotech.com/special-reports/2025-biotech-graveyard
 

Se vi interessa scorrete la lista. Contiene un'interessante sezione "Il mausoleo delle terapie cellulari", che dimostra come funziona il business: sull'onda dell'hype per "the next big thing" arrivano molti soldi, e poi, quando si arriva al dunque, spesso c'è questo cimitero.

mercoledì 5 novembre 2025

LE DEMOCRAZIE ALL'ULTIMO ATTO E LE LORO PRATICHE

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/31580-enrica-perucchietti-pfizergate-chiusi-i-conti-corrente-a-frederic-baldan-l-uomo-che-ha-denunciato-von-der-leyen.html

 

Le banche si sono arrogate il diritto di chiudermi i conti bancari senza alcuna motivazione». Frédéric Baldan, autore del saggio Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles, si è visto chiudere tutti i conti bancari, personali e aziendali, compreso il conto di risparmio del figlio di cinque anni. Le banche belghe Nagelmackers e ING hanno comunicato la rescissione dei rapporti senza motivazioni plausibili, chiedendogli la restituzione delle carte di credito. Un caso di “debanking” politico che colpisce chi ha osato toccare il cuore opaco del potere europeo: il cosiddetto caso Pfizergate. Baldan, ex lobbista accreditato presso la Commissione UE, è l’uomo che ha denunciato Ursula von der Leyen per gli SMS, inviati tra gennaio 2021 e maggio 2022, mai resi pubblici con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Ora, oltre all’isolamento istituzionale, subisce l’esclusione finanziaria.

Raggiunto da noi telefonicamente, Baldan ci ha spiegato che «le banche hanno iniziato a crearmi problemi simultaneamente, pur non comunicando tra loro. L’unica spiegazione plausibile è che esista un elemento scatenante: penso si tratti di un ordine impartito dai servizi segreti dello Stato belga, su pressione dell’Unione Europea, di trasmettere tutte le mie transazioni finanziarie». Al contempo, Baldan ha espresso la sua determinazione a non lasciarsi intimidire: «Sul mio account X, l’annuncio di questa informazione è stato visualizzato 600.000 volte in 24 ore.

Che differenza c'è tra un avvelenamento da polonio o un volo dalla finestra e il debanking?

Il debanking è più pulito: non cancella una vita, la rende difficile in potenza fino all'impossibilità di essere vissuta. Il debanking non lascia corpi né genera titoli di cronaca, eppure attiva un meccanismo di morte civile progressiva e inesorabile. Quando tutte le banche chiudono simultaneamente i conti di una persona, si innesca una cascata di impossibilità: niente stipendio, niente utenze, niente affitto. L'asfissia finanziaria è la repressione perfetta nelle democrazie formali: non viola esplicitamente leggi, non genera martiri visibili, non lascia sangue. 

Mi stupisce che l'articolo non citi il caso più clamoroso e sciagurato di questi tempi, cioè quello di Francesca Albanese, fino a prova contraria un funzionario ONU che quindi dovrebbe godere di protezione internazionale - invece non gode nemmeno di quella del paese di origine, cioè l'Italia. Le attuali democrazie (formali) dell'occidente hanno un rapporto assolutamente pessimo con la critica, quella non eversiva, cioè non mirata a sovvertire l'ordinamento democratico bensì a garantirne il suo funzionamento e la sua trasparenza, E purtroppo hanno cominciato a reagire con strumenti antidemocratici, come se la critica democratica fosse una minaccia insopportabile. In breve la critica democratica  è diventata eversiva perché i poteri che si definiscono democratici democratici non sono.

Welcome to the brave new world!  

PS: Qua sopra si è parlato dello Pfizergate, al tempo (qui), e no, la faccenda non si è risolta in nessun modo. Come si scrive nell'articolo sull'Indipendente di fatto la storia è finita con un'implicita ammissione di colpa della Commissione, che non ha avuto alcun eco mediatico. E aggiungo che non ho mai avuto alcuna simpatia nei confronti di Marcello Foa (specialmente da quando ha portato in radio Citro, idolo del fronte del delirio di cui fa parte).


domenica 2 novembre 2025

COS'E' LA CHEMIO?

 


Domanda solo apparentemente stupida. Facendo oggi un giro sui media italiani direi che "chemio" è il termine con cui chi non ha nessuna cognizione di causa definisce in genere i farmaci antitumorali.

Siccome non sono un ragazzino direi che per me la chemio(terapia) è quell'insieme di farmaci che iniziarono ad essere usati per la cura di pazienti oncologici tra anni '60 e '70: gli antiblastici, cioè in genere farmaci che inibiscono la riproduzione cellulare. La classe comprende alchilanti, antimetaboliti, antimitotici e i cosiddetti antibiotici antitumorali il cui capostipite è la doxorubicina. La loro tossicità è tale che richiede misure di sicurezza per il personale sanitario che li deve manipolare. E costituiscono quella classe di composti responsabili di una certa cattiva reputazione dei farmaci oncologici.

Qua sopra si è parlato spesso e a lungo di farmaci oncologici, quindi non vorrei ripetermi. Quindi preferisco analizzare il segno "chemioterapia".

In quest'ottica "chemio" è la croce che devi portare per salvarti o quello che devi fuggire ad ogni costo. E' l'ennesima polarizzazione tra quel moralismo medico che ormai è comunissimo e l'approccio negazionista-complottista. In questo regime simbolico e in questa contrapposizione il concetto di trade-off semplicemente non esiste più. Trade-off: ok, la terapia esiste ma il suo peso e i suoi costi sono tali che preferisco rifiutarla (i costi possono essere la perdita di un arto o di un'altra parte del corpo o quella della funzionalità sessuale o della capacità riproduttiva, per fare alcuni esempi).

Ritornando a "chemio", il problema è che essendo segno (o simulacro) non ha alcun rapporto con la realtà, mentre le patologie sono reali, la qualità della vita è reale, la morte è reale.

Forse non è inutile ripetere che negli ultimi 25 anni sono statei approvate decine di farmaci targeted (cioè meno tossici perché non colpiscono indistintamente ogni cellula che si sta riproducendo), inibitori di checkpoint, che impediscono alle cellule tumorali di sfuggire al sistema immunitario del soggetto, e alcune terapie cellulari. Non si tratta di terapie o farmaci privi di effetti collaterali, ma siamo molto lontani dalla tossicità degli antiblastici. In alcuni casi siamo rimasti a come erano le cose 40 anni fa, in altri no. E la comunicazione medica al riguardo me la ricordo estremamente carente, specialmente sui social dove, per fare un esempio, il "tumore di Angelina Jolie" era diventato l'immagine standard, con il suo corredo di amputazioni preventive. E in certi casi la comunicazione non è affatto cambiata, anche se oggi abbiamo in Europa ben 4 inibitori PARP (targeted) che hanno cambiato le prospettive per quel tipo di tumore (principalmente per il carcinoma ovarico BRCA+). Ma non solo: vecchi antiblastici di seconda o terza generazione, non mirati, sono diventati targeted, riusati con la tecnologia di coniugazione farmaco-anticorpo (l'anticorpo trasporta il farmaco tossico sulla cellula tumorale, dove viene rilasciato). E EMA ormai ha approvato una decina di ADC (Antibody Drug Conjugate).

Il punto è che, nonostante ogni progresso, ogni episodio che finisce sui media ripropone il simulacro, in cui la chemio-segno equivale alla scienza-segno. Che è un ottimo modo per non parlare di supporto al paziente e, soprattutto, dell'accesso alle cure. Un problema, quello dell'accesso alle cure, che convive senza problemi con un altro oggetto della rappresentazione mediatica, i viaggi della speranza. I viaggi della speranza sono proprio un fenomeno che nasce dal mancato accesso alle terapie, ai farmaci e alle sperimentazioni più avanzate.

Tutto questo accade in un contesto, quello italiano, in cui sicuramente esistono ancora direttori sanitari che ritengono che il cisplatino sia un'ottima cosa, perché costa quanto le patate. Una posizione che tra l'altro interiorizza il principio aberrante che in Italia non possa esistere una sanità pubblica che non sia una sanità dalle risorse sempre più scarse. La spesa sanitaria italiana continua a scendere in rapporto al PIL. Il problema non è l'assenza di risorse pubbliche: è la scelta politica di allocarle verso altri capitoli di spesa - armamenti inclusi - piuttosto che garantire l'accesso universale alle terapie oncologiche innovative. 


mercoledì 29 ottobre 2025

CHIMICA: CERCARE LAVORO (ONLINE E ALL'ESTERO), GUIDA PRATICA E RISORSE 2025

 


Quando CS era su social, per una qualche ragione, laureandi e neolaureati mi mandavano messaggi in privato chiedendo "E poi? E ora?". Erano evidentemente domande a cui i loro professori o i loro relatori di tesi non sapevano rispondere. Quindi riedito questo post, già pubblicato più o meno tre anni fa, immaginando che in molti nelle loro stesse condizioni si stiano facendo le stesse domande.

In primo luogo in un mercato dove la domanda (di lavoro) è alta e l'offerta scarsa succede che

1) Chi offre lavoro ha il coltello dalla parte del manico

2) Gli intermediatori (le agenzie di reclutamento) si possono permettere di tutto, tra cui ricavare le loro entrate da chi il lavoro lo cerca quanto dalle aziende che a loro si rivolgono per selezionare candidati.

E' esattamente il caso italiano. Non farò i nomi delle più note agenzie e piattaforme, ma prima vi chiedono soldi per l'iscrizione, poi vendono i vostri dati (e la vostra casella postale si riempirà di spam pubblicitario). Se proprio non potete fare a meno di rivolgervi a loro mi spiace per voi. E' il mercato degli avvoltoi, motivato dall'agganciarvi perché alla fin fine forse guadagnano sui numeri: poche le aziende che assumono, una moltitudine chi cerca lavoro. La cosa degna di nota è che le stesse piattaforme all'estero non si sognerebbero mai di chiedere soldi per l'iscrizione. Contesti diversi, condizioni diverse.

C'è linkedin, ovviamente, e l'account base è gratis. Efficacia: bassina, specie se siete agli inizi. E se vi limitate allo stagno italiano al 90% la musica è sempre la solita, e vi ritroverete a cliccare su posizioni magari accattivanti ma... gestite dall'agenzia che vi chiede i soldi dell'iscrizione. Questa cosa non è lì da 5 o 10 anni. Ha radici più lontane nel tempo. Mi ricordo, negli anni 90, un collega più anziano che si era affidato a degli italici cacciatori di teste, aprendo il portafoglio (e alla fine andò bene). 

Inutile ripeterlo, per questa, come per tante altre cose, tutto il mondo non è paese, manco per niente. Sei anni fa ricevevo una telefonata al giorno o giù di lì da headhunters anglosassoni, e non avevo cacciato un euro, o una sterlina. E si fecero vivi pure quelli svizzeri.

Ma veniamo ai lettori più interessati al tema, che non hanno un CV pesante perché si sono appena laureati, o sono in procinto di farlo, o hanno finito il master o il PhD, o sono in procinto di farlo.  A costo di essere noioso, la panoramica sarà per anglofoni (inglese almeno B2). Mi spiace, ma non parlando tedesco del mercato germanofono posso dire ben poco (tranne che i non germanofoni lì hanno possibilità inferiori agli altri). Per quello che riguarda il mercato francese le cose sono un poco migliori, ma non tanto.

In primo luogo limate bene il vostro CV in inglese: ho avuto un giovane collega britannico che avendo il parente da una vita nelle Human Resources ha avuto una consulenza gratuita  e qualificata. A volte non si riesce a mettere insieme al meglio i CV più pesanti, con quelli leggeri, di chi è agli inizi, il formato e i il modo di esporre i contenuti del CV, ahimé, sono anche più importanti. Se non avete a portata di mano un aiuto qualificato gratuito fate da soli o, per questo specifico scopo, pagate qualcuno (i servizi del genere sono numerosi e disponibili online). La triste verità è che il vostro CV dovrà catturare l'attenzione di un HR officer, che di solito della vostra specializzazione scientifica non capisce molto. Il vostro CV deve parlare a lui, in primo luogo (o di questi tempi, a un'inteligenza artificiale). Perché se lui o l'IA non danno l'ok difficilmente potrà passare ad altri per una seconda valutazione tecnico-scientifica (e vi garantisco che l'uomo delle HR può girare ad altri per la seconda valutazione orrori inconsistenti, che però avevano saputo scrivere bene il proprio CV).

Per il CV ormai esiste l'opzione Intelligenza Artificiale. Del resto come già accennato ble applicazioni o le candidature spontaee molto spesso vengono in primo luogo esaminate da una IA. Purtroppo nessuno vi garantisce che un GPT generalista funzioni come la IA di un sistema di reclutamento. Anzi, di recente su linkedin leggo che diversi reclutatori cercano i segni di IA nei CV e nelle Cover Letter (che sarebbero la lettera in cui dite perché volete davvero quella posizione, quanto sareste entusiasti di averla, che splendida azienda è quella per cui applicate etc etc).

Dopodiché iniziamo a parlare di risorse web.

1) Giornali. Tra tutti, consiglio la bacheca di New Scientist, che sotto questo profilo almeno non è decaduto nei decenni (https://jobs.newscientist.com/en-gb/). Anche Nature ha una bacheca di offerte di lavoro, ma per il mio settore e da questo lato dell'Atlantico è del tutto irrilevante.

2) Pharmiweb (https://www.pharmiweb.com/). Principalmente orientato sulla ricerca clinica e medica, ma c'è anche altro.

3) Totaljobs (https://www.totaljobs.com/). Poco da dire, se guardare verso UK questa dovrebbe essere la vostra prima scelta. Anche perché il servizio ha due lati, quello che interessa voi, che cercate lavoro, e quello per le aziende che offrono. E, ve lo posso dire per esperienza, le Risorse Umane delle aziende lo usano, eccome.

4) Linkedin, ma dovete impostare bene i vostri criteri di ricerca. Se restringete allo stagno italiano potreste finire scoraggiati dal deserto. Guardate fuori, EMEA, Regno Unito.

5)  Cvlibrary (https://www.cv-library.co.uk/), un po' come Totaljobs. Offrono a pagamento un servizio di revisione del CV.

6) Checkmark Recruitment (https://checkmark.nl/en/) copre il mercato olandese. Che ha caratteristiche proprie, ma è un mercato non da poco per candidati con un inglese almeno B2. I reclutatori dutch preferiscono candidati che già risiedono nei Paesi Bassi, per esempio per studio.

7) Su twitter seguite Chemjobber (https://twitter.com/chemjobber). Prevalentemente US oriented, ma non solo.

8) Europharmajobs (di fatto un aggregatore).

9) CPL , focalizzata su Irlanda e UK

10) VRS recruitment (UK) 

11) Barrington James ,  grossa e inefficiente, ma non si sa mai.

Ci sono anche Hays e Indeed ma non ho idea di come funzionino dal lato italiano.

Alcune note a margine: in tempi in cui l'IA è universalmente diffusa (e poco efficiente, parere personale) per lo screening dei curriculum non crediate che ci sia stata una pressione per alzare la qualità media del personale addetto al reclutamento. Una IA vi proporrà posizioni che non hanno niente a che fare con il vostro curriculum e probabilmente il dipendente di una grossa agenzia farà esattamente lo stesso. La cosa più comune, in campo farmaceutico, è l'offerta di posizioni da biotecnologo a un chimico e viceversa.

E questo è un quadro, sicuramente insufficiente e parziale, ma pur sempre qualcosa. Buon lavoro e in boca al lupo. 

domenica 26 ottobre 2025

FARMINDUSTRIA E LA FINANZIARIA

https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=132706

In occasione degli Stati Generali della ricerca medico-scientifica al Senato (ottobre 2025), Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha tenuto un intervento meritevole di un'analisi. Il timing è significativo: siamo in fase di preparazione della finanziaria 2026.

Cattani parla di "guerra" - guerra commerciale, guerra sui farmaci - e accusa l'Unione Europea di aver "sbagliato tutti i dossier legati a ricerca, innovazione e tecnologia". Contrappone USA e Cina, che "rafforzano la proprietà intellettuale", all'Europa che "vuole accorciare". Lamenta che la Spagna abbia superato l'Italia in ricerca clinica e chiede "una strategia sposata dalle più alte istituzioni governative" con "obiettivi, ambizioni e risorse" - risorse che "oggi non vediamo nella misura in cui dovremmo metterle".

Quello di cui Cattani accuratamente non parla è il contesto tariffario. Perché per quanto riguarda i dazi USA, nella nebbia della confusione su verso chi, su cosa, per quanto tempo, una cosa è chiara fin da luglio: i prodotti branded made in EU, cioè quelli innovativi, cioè quelli di cui parla Cattani, siano prodotti finiti o attivi farmaceutici, sono soggetti a dazi del 15% (e gli USA continuano ad essere il principale mercato di sbocco dell'industria europea). Si parla di circa 18 miliardi di euro all'anno di dazi per i prodotti finiti branded, che molto probabilmente saranno perlopiù accollati ai produttori europei. Non ci sono dazi invece sui generici, cioè sul segmento a valore aggiunto più basso. Questi dazi colpiscono quindi la parte a più alto valore aggiunto di un settore con ritorni mediamente bassi, quello dei prodotti finiti, che aveva fatto parlare di record dell'industria farmaceutica italiana.


Si nota che l'impatto è percentualmente identico sugli APIs branded (volumi più piccoli, valore aggiunto più alto)e quindi anche le CDMO europee (Contract Development and Manufacturing Organization) sono colpite, proprio quel soggetto che meno era stato colpito dall'ultima crisi tuttora in corso.

In questo quadro il discorso di Cattani risulta particolarmente e volutamente nebuloso, L'unica cosa che si legge tra le righe è una non troppo velata richiesta di risorse "perché la Spagna ci è passata avanti". 

Un po' di retorica patriottica (che considerando chi governa in Italia è indispensabile per bussare a soldi) senza affrontare i problemi strutturali e gli elefanti nella stanza (i dazi), tirando in mezzo una metrica (i trial clinici) che c'entra poco o niente.

Il vero problema è che i dazi di Trump, "sopportabili" in altre circostanze, arrivano esattamente in contemporanea con l'ennesima crisi di settore in occidente. L'urgenza sarebbe chiedere politiche anti-cicliche, invece da quel che si capisce la finanziaria sarà fatta ancora una volta di tagli. 

mercoledì 22 ottobre 2025

ONCOLOGIA, METODO HAMER: I FALLIMENTI DEL SISTEMA E LE LORO CONSEGUENZE

 

https://www.corriere.it/cronache/25_ottobre_21/genitori-francesco-morto-metodo-hamer-intervista-6acf9873-b7c1-498e-9d74-f0e4e57bfxlk.shtml

Cominciamo dall'inizio. Il cancro non esiste. Esistono molti differenti tipi di tumori, diversi per tessuto di origine e genotipo. Alcuni di questi tumori oggi come oggi sono ben trattabili anche grazie a 25 anni e passa di sviluppo di farmaci antitumorali targeted, cioè che non colpiscono indiscriminatamente tutte le cellule che si riproducono a gran velocità, ma solo le cellule tumorali che sovraesprimono una certa proteina (il bersaglio). Poi ci sono i farmaci cosiddetti immunooncologici, in grado di annullare il meccanismo con cui certe cellule tumorali evadono l'attacco del sistema immunitario, e le terapie cellulari CAR-T che hanno ulteriormente migliorato il quadro. Ma tutti questi farmaci e terapie non funzionano su tutti i tumori.

In questo quadro l'osteosarcoma è una pessima notizia, una delle peggiori. Tumore altamente maligno e raro (0.2% di tutte le patologie tumorali) con un'incidenza di 3 casi per milione all'anno. Raro significa pochi sforzi nella ricerca su nuovi farmaci e sul loro sviluppo, anche perché mettere insieme un trial clinico per patologie così rare è molto complicato, dati i bassi numeri devi mettere su un trial in molte diverse nazioni. Inoltre, se ogni tumore non è monoclonale (costituito da cellule identiche), l'osteosarcoma ha una variabilità che è stata definita selvaggia (wild). Questa estrema eterogeneità, che è stata chiamata anche caos genetico, rende pressoché impossibile sviluppare farmaci mirati: semplicemente non esiste un bersaglio chiaramente identificabile.

Le linee guida per il trattamento dell'osteosarcoma sono basate su farmaci vecchi di mezzo secolo e per niente gentili. Oggi la diagnosi di osteosarcoma non è una sentenza di morte immediata principalmente grazie agli avanzamenti della chirurgia e in particolare di quella ricostruttiva. Si tratta di opzioni che fanno guadagnare anni e richiedono riabilitazione, perché si procede a rimuovere la sezione d'osso interessata, con un margine di sicurezza, e a sostituire la parte rimossa con una protesi. 

Quali sono i risultati per un trattamento combinato (chirurgia+chemio) in caso di osteosarcoma in un osso della gamba? 

Progression Free Survival a 5 anni 64% in caso di tumore localizzato (Smeland S et al., Eur J Cancer, 2019). Progression Free Survival a 5 anni circa 25% in caso di metastasi (stessa fonte). In questi casi chi parla di Overall Survival (OS, sopravvivenza) compie un'operazione poco onesta, perché OS non dice nulla sulla qualità della vita.

Sono numeri scoraggianti, rispetto agli effetti di altre terapie per altri tumori. Quindi in ogni caso in circostanze di questo genere la cosa più importante è il supporto psicologico al paziente e alla famiglia. Supporto che, in prima battuta, in questo caso è stato completamente assente.

In generale, parlando di oncologia, non abbiamo mai avuto tanti strumenti farmacologici quanti ne abbiamo oggi. Ma una cosa è il ritmo di approvazione di nuovi farmaci oncologici, una cosa è il loro uso. Io ho ben presente quale è stata la situazione riguardo al mieloma multiplo.
Due farmaci hanno cambiato notevolmente l'impatto della malattia: bortezomib e lenalidomide, Bortezomib è stato approvato da EMA nel 2003, lenalidomide nel 2007. Ma sono entrati nelle linee guida solo nel 2013. 

Ho presente un caso pre 2013: chemioterapia del tempo, ridotto a un cadavere deambulante, sopravvissuto 3 anni. E ho presente un caso attuale in cui la famiglia ha deciso di rivolgersi a un centro di eccellenza. Il paziente ha ricevuto un primo ciclo di lenalidomide+bortezomib, in più era stato inserito in un trial con anti CD38. Andava in ospedale per la terapia sulle sue gambe e ne usciva sulle sue gambe, conducendo una vita pressoché normale. Dopo di che un mese in ospedale, immunosoppressori, ciclofosfamide e autotrapianto di staminali. Due settimane dopo la fine del trattamento si faceva otto chilometri di passeggiata nel bosco e fa una vita del tutto normale. L'aspettativa progression free è di dieci anni. La prima struttura ospedaliera a cui si era rivolto aveva proposto una terapia diversa e molto più aggressiva, cosa che aveva spinto la famiglia a cercare una seconda opzione nel centro di eccellenza.

Tutto questo per dire che in primo luogo è una questione di corretta comunicazione delle opzioni esistenti e di accesso ai farmaci. Inoltre se qualcuno ha un vivido ricordo di quello che è sucesso a parenti 10 o 15 anni fa occorre spiegare che le cose in molti casi per fortuna sono cambiate. Ma pare che questo spesso non succeda.

La vera tragedia è quando le opzioni sono limitate e di efficacia medio-bassa, come nel caso di cui si parla sul Corriere. E' qui che chi promette fole e miracoli, purtroppo, trova il suo spazio.

Coloro che parlano sono imputati in processo in Corte d'Assise, quindi sicuramente le loro dichiarazioni sono guidate dai loro avvocati, ma ritengo molto significativa e molto sofferta questa:

"Stare alla larga da Hamer" è comunque da incidere sulla pietra. E il supporto psicologico e l'informazione al paziente con certe diagnosi (e alla sua famiglia) dovrebbe essere il primo pensiero di un medicina degna di questo nome.

domenica 19 ottobre 2025

IL TERZO LADRO: DALLA CATTURA DELLA SCIENZA ALLO SVUOTAMENTO DELLA DEMOCRAZIA

Catturare la scienza: mascherare da "fondate sulla scienza" istanze politiche, con titolati di discipline tecniche e scientifiche che supportano il processo. E' quella Scienza "terzo ladro" nella visione di Isabelle Stengers.
Si tratta forse dello strumento più sfacciato attraverso cui il potere politico contemporaneo sottrae le proprie decisioni al vaglio della legittimità democratica. Non si tratta di un processo casuale o spontaneo, ma di una strategia deliberata che trasforma la conoscenza scientifica da strumento di comprensione del mondo in simulacro e arma di legittimazione politica.
 
Il meccanismo funziona attraverso una selezione strategica: si identificano gli studi, gli esperti e le ricerche che supportano l'agenda politica desiderata, trasformando risultati spesso incerti e dibattuti in "verità scientifiche" indiscutibili. Questa operazione non richiede necessariamente la falsificazione dei dati, ma piuttosto una loro presentazione selettiva e una amplificazione mediatica mirata.
 
L'esempio più recente di questo processo lo troviamo nelle politiche europee degli ultimissimi anni. Il Green Deal è stato presentato come una necessità scientifica incontestabile, con l'urgenza climatica utilizzata per giustificare trasformazioni economiche e sociali radicali. Tuttavia, quando le priorità politiche sono cambiate con l'evolversi del contesto geopolitico, la stessa urgenza scientifica è diventata improvvisamente negoziabile.

Il passaggio dal Green Deal europeo al programma ReArm Europe (o come è stato ribattezzato) illustra perfettamente la natura strumentale della "cattura scientifica". Fino al 2022, il cambiamento climatico era presentato come l'emergenza assoluta, che richiedeva sacrifici economici immediati e trasformazioni sistemiche. La climatologia era invocata per giustificare ogni misura, dalla tassazione del carbonio alle restrizioni sulla mobilità.
 
Con l'escalation del conflitto ucraino, le priorità sono cambiate. Improvvisamente, un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo europeo è diventato prioritario, nonostante l'evidente incompatibilità tra obiettivi di decarbonizzazione e massiccia espansione dell'industria bellica. La produzione di armamenti è notoriamente una delle attività più inquinanti e carbon-intensive, ma questa contraddizione è stata semplicemente rimossa dal discorso pubblico.
 
La scienza-segno (il simulacro mediatico) non ha protestato per questa inversione di rotta. In alcuni casi l'endorsement della scienza-segno al piano di riarmo europeo è stato clamoroso, come nel caso di Elena Cattaneo , che ha prestato esplicitamente la propria autorità scientifica per legittimare questa transizione.
 
La cattura della scienza si inserisce in un processo più ampio di tecnicizzazione della politica, che ha sottratto al controllo democratico alcuni ambiti fondamentali della vita collettiva: economia, istruzione, sanità. Il risultato è che i cittadini possono ancora votare, ma le loro scelte sono limitate a variazioni marginali di politiche già predeterminate da organismi tecnici non eletti. Qualsiasi proposta di politica economica alternativa viene immediatamente liquidata non attraverso il confronto democratico, ma mediante l'appello all'autorità tecnica: "non si può fare, lo dicono i parametri europei".
 
In Italia il governo Monti rappresentò un momento cruciale nella normalizzazione di questa logica. Presentato come una ineludibile necessità tecnica per "salvare" l'Italia, ha di fatto sospeso la democrazia per implementare politiche economiche che nessuna maggioranza elettorale avrebbe mai approvato. Politiche economiche che hanno provocato una contrazione dolorosissima dell'industria italiana, fosse ad alto o basso contenuto inoovativo.
 
L'aspetto più significativo non è stata tanto l'esistenza di questo governo tecnico, quanto la sua accettazione come modello normale e auspicabile. La famosa dichiarazione di Monti secondo cui "l'espressione campagna elettorale mi fa un po' ribrezzo" rivela una mentalità per cui il confronto democratico è visto come un fastidioso ostacolo alla gestione self styled razionale del potere.
E non è forse un caso che proprio durante il governo Monti i risultati di un referendum, quello sull'acqua pubblica del 2011, furono completamente disattesi. 27 milioni di italiani (95% dei votanti) votarono per l'acqua pubblica, senza effetto:  la forma ultima della democrazia dal basso, il referendum, veniva svuotata di di ogni efficacia.
 
Furono i precedenti che  normalizzarono l'idea che esistano questioni "troppo importanti" per essere affidate al voto popolare. Da allora, ogni volta che serve implementare politiche impopolari, si evoca lo "spirito del governo tecnico" o si minacciano le reazioni dei "mercati". 
La strategia di svuotamento democratico si completa con il trasferimento di sovranità a strutture sovranazionali non elettive. Organismi come la BCE, la Commissione Europea, il FMI, OMS non rispondono a nessun elettorato, ma sono istituzioni politiche che prendono decisioni che finiscono col determinare la vita di centinaia di milioni di persone. Le necessità di coordinamento internazionale sono state progressivamente sostituite dalle istanze di politica interna e internazionale. E forse il caso più eclatante a supporto di questa idea è che l'assemblea internazionale puramente politica, quella dell'ONU, rimane pluralistica (per quanto disfunzionale), a differenza delle altre sigle. Il tentativo ultimo di giustificare in quella assemblea una scelta politica con la "scienza" fu una fialetta si supposto antrace mostrata da Colin Powell, che non ebbe mai il ruolo di ragione inconfutabile (un falso eclatante che non resse). Quindi l'ONU sarà anche "bloccata" ma rimane un'assemblea libera da certi mecanismi. Questo lo abbiamo visto di recente e lo abbiamo visto con un'aggressione a Francesca Albanese che per mezzi impiegati non ha precedenti storici.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/12/istituzioni-internazionali-crisi-riforma-oggi/8144027/


Ecco, la posta in gioco nella transizione terribile dal mondo unipolare a quello multipolare riguarda oggi più che mai l’urgenza di rilanciare il diritto internazionale e nuove forme di governance centrate sulla cooperazione. Il sistema che governa il mondo – nel suo mix letale di accumulazione capitalistica, rincorsa tecnologica ed espansione dell’investimento sulle armi in chiave offensiva – invero lo sta destrutturando e consegnando a una stagione di guerre finalizzate a sostenere economie ormai allo sbando.
 
La mia posizione è più radicale. Nuove forme di governance fondate sulla democrazia per l'occidente sono impossibili se non si ridemocratizzano le democrazie-zombie occidentali come quella italiana. restituendo alla politica dal basso l'ultima parola sulle decisioni "tecnocratiche" che hanno malamente plasmato tante società negli ultimi 30 anni. E' una prospettiva utopica? Forse. Ma quando certe narrazioni perdono ogni credibilità può capitare che in tutta Europa manifestazioni oceaniche abbiano un qualche effetto (vedasi quelle a favore della Sumud Flottila). Quindi l'opzione è sul tavolo.
 

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...