giovedì 28 settembre 2023

2022, COVID, MASCHERINE, CULTURE CLASH

Erano i tempi...

I tempi in cui, per esempio, su tutti i treni italiani era d'obbligo maschera e green pass. Ma da Milano partiva un eurocity per Francoforte cogestito con le ferrovie svizzere in cui non serviva né pass né mascherina.

Erano i tempi in cui il personale di un volo partito dall'Italia faceva la voce grossa senza considerare che erano atterrati in una nazione in cui le regole erano tutte diverse.

   

Erano i tempi in cui fare avanti-indietro tra paesi nordeuropei isole comprese e Italia era surreale (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/04/back-and-forth-from-fucked-up-country.html): Italia e italiani offrivano uno spettacolo di comicità involontaria da branco di lobotomizzati. Ovviamente i probiviri e le buonedonne sostenevano a voce fin troppo alta (per il branco italiano) che non era vero, che altrove le restrizioni erano esattamente le stesse- grande scemenza. E il branco annuiva e applaudiva, salvo restare interdetto quando sbarcava. Allora l'italiano atterrava e si rendeva conto da subito di ritrovarsi rara avis. Guarda caso, dal giorno due dall'atterraggio, perlopiù si adeguava. A dimostrare che non si tratta di convinzioni, il tratto prevalente italiano è il conformismo. E il conformismo di quelli che da altrove twittavano e postavano in italiano questo e quello era solo perché volevano fortissimamente tornare nello stivale, da mamma. Expat senza convinzione, expat ma non cosmopoliti. Il peggio del peggio del peggio. All'epoca più del solito i media italiani dipingevano gli italiani cone riottosi e indisciplinati. Magari fosse stato! La maggioranza si è conformata in silenzio. Ma la maggioranza conforme uscendo dai confini ci metteva niente a conformarsi a regole del tutto differenti. Erano quelli convinti, tipo l'equipaggio di quel volo, che raccatavano figure escremenziali.

PS: Chi ha i numeri se ne va, chi non li ha resta: peggio per voi.




mercoledì 27 settembre 2023

C'ERA UNA VOLTA UN NETWORK PROFESSIONALE

https://www.lettera43.it/linkedin-social-guru-storytelling/
Non sarebbe dovuta andare a finire così, forse.

Da più di una ventina di anni uso linkedin strettamente per lavoro. Solo per quello. E per lavoro, nel tempo, si è dimostrato di una certa utilità, per quanto non manchi gente che lo giudica completamente inutile... e al riguardo l'unico commento possibile da parte mia è questo:


All'inizio linkedin era solo quello: network professionale, con le aziende che si promuovono e gi annunci di lavoro. E se si ha a che fare sempre per lavoro con qualcuno è facile risalire al suo profilo e vedere in passato per chi ha lavorato facendo cosa. In breve linkedin può essere anche un discreto strumento di business intelligence. Breve nota per le aziende che promuovono la propria immagine: puro marketing che spesso fa sembrare autentici scalzacani leader del mercato. Colpa anche di PR men un po' troppo incompetenti ma molto entusiasti e scintillanti. Un esempio? Un'univeristà aveva assoldato qualcuno per fare promozione e questo ne è uscito, su linkedin:


Ovviamente agrari, forestali e scienziati della produzione animale con equazioni differenziali, vettori etc non hanno niente a che fare (e neppure con la chimica), ma tanto è tutto "scienza", no? Le risate che si sono fatti amici e colleghi su questa cosa ve le potete immaginare.

Comunque tutto questo è rimasto. Ma nel tempo si è aggiunto molto altro. Nel tempo l'aspetto "social media" è cresciuto a dismisura. E oggi...

Una volta era il social del recruitment e del lavoro. Ora è uno spazio in cui guru sconosciuti fuori dalla loro bolla promuovono uno storytelling atteggiandosi da Dalai Lama e sperando di essere i nuovi Aranzulla. Basta avere un ego esuberante, fingere di non essere dei cazzari e non temere di apparire ridicoli.

«Specchio social delle mie brame, chi è il professionista più figo del reame ?». A Linkedin ci riferiamo, anche se la domanda si pone per tutti i social media, in modi diversi ma con identica propensione narcisistica e risposta dopaminica. Parlare di sé dà molto piacere e in Rete è possibile farlo senza freni, perché manca l’interlocutore dal vivo. Dati empirici e ricerche scientifiche dicono che se nella relazione faccia a faccia uno può parlare di sé per il 20/30 per cento del tempo, nelle conversazioni sul web si può arrivare sino al 70/80 per cento. Insomma che sia un commento, una foto, una condivisione quasi tutto tende sempre a gravitare attorno al postatore. «Io sono io e voi non siete un cazzo!»: fatte le debite differenze socio-tecnologiche, ci troviamo sempre nei paraggi de Il marchese del Grillo.

E questo spiega, quanto all'Italia, che ci facciano su linkedin debunker e divulgatori, gente il cui curriculum non interesserebbe a nessun reclutatore. Comunque non hanno bucato il linkedin social, che resta in qualche modo professionale e business oriented - e poco interessatato alla divulgazione.

Ma l'aspetto social non si limita a questo: su linkedin ormai si convide anche da altre piattaforme, come succede isu un'altra qualsiasi piattaforma: ci sono professionisti sul viale del tramonto che su linkedin postano la propria pagina facebook, o che ripostano lì quello che hanno postato su facebook, o twitter. Fu con grande sgomento che mi trovai davanti agli occhi su linkedin un repost della pagina fb CS - perché, ripeto, per me linkedin è stata sempre e soltanto una cosa di lavoro mentre ogni attività CS per me è sempre stata altamente extracurriculare (roba che non fa curriculum). Detto questo e potendolo fare senza essere notato, ho dato un occhio a certi divulgattori di poca competenza e di una certa notorietà e like sul fronte italiano con cui ci furono alterne vicende, quando CS era su isocial. Quelli più giovani, poveretti, mettono a curriculum il poco che hanno, cioè perlappunto la militanza social assieme altre 2 cose. Ovviamente da un punto di vista professionale non gli è fruttato gran che - diciamo pure nulla. Perché non hanno capito le regole del gioco e per capire gli serviranno anni e anni: il carosello delle vanità narcisistiche (isocial) interessa ai reclutatori solo per capire se sei persona problematica e quindi da evitare. E specialmente fuori dal teatrino italiano parlando di professione, cosa hai potuto fare o non fare di "scienza" su isocial tricolori non interessa, neanche un po'.

Quanto a linkedin e alle cose serie, la situazione non è cambata negli ultimi anni (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/12/chimica-cercare-lavoro-online.html). E il modo migliore per far sembrare linkedin quello che era è evitare di seguire guru, CEO di sé stessi e professionisti preda di una irrefrenabile bulimia social.

martedì 26 settembre 2023

ORWELL NON ERA UN MANUALE DI ISTRUZIONI. PERO'...

La frase l'ho letta scritta da qualcuno, non ricordo dove né quando, e l'ho trovata significativa. 

Per fare un esempio, la faccenda dei due minuti di odio sembra qualcosa di perfettamente attuale

 

(Il film uscì nel 1984 - ovviamente - ed era una trasposizione piuttosto fedele del romanzo di Orwell. Fu l'ultima apparizione di Richard Burton in un film e Winston Smith fu interpretato da un immenso John Hurt).

A parte i due minuti di odio, non si sono visti negli ultimi anni tentativi di riscrivere la storia?

Per esempio la maggior parte dei giornalisti italiani, per tacere di fact checkers e debunkers, sembrano dipendenti modello del Ministero della Verità.

Poi più di una volta mi è capitato di scrivere che se i vari no-qualcosa non ci fossero sarebbero stati inventati. Non sono forse una perfetta incarnazione volontaria di Goldstein e non hanno forse esercitato la medesima funzione? Rendetevi conto del livello: identificarsi nell'essere funzionali credendo fermamente di essere antagonisti.

E' la forza delle distopie classiche. Direi che il discorso è largamente allargabile a "Il tallone di ferro" di Jack London (romanzo che conobbe una versione cinematografica russa, film muto del 1919).

E' bene ricordare che un'esperienza determinante per Orwell, che influirà molto sulla sua opera, è stata la sua militanza nel POUM (Partido Obrero de Unification Marxista https://en.wikipedia.org/wiki/POUM) ai tempi della guerra civile spagnola. E in questa esperienza particolarmente importanti furono gli eventi del 1937-38 a Barcellona, dove gli stalinisti approfittarono della situazione di guerra ormai persa per regolare i conti in casa, dichiarando fuorilegge sia gli anarchici che i troskisti del POUM, con una triste coda di arresti ed esecuzioni sommarie. L'episodio più infame fu forse l'assassinio di Andrés Nin, cofondatore del POUM, seguito al suo arresto (https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9s_Nin). Di film in film se qualcuno si definisce "di sinistra" Terra e Libertà di Ken Loach se lo potrebbe pure rivedere. E magari si potrebbe leggere (o rileggere) Storia della guerra civile spagnola di Hugh Thomas, che ai tempi fu tradotto e pubblicato da Einaudi (pensate un po').



I comunisti, socialisti, anarchici  o altro che combatterono per la Repubblica, se sopravvissuti, ebbero storie alterne. Perché l'avevano vissuta, fino alla fine, e avevano visto tutto, compreso quel che alla fine successe . E quindi spesso furono guardati con odio (dai nemici) o con estremo sospetto (dai supposti amici). Ormai dimenticata dai più, al di fuori della Spagna, resta uno dei momenti salienti della storia del XX secolo. E la storia del come e del perché di una lunga serie di sconfitte. 

Nella vicende recenti la guerra civile spagnola è citata in Oppenheimer di Nolan, ma è largamente presente nella grande storia della letteratura del 900: a parte Hemingway, mi piace ricordarla come elemento di sfondo in Under the volcano di Malcom Lowry: nel romanzo Hugh, il fratello del Console, è in procinto di contrabbandare armi per la Repubblica.


domenica 24 settembre 2023

FALLIMENTI POLITICI E POLITICHE FALLIMENTARI

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/20/dopo-il-covid-va-constatata-la-mancanza-di-dialogo-da-sinistra-e-questo-per-due-motivi/7295702/


Chi voleva ragionare sugli effetti delle chiusure sulla società, nei termini di ampliamento delle diseguaglianze e quindi delle sofferenze per l’intera collettività, così come chi ha sollevato il problema delle discriminazioni con l’arrivo del green-pass, è stato qualificato come integralmente “reazionario” senza alcun approfondimento delle obiezioni sollevate.

Ma non c’è solo questo. Noi individuiamo anche un’altra dinamica profonda, che interessa strutturalmente le cosiddette sinistre, quelle riformiste subalterne al neoliberismo e quelle antagoniste minoritarie. Crediamo che, per spiegare i molti errori compiuti in merito alla questione sindemica, sia necessario invocare un meccanismo di compensazione psicologico.

Un pregevole seminario residenziale organizzato questo settembre da LABOSS (Laboratorio su salute e sanità), con presenti personalità rilevanti come Nicoletta Dentico e Silvio Garattini, nonostante un’impostazione complessiva assai condivisibile, centrata sull’urgenza di proteggere il servizio sanitario nazionale dall’attacco a cui è sottoposto da anni e sulla necessità di rilanciare la ricerca e l’intervento pubblici per limitare lo strapotere delle case farmaceutiche, segnala ancora la difficoltà, e persino la ritrosia, a esprimere parole nette e inequivoche sugli errori fatti dalle istituzioni nella gestione autoritaria della pandemia/sindemia.

Gandini e Bartolini fanno notare per l'ennesima volta un fatto che dovrebbe essere assodato da un bel po': l'area collettivamente definibile "sinistra" ANCHE fuori dal parlamento ha largamente espresso questo genere di posizioni. Per fortuna c'era anche altro. Un ragionamento su quel che la gestione COVID ha voluto dire in Italia c'è stato, in pezzi della base. Ma mi hanno raccontato un episodio significativo, inerente una delle poche manifestazioni di sinistra contro il green pass. Una manifestazione senza infiltrazioni fascistoidi o del fronte del delirio. Gruppetti desinistra contromanifestarono e un ragazzetto andò a urlare in faccia a un manifestante, un attempato sindacalista con una lunga storia di sinistra extraparlamentare: "Fascista!". Il contestato conosceva il ragazzetto, figlio di un suo amico e lo apostrofò con "Ma finiscila, se no lo dico a tu' pa'!".

Dopodiché vorrei far notare un errore di metodo: inserire nel discorso Nicoletta Dentico e Garattini e lamentare che non abbiano espresso critiche. Non lo hanno fatto perché non perché loro non hanno mai avuto motivo di criticare.

Nicoletta Dentico ha da sempre le classiche posizioni "uova gratis, abbasso le galline"  (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/uova-gratis-per-tutti-abbasso-le-galline.html), la stessa demenzialità politica che permea la sinistra dem USA (Ocasio Cortez) nonché tutte le ONG che possono venire in mente. Quanto all'ormai senile Garattini è tra quelli che da sempre predica il genericista asiatico (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/11/lideologia-sanitaria-e-il-dilagare-dei.html), come se il profitto di Cipla o Aurobindo pur essendo profitto industriale sia "buono" mentre il profitto di Novartis o Gilhead è "cattivo".  Guarda caso il genericista asiatico è da sempre la scelta OMS, che di fatto ha anche dichiarato di volersi porre al di fuori della regolazione farmaceutica occidentale

Cosa ci sia dietro l'industria asiatica dei generici ormai si sa (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/11/differenze.html). Ormai l'80% e passa dei principi attivi a brevetto scaduto viene comunque da lì e di fatto se il sistema più o meno regge è grazie alla "messa in sicurezza" delle supply chain da parte delle aziende occidentali. Chi come Dentico e Garattini presenta false soluzioni dettate da ideologia e/o profonda ignoranza in materia di fatto fa il gioco di quanti predicano la riduzione della spesa sanitaria o la ignorano ostentatamente.

La risposta a costo e disponibilità di farmaci è una sola: industria pubblica. L'industria finanziata dal pubblico l'abbiamo ben vista nel periodo COVID: negli USA vaccini e farmaci sono stati resi disponibili anche ai non assicurati. Il che è più di quanto sia successo nell'Europa dei sistemi sanitari pubblici o misti, un'Europa che ha essa stessa beneficiato, alla fine, dei miliardi di Warp Speed. Ne ha beneficiato con la disponibilità di quei prodotti sviluppati grazie a quell'immenso finanziamento, perché se vedete quanto è stato finanziato nell EU e a chi sono andati i finanziamenti (CureVac, un vicolo cieco)... Senza USA e UK l'EU sarebbe rimasta a mani vuote e lasciamo perdere quel che è stato all'inizio del 2021 (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/03/vaccine-wars-lescalation.html).

Il "piccolo" particolare del finanziamento pubblico USA: i profitti sono rimasti strettamente privati.

Quindi il modello da seguire sarebbe Cuba?  A ben vedere sì. La vicenda Soberana dimostra che anche una nazione piccola e povera di mezzi può mettere in pratica questo genere di politiche. Cuba, ma con standard regolatori occidentali, magari. Perché con la sottesa storia del doppio binario per cui per i paesi poveri vanno bene standard più bassi sarebbe anche ora di finirla. Eppure è la dottrina OMS nonché quella di diversi medici, farmacologi (tipo Garattini) e altri soggetti che di come viene sviluppato e prodotto un farmaco non hanno idea, però pontificano al riguardo.


giovedì 21 settembre 2023

LONTANO DALL'EQUILIBRIO, DA 2.500 ANNI

Ignis mutat res, il fuoco trasforma la materia. Il fuoco porta a reazioni chimiche, a processi come fusione e evaporazione. Il fuoco fa esplodere il carburante e rilascia calore. Da tutte queste comuni cognizioni del XIX secolo la scienza ricavò il singolo fatto che la combustione produce calore e che il calore può produrre aumento di volume; e come risultato finale la combustione produce lavoro. Il fuoco porta quindi a una nuova macchina, la macchina termica, l'innovazione tecnologica su cui è stata fondata la società industriale.

Quale è il nesso tra "calore" e "lavoro"? Questa domanda fu all'origine della formulazione del principio di conservazione dell'energia. Il calore ha la stessa natura dell'energia, il calore è trasformato in lavoro ma l'energia è conservata. Ma c'era di più.

Nel 1811 il barone Joseph Fourier, prefetto di Isere (quello della trasformata, NdCS), vinse la medaglia dell'Accademia Francese delle Scienze per la sua descrizione matematica della propagazione del calore nei solidi. Il risultato formulato da Fourier era sorprendentemente semplice ed elegante: il flusso di calore è proporzionale al gradiente di temperatura. E' degno di nota che questa semplice legge si applichi alla materia qualunque sia il suo stato, solido, liquido o gassoso. Inoltre rimane valido qualsiasi sia la composizione chimica del materiale, sia esso ferro o oro. E' soltanto il coefficiente di proporzionalità tra flusso di calore e gradiente di temperatura che è specifico di ogni sostanza. La legge di Fourier fu la prima a descrivere un processo irreversibile. C'è una direzione privilegiata del tempo quando il calore fluisce secondo la legge di Fourier, dalle alte alle basse temperature. Questo è in contrasto con le leggi della dinamica newtoniana in cui passato e futuro hanno lo stesso ruolo (il tempo entra nella legge di Newton solo tramite derivate seconde, quindi la legge di Newton è invariante rispetto alla inversione del tempo t -t). E' la seconda legge della termodinamica che esprime la differenza tra processi "reversibili" e irreversibili attraverso l'introduzione dell'entropia. I processi irreversibili producono entropia.

La storia dei due principi della termodinamica è estremamente curiosa. Nati nel mezzo di questioni tecnologiche acquisirono rapidamente uno status cosmologico.
 

Infatti se esponiamo i principi come formulati da Rudolf Clausius (1822-1888) in the year 1865:


"L'energia dell'universo è costante"

"L'entropia dell'universo procede verso un massimo".


Fu la prima formulazione cosmologica  evoluzionistica. 

Fu una dichiarazione rivoluzionaria perché asserire l'esistenza dei processi irreversibili (e quindi dell'entropia) confligge con la visione della dinamica, reversibile rispetto al tempo. Certo, la dinamica classica è stata superata da meccanica quantistica e relatività. Ma il conflitto rimane perché sia nella meccanica quantistica che nella relatività le leggi dinamiche di base sono reversibili rispetto al tempo.
La risposta tradizionale a questo punto è l'enfatizzare il fatto che i sistemi considerati dalla termodinamica sono così complessi (contengono un numero immenso di particelle) che siamo obbligati ad introdurre approssimazioni. La seconda legge della termodinamica avrebbe la sua radice nelle approssimazioni! Alcuni autori si spingono a sostenere che l'entropia è solo un'espressione della nostra ignoranza.

Di nuovo la recente estensione della termodinamica a situazioni lontane dall'equilibrio è essenziiale. I processi irreversibili portano a nuove strutture spazio-tempo. Giocano un ruolo costruttivo fondamentale. Nessuna vita sarebbe possibile senza processi irreversibili. Sembra assurdo suggerire che la vita sia il frutto delle nostre approssimazioni! Quindi non possiamo negare la realtà dell'entropia, l'autentica essenza della freccia del tempo in natura. Siamo i figli dell'evoluzione, non i suoi progenitori.
Domande inerenti la relazione tra entropia e dinamica hanno ricevuto una grande attenzione recentemente ma sono tutto tranne che semplici. Non tutti i processi dinamici richiedono il concetto di entropia. Il moto della terra attorno al sole è un esempio in cui l'irreversibilità (dovuta all'attrito delle maree, per esempio) può essere ignorata e il moto può essere descritto da equazioni simmetriche rispetto al tempo. Ma recenti sviluppi nella dinamica nonlineare hanno mostrato che tali sistemi sono eccezioni. La maggior parte dei sistemi esibisce un comportamento irreversibile e caotico.

(D. Kondepudi, I. Prigogine, 2014)

Già, la maggioranza dei sistemi esibisce un comportamento irrevesibile, caotico (che non vuol dire casuale o confuso https://ilchimicoscettico.blogspot.com/search/label/Caos ). Ma questo semplice assunto sembra sfuggire ai più, specialmente tra quanti oggi come oggi vengono definiti "scienza" o "comunità scientifica". E così abbiamo sentito parlare di crescita lineare di casi di morbillo nel 2017 e di "esponenziali" COVID nel 2020 (in fondo un esponenziale in scala logaritmica è una retta) - e ancora si continua.

Il che mi fa citare per l'ennesima volta Lord Robert May con le sue parole del 1989:
"Il messaggio che mi parve urgente più di dieci anni fa è ancor più vero oggi: non solo nella ricerca biologica ma anche nel quotidiano di politica ed economia le cose sarebbero molto migliori se si comprendesse che semplici sistemi nonlineari non possiedono necessariamente proprietà dinamiche semplici"
 
Ma niente da fare: per quanto il messaggio fosse urgente nel 1979 e nel 1989 e ancora più urgente nel 2023 continua ad essere fondamentalmente ignorato. E sembra una cosa profondamente connaturata nella maggioranza degli esseri umani, da tempi immemorabili.
 
Solo rileggendolo ho notato il sapore eracliteo dell'incipit del brano di Kondepudi e Prigogine. Ma in fondo Eraclito ci ha dato la prima formulazione della freccia del tempo a suo modo, mentre gli eleatici ritenerro il tempo illusorio. E non solo. Se siamo debitori di un gallo ad Asclepio e dell'entropia a Carnot ( https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/11/entropia-in-uk-e-imparare-ad-essere.html), a Eraclito dobbiamo anche il λόγος. Eppure cosa scriveva ai suoi tempi?
E' bene riportare una delle note di France Fronterotta, curatore di questa edizione dei Frammenti:

Il verbo φρονέυω significa in generale «riflettere», «ragionare» o anche «pensare», ma in questo caso sembra alludere piuttosto a un processo di comprensione o di consapevolezza, che i più non riescono
a porre in atto, rivolto a oggetti e fenomeni dell’esperienza ordinaria e quotidiana, verosimilmente proprio quelli che invece essi avrebbero la capacità di comprendere se, come indica il fr. 1 [1 DK; 1 Marc.], prestassero attenzione all’ascolto e all’insegnamento del «ragionamento», che appunto rivela «ogni cosa in base alla sua natura e dicendo com’è»

No, non è possibile immergersi due volte nello stesso fiume, eppure da 2.500 anni ci si continua a scordare di questa semplice evidenza. Questo frammento eracliteo, come altri, proviene dagli Stromata di Clemente Alessandrino e questa provenienza non è che l'ennesimo segno della forza intelletuale dei padri alessandrini, che ebbero a scontrarsi con sette dualiste più o meno cristianeggianti. Queste sette predicavano l'inferiorità ontologica di buona parte degli esseri umani rispetto agli πνευµατικοi, gli spirituali (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/01/divagazioni-antiche-tardo-antiche-etc.html). Il che a ben vedere, mutatis mutandis, è una delle ideologie più diffuse in questo secolo: le istanze tese a privare di diritti costituzionali i non conformi le abbiamo ben viste e l'infinita invettiva contro gli analfabeti funzionali o di ritorno da parte quelli che "leggono" o "hanno studiato". Ma nel frammento eracliteo non si parla di lettura o studio: φρονέυω, appunto, che è tutta un'altra cosa.

mercoledì 20 settembre 2023

MEDICI A PERDERE

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/09/Giu-la-maschera-del-19092023-105a8b96-6bcd-4115-a9f7-a8d1783d9d48.html

Galli o Citro? Scelta impossibile. Obbligato con una pistola alla tempia potrei solo rispondere "Just kill me, let's stop this".

Galli (retired) vs Citro: l'errore sistematico che va sempre dalla stessa parte vs un custode del manuale del piccolo idrossiclorochinista e gran seguace dell'ivermectinologist in chief. Poi ci si chiede se in Italia esista o meno un problema di classe medica... direi che le sua estensione è una copia conforme di un piccolo problemino di classe politica.

Riguardo l'errore sistematico: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/05/errore-sistematico.html

Riguardo l'idrossiclorochina: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/idrossiclorochina-effetto-antivirale.html

Riguardo l'ivermectina: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/01/ivermectina-non-imparano-mai.html

Poi ci sarebbe da dire sugli scienziatoni ivermectina NO, idrossiclorochina NO, ma niclosamide SI e colchicina SI (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/09/che-e-successo-covid-farmaci.html). Ma vuoi mettere? Le cazzate di chi è "scienza" (e prof di qui e prof di là e gran cav. del bud. e gran lup. mann.) profumano di mughetto e rose.

La cosa più avvilente: che verso il finire del 2023 si continui a parlare di COVID. E qualcuno pensa pure che Foa sia più indegno della media delle trasmissioni radiotelevisive italiane... bah.

Se avessi bisogno di un medico, trovandomi in Italia, eviterei come la peste chiunque di loro abbia un profilo o una pagina o un blog in cui parla di medicina o di scienza o di omeopatia o di laqualunque e chiunque si sia fatto ospitate televisive: trattandosi della mia salute preferirei qualcuno focalizzato su quel che fa, e non sulla propria immagine o il proprio ego o che magari soffre di una bulimia social totalizzante. Ovviamente di loro Fnomceo non si preoccupa, ma di questa trasmissione. Perché fin dall'inizio antivaccinismo, omeopatia, nuova medicina tedesca etc etc sono una cosa di medici e tra medici. Usciti dalle stesse facoltà, dalle stesse università. Magari se la potessero regolare tra di loro e basta. Purtroppo ci sono di mezzo gli altri. i non medici, pazienti compresi.

(Dottore è vero questo par di sfere? Risposta: facciamo 3 sfere e tre fatture, la vastra P.I. la ho, grazie)



martedì 19 settembre 2023

LEGGITI KUHN... (3/3)

Ma in fondo il grande pregio di Kuhn è stato quello di portare la sociologia nella filosofia e nella storia della scienza. Perché troppi, compreso la politica, hanno messo "la scienza" ad un livello superiore (magari perché gli faceva molto comodo, vedere gestione italiana della pandemia). Ma dinamiche umane governano i fenomeni umani e "la scienza" è un fenomeno umano, pure troppo.

Le puntate precedenti:

https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/leggiti-kuhn-2x-by-starbuck.html

https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/09/leggiti-kuhn-1-di-x.html

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...