giovedì 27 febbraio 2025

ANCORA RIGUARDO AI SOCIAL NETWORK

 

Ringraziando pubblicamente Sara Gandini per la condivisione e l'apprezzamento credo sia tornato il tempo di parlare di nuovo di social networks. "Anti social", per quanto un'etichetta abbia infiniti limiti, ci sta. Ma vorrei citare, di nuovo, un passo di Matthieu Amiech da L'industria del complottismo:

Va notato che se anche un'autorità pubblica che si preoccupa "dell'interesse generale" prendesse il controllo dei fornitori di servizi su internet, se i protagonisti non fossero quindi dei magnati privati assetati di profitto, la mia diagnosi rimarrebbe la stessa: l'informatizzazione delle nostre vite è un processo di confisca del mondo comune, organizzato dalla tecnocrazia, una classe di esperti dedita al perseguimento dello sviluppo industriale. Per queste persone, che lavorano a volte per lo Stato, a volte per il capitale privato, l'aumento della dipendenza degli individui dalla macchina social non  un problema, perché sono loro i principali gestori di questa macchina e il loro potere sulla vita degli altri aumenta man mano che la macchina cresce e diventa più sofisticata.

Per l'orizzonte delle mie letture da un certo punto di vista è la chiusura di un cerchio iniziato molti anni fa con L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio di Pierre Lévy, che sottolineava la condivisione dell'intelligenza come una delle possibilità intrinsiche della rete. Un tratto che è rimasto anche nelle sue successive evoluzioni con quello che veniva chiamato ai tempi il web 2.0: social network e piattaforme analoghe.Tre anni fa dal mio punto di vista la componente "intelligenza collettiva" era stata sommersa da fanatismi contrapposti che non temevano alcuna contraddizione, neanche la più eclatante. Il "dibattito" pubblico era schiacciato e neutralizzato, almeno da un anno (dalla fine del 2020) e scambi di mail relativamente recenti mi fecero ribadire il concetto.

Verissimo, CS è iniziato sui social network, lì ha fatto il suo percorso, un percorso che dopo cinque anni si è concluso per una precisa scelta. Tra le motivazioni oltre al dibattito neutralizzato c'era la sensazione persistente che si stesse giocando su un campo con arbitri del tutto parziali che cercavano di ottenere ogni tipo di vantaggio dalla situazione (su mandato politico). Era una partita che valeva la pena di giocare? Era uno sport che aveva un senso? Queste domande riassumono in modo conciso i motivi di quella decisione, elaborata a partire dalla visione di un film. francese anche quello:



Capita di rado di vedere un film intelligente riguardo i social network e questo lo fu. Intelligente, quindi fastidioso, per molti. Si tratta della storia del linciaggio sociale e mediatico di uno scrittore quando si scopre che è lui ad essere dietro ad un account twitter deliberatamente e violentemente provocatorio (assieme a qualche amico che però lo rinnega come se non fosse corresponsabile). Un film che in me ha lasciato una traccia e che ancora ricordo bene.

Quando abbandonai twitter (prima che Musk ci mettesse sopra le mani e non certo in vista del suo arrivo - ragioni più serie) qualcuno mi disse  "twitter però è politicamente rilevante". Ebbene, le società che ritenevano twitter politicamente rilevante si meritavano davvero il peggio del peggio, che è esattamente quello che stanno avendo. Già quando lasciai twitter mi chiedevo se allora fosse realmente possibile un uso significativo dei social network . Mi diedi una risposta e finì così. Una decisione irreversibile.

Di questi argomenti ho parlato privatamente anche di recente con più di una persona e certo: restare nella propria bolla provando ad allargarla ed evitando sterili flame è un'opzione e la cosa può essere utile per scambio di idee, promozione di articoli, libri o eventi, eccetera eccetera. Ma io non ho libri o eventi da promuovere e, come dissi nel post di addio già linkato, CS era nato per bucarle, le bolle, non per fare la bolla contro le bolle o costruire una community (tantomeno una fanbase). Quanto a questo blog, se vogliamo parlare di "soldi del Monopoli", senza sponda social continua a fare quasi centomila visualizzazioni l'anno, che sono qualcosa ma niente di eclatante. Una faccenda di nicchia e a me sta bene così, ogni tanto un tema si riesce ancora a farlo circolare. 




mercoledì 26 febbraio 2025

IL LITIO E' RICCO, SI', MA DI LITIO

 

Mi è stata inoltrata con il seguente messaggio: "Corriere della Sera. Quadretto perfetto per descrivere la deriva culturale di un Paese." 

E non aggiungo altro, se non che lemaledettebasi continuano a mancare ed è una mancanza cronica.

Addendum: la cosa ha provocato domande dai lettori:


 

martedì 25 febbraio 2025

CRISI DEGLI OPPIACEI E UNA NOVITA': SUZETRIGINA

 

https://www.cdc.gov/overdose-prevention/about/understanding-the-opioid-overdose-epidemic.html

Dal '99 al 2022 circa 700.000 persone sono morte per overdose da oppiacei, negli USA. Circa 80.000 decessi nel solo 2022.

Su una cosa devo dare ragione a RFK jr: la crisi degli oppiacei in USA comincia con la prima, scellerata gestione Woodcock di FDA e l'approvazione di Oxycontin, un antidolorifico oppioide che avrebbe dovuto essere migliore di morfina e codeina, con una ridotta capacità di indurre dipendenza. Invece provocò un'ondata di dipendenza iatrogena da oppiacei : ovvero i medici prescrivevano ossicodone per dolori postoperatori e post-traumatici e una significativa percentuale di pazienti diventava dipendente. In breve vennero fuori studi medici che altro non erano che fabbriche di prescrizioni che lucravano sul mercato della dipendenza da oppiacei. Su questa storia ci hanno pure fatto un film (Crisis, 2021, con Gary Oldman) e una serie (Dopesick, 2021, con Michael Keaton). I numeri non sono solidissimi, ma sembra che tra coloro a cui sono prescritti oppioidi uno su tre sia a rischio di dipendenza e uno su otto a rischio di morte per overdose.

Come si vede dal grafico la cosa è completamente sfuggita di mano a partire dal 2013 con la terza ondata, provocata da fentanyl e, a sorpresa, tramadol, che qualcuno forse ricorderà come la droga dei miliziani dell'ISIS. Il fentanyl, che viene trafficato ormai da tempo dai cartelli messicani, è diventata un'autentica piaga sociale


Il questo panorama desolante a gennaio si è verificato un fatto nuovo. La suzetrigina, un antidolorifico sviluppato da Vertex, è stato approvato da FDA.

Suzetrigina

Quale è la novità? Il meccanismo di azione. Mentre gli oppiacei agiscono sul recettore μ nel sistema nervoso centrale (agonisti μ), la suzetrigina è un inibitore selettivo del meccanismo  Nav1.8-dipendente di trasmissione del dolore nel sistema nervoso periferico, e quindi evita i guai caratteristici degli agonisti di μ, primo tra tutti la capacità di provocare dipendenze. Ma c'è un problema: due compresse di suzetrigina al giorno costano 30 dollari, la dose equivalente di un oppiaceo pochi centesimi. Il che fa pensare che per anni saranno al riparo del rischio dipendenza solo i pazienti con assicurazioni o sistemi sanitari disposti a rimborsare il farmaco (sempre meno disposti a farlo), o quelli in grado di pagarselo di tasca propria. Come al solito.

MEGLIO NON PERDERE TEMPO


domenica 23 febbraio 2025

MUSK, TRUMP, FDA, USAID E SCATOLE DI CIOCCOLATINI

Il capitalismo nei suoi anni avanzati è come una scatola di cioccolatini: gusti diversi, però sempre di cioccolato si tratta. Ma, beati loro (sarcasmo), in tanti continuano a prenderlo alla Forrest Gump:

Sarebbe a dire che se e quando riescono a sfangarla in un modo o nell'altro allora tutto bene, tutto regolare. E quando si è insediata la nuova amministrazione americana magari hanno parlato del sorgere di un potere brutale senza alcun rispetto per l'uomo, come se fino al giorno prima il potere USA e il sistema capitalistico che lo sostiene non fossero brutali ma avessero il massimo ripetto per l'umanità nel suo insieme. Bah...

Elon Musk, già idolo dei fan della scienza per SpaceX e degli ambientalisti per la Tesla, quando si comprò un Twitter in crisi licenziò l´80% del personale. Meccanismi standard del capitalismo finanziarizzato, dove non si sa mai dove finisce l´industria e dove comincia la finanza - sarebbe a dire che da decenni decisioni industriali suicide per la finanza sono perfettamente sensate, tranne poi lamentarsi dello stato delle cose alcuni anni dopo (questo nel caso dell'industria che vende prodotti materiali, riguardo al mercato dei prodotti immateriali digitali mi dichiaro incompetente). La stessa SpaceX di Musk esiste grazie al definanziamento della NASA: lo stato arretra, il libero mercato avanza e ho perso il conto di quelli che applaudivano fino a spellarsi le mani ogni volta che succedeva. Le grandi ristrutturazioni (cioè taglio delle spese più licenziamenti) quando si verificano nel privato non fanno notizia. L'industria farmaceutica occidentale è regolarmente soggetta a queste ristrutturazioni dalla fine degli anni '90 e al volgere del primo decennio del nuovo secolo le posizioni perse nella ricerca e sviluppo industriale furono migliaia e migliaia. Quasi mai questi fatti sono stati coperti dai media generalisti, mai sentito la "scienza" dire mezza parola al riguardo, specie in Italia. Quando oggi la stessa ricetta viene applicata al settore pubblico statunitense ci si straccia le vesti, urlando all´"attacco contro la scienza". Che dire? 

Prima di ogni crisi (e quella in USA è una crisi) ci sono categorie di persone che si ritengono al sicuro, protette. Così si sentivano quelli che lavoravano nelle banche di investimenti di Wall Street prima del crack di Bear Sterns che avviò la crisi dei subprime, di sicuro. L'improvviso cambio di paradigma spesso fa saltare le posizioni di chi si credeva completamente al riparo e a questo giro accade a dipendenti delle agenzie federali. Welcome to my world, guys.

Bisogna aver vissuto o visto molto da vicino una ristrutturazione industriale, con la sua dose massiccia di licenziamenti e taglio dei costi, per riconoscerne le dinamiche. Nel gran polverone della brutale spending review dell´amministrazione Trump non ci sono ancora molti numeri certi e fatti verificati.    Avrei voluto limitarmi a quello che sta succedendo a FDA: licenziamento sulla base di una performance review negativa, uguale per tutti, dei dipendenti ancora in periodo di prova. Il licenziamento durante la probation che, per i maligni, a me non è mai capitato, nel privato è una cosa insindacabile e quando l'ho visto succedere le ragioni erano più che ottime. Qui il caso è diverso, i dipendenti in probation sono i soggetti più deboli, contrattualmente, e visto che il licenziamento prevede una performance review negativa se ne inventa una. Facile immaginare che si proseguirà nel più classico dei modi, non rinnovando i contratti a termine, e poi si passerà al resto. Nel frattempo si punta su una vastissima offerta di "scivoli" e quale sarà l'esatto quadro a giugno, quando la polvere si sarà posata, è difficile da prevedere.

Dicevo che avrei voluto limitarmi, poi sono capitato su un articolo di Al Jazeera che effettua un confronto tra i licenziamenti di dipendenti federali di Clinton negli anni '90 e quelli attuali di Trump. Trump e Musk stanno trattando i dipendenti federali nel moderno stile corporate yankee. Un collega  tempo fa mi raccontò di un suo amico che lavora a Apple negli USA: una mattina era arrivato al lavoro  e tutti i dipendenti erano fuori dai cancelli chiusi - i badge non funzionavano. Il primo pensiero di tutti i presenti fu: "Oddio, ci hanno licenziato e chiudono il sito!". Invece si trattava di un malfunzionamento del sistema, ma l'episodio dovrebbe dare una vivida idea di come funzionano le cose oltreoceano nel privato tecnocapitalista.

L'articolo di Al Jazeera è questo:

https://www.aljazeera.com/news/2025/2/7/fact-check-did-clinton-set-the-precedent-for-mass-federal-worker-buyouts

Riassumo in soldoni per come la vedo io: Clinton operò costruendo un consenso del congresso, la coppia Trump/Musk non si è posta il problema. Al che, come si dice, una domanda sorge spontanea: a un lavoratore che perde il posto che differenza fa se sul fatto c'è consenso politico?

Riguardo a USAID la chiusura dell'agenzia è una calamità per molti, che si ritrovano a secco di fondi,  e su tutti i media italiani, ma per qualcuno no:

https://www.counterpunch.org/2025/02/17/the-demise-of-usaid-few-regrets-in-latin-america/

E cito il presidente della Colombia, Gustavo Pedro: "Riportatevi a casa i vostri soldi, sono veleno". Ma non è certo una novità: Costa Gavras denunciava la natura del "soft power" yankee già nel 1972 con L'amerikano - da una parte i programmi di aiuti, dall'altra addestramento alla controinsurrezione e alla tortura.


giovedì 20 febbraio 2025

ESPERIMENTI IN CUCINA: LA TERZA VIA, TRA KABOOM E CRISTALLI BLU - by Starbuck

Il weekend trascorre a casa in solitaria per recupero da una serie di malanni da raffreddamento, mentre il resto della famiglia è in gita da parenti. Mangio gli avanzi del pranzo del venerdì in piedi davanti al camino, mentre concedo uno sguardo al cellulare. Ed ecco la foto dell’ "impiatto perfetto" del CS, che –per pranzo altrettanto solitario – confeziona manicaretti dal bell’aspetto.

Perché ammettiamolo pure, il finesettimana giù al Nord Europa –prendi un aereo e vai a trovare un vecchio amico – ha anche questo tra i suoi vantaggi: i chimici cucinano. Tendenzialmente bene. Ora a dirla tutta il CS non copre l’area "baking", cioè non fa torte: in passato avrei rotto ogni rapporto per molto meno, però in questo caso compensa con sformati e sformatini e cotture a forno a vapore, per cui... l’amicizia tra noi è ancora salda. Già, i chimici cucinano. Si stupiva la mia collega di ufficio appena arrivata (un'ingegneria in qualcosa) che il tipo burbero in fondo al corridoio al pranzo di team avesse cucinato spettacolarmente: "E ci credo, è un chimico! I chimici tre cose: kaboom, cristallini blu e cucina. Ah, lavano i piatti in maniera spettacolare!”

Si perché di queste tre cose si parla alla fine nei finesettimana o nei uotsap “col CS”:

1)      Argomento tipo 1 – e risate, ovvero roba che è saltata: KA-boom! Si va dal posacenere con il fulminato di mercurio ai reattorini da 5l, passando per il goccio di azoto liquido in bottiglia di plastica, ma il repertorio è piu’ ampio e sodio e magnesio non mancano mai di essere citati;

2)      Argomento tipo 2 – e futuri alternativi -: racconti di tizio e caio e delle loro sintesi alternative o al limite del legale e della famigerata alternativa di lavoro in Messico-e-Nuvole come ultima scialuppa al definitivo crollo della chimica europea;

3)      Argomento tipo 3 – mentre si sorseggia vino, con sguardo attento: come far convivere funghi e tonno felicemente o creare una carbonara di carciofi (con la mia solita conclusione “per me va tutto bene basta che non cucino io stasera”)

Non è un caso che l’omino di Breaking Bad facesse saltare laboratori con fulminato d’argento, o che l’altro omino di Smetto quando voglio, fosse finito a lavorare in una cucina (nota: non ho visto nessuno die due, ma il precedente collega polacco, scienze naturali, mi teneva aggiornata tra un “non puoi non guardarlo!” e un “devi guardarlo!”, e poi si addormentava alle due del pomeriggio sullo spettrofotometro...)

O poi, non è vero, tra chimici si parla anche occasionalmente di altro, di musica ad esempio o se prendere l’ombrello o meno “che quasi fuori piove” - giù al Nord Europa il meteo è quello lì, e anche il poker cambia acronimi - ma le tre vie del chimico sono sempre quelle lì.

NdCS: Quanto a esperimenti in cucina il progetto di ricerca in corso riguarda l'ottimizzazione di un crostino di petto d'anatra al vino. Parametri: numero di foglie di alloro, numero di bacche di ginepro, tipo e quantità di vino. Nell'esperimento n*1 per un petto di anatra una foglia di alloro, 6 bacche di ginepro, due bicchieri di porto bianco. Risultato: buono, ma ulteriore ottimizzazione necessaria. D'obbligo un cetriolino sottaceto per un crostino piccolo. Da indagare la possibile marinatura nel vino del petto d'anatra prima della cottura (lunga, almeno 5 ore a fuoco basso, per ottenere pulled duck).

martedì 18 febbraio 2025

IT'S A CULT! COMPLOTTISMI E POLITICA - 3 - EXTRA SCIENTIAM NULLA SALUS E LA TERZA VIA

Se "complottista" (o novax, terrapiattista, putiniano, trumpiano etc) è stato usato a piacere per ridurre nello schema anticomplottisti-complottisti ogni posizione critica al di fuori dei complottismi stessi è perché il complottismo è una setta dispersa in rete, ma l'anticomplottismo che vuole salire sul piedistallo della scienza e di una supposta razionalità si è di fatto costituito come una chiesa. E non come una chiesa moderna, ma come una chiesa ostinatamente preconciliare, con il suo catechismo scritto nella pietra. La comunità scientifica come comunione dei santi, la vaccinazione come sacramento.  E ovviamente una chiesa ha il suo clero. L'idea non è affatto nuova, è la riedizione di quel clero secolare di cui parlava Costanzo Preve nel 1996 (una delle sue intuizioni buone, a differenza di altre):

Qual è infatti il Clero di questa terza rivoluzione industriale? Con questo termine non intendiamo assolutamente riferirci ai sacerdoti delle grandi religioni monoteistiche mondiali, oggi gerarchizzate in ordine di importanza a seconda della loro vicinanza fisica all’oligarchia proprietario-finanziaria (nell’ordine: ebraismo, protestantesimo, cattolicesimo, Islam, ortodossia). A nostro parere questi sacerdoti (ricchi o poveri, grassi o magri, barbuti o glabri, funerei o multicolori, eccetera) fanno ormai parte del nuovo Terzo stato, ed in particolare di quella parte del lavoro autonomo ed indipendente che fornisce servizi “simbolici” alla riproduzione capitalistica .

La moderna politica "guidata dalla scienza e dalla ragione", incarnazione della rivoluzione industriale 4.X, si configura come una teocrazia tanto informale quanto rigida, al di fuori della quale c'è solo l'eresia, comprendente tanto la critica veramente razionale quanto il complottismo.

Questo è stato ben visto durante la crisi COVID, evento centrale anche nel libro di Amieth (L'industria del complottismo, vedere parte 2) e l'analisi del linguaggio e dell'immaginario della pandemia prodotta da Francesca Capelli (Wargasm, 2022) mostrava come il tutto fosse ben lontano dalla sfera delle discipline scientifiche con il loro approccio analitico e quantitativo.

Non ho potuto fare a meno di notare che sia nella prefazione di Elisa Lello che nel testo di Amieth  in qualche modo ci si muova nel solco di Isabelle Stengers, anche se per formazione culturale e/o accademica probabilmente entrambi ignorano questa autrice. Quello posto sugli altari dalla politica guidata dalla "scienza" non è razionalismo ma un suo simulacro plasmato ad hoc. Se è "scienza" non ha a che fare con alcuna disciplina scientifica, ma semmai è quel terzo ladro di cui Stengers parlò  nel suo In catastrophic times (2015). Un testo che, tanto per cambiare, all'epoca fu accolto molto male dalle community proscienza: già allora non si poteva "parlar male" della scienza, anche se chi scriveva non era certo estranea alla storia del pensiero scientifico. E per "parlar male" si intendeva muovere un quasiasi tipo di critica, anche la più documentata e circostanziata (un paio di anni dopo rispondere con le equazioni differenziali del modello SIR alla virostar per eccellenza sarebbe stato "infangare la competenza"). La Stengers, chimico per formazione poi passata alla filosofia della scienza, ha collaborato per anni con Ilya Prigogine. Con Prigogine Stengers fu coautrice di un testo che per me ha contato molto,  The End of Certainty (1997). Un testo concettualmente all'antitesi del catechismo della fede "scientifica", fede che ha tra i suoi tratti principali un'ostinata avversione nei confronti dei classici e della cultura umanistica - mentre gli autori del testo ricordavano che Einstein aveva dichiarato più volte di aver imparato di più da Fyodor Dostoevskij che da qualsiasi fisico.

Alla fine di quell'opera si parla di due opposte visioni del mondo, alienate e alienanti ("Tutto è prevedibile", "Niente è prevedibile"). Da anni ormai ci vedo un parallelo con anticomplottismo/complottismo. Prigogine e Stengers parlavano della necessità di una terza via tra quei due poli e Sara Gandini e Paolo Bartolini hanno fatto lo stesso, predicando la necessità di una terza via tra anticomplottismo e complottismo. Per quanto vagamente definita o non definita credo che parlando di terza via si parli di critica razionale, una critica che rifiuta le semplificazioni del fronte del delirio e dei suoi fiancheggiatori senza per questo accettare il catechismo dei conformisti. Ma una critica razionale non può erodere in quanto tale la dicotomia di un dibattito ridotto all'opposizione anticomplottisti-complottisti, tra chiesa della "scienza" e settarismi: una critica razionale non è funzionale alla prosecuzione di un dualismo in cui ognuno dei due poli fonda l'esistenza dell'altro. La critica razionale in questo contesto sarà perlopiù omologata da entrambi al proprio avversario (been there, done that).

La premessa per un'azione politicamente significativa è una premessa culturale. Se due fedi opposte sono alla base della sterilizzazione del dibattito pubblico, l'unica possibile risposta è la laicità. "Laico" ha in italiano una lunga storia e una stratificazione profonda di accezioni, ma uso il termine con un significato forse desueto, quello che contrappone "laico" a "credente", e guarda caso "credere nella scienza" è stato uno dei leit motiv degli ultimi 10 anni. Peccato che con la fede nella scienza non ci prevedi il bosone di Higgs e non lo confermi sperimentalmente. Con fede nella scienza non ci fai neanche una titolazione acido forte-base forte (che per i non chimici sarebbe il livello 0.1).

Occorre quindi lavorare all'allargamento di un'area laica partendo da quel che c'è, perché da quel che mi ricordo qualcosa c'è. Non semplice, specialmente con la nuova amministrazione Trump insediata negli USA, destinata a fornire mesi se non anni di rinnovata polarizzazione. E poi l'Italia con la laicità ha un problema plurisecolare.



CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...